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Lui & Lei

Semplicemente


di Membro VIP di Annunci69.it Xxreacher
22.09.2023    |    2.441    |    2 8.0
"Da aggiungere non c’è nient’altro..."
Ed eccoci qui. Tre del pomeriggio di un sabato qualunque, nel maggio più piovoso degli ultimi settant’anni. E nello stomaco il temporale. Il timore dell’incontro quasi mi assale, dopo questi mesi di simpatiche chiacchierate, di simpatiche conversazioni. Tu, semplicemente unica. Tuo marito,
semplicemente unico. Vi ho detto penso mille volte che siete una coppia stupenda, e adesso che ti ho di fronte a me, te lo ripeto.
Già, sei qui da sola. Una battuta buttata lì si è trasformata in realtà. Tuo marito sa tutto, e questa complicità è semplicemente unica.
Ed eccoti qui, davanti a me. Quel momento prima di vedersi, in cui il cuore batte all’impazzata. Quel momento in cui la persona arriva, e il cuore va via. Quel momento in cui lo stomaco si attorciglia, si stringe, si dilata. Pulsa. Sembra esplodere.
Ed eccoci qui. Ti vengo incontro mentre scendi dalla macchina. Nonostante il maggio piovoso, il calore non manca, anzi. Non ricordo cosa mi è uscito dalla bocca mentre allargavo le braccia con un timido sorriso abbozzato sul mio viso. Due bacetti sulle guance e tutti i miei timori svaniscono. Sei reale, sei vera, e sei qui di fronte a me in tutto ciò che sei. Donna, moglie, mamma, splendidamente te stessa. Con la tua mente che riesce sempre a stimolarmi. Sempre.
La destinazione è il mio amato lago. Voglio portarti in un paesino antico e suggestivo, non di quelli turistici, pieni di persone o turisti dell’ultimo minuto. Voglio tranquillità. Voglio godere ogni attimo con te. Ogni parola. Ogni respiro. Voglio farti respirare la natura più pura, voglio farti vivere la storia dimenticata, l’ebbrezza del tempo che si è fermato. Il ritmo di madre terra. Lento, senza la frenesia contemporanea. Quel ritmo che ci fa stare bene, perché noi apparteniamo a ciò. Alla terra.
Le chiacchiere in macchina sono come quelle al telefono: intense e mai banali, con la giusta dose di provocazione ed ironia. All’inizio sei un po’ timida, quasi mi stessi ancora studiando. Sì, sono reale anche io…
Mentre il mio fedele destriero macina strada ti dico qualche aneddoto sul lago o sui paesi che stiamo attraversando.
Hai la mano appoggiata sulla coscia, la prendo e la porto alla mia bocca. La bacio. La tengo intrecciata nella mia. Sei reale. “Grazie” ti sussurro. So bene ciò che pensi, ma non reagisci. Hai percepito tutto il desiderio di questi mesi, tutto il desiderio di te, di averti qui, di conoscerti. Finalmente.
L’idea era di fare una passeggiatina, nulla di troppo esagerato visto il meteo. Seppur è nuvoloso, la calura si fa già sentire. Ma con queste nuvole c’è meno gente in giro, così da poter godere appieno del lago.
Hai una gonnellina a fiori che arriva al ginocchio, una camicetta - con le maniche leggermente arrotolate lungo l’avambraccio - che lascia immaginare il tuo prosperoso seno, e ai piedi le tue adorate All-Stars.
Ci incamminiamo nel borgo. Tutto un saliscendi di pietra, di viottole medievali, di scale. Mi dici che avevo ragione, che si respira l’aria di storia. Il ritmo dei tempi passati. In giro non c’è anima viva, non è ancora alta stagione e le abitazioni ormai fungono da casa vacanza.
Il suono delle nostre risa sembra stonare con il pacifico silenzio. Camminiamo, scherziamo, giochiamo come abbiamo sempre fatto virtualmente. L’acutezza delle tue battute e l’immediatezza delle tue risposte mi spiazza sempre.
Giocando, ti prendo la mano e ti tiro delicatamente a me. Il tuo seno contro il mio petto, i tuoi occhi fissi nei miei. Mi sento come Paolo, e tu sei Francesca. Chiudiamo i nostri occhi mentre le nostre bocche, paurose e tremanti, si toccano. Si conoscono, si studiano. Si baciano. Senza più paura…
Come fa un bacio a trasformarsi in un qualcosa fuori dal tempo? In un qualcosa così carico di trasporto da farci letteralmente dimenticare dove siamo? La risposta è che la differenza la fa la persona che si bacia. Lei, la mente, ciò che si crea. E’ “tutto” lì. E questo è uno di quei baci… ci dimentichiamo di essere in una stradina, su degli scalini sbilenchi.
Questo è uno di quei baci che quando ti stacchi sorridi. Ti guardi negli occhi e sorridi. Ti lasci andare, con quella semplicità e voglia di vivere che ci contraddistingue.
Ci spostiamo per le viette del borgo, voglio portarti in un punto un po’ in alto in cui si intravede il lago, e lo rende ancora più magico. Il muro di pietra del vecchio castello ci sovrasta sulla sinistra, mentre a destra siamo circondati da un continuum di case che seguono tutta la scalinata, tipiche di questa zona del lago. Giriamo appena e la scalinata scende. Davanti a noi si apre la vista, la discesa è ripida e ad intervalli regolari spuntano vecchi lampioni. Rimani incantata ad ammirare il paesaggio, ma ogni volta ne rimango affascinato anche io. E’ una prima volta continua.
Mi appoggio al muro mentre scatti qualche foto per tuo marito, avevamo detto niente macchina fotografica, e così non posso immortalarti in un indelebile ricordo.
Adesso sei tu che ti avvicini a me, mi appoggi una mano sul petto e mi stampi un bacio. Sulla guancia. Mi accarezzi il mento e mi giri il viso, ora sulle labbra.
Ci sono attimi che non si sanno spiegare. Non capiamo cosa ci prende. Quando si è con la persona giusta e certi istinti non si riescono a controllare… Il delicato bacio si trasforma presto in passione.
Una passione mai assopita, tenuta dentro per mesi. Una passione intensa che descrivere a parole sarebbe inutile: non si può racchiudere. Essa sconfina sempre, per la sua intensità.
La mia mano curiosa sotto la tua svolazzante gonnellina a fiori, ti stringo il gluteo sodo. Liscio. Mi prendi per mano e mi porti qualche metro più indietro e qualche scalino più insù, riparati da possibili sguardi… Voi donne… Tu.. !
Mi siedo sopra una panchina in pietra davanti all’ingresso di una vecchia casa, disabitata, e ti faccio sedere in braccio a me. Ti bacio il collo mentre raggiungo il centro del tuo piacere, sotto la gonna.
Ansimi al delicato tocco delle mie dita. Ansimi quando il mio dito entra lento dentro di te. Il calore della tua figa… Ansimi quando le dita diventano due. Le tiro fuori e ti faccio assaggiare. Le assaggio io.
Continuo… continuo. Continuo ad entrare ed uscire dentro di te. Ti stai rilassando, ti stai allargando.
Mi stringi la coscia con le mani quando i miei movimenti si fanno più repentini. Ti sto scopando la figa con le dita. Mi stringi la coscia e ti stacchi con forza, ti giri e mi slacci i pantaloni. Sempre con la tua eleganza, sempre con quel tocco di sensualità che hai sempre avuto. Non c’è né tempo né voglia per stuzzicare troppo. La passione che da mesi sentivamo crescere ci ha travolto. Sentiamo il bisogno di liberarla.
Lo accogli nella tua bocca, sapiente, esperta. Quando riesco a tenere gli occhi aperti, guardo i tuoi e
leggo soddisfazione per il piacere che mi stai donando. La tua lingua si sofferma sulla cappella, sul prepuzio. Ora accogli tutto il mio membro nella tua bocca. Sono duro. Sono duro. Sono dannatamente duro. Te lo dico, “Senti quando mi fai eccitare? Lo senti?” In risposta, inizi ad affondare più velocemente la bocca. Ora sono io che mi devo staccare. Ti faccio alzare, conto il muro di pietra, alzo la gonna e scosto le tue mutandine. Affondo dentro di te. Affondo. Un movimento e sono tutto dentro.
Sei calda. Sei bagnata. Accogliente. Quell’attimo in cui iniziano le danze ed entrambi sospiriamo.
Sospiriamo e ansimiamo forse un po’ troppo sconsideratamente, ma ormai siamo in quell’attimo del tutto o niente. In quell’attimo in cui siamo solo noi due e basta. Il resto… esiste? Siamo nell’occhio del
ciclone ormai.
Esco da te e ne sei contrariata. Ma ti do poco tempo per pensare, il tempo di abbassarmi ed avere il tuo culo in faccia. Quel culo che ho sempre desiderato. Sognato. Quel culo che è di tuo marito, lo so.
Lo apro con le mani e la mia lingua non ci mette molto ad attaccarsi al tuo buco più nascosto. Ansimi. Aggiungo un dito nella tua figa. Ansimi.
Mi alzo, e mi indirizzo dietro. Mi indirizzo verso il tuo buco del culo, Mia Principessa.
Non mi dici niente, ma dentro di me gioisco per ciò. Per la coppia che siete. Per avermi reso partecipe della vostra complicità, per avermi donato questa esperienza.
Spingo più lentamente. Mi fermo. Spingo ancora un po’. Lo sento rilassarsi ed allargarsi. Sono dentro di te. Mi fermo per farti abituare, ma tu spingi il tuo culo verso di me. Inizio a muovermi deciso, fin da subito. Ansimi. Ansimiamo. I nostri piacevoli lamenti sono rochi, vengono dal profondo della nostra anima.
Godiamo di noi. Godiamo del nostro lato più vero.
Rallento i movimenti, con una mano ti stimolo il clitoride. Con l’altra… salgo sul tuo corpo. Dalla pancia, al seno. Al collo. Ti prendo proprio per il collo. Non te l’aspettavi ma questo ti da sensazioni ancora più intense.
Mi muovo più forte e deciso, in qualche modo cerco di coordinare la mano… stringo il culo. Ti dico, ansimando, che sto per darti tutto il mio piacere dentro di te, dentro il tuo culo. Dentro il tuo buco del culo. Sposto le dita dentro la tua figa, e in qualche modo ti dico di immaginare che sia il membro del tuo uomo. Insieme a me. Noi due insieme, contemporaneamente. A quelle parole non resisti. A quelle parole che io stesso ho detto, non resisto.
Senti la prima schizzata, senti la seconda. Senti me che mi aggrappo al tuo corpo. Senti che sono tutto dentro di te. Esplodi con me. Esplodiamo.
Esplodiamo. Pochi attimi che possono trasformarsi in eternità. Attimi senza tempo, in cui non ci sono altro che le nostre anime danzare. Non ci sono scale, non ci sono vicoli medievali o lampioni. Non c’è il lago. C’è solo questo attimo. Infinito.
Adesso possiamo passeggiare sul lungolago, in silenzio. Ma non quel silenzio imbarazzante o quel silenzio che si crea dopo aver scopato perché non si ha niente da dire o perché si è raggiunto lo “scopo”. E’ il silenzio che nasce dal godersi il momento. Ogni parola sarebbe superflua. Le nostre anime si sono incontrate, e hanno parlato. Hanno danzato insieme sulle note del paradiso.
Da aggiungere non c’è nient’altro.
Poi bisogna tornare alla realtà, ci svegliamo da questa specie di trance in cui eravamo stati catapultati. Non mancano gli sguardi complici, non mancano le parole argute che, ancora, ci contraddistinguono.

Semplicemente grazie.
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