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Lui & Lei

Un mercoledì come tanti altri -2- la sauna


di Membro VIP di Annunci69.it giorgal73
23.06.2025    |    6.929    |    2 9.3
"Riccardo mi chiede se frequento spesso il Certe Notti, e ride della mia risposta: «Abbastanza, quanto basta per essere uno di casa con tanti amici …» «Si vede, » commenta, e la frase potrebbe..."
Arrivo davanti alla sauna. Alessandro, il cerimoniere, sta facendo gli ultimi preparativi per la cerimonia. Poi ci invita ad entrare.

All’interno la penombra è orchestrata dal riverbero del vapore. La sauna è piccola e Alessandro, il ci fa accomodare velocemente, dandoci i consigli per scegliere i posti migliori. I miei amici sono rimasti tutti fuori a continuare la loro sessione orgiastica, dentro la sauna però trovo una fauna diversa ed eterogenea: quasi tutte coppie della mia età, però anche un paio di ragazze e di ragazzi timidi.

Alessandro si muove con la solennità di un officiante sciamanico: cammina a piedi scalzi, pare un attore di teatro, la voce profonda che comanda rispetto e quiete. “Benvenuti alla cerimonia,” annuncia accarezzando quasi i sassolini roventi con il mestolo, e subito un’ondata di umidità profumata si spande nelle narici, un bouquet mescolato di eucalipto, pino e qualcosa d’agrumato che risveglia sensi che nemmeno ricordavi di avere. Ogni getto di vapore è una frustata dolce, una carezza insieme alla memoria degli schiaffi e alle promesse di spossatezza futura.

Il rito prevede tre gettate, intervallate da minuti di silenzio dove gli sguardi fluttuano languidi sulle carni arrossate, e nessuno ha più alcun pudore. Siamo stipati sulle panche, e la nudità non è più un’aberrazione ma un’unità di misura del piacere condiviso. Sento la coscia calda di una ragazza contro la mia pelle che si salda senza esitazione e che, nella nebbia euforica dei sensi annebbiati, si lascia andare a piccole scosse di piacere epidermico. Nessuno si tocca in maniera sconveniente, eppure ogni centimetro quadrato di pelle sembra pregare per uno sconfinamento, anche minimo, della prossimità. La condensa cola lenta dalle pareti in legno, disegnando aloni e suggestioni: la ragazza di fianco a me chiude gli occhi, le labbra semiaperte in un’espressione di beata abnegazione, le lentiggini sul naso che si moltiplicano col rossore. Sento il suo fiato umido che mi colpisce la spalla e penso al miele, alla frutta lasciata maturare al sole.

Al secondo round, l’aria è ormai densa come una tempera palpabile. Ci si parla solo con gli occhi e con il tuffo condiviso nei secchi di legno colmi d’acqua fredda, agognando il sollievo lecito alla vampa della stanza. Alessandro, con il sudore che gli scorre tra le scapole e sui fianchi stretti, infonde con una gestualità quasi erotica nuovi aromi sui carboni ardenti e sospira con noi per la dolce tortura. La ragazza al mio fianco si lascia sfuggire una risata sottile, qualcosa tra il collasso e il sollievo; apro gli occhi giusto in tempo per vedere che ha deciso di spremere con due dita una goccia di sudore dalla fronte del suo compagno e poi strofinargliela tra le labbra, come fosse una reliquia preziosa. Il gesto, minuscolo e perfetto, mi colpisce più di mille oscenità: è la consacrazione segreta di un legame, di una franchezza che qui ci si può permettere.

Al terzo round Alessandro si diverte a spargere la brace di profumi più inconsueti: gelsomino, pepe rosa, un tocco di incenso, qualcosa che punge le narici e insieme stringe lo stomaco in una morsa nuova. Tutti ansimano, le membra ormai sciolte, e si percepisce una soglia invisibile che è stata varcata: Il calore è intenso e quasi insopportabile. Un paio di persone decidono di abbandonare la sauna prima del termine della cerimonia. Io riesco a resistere.

Quando Alessandro annuncia la fine del rituale, tutti schizzano in piedi per andare a trovare sollievo nella doccia, io aspetto qualche istante. La ragazza seduta accanto a me si alza, ma non riesce e cade sulle mie gambe.

Il suo corpo nudo resta per una manciata di secondi a pesarmi sulle ginocchia, molle come una creatura sfinita dalla propria nascita; poi scoppia a ridere, le guance accese, i riccioli incollati alla fronte dal sudore. Nel cercare di rimettersi seduta, la mano le scivola maldestra sulla mia coscia, lasciando un’impronta di dita con cui un bambino disegnerebbe sul vetro appannato.

«Scusa, sono completamente lessa!» mi dice, la voce esile e ancora incrinata dall’afa, e la risata del suo ragazzo – un tipo minuto, con una catena sottile al collo e occhi color nocciola – segue la sua, rincuorando il piccolo imbarazzo che si è liberato tra noi. Lei mi si presenta senza troppi complimenti: «Sono Flavia, ciao!». Ripeto il mio nome e mi presento anche con lo sguardo – più abile, penso, delle parole in queste circostanze – e i tre restiamo lì, sospesi in una rapida complicità da sauna e confessionale.

«Tranquilla, io sono Giorgio, se ti serve un aiuto chiedi pure.»

Mi ringrazia di nuovo, ride ancora, ma adesso la sua risata suona come una promessa. Mi stupisce la leggerezza con cui scivoliamo nel corteggiamento, come se la nudità iniziale avesse bruciato ogni anticamera di timidezza, lasciando solo la voglia di provarsi in nuovi giochi. Lui, il ragazzo delle dita sottili e del sorriso timido, si presenta come Riccardo: due o tre battute ironiche e ammiccanti, poi si inserisce perfettamente nella triangolazione di sguardi e allusioni che ci tiene impegnati il breve tragitto fino alle docce. Prima di varcare la soglia, Flavia mi tocca ancora il braccio con disinvoltura, come se volesse aggiungere una postilla tattile al racconto cominciato tra le coltri di vapore.

Sotto i getti d’acqua fredda, i corpi si rinsaviscono, ma crescono invece le confidenze. Riccardo mi chiede se frequento spesso il Certe Notti, e ride della mia risposta: «Abbastanza, quanto basta per essere uno di casa con tanti amici …»

«Si vede,» commenta, e la frase potrebbe essere anche una presa di giro, ma nei suoi occhi c’è più rispetto che ironia.

Flavia, bagnata come un’anatra, si spreme i capelli e mi guarda mentre lavo il sudore via dalla fronte. Sento il desiderio di sfiorarla, ma per ora lascio che sia l’acqua a farlo, che le scivola giù per la schiena e si ferma, ostinata, nelle curve dolcissime dei fianchi. Riccardo la osserva come si guarda una cosa preziosa che però non si può possedere del tutto, e questa loro alchimia mi incuriosisce.

«Ragazzi, io vado un po’ fuori a prendere aria, magari ci incontriamo dopo per l’aperitivo o dentro la vasca idromassaggio.»

Flavia ha uno sguardo deluso, forse, vuole più attenzioni da me, ma la sauna appena fatta, ha reso il mio Little Joe momentaneamente innocuo, perciò per non fare brutta figura mi allontano.

Mi godo il contrasto tra il caldo opprimente della sauna e la frescura carezzevole che avvolge il mio corpo mentre passeggio verso il patio. Gli occhi ancora umidi di vapore, attraverso il verde smagliante del prato, scorgono un’allegra confusione attorno al bar del villaggio. La piscina si è svuotata lasciando solo qualche irriducibile a riva, mentre un insieme di corpi si intrattiene con calici freddi e battute che sanno di complicità antica.

Mi concedo un gin tonic e mi vado a sedere accanto alle mie amiche Jane e Tanja ormai sazie e appagate. Ci sono anche tutti gli altri avventori del gazebo, appollaiati sulle sedie in un turbinio di cura per la propria indolenza, come i gabbiani sulle barche in un porto senza orari. Metto le gambe allungate su una sedia e la testa tra le mani, lasciando lo sguardo a galleggiare tra i ricordi recenti. Tanja sorseggia il suo prosecco con piccoli sorsi rumorosi, Jane accarezza meccanicamente la peluria del proprio avambraccio, fissando ogni tanto il fondo torbido del bicchiere dove si muovono i riflessi dorati del prosecco e allunga la mano destra per prenderne altro. Angelica ruba una pizzetta dal piattino del marito.

Il tempo passa velocemente e ad un certo punto Tanja batte le mani per richiamare la nostra attenzione.

«Allora che facciamo? invadiamo la piscina calda o andiamo a vedere se c’è movimento nel privè?»

Angelica, con la bocca ancora impegnata dalla pizzetta che mastica con grazia, si volta verso Jane e le fa un cenno eloquente con le sopracciglia. Karl, Il marito di Angelica commenta: «Io voto per la piscina, almeno prima di cena, poi a stomaco pieno si sa che bisogna fare movimento per digerire.»

---CONTINUA---

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La storia che avete appena letto è solo la seconda parte di un racconto che narra alcune vicende, tutte vere, che sono accadute quel mercoledì al certe Notti. Chi frequenta il locale potrà testimoniare la veridicità delle mie parole. Alcune volte mi hanno detto che le mie avventure non possono essere vere, fortunatamente per me lo sono! Quelle ricche di fantasia sono le avventure che mi vengono raccontate e io le trascrivo su carta, ma le mie personali, sono momenti della mia vita libertina. I protagonisti di questa storia sono reali e li potete incontrare. Anzi vi invito a venirci a trovare un mercoledì, potremo parlare, coccolarci e forse passare dei lieti momenti insieme.

Bene, ora tocca a voi giudicare se sono un genio incompreso o solo un tizio che si crede uno scrittore. Un voto, dai, non fate i tirchi! E se vi va, lasciate pure un commento, anche uno di quelli che fanno ridere.

Scrivo queste storie perché mi piace farvi sognare, ma anche perché mi piace farmi un po' di pubblicità. Diciamo che sono un po' come un venditore ambulante di sogni proibiti. E sì, ho un debole per le donne, ma non sono fissato su un solo tipo. Anzi, mi piace sperimentare!

Se vi va di far parte della mia cerchia di ammiratori (o complici), contattatemi pure. Magari insieme possiamo inventare o vivere(meglio) una storia ancora più pazza. Io sono come la pubblicità occulta, mi sponsorizzo tra le righe, quindi la cosa migliore è conoscermi e poi si vedrà!

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