Le vibrazioni del desiderio 1 parte

Marco aveva sempre avuto una cura particolare per i dettagli, ma quella sera si superò.
Aveva spostato il divano per fare spazio a un grande tappeto orientale. Attorno, candele disposte in punti strategici proiettavano riflessi caldi sulle pareti. La luce era bassa, dorata, e un bastoncino d’incenso alla mirra bruciava lento, diffondendo un profumo quasi cerimoniale. Sulla mensola, le campane tibetane erano state lucidate, allineate con precisione. Aveva anche sistemato dei cuscini di lino, un telo di cotone grezzo e due bicchieri di vino rosso.
La preparazione non era teatrale: era intima. Era un invito, silenzioso ma deciso, a vivere qualcosa fuori dal quotidiano.
Alle 21 precise suonò il campanello.
Marco aprì la porta. Elena era lì. Più bella ancora di come la ricordava dal profilo sul sito. Un vestito lungo color avorio, con spalline sottili, lasciava scoperte le clavicole e accennava appena la linea dei seni. I capelli sciolti e una collana semplice. Nessuna forzatura. Nessuna maschera. Solo lei.
«Ciao…» disse, entrando con un sorriso quasi timido.
«Ciao. Vieni…»
Lei attraversò il corridoio e si fermò davanti alla stanza allestita. I suoi occhi si allargarono, quasi ipnotizzati.
«È... incredibile. Sembra di essere in un altro luogo, fuori dal tempo.»
«È quello che volevo. Un tempo sospeso.»
Le porse il bicchiere. Elena lo prese, ancora in piedi, lasciando lo sguardo vagare su ogni dettaglio. Poi lo fissò negli occhi.
«Hai preparato tutto questo solo per me?»
«Per noi.»
Brindarono in silenzio. Il vino era morbido, intenso, come la tensione leggera che cominciava a vibrare tra loro.
Marco le fece cenno di sedersi. Elena si accomodò sul tappeto, incrociando le gambe. Il vestito le scivolò un po’ lungo le cosce. Senza nemmeno toccarla, Marco sentiva la sua energia spostarsi, come se la stanza si fosse ristretta attorno a loro due.
«Ti guiderò con le campane. Ogni suono ti entra nel corpo, lo apre, lo allinea… e poi lo prepara ad altro. Ma non c’è niente che tu debba fare. Solo restare. E ascoltare.»
Elena annuì lentamente.
«Mi affido.»
La prima campana suonò. Un suono grave, profondo, quasi corporeo. Le vibrazioni attraversarono l’aria e raggiunsero subito Elena. Lei chiuse gli occhi e inspirò. Marco osservava le sue spalle che si sollevavano e si abbassavano al ritmo del respiro. Era già lì, presente, connessa.
Continuò con la seconda e la terza campana. I toni si sovrapponevano, creando una musica che non era una melodia, ma una vibrazione emotiva. Marco girava lentamente intorno a lei, muovendosi con grazia, posando di tanto in tanto le campane sul tappeto, lasciandole cantare.
Quando fu alle sue spalle, la voce di lui arrivò morbida, quasi come una brezza:
«Posso toccarti le spalle?»
Lei rispose senza aprire gli occhi. «Sì… mi farebbe piacere.»
Marco poggiò le mani su di lei con estrema delicatezza. I pollici cominciarono a disegnare cerchi lenti, appena percettibili. Elena fece un piccolo respiro tremante. Le spalle si sciolsero sotto il tocco.
Il contatto era inizialmente terapeutico. Ma sotto la superficie, qualcosa si muoveva. Qualcosa che vibrava a un’altra frequenza.
Il Pensiero di Elena:
Il suo tocco è come seta calda… è come se sapesse esattamente dove cercarmi. Dove svegliarmi.
Marco sentiva tutto. Il modo in cui lei inclinava il capo leggermente quando la sfiorava sul collo. La pelle che reagiva in minuscoli fremiti. La sua schiena che si arcuava appena a ogni passaggio.
Poi posò una delle campane sul suo ventre, sopra il vestito. La fece vibrare.
Elena gemette piano. Non un suono forte, ma un sussurro. Un’eco del corpo.
«Lo senti?» chiese lui.
«È come se… come se le vibrazioni mi toccassero dall’interno. Come se qualcosa si sciogliesse… e si accendesse insieme.»
Lui sorrise. Sapeva cosa stava succedendo. La connessione si stava trasformando. Le onde sonore stavano svegliando un piacere più profondo, sottile, ma inarrestabile.
La invitò a sdraiarsi. Elena lo fece con lentezza, lasciando che il vestito si aprisse leggermente all’altezza delle gambe. Le campane continuarono a vibrare, a toccarla. E le mani di Marco seguivano lo stesso ritmo, sfiorandola sulle braccia, sul collo, tra le scapole.
Mentre le campane continuavano a vibrare, marco iniziò lentamente a spogliare Elena, con la bocca e i denti stretti fece scivolare le sue mutandine fino a sotto le gambe per poi toglierle.
Elena invece aveva sentito le sue labbra che sfioravano il ventre e le gambe.
Si trasformò tutto in vibrazioni profonde prive di contatto fisico,un gioco di desiderio di profumi e di vibrazioni.
Il respiro di Elena era ormai visibilmente più profondo. Ogni sfioramento sembrava bruciarle sulla pelle, ogni suono delle campane come un’onda che la trascinava via.
Aprì gli occhi. I suoi sguardi ora parlavano chiaro: non era solo relax. Era desiderio.
Pensiero di Marco:
È pronta. Ma non per qualcosa di rapido. È pronta a essere adorata.
Senza dire nulla, le prese il polso, guidandole la mano verso il suo stesso ventre.
«Respira qui. Ascolta cosa sta succedendo.»
Elena chiuse gli occhi. La sua mano seguì il ritmo del respiro. Si lasciò andare. Sotto di lei, il tappeto sembrava ondeggiare. Sopra di lei, il silenzio era pieno.
Marco iniziò a toccare tutto il suo corpo con le sue mani,come se stesse venerando una dea, più lui toccava più lei si eccitava, l'ardore di quel momento aumentava il desiderio, Elena era lì immobile non aveva pensieri ma solo vibrazioni l'unica cose che li venne da dire di "ti prego non fermarti"
Dopo, rimasero stesi. Le campane erano ancora lì, silenziose ora. Ma sembrava che suonassero ancora nel corpo. Marco la guardò.
«Sei ancora con me?»
Lei sorrise.
«Sì… ma è come se fossi anche da un’altra parte. Come se mi fossi riscoperta.»
Marco le accarezzò il fianco, tracciando linee lente.
«Abbiamo appena iniziato.»