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Lui & Lei

Silvia si scopre sottomessa - 1


di NoOne8
09.02.2024    |    2.872    |    0 9.5
"La donna sentì quindi le mani calde del suo maschio sollevarle di nuovo il piede destro, infilandolo in un anello di tessuto..."
Questa storia è stata scritta come racconto unico, ma ho pensato fosse meglio dividerla in due parti per renderla più fruibile sul sito. Come sempre, sono graditi commenti e critiche (costruittive). Buona lettura!

“Allora, ecco i regali per tutti quanti" affermò orgoglioso Luca mostrando il carrello dell’eCommerce alla compagna.
"Non manca un regalo per Laura?"
Ecco chi mancava, la figlia di due anni della loro amica, un campo in cui Luca non aveva molta esperienza. "Ci puoi pensare tu e lei?"
"Uff, devo sempre pensare a tutto io..." sbottò Silvia scherzosamente,
"Ma come a tutto tu? Non vedi tutti questi regali?" si difese il compagno.
"Sì, questi sono quelli che mancavano, perché agli altri ci ho già pensato io! Certo che sarebbe proprio bello essere le beta ogni tanto..." il tono era sempre giocoso, ma era chiaro che un po' lo pensasse davvero.
"In che senso scusa?"
"Devo sempre scegliere tutto io, fare l'alfa, mentre ogni tanto mi piacerebbe che alle cose ci pensassero gli altri... Insomma, essere una beta." si spiegò.
Luca rimase un attimo interdetto.
"Quindi vuoi essere una beta?" le chiese conferma.
"Sì."

L'uomo rimuginò alcuni secondi su quanto gli aveva appena confessato le compagna. Quindi, scattò in piedi e le afferrò per un polso, trascinandola via dallo studio.
"Cosa-che stai facendo? Dove mi stai portando?" protestò la donna.
"Vuoi essere una beta, no? Allora seguimi e non fare domande."
Dopo pochi passi, arrivarono in sala. Luca si fermò con Silvia al centro dell'area living, le portò una mano sotto il mento, alzandole la testa per guardarla negli occhi.
"Adesso inginocchiati e non ti muovere fin quando non torno. Capito?"
"Sì." Rispose obbedientemente lei. Una reazione che lo colse quasi di sorpresa.

Il compagno la lasciò sola, tornando dopo pochi minuti con una scatola nera tra le mani. La donna la conosceva bene quella scatola, era il luogo adibito a riporre alcuni dei loro giochi più particolari. Luca la poggiò su un tavolinetto vicino, tolse il coperchio, ne tirò fuori un oggetto e quindi si riavvicinò, alle sue spalle.
"Per prima cosa, mettiamo questo..."
Le portò al collo un cinturino in pelle, rosa, unito intorno a un anello metallico a forma di cuore. Silvia lo vide solo di sfuggita, ma si ricordava di quel regalo.
Dopo averlo allacciato, il compagno le tornò davanti, osservandola in silenzio per alcuni istanti, Poi, prese uno specchio dalla scatola.
"Guarda quanto ti sta bene"
La donna osservò il proprio riflesso, girando la testa a destra e a sinistra, alzandola per guardare il collare da tutte le angolazioni. Il rosa era delicato sulla sua pelle e l'anello, pur di acciaio freddo, non stonava affatto. Nel complesso, ammise che in effetti le stava veramente bene. Non solo, le piaceva come quell’unico elemento sembrava influire così tanto sul suo aspetto. Dopo aver fatto le sue considerazioni, annuì con un sorriso.
"Bene, continuiamo allora"

Luca si abbassò, prendendo le mani della donna per alzarle le braccia.
"Togliamo questo" le disse, tirandole su il maglione lentamente.
"Ma fa freddo!" provò a opporsi la compagna.
"Vuoi essere una beta? Allora fidati" ribatté, finendo di spogliarla del morbido indumento, lasciandola a torso nudo, salvo per un anonimo reggiseno nero con il gravoso compito di tenere su due globi decisamente più grandi della dimensione per cui era stato costruito.
"No, qui non ci siamo affatto" osservò, riferendosi all'intimo spartano, che comunque aveva il pregio di crearle una scollatura profonda e sensuale.

Tornò a inginocchiarsi alle sue spalle, prendendo prima il telecomando del condizionatore. Accese il dispositivo impostando un flusso d'aria calda che iniziò subito a riempire l’ambiente, scaldandolo. Quindi, si concentrò sull'aggancio del reggiseno, staccandolo, sentendo il peso del seno spingerlo verso il basso mentre Luca le sfilava la fascia.

Ancora chinato dietro, allungò le mani sulle tette, soppesandole, stringendole delicatamente tra le dita, tracciando una spirale apparentemente infinita verso i capezzoli, meta che però sembrava non arrivare mai. Silvia si aspettava di sentirsi quei bottoni turgidi stimolati da un momento all'altro, ma quell'anticipazione la stavo quasi cominciando a frustare. Era proprio quella frustrazione che però stava contribuendo a eccitarla così tanto, al punto che, quando finalmente li senti stretti tra pollice e indice, si abbandonò a un gemito liberatorio. Purtroppo per lei, la sensazione di piacere durò poco. Luca infatti lasciò subito la presa, rialzandosi per tornare a prendere qualcosa dalla scatola.

"No.." sospirò la donna, che avrebbe desiderato che quel massaggio proseguisse ancora un po'.
"Ah, ah, ah. Cosa abbiamo detto? Cosa sei?" la riprese, stringendole il faccino con la mano ferma, ma senza farle male.
"Una beta..."
"E quindi cosa devi fare?"
"Fidarmi..." rispose, sconfitta.
"Brava" si complimentò per la risposta esatta con un bacio sulla fronte.
Quindi, l'uomo allungò un braccio verso il contenitore, ritirandolo con in mano un groviglio di catenine, a maglia fine, in oro rosa, con attaccate delle medagliette e dei campanellini. Ancora una volta, tornò dietro a Silvia che, immobile, non era riuscita a mettere a fuoco di cosa si trattasse.

La donna non sapeva se preoccuparsi del tintinnio insistente alle sue spalle, fin quando non senti una cascata di metallo freddo su tutto il torso. Luca le allacciò con cura l'intreccio: prima intorno al collo, poi sotto le spalle e infine sopra al fondoschiena. Quindi, allungò le mani davanti, sistemando le piccole corde così che le incorniciassero i seni, continuando da lì a scendere in rivoli luccicanti verso l'ombelico, riallargandosi in basso, dove si poggiavano leggiadri sulle anche. Dopo aver finito, come aveva già fatto prima, tornò davanti, per far specchiare la sua signorina.

Silvia studiò a fondo l'effetto che le faceva indossare una decorazione simile. Anche se il rosa non era lo stesso del collare, trovò che l'abbinamento funzionasse, principalmente grazie all'elegante gioco di intrecci che, pur non nascondendo alcunché, le sembrò molto elegante. Il seno incorniciato e le linee che dall’ombelico si poggiavano sui fianchi la fecero sentire una bellezza esotica, quasi oltremondana, considerando anche i riflessi scintillanti che le illuminavano il corpo e lo scampanellio etereo che si spandeva nell’aria a ogni movimento.

“Lo sapevo che ti sarebbe piaciuto" dichiarò Luca, commentando l’espressione soddisfatta della compagna.
“Ma questo... da dove salta fuori?" gli chiese, perplessa dal fatto di non aver mai visto prima l’indumento.
“Te lo regalai qualche anno fa, in realtà. Ma da brava alfa non ti è mai venuto in mente di indossarlo. Come beta però, converrai con me che ti sta molto bene", non c’era alcun tono di rimprovero nella sua voce, era solo una constatazione.
“Hai ragione, scusami..."
“Tranquilla, vedrai che imparerai a fidarti..."
“Io... si..." confermò Silvia, ancora intenta a guardarsi allo specchio, come ipnotizzata. Luca aveva ragione, lei non si sarebbe mai “vestita" così, eppure era innegabile quanto quel collare e quelle catene la esaltassero. Forse era il suo aspetto, o forse l’essere coccolata e viziata dal compagno senza che lei dovesse pensare a nulla, ma si rese conto quasi all’improvviso di star provando un piacevole calore tra le gambe. Si stava bagnando ed era innegabile che era proprio l’essere trattata da beta che stava sortendo quell’effetto.

“Vieni piccola, alzati, è il momento di togliere quei leggings", la voce dell’uomo, accompagnata da una mano tesa verso di lei, la riportarono alla realtà.
“Tranquillo, ci penso io..." aveva paura che spogliandola si sarebbe accorto della sua eccitazione e che quella magia si sarebbe spezzata.
“Tu non devi pensare proprio a nulla, te l’ho detto. Adesso, fai la brava, sennò dovrò punirti..."
La compagna, nonostante fosse curiosa di quale avrebbe potuto essere la punizione, decise che non era ancora pronta a scoprirlo. Accettò la mano dell’uomo, venendo tirata su quasi di peso. Una volta in piedi, provò a sbirciare nella scatola, per capire cosa le aspettasse.
“Ah, cosa stai facendo?" La riprese l’uomo, a cui non era sfuggito lo sguardo, per quanto fugace.
“Io..." Silvia non sapeva come giustificarsi.
“Stavi provando a guardare nella scatola, vero?" Il tono era pacato.
La donna non rispose, anche perché Luca ci aveva preso in pieno. Annuì, imbarazzata, come avrebbe fatto una bambina colta in flagrante con le mani nella marmellata, le guance rosse di vergogna.
“Cosa ti avevo detto di fare?" La voce era calma, dolce.
“Fidarmi..."
“E tu l’hai fatto?"
“No.."
“Quindi lo sai che adesso devo punirti, vero?" Sarà stato il modo in cui si stava svolgendo tutto quello scambio, ma Silvia non riuscì a dargli torto. Si rendeva conto di essere stata una cattiva beta, di non essersi fidata del suo Alfa.
“Sì..." rispose, un po' intimidita al pensiero di una punizione.
“Chiudi gli occhi"

La donna obbedì. Era intimorita, non sapevo cosa aspettarsi a questo punto. Rimase immobile, in piedi in mezzo alla sala, senza alcuna idea di cosa le stesse per fare Luca. L’attesa era snervante e forse faceva parte di quella punizione, pensò.
Passò più di un minuto, senza che venisse neanche sfiorata, sentendo solo dei passi, occasionalmente. Cosa aveva in mente? L’avrebbe sculacciata? Frustata? Qualunque cosa stesse tramando l’uomo, non poteva mentire a sé stessa. Al suo corpo. Quel senso di anticipazione dell’ignoto la stava eccitando ancora di più.

Finalmente, sentì il respiro caldo del suo dolce aguzzino sul collo, mentre le raccoglieva i capelli. Tremava come una foglia sentendo quelle mani grandi legarle una coda delicatamente, senza tirare o farle male. Quindi, le diede tre baci umidi, carichi di desiderio, sul collo. Senti la pelle d’oca farsi largo su tutta la schiena, scendendo come una scarica elettrica fino al sesso, ormai inequivocabilmente bagnato. Non riuscì a trattenere un sussulto di piacere. Luca sorrise, compiaciuto, quando finalmente le appoggiò la benda di soffice pelle nera sugli occhi, fissandole quindi l’elastico sotto l’attaccatura della coda alta.

“Così dovrai fidarti per forza", osservò, prima di tirarle la testa indietro, baciandola con passione. La donna rispose, allungando la lingua, cercando quella del suo uomo, gustandosela, abbandonandosi completamente a quello che ormai era il suo unico punto di riferimento. Dopo alcuni istanti interminabili, l’uomo si allontanò, lasciando la sua beta con la lingua di fuori, ancora affamata.

“Riprendiamo da dove eravamo rimasti", disse, tornatole davanti.
Lentamente, cominciò ad abbassarsi. Un movimento che Silvia intuì solo dal respiro caldo del compagno, che dal seno viaggiò fino all’ombelico, quando le mani cominciarono ad accarezzarle i fianchi. L’alito dell’uomo si era fermato all’altezza del suo monte di Venere, ma le braccia continuarono le loro discesa, tranquille, agganciando l’elastico dei pantaloni con un movimento fluido, spogliandole lentamente le gambe.

Solo dopo che i leggings vennero abbandonati a terra, la donna sentì il suo Alfa abbassarsi, alternando baci e colpi di lingua, partendo dall’interno coscia, con meticolosa attenzione, senza trascurare un centimetro delle sue gambe toniche, portando con sé le mutandine inconfondibilmente bagnate.

Arrivato in fondo, Luca le sfilò entrambi gli indumenti dai piedi con delicatezza, sollevandone uno per volta, ricoprendolo di attenzioni, sia con le dita, sia con la bocca. Era chiaro che, per quanto in questo gioco di ruoli Silvia fosse la beta, nella vita lei era, senza ombra di dubbio, la sua regina.

La donna sentì quindi le mani calde del suo maschio sollevarle di nuovo il piede destro, infilandolo in un anello di tessuto. Pensò che potesse essere una calza, finché non senti le labbra del compagno succhiarle le dita dei piedi, avidamente, ma senza fretta.

Delle mutandine? Pensò, prima che la bocca cominciasse a risalire, leccandole il dorso del piede, la caviglia, lo stinco. Arrivato al ginocchio, si rese conto che quello scampolo non doveva essere indossato su entrambe le gambe. Quando sentì che le mani dell’uomo stavano sistemando il tessuto elastico all’altezza dell’interno coscia, le punte delle dita avvicinandosi pericolosamente alle labbra umide e gonfie, senza però mai neanche sfiorarle, facendola impazzire, capì di cosa si trattasse. Era una giarrettiera.

Luca finì pazientemente di sistemare le due bande elastiche nere dell’intimo, passando le mani dietro, subito rotto le natiche, per assicurarsi che, fosse ben tesa. Quindi, baciò il tessuto, l’inguine e respiro sensualmente sul sesso della donna. Prima espirò, facendole sentire il suo fiato caldo, poi inspirò, inebriandosi del profumo eccitato della compagna, che trasalì, trattenendo un gemito a denti stretti.

“Adesso sei pronta", le sussurrò all’orecchio dopo essersi rialzato.
“Per cosa?" la domanda le sorse spontanea.
“Lo vuoi veramente sapere?" ribatté, leccandole il collo, provocandole un brivido.
“N-no.”
Quella risposta lo riempi di orgoglio, adesso sì che Silvia era davvero in sua completa balia.
“Brava, piccola beta"
L’uomo notò le labbra della compagna arricciarsi agli angoli, in un sorriso compiaciuto per aver dato la risposta esatta.
“Inginocchiati" le ordinò, sussurrandole all’orecchio.
La compagna obbedì, abbassandosi lentamente per non perdere l’equilibrio, poggiando di nuovo le ginocchia sul pavimento di marmo.
“Brava" arrivò la voce maschile dall’alto, mentre una mano le accarezzava i capelli.

Continua...
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