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Lui & Lei

Un'amica d'infanzia


di wildboyz
28.02.2008    |    15.676    |    0 6.4
"Io nel frattempo avevo le mie prime erezioni e di conseguenza provavo sempre più interesse verso l’altro sesso..."
Durante la mia infanzia e sino ai primi periodi dell’adolescenza ero molto amico di una ragazzina che abitava vicino a casa mia. Passavamo assieme praticamente tutti i pomeriggi e le serate d’estate. Condividevamo i nostri giochi ed interessi infantili. Logicamente, una così assidua frequentazione non poteva far altro che sbocciare nel primo amore tenero e innocente come si addice a quell’età. Col passare degli anni iniziarono a svilupparsi i corpi (soprattutto quello di lei, che aveva un anno più di me) e gli interessi divenivano sempre meno innocenti. Serena, così si chiamava, iniziava a sviluppare già un notevole seno, esagerato per i suoi dodici anni ed io spesso ero dibattuto tra la curiosità di quelle forme ed una partita a calcio con gli amici. Intanto i giochi si facevano più audaci ed il più ricorrente era quello della bottiglia. Purtroppo non conoscevamo ancora l’utilizzo della lingua. Iniziarono poi le prime pulsioni sessuali ed il desiderio di soddisfare la nostra curiosità riguardo ai nostri sessi. Io con gli amici iniziavo a vedere i primi giornali pornografici e volevo capire quanto di vero vi fosse rappresentato. Così, durante una giornata estiva e facilitati dai pochi abiti, decidemmo di soddisfare le nostre curiosità. Io le mostravo il mio pene e lei la sua passerina. Appartati in un boschetto vicino a casa nostra, ci mettemmo uno di fronte all’altro e ci calammo i pantaloncini. Il mio pene era moscio mentre la sua passera aveva già tutte le caratteristiche di quelle adulte, una peluria a forma triangolare che copriva la sua fessura. Per entrambi fu una tenera scoperta e lei, data forse l’età più avanzata, volle andare oltre, prese il mio pene in mano ed iniziò a giocherellare. Notò subito che la pelle, se abbassata, scopriva il glande color viola e ciò la affascinò particolarmente tanto che lo fece per un po’ di volte. Non ebbi un erezione dato che ero ancora all’inizio della mia pubertà però sentii un dolce solletichio. Per non essere da meno volli anch’io accarezzare la sua passera e ci giocai un po’ con le dita. Vidi che lei rabbrividiva, ma la mia inesperienza fece in modo che il gioco finisse subito dato che non provavo questo grande interesse. Ci rivestimmo e dopo di allora ci guardammo più volte anche se ormai l’interesse da parte mia era un po’ calato. Passò l’inverno e probabilmente Serena entrava nell’età di mezzo tra la bambina e l’adulta ed iniziava quindi a capire che mostrare la sua passera non era più un gioco. Io nel frattempo avevo le mie prime erezioni e di conseguenza provavo sempre più interesse verso l’altro sesso. Ritornò l’estate e con essa intravedevo la possibilità di ritornare ai nostri giochi estivi conditi di tutt’altro gusto. Purtroppo Serena non era più così disponibile anche se mi frequentava ancora, pur rivolgendo talvolta le sue attenzioni a ragazzi più grandi di me. Io mi sentivo deturpato e soprattutto avevo una voglia pazza di vedere se la sua fica aveva subito nuovi sviluppi, avevo voglia di toccarla e di farmi toccare ed ero ora interessato anche alle sue tette che ormai erano vicine alla terza taglia. Così un pomeriggio feci in modo che passasse dal nostro boschetto e quando mi fu vicina la presi, la strinsi e la buttai a terra fingendo di giocare, la immobilizzai tenendole le braccia sotto le mie gambe rimanendo sopra di lei a cavalcioni. Mentre lei urlava, un po’ per la sorpresa e un po’ per fingere di essere impaurita, iniziai a massaggiarle le tette. Lei si dimenava e gridava “smettila porco” ma io insistevo al punto tale che il mio uccello si raddrizzò prepotentemente. Lei lo aveva dinanzi al viso, se ne accorse subito e lo fissò tra lo spaventato e l’eccitato. Io allora lo estrassi dalla parte inferiore dei pantaloncini e glielo avvicinai al viso. Lei si era fatta più docile e mi chiese se poteva toccarlo come “ai vecchi tempi”. Non me lo feci dire due volte e la lasciai fare. Che peccato non avere ancora l’età per sborrare. Era duro da farmi male e le chiesi di poter guardare la sua fichetta. Lei, più per la paura che rimettessi via il mio coso che per l’eccitazione, si lasciò alzare la gonna e sfilare un po’ le mutandine. Iniziai a toccarla dolcemente come avevo visto in certi giornali e vedevo che lei rabbrividiva e stringeva le gambe. Continuai così per un po’ e la sua stretta attorno alle mie dita si faceva più forte. Io sempre più audace le infilai un dito e la sfregai per un po’. La sentii gemere e contrarsi e subito dopo un po’ di liquido le uscì dalla fichetta. Lei era rossa, sia per l’orgasmo appena avuto che per la vergogna. Io rimasi imbambolato, con il dito umido dei suoi umori, consapevole di aver vissuto qualcosa di favoloso. Ci rivestimmo in fretta e tornammo verso casa. Lei era silenziosa e probabilmente pensava che qualcosa in lei era stato violato. Da quella volta, continuammo a frequentarci ma non rivivemmo più esperienze simili. Il sesso era al di fuori del nostro rapporto. Intanto io crescevo e conobbi le prime eiaculazioni e di conseguenza le prime seghe, molte delle quali dedicate a lei. Poi ci allontanammo e lei si trovò il ragazzo. Il caso volle che alle superiori mi ritrovassi in classe con un ragazzo della sua compagnia. Quando iniziammo a frequentarci mi confidò che una sera, quando Serena venne a sapere che era in classe con me, raccontò a lui ed agli altri, ridendosela, che da giovane l’avevo bloccata e costretta a spogliarsi. Omise volontariamente tutti i particolari che ne seguirono. Questo fatto riaccese in me la voglia di lei e mi chiedevo in continuazione: “forse le piacerebbe ancora farlo con me” - “quindi le era piaciuto e non l’aveva cancellato dalla mente”. Purtroppo non ci frequentavamo più e quindi le mie domande rimanevano senza risposta.
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