Lui & Lei

la figa


di pocceddo74
27.04.2017    |    8.657    |    0 7.6
"La fica di Alessandra era una bella fica..."

A me piacciono le storie vere, ma questa è una storia quasi vera, perché non
sempre i nostri desideri s'incontrano con la realtà.

"Come splendidi corpi di defunti sempreverdi
pianti e sepolti dentro un mausoleo
la testa fra le rose, coi gelsomini ai piedi -
tali a noi sembrano i desideri che passarono
senza avverarsi mai; e non uno che trovasse
la sua notte di voluttà o un suo mattino lieto."
Constantinos Kavafis


Conobbi Alessandra nella mia città - quale non ha importanza -, dove lei si
trovava in ferie.

Alessandra aveva gli occhi grandi, da cerbiatta ed il naso all'insù.
Soprattutto aveva un magnifico paio di gambe: solide, perfettamente
disegnate, gambe da ballerina, e le gambe - come dice una vecchia canzone -
a me piacciono di più. Il culo, pure quello era ben fatto: rotondo,
sporgente, come tutti i culi belli. Aveva pure le tette grosse -
irresistibile -. Infine era 'scoppiata': non solo nel senso di libera da
legami - ed era questo che m'interessava -, ma - come dopo avrei scoperto -
in preda a neurosi da matrimonio.

Decisi perciò ch'era degna d'ogni mia attenzione, laddove lo scopo delle
attenzioni medesime era appunto ed esclusivamente lo 'scopo'. Per farla
breve, l'equivoco (grosso equivoco) sugli scopi reciproci - si veda
l'anzidetta neurosi da matrimonio - m'indusse a trasferirmi a Milano, presso
di lei.

La decisione non fu però immediata. Dopo che lei fu tornata a casa, colsi la
prima occasione per andarla a trovare. Arrivai a Milano nel primo pomeriggio
di una calda giornata di settembre e, naturalmente, appena fummo soli a casa
sua, ci provai.

La prima volta ci masturbammo reciprocamente. Non badai al fatto che,
contrariamente alla maggioranza delle donne, quando sono al culmine
dell'eccitazione, non chiese d'essere penetrata.

Alessandra, com'ella stessa dichiarava, era infatti 'clitoridea': non
riusciva a raggiungere l'orgasmo con la sola penetrazione, ma, durante il
coito, aveva bisogno di una costante, intensa stimolazione del clitoride: un
vero stress.

Un po' per evitare lo stress ed un po' perché ho una specie di fissazione,
mi dedicavo molto al sesso orale, nel senso del cunnilingus.

Non che ch'ella rifiutasse la fellatio, ma lo faceva più per debito di
reciprocità che per piacer suo. Il suo era un lavoro meccanico, privo di
trasporto, di un minimo di passione. Mi diceva:

"Avvertimi quando stai venendo."

Una sapiente fellatrice riesce a sentire l'approssimarsi dell'orgasmo
maschile - credo -. Ad una sapiente fellatrice non fa schifo ricevere lo
sperma in bocca - salvo poi sputarlo subito dopo -.

Non le dissi mai che la sua era una vana preoccupazione: difficilmente
sarebbe mai riuscita a farmi venire in quel modo. Non saprò mai cos'avrebbe
fatto, se l'avessi avvisata.

Il cunnilingus era dunque la costante dei nostri rapporti.

La fica di Alessandra era una bella fica. Leccargliela era veramente un
piacere. Era bello leccarla e toccarla; con quel suo monte di venere paffuto
come una pagnottina e le labbra carnose e tenere. Amavo sentire la testa
stretta fra le sue bellissime cosce, solide e vellutate.

Io a quel tempo stavo cercando un lavoro a Milano e così leggevo annunci;
preparavo curricula; facevo il casalingo e pensavo molto al sesso.

Una sera Alessandra, appena tornata dal lavoro, ricevette una telefonata e
se ne stava seduta sul divano a parlare con un'amica.

Mi venne il desiderio di leccargliela. Tutto il giorno avevo pensato a lei
ed a quello che avremmo fatto al suo ritorno. Mi piaceva l'idea di farla
godere mentre era assorta nelle sue chiacchiere; di farla godere suo
malgrado; di costringerla a dissimulare il suo piacere con la sua
interlocutrice. Ho sempre trovato altamente erotico fare sesso con una donna
vestita. Ero soprattutto curioso di sentire l'odore della sua fica, dopo
un'intera giornata fuori di casa e senza un bidè a portata di mano.

Sono fissato col cunnilingus perché m'eccitano straordinariamente gli odori
che si formano nell'area perineale di una donna. Ho letto sul Dizionario
dell'Erotismo che questa cosa si chiama osfresiolagnia. Amo la melange di
sudore, secrezioni vaginali, forse qualche traccia d'urina e chissà
cos'altro che connota olfattivamente l'inguine femminile.

Le sollevai la gonna e poggiai il naso all'attaccatura delle cosce. Sentii
un odore forte, greve, deliziosamente dolciastro, 'stagionato'; odore di
fica non lavata dal mattino, odore di femmina.

Alessandra cercò di scansarmi, ma non ci fu verso. Le strappai le mutande,
divaricai a forza le cosce e m'immersi in quella fonte di delizie.

La mia iniziativa l'aveva colta di sorpresa, anche infastidita, magari, per
via della telefonata; perché consapevole di non essere - come si dice -
fresca come una rosa, o perché probabilmente una donna colta e romantica (o
forse una donna tout court) come lei avrebbe desiderato qualche tenerezza,
un approccio più sofisticato a quell'inattesa aggressione.

Continuai a leccare, con lei che sembrava in preda alle convulsioni e,
mentre le succhiavo il clitoride come una ventosa, e mi deliziavo del suo
odore, mi tornò alla mente un fumetto porno che mi aveva eccitato e
divertito - una signora, dopo aver convinto un giovanotto a leccargliela,
diceva:"...quando non sentirai più l'odore l'avrai leccata tutta." - ed io
mi chiedevo se sarei riuscito a fare altrettanto.

Per risparmiarmi lo 'stress' non cercai dopo di fare l'amore con lei, ma le
suggerii di farmi una sega. Farsi masturbare da un'altra persona è sempre
una 'fatica', ma quella volta ero così eccitato che sarebbe bastato il suo
sguardo per farmi venire. Ricordo ancora la sua mano stretta intorno al mio
pene, tutta coperta di sperma.

Quella sera mi sembrò di avere raggiunto il massimo della tensione erotica
con Alessandra; anzi le proposi di rifarlo tutte le sere, al suo ritorno, a
condizione ch'ella mi offrisse ogni volta una fica altrettanto fragrante.

Alessandra però - come tutte le persone del nostro ambiente e soprattutto le
donne - era stata abituata a guardare con sospetto tutti gli odori
corporali, considerandoli senz'altro manifestazione olfattiva di una scarsa
igiene personale o, peggio, di una malattia.

Ai suoi occhi c'era perciò qualcosa d'insopportabilmente morboso nel mio
esplicito desiderio d'annusare quella che per lei era solo una vulva non
lavata. Inoltre, era risentita con me perché quell'episodio l'aveva resa
consapevole della sua fica - seppure suo malgrado - puzzolente; fatto per
lei assai sgradevole.

D'allora in poi dovetti accontentarmi di leccare la sua fica lavata e senza
odore.

La lasciai un mese dopo, perché non sopportavo più lei e non sopportavo più
Milano.
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