bdsm
Benvenuto con sorpresa

16.03.2022 |
205 |
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"Torno, imbracciando il vassoio con sopra le tazzine..."
Tutto ebbe inizio il giorno dopo il trasferimento. Trascorso un giorno dall'arrivo, non avevo avuto modo di fare amicizia con nessuno nel palazzo e la cosa non mi pesava molto. Dopotutto avrei certamente recuperato in seguito.
Bussano alla porta affero lo smartphone.
Accendo lo schermo, 9 del mattino. Con occhi ancora sgranati, mezzo addormentato domando.
- chi è?
una voce graziosa e calda risuona all'esterno.
- perdona il disturbo, sono la vicina.
Mi apri?
Mi fermo un attimo a riflettere.
( la vicina? E che vuole? Avrà bisogno di qualcosa...?!? )
Mi alzo dal letto ma sono completamente nudo e in normale erezione. Allungo il braccio in direzione del paio di boxer sopra il comò, li infilo.
Tiro dalla sedia i jeans e alzando leggermente il tono rispondo:
- okay, dammi un secondo che arrivo.
- Fai con comodo. Sento distintamente dall'esterno.
Dopo una rapida sciacquata al viso, indossato la camicia e sistemato dei bagagli posti al centro della stanza, apro la porta.
Si palesa davanti ai miei occhi una figura sensualissima. Capelli neri medio lunghi mossi, grandi occhi verdi, corporatura a clessidra con glutei ben definiti sembrava, lunghe gambe e un seno ben proporzionato quasi nascosto dalla borsetta arancione tracolla.
- Ciao, perdona l'attesa. Hai bisogno di qualcosa? domando con un sorriso.
- Ciao! No, non mi serve nulla grazie.
La osservo qualche istante.
Penso: hm peccato..?
- Mi piacerebbe darti il benvenuto.
Appena arrivato vero? Continua lei.
Rispondo.
- Si esatto, sono arrivato ieri. Sei carina a darmi il benvenuto. Accomodati, non fare complimenti.
Spalanco la porta facendo cenno con lo sguardo di entrare.
Entrata, lascio la porta alle mie spalle e la seguo.
- Hai una bella casa, complimenti! esclama lei guardandosi intorno superata la soglia della porta.
- Ti ringrazio ma non è opera mia. Merito di quello che ci stava prima.
Sorridiamo entrambi.
- Ecco, lì c'è un divano. Accomodati pure mentre io preparo il caffè. Lo prendi giusto?
domando rapidamente sistemando il tavolino di fronte al divano pieno di varie cianfrusaglie.
siede sul divano e risponde.
- Si, certo. Grazie.
- bene. Dammi un secondo che arriva! Preciso sistemata l'ultima cosa sul tavolino.
- Com'è comodo questo divano... Esclama adagiata sul grande cuscino di pelle.
- Davvero? Pensa, essendo arrivato da poco non l'ho ancora provato. rispondo prima di andare in cucina a preparare il caffè.
Dall'altra stanza richiama la mia attenzione.
- Sco-m-mt*o che se* br*vo a sco*a*e.
- Che hai detto? Scusa ma non ti sento. Grido dalla cucina non avendo compreso.
C*e vogl*o sc*p*rt*. Domi*arti su qu*st* div*no. Schia*o!
Lei continua alzando leggermente il tono.
Sfortunatamente a causa del rumore emesso dalla macchinetta non riesco a capire nulla.
Torno, imbracciando il vassoio con sopra le tazzine.
- Eccomi! Poggio il vassoio sul tavolino.
quanto zucchero cara? Chiedo.
- due zollette, grazie. Risponde.
Prendo la mia tazzina e mi siedo sulla poltrona posta di fronte al divano. Soffio ripetutamente il caffè bollente e mi fermo ad osservarla.
Lei vestiva dal basso all'alto di: scarpe stiletto nere, le gambe coperte da collant trasparenti, sopra una mini gonna aderente marrone scuro in pelle. Salendo per il busto una camicetta rossa anch'essa aderente a tre bottoni in vita con sotto un push-up nero.
Sembrava ben comoda appoggiata allo schienale del divano con le gambe accavallate.
- Scusa ma prima non ti ho sentito col rumore della macchinetta del caffè.
Volevi qualcosa? domando incuriosito mentre bevo il secondo sorso di liquido marrone.
Mi sorride dolcemente.
- Finiamo il caffè che te ne parlo. risponde semplicemente.
- Ok. Come preferisci. Esclamo elargendo un sorriso. Qualche secondo dopo.
- Perdonami sto ancora un po' intontito mi sa. Bevo un altro sorso
- Dove sono finite le mie buone maniere.
Io sono Antonio, comunque.
Esclamo allungando il braccio offrendo la mia mano destra. La accoglie, stringendola.
- Sonia. Piacere di conoscerti. risponde dopo una risatina divertita.
- Dimmi Sonia sei per caso straniera? domando, notando una fisionomia non mediterranea poggiando la tazzina vuota sul tavolino e spostando lo sguardo sui suoi grandi occhi lussuriosi.
- Davvero ti interessa? risponde poggiando anch'essa la tazzina sopra il tavolino divaricando le gambe poco dopo.
- Certo, perché me lo chiedi?? chiedo gentilmente adagiandomi più comodo sulla poltrona.
Sonia d'untratto cambia espressione. Noto i suoi occhi posati in basso.
- ...fammi vedere quanto è duro. Tiralo fuori, forza! domanda non scostando lo sguardo dal punto di interesse.
- Eh, come scusa? Esclamo credendo di aver capito male.
- Non mi piace perdere tempo sai. Sin da quando sono entrata la sola cosa che ho pensato guardandoti è stata: voglio scoparlo. Essere inondata di tanto latte per poi fare altrettanto.
A quelle sue parole tanto invitanti quanto strane rispondo sarcasticamente.
- Però...sei diretta. Sorrido.
- sono il tipo che si prende ciò che vuole. Risponde Sonia alzandosi e avvicinandosi a me quasi minacciosa.
- Comprendo. Solo, non sono il tipo che fa così.
Mi osserva con interrogazione mi accorgo.
- Perché? ho visto come mi guardi. Lo so che ti eccito.
Dai escilo e fammelo ingoiare tutto fino alle palle! Ribatte lei ormai inginocchiata ai miei piedi, allungando la mano sul bottone dei Jeans.
- Spiacente. Forse è meglio se torni un altra volta tesoro. Comunico alzandomi dalla poltrona afferrandola da sotto le ascelle, tirandola su.
Probabilmente era la sveglia anticipata o forse il caffè, ma non ero molto in vena di scopare quella mattina.
- Lasciami! No, non tornerò un altra volta. Ti voglio adesso! E a giudicare da come è duro, anche tu. Replica Sonia dimenandosi quasi come isterica, tastando sotto al cavallo dei jeans.
- Grazie, non posso mica controllarlo... rispondo mantenendo la presa sui suoi fianchi togliendo dai jeans la sua mano.
Sonia si arrende e lascia la guidi all'uscita.
Uscendosene con: - Peccato. Ti avrei fatto di tutto. Continuando a camminare.
Mi sorride. Si avvicina alla porta ma invece di aprirla e lasciare la camera gira la chiave e la nasconde dentro il décolleté.
- Ma cosa?? Perché hai chiuso la porta? Domando stupito e leggermente irritato.
- Detesto i rifiuti. Ma ancor di più quando mi dicono cosa devo fare. Soprattutto se me lo ordinano. Risponde. Voltandosi verso me iniziando a sbottonare la camicetta.
- È questo che vorrebbe dire? Sono troppo stanco per discutere con te. Quindi fammi il piacere di rivestirti e andare via. comunico ormai spazientito.
Sonia ignorò deliberatamente le mie parole continuando a denudarsi sotto i miei occhi. Il primo indumento a sparire la camicetta. Scoprendo i prorompenti seni ancor celati da push-up.
La vista mi dona ancora più durezza allontanando come niente i miei ferrei propositi.
Si avvicina a me infilando la mano nei boxer, superando lo strato di jeans.
Con l'ultimo granello di lucidità affero il suo braccio e lo tolgo di prepotenza.
- Lasciati andare. Ti farò divertire molto. Se non altro io...mi divertirò di sicuro.
Esclama lei seducente distanziando da me ma avvicinandosi alla sua borsetta, riposta su una sedia accanto al tavolino quando entrata nell'appartamento.
- Non dico di non apprezzare il tuo tentativo ma... provo a convincerla con l'ultima stilla di gentilezza.
- Dai sbattimelo in faccia! Non resisto più. Insiste Sonia inamovibile sempre più vicina alla borsetta.
- Un altra volta magari. Quando ne avrò voglia. Che ne dici? Lancio il mio ultimatum ormai stufo come ultimo avvertimento.
Lei non risponde. Resta immobile davanti la sua borsetta dando le spalle.
Mi avvicino a lei sospettoso ma deciso ad accompagnarla fuori.
- Ok cara ci hai provato, sarà per un altra volta. Adesso vieni dammi la manina che ti accompagno all'uscita. riferisco afferrando la sua mano sinistra tirando forte in direzione della porta.
- Tira fuori la chiave. Dai! Ordino con tono autoritario risalendo dalla mano al polso stringendo più forte.
Lei ribatte provando a svincolarsi.
- Non ti conviene farlo è un consiglio. minaccia Sonia continuando a mostrare le spalle.
Ignoro la velata minaccia. Stringo ancora più forte e tiro prima il braccio. Poi afferro il polso riuscendo a girarla verso me.
Stavo raggiungendo la porta. Riuscito a trascinarla ad un passo dalla porta all'improvviso vengo colpito da una scarica elettrica e svengo cadendo sul pavimento.
Apro gli occhi e osservo l'ambiente circostante.
Luci soffuse color rosso, musica a ritmo lento rilassante.
Brillano in lontananza fruste, falli di ogni genere e dimensione, catene sul soffitto, macchine sessuali e ogni genere di strumento per dare piacere attraverso il dolore.
Esclamo in modo ironico.
- È dove mi trovo dentro la stanza segreta di Christian Grey??!
La tensione provata dalla bizzarra situazione viene spezzata dalla risata di Sonia, che adagiata accanto mi osservava divertita.
- Ben svegliato. Se hai apprezzato quel film. Godrai come un matto te lo assicuro.
Esprime ammiccante inumidendo le labbra e sbattendo i grandi occhi.
- In realtà no. Non è il mio genere.
Rispondo a tono cercando di alzarmi per andare.
Impossibilitato, ho le mani legate.
- Ma che?? Non è divertente. È queste da dove spuntano?
Noto le manette ai polsi avvinghiate agli archi del letto cercando di dimenarmi.
- Dai liberami che non sono in vena di scherzi. Rivolgo spaventato continuando a dimenarmi, provocando il tintennio delle manette sbattere prepotente sugli archi del grande letto.
- No. Non fa parte del mio gioco.
Rilassati, calmati! Tanto anche volendo non puoi rompere le manette.
Risponde con tono duro e spazientito.
Si allontana prendendo una frusta in pelle nera e lunga.
- Coosa! Gioco? Esclamo deglutendo intimorito osservandola avvicinarsi con passo lento ma deciso.
Era vestita di intimo sexy e ciononostante l'atmosfera non delle migliori, provocava le fantasie più perverse.
- Si esatto. Il MIO gioco. Precisa con sorrisetto tirando la frusta già tesa, fermata a pochi centimetri dal letto.
- Immagino sia inutile chiederti di lasciarmi..?!
domando quasi a me stesso notando l'espressione divertita di lei che lasciava intendere già l'implicita negazione.
Sorride. Si avvicina a me.
- Come è duro. Non vedo l'ora di scaricarlo fino all'ultima goccia. Esclama sinuosa poggiando la mano sull'addome, scendendo lentamente sempre più.
Tastava la forma stringendo la mano sui jeans con lo sguardo quasi da sadica.
- Frusta, manette, stanza del piacere. Immagino avrai una o due domande da pormi?
Domanda lei agitando la frusta in modo circolare.
- In realtà una sola: sei una maniaca?
Rispondo. Rassegnato a non contraddirla ormai alle strette.
- Divertente. Esclama. Ride.
- No. Oddio, non del tutto. Però mi piacciono le cose particolari, si.
risponde colpendo con l'estremità della frusta la zona interessata. Basso ventre.
Non accuso il colpo sono ancora vestito fortunatamente.
- Facile da vestiti. Vero? Non si avverte quasi niente. Asserisce Sonia poggiando la frusta sul letto avvicinandosi.
- Il gioco però non consente comodità o indumenti. Spiacente. sussurra afferrando subito i pantaloni tirandoli. Poi inizia a sbottonare, tirare giù la zip e sfilare energicamente.
Spiccava fiera la durezza delineando i boxer già quasi bucati da tanta marmorea possenza.
Sonia si bagna le labbra alla vista contenta di esserne la causa principale.
Sale sopra a cavalcioni poggiando le chiappe ancora coperte da intimo sul membro ben duro, sobbalzando leggermente quando toccato. Sbottona la camicia rivelando il petto magro un po' muscoloso.
- hmmm he profumo inebriante.
Esprime estasiata annusando l'addome appena scoperto. Non resiste avvicina la lingua al capezzolo sinistro sfiorandolo.
- Oh cazzo! È chi resiste più qui ?!?
Esclamo ormai conquistato da suoi movimenti, dalla sua pelle profumata, dalla voce calda eccitante.
Avvicino il viso alla sua testa cercando le sue labbra con le mie. Con la bocca poggiata sul mio petto è troppo distante da me e i miei movimenti sono limitati. bacio i suoi capelli. Ride accorgendosene e alza la testa. Mi guarda.
- Non devi resistere infatti. Vedo sono riuscita a farti cedere alla fine.
Ammicca con l'occhietto.
Si avvicina al mio viso. Mi bacia, infila la lingua poi la sfila. Attendendo la mia risposta.
- Già...va bene hai vinto ti voglio adesso! sussurro ansimando quasi sulle sue labbra. Lei allarga la bocca in un sorriso.
- Deduco non ho niente da temere. Giusto?
Chiedo ormai voglioso di lei fissandola negli occhi.
Sonia ride di gusto avvicina prima il viso, poi le labbra al mio orecchio e sussurra dolcemente.
- Dipende. Ti piace il cazzo?
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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