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Educazione anale per FemDom. Teoria e tecnica per trasformare il culetto del vostro uomo in una vagina.


di Mistressedoggy
09.10.2019    |    21.526    |    33 9.8
"Sono una persona piuttosto precisa, lo avrete capito..."
Quando lo conobbi, il suo culetto era inutilizzato da un po'. Aveva quasi ritrovato una nuova verginità, interrotta di tanto in tanto da una lingua o al massimo un dito. Anni prima, mi aveva raccontato, aveva condiviso i sex toys di alcune donne, le più fantasiose, con cui era stato.
Il culetto maschile non mi era ignoto, la mia lingua e le dita avevano spesso visitato quello degli uomini meno rilutanti a lasciarsi andare. Era il punto su cui far leva, quando volevo farli venire nella mia bocca, senza lasciargli scampo. Infilavo un dito dentro, dopo aver massaggiato la zona con la mia lingua e averla riempita di saliva. Mi gustavo l'espressione di meraviglia che questo suscitava, e davo il colpo di grazia scendendo con la mia bocca sino alla base dell'asta. Il tutto facendo attenzione a non interrompere mai il contatto visivo.
Mi è sempre piaciuto godere con tutto il mio corpo, anche se non sempre gli uomini si erano interessati a quel mio lato. Altri invece bramavano follemente di averlo: capivo che per loro, rispetto all'avere la mia figa o la bocca, era una conquista ulteriore. Mi ero spesso chiesta come doveva essere stare dall'altra parte, quando venivo presa da dietro. Gli occhi, di quei fortunati che accedevano da lì, dentro me, si illuminavano di lussuria e di potere. Le loro mani sui fianchi e le loro palme contro le mie natiche, per farle risuonare e arrossire... Li immaginavo come un'onda che s'infrangeva contro di me, come su uno scoglio, più e più volte, aprendo un varco dentro il quale scorrere copiosa.
Negli anni avevo maturato una certa curiosità. Il caso mi regalò, al momento giusto, quel toy boy che molte donne, arrivate a metà dei quaranta, sognano di ospitare nel proprio letto. Non che non avessi già soddisfatto più volte tale fantasia e non solo in un letto. Ma stavolta fui più chiara del solito, circa le condizioni con cui ciò sarebbe avvenuto, sopratutto con me stessa. Mi sarei concessa solo a un uomo capace di concedersi a sua volta. Non volevo una semplice concessione, ma una completa sottomissione ai miei desideri. Quando ti accorgi del fascino che puoi avere, su un uomo più giovane, mostrandoti sicura e smaliziata, è difficile non approfittarne. E fu esattamente quello che feci con lui, quando cominciai a educarlo. Gli raccontai liberamente ogni mio sogno e lui si lasciò condurre docile dentro le mie fantasie. Entrai nella sua testa, come lui nella mia. Le nostre voglie, complementari e sinergiche tra loro, trovarono libera espressione durante i nostri incontri clandestini.
Lavorai fin dal subito al suo culetto. Sapevo che la cosa lo faceva sentire molto sottomesso, e io mi sentivo libera di appagare finalmente la mia curiosità di possedere un uomo. Fu un lungo e dolce training, senza mai forzare troppo, perché sapevo bene che il buchetto va educato gradualmente a godere di misure sempre più grosse. Non voglio essere pedante, ma il sesso anale non deve far male e non deve dar fastidio, a questo serve rendere elastico un buco. Gli feci fare i compiti a casa, con diversi giochi che gli procurai per tale scopo. Ogni progresso in merito, quando compiuto da solo, lo volevo testimoniato da più foto, nella nostra chat privata. Le sue prime palline cinesi, quelle da due centimetri di plastica, sino a quelle da quattro di metallo. Insieme al dildo di gomma, a due punte, di misura intermedia.
Avevo una valigia di giochi e, come una bambina, potevo usarli a mio piacere sulla mia bambola senziente. Insieme usavamo la sua coda, un plug di silicone, composto di palline sempre più grosse, che mi divertivo a infilargli pian piano dentro, per poi sfilarle lentamente. Sapevo che ogni volta che entravano e uscivano, tutte e sei, il buchetto cedeva sempre più, perdendo la sua tensione. Lo sapevo perché quegli stessi strumenti li avevo prima usati su di me. Di misura superiore erano un paio dei miei dildo color carne e alcuni plug. Il più grosso, a parte la mano di gomma a grandezza naturale, era un fallo nero da attaccare alla cintura che mi rendeva virile. Quando l'avevo scartato dal suo pacco, avevo subito fantasticato di metterlo dentro il mio giovane schiavo, e chiudendo gli occhi lo avevo usato su di me pensando a come l'avrebbe sentito lui. Quando stava lì, bendato e inerme, di fronte a me, di tanto in tanto glielo avvicinavo alla bocca, chiedendo di leccarlo, visto che le sue fauci non erano abbastanza larghe da contenerlo. Ma sicuramente lo sarebbe stato il suo culetto, dopo la giusta lavorazione. Per questo quella sera gli ordinai di farsi dei risciacqui interni prima di giocare con lui.

Ora era lì, dentro la doccia, nella posizione di attesa che preferivo, a quattro zampe. Il suo viso, bendato, rivolto verso la parete e il suo culetto verso l'esterno. Presi la peretta per il lavaggio anale da mezzo litro, calda, come l'acqua che conteneva. La piccola cannula si inserì facilmente nel suo buchino e lo riempì. Tappai con il vibro, un piccolo gioco ma davvero piacevole. 'Devi stringere per 60 secondi doggy' dissi, attivando la vibrazione intermittente, dopo aver cliccato più volte per trovare, tra le tante di cui disponeva, quella giusta. Il suo buchetto era già oltre la misura del vibro e, seppure cercando di serrarlo, vidi che perdeva acqua. 'Stringi più forte, mancano 30 secondi', mi regolavo guardando il cronometro del mio cellulare. Lui obbedì e le gocce cessarono, quasi del tutto. 'Ora spingi'. Iniziavo così questo gioco: trattenere per un minuto e trenta secondi per svuotarsi, nel mentre ricaricavo la peretta. Sono una persona piuttosto precisa, lo avrete capito. Poi lo riempivo di nuovo. Capì che il vibro era troppo stretto per svolgere la sua funzione di tappo e, dopo aver colmato di nuovo il suo culetto, spinsi dentro la coda che, essendo piuttosto lunga e ingombrante, fece uscire un poco dell'acqua. Ma poco male. Attivai la doccia, per far dilavare dal pavimento i liquidi espulsi, e chiusi la porta di vetro. Altri 60 secondi e il suo buco spinse fuori, a una a una, tutte le palline, con un getto d'acqua tra una pallina e l'altra e un fiotto finale quando la coda cadde per terra. 'Bravo così, spingi. Sembra una fighetta che fa pipì'.
Quel gioco, seppure richiedesse del tempo, era un buon preludio per favorire l'apertura del suo culetto, me lo aveva consigliato un Master qui su questo sito, tale Dominiomaturo. Quel ciclo di trattenimento di liquido caldo e rilascio, lo eseguivo sul mio doggy perché, così facendo, quel buchetto si ammorbidiva e si dilatava, più che con ogni altra tecnica da me conosciuta. Riempivo e tappavo con lo stesso gioco almeno due volte. Ogni volta rilubrificavo il sex toy, dato che l'acqua lavava tutto via. Aumentavo gradualmente le misure, a volte servendomi del gioco in uso e del vibro insieme. Lui ansimava, quando tratteneva a stento, e emetteva un dolce lamento quando gli comandavo di rilasciare. Io osservavo curiosa, al di là del vetro della doccia. Pian piano aumentavo anche i tempi, più tempo per trattenere e più tempo per rilassare. Vedevo come la cosa lo estenuasse, ma sapevo che anche lui desiderava che io lo aprissi, il più possibile, per servirmene. Avrebbe fatto qualunque cosa, fosse servita, per soddisfare ogni mia voglia. E lui sapeva che io volevo ardentemente il suo buco totalmente dilatato. 'Adesso ne mettiamo un litro, stringi' dissi, nel mentre che riempivo ancora la peretta, con un altro mezzo litro che riversai dentro di lui e, svelta, tappai con un plug più grosso. 'Tieni per 90 secondi. Così bravo', lo osservavo tremare per lo sforzo, dietro il vetro appannato, e mi compiacevo del fatto che fosse un modo per servirmi. 'Padrona...' mormorò, poco prima del termine fissato, e il plug fu sputato fuori con un getto d'acqua che non cessava di uscire. 'Tranquillo, tra poco lo rimettiamo dentro'. Gli lasciai un minuto per riprendersi e continuai.
Di tanto in tanto, per non forzare troppo, inserivo il gioco precedente, meno grosso. Da una parte sicuramente era per lui un sollievo, dall'altra doveva impegnarsi molto, per stringere con quel buchetto di cui pian piano stava perdendo il controllo. Più stringeva e, quando infine ordinavo di spingere il tutto verso l'esterno, più si rilassava.
Gli accarezzai la schiena bagnata dal soffione della doccia, 'bravo doggy, ancora un poco e dopo t'inculo' e di nuovo inserì la pompetta. Non lo tappai e osservai come non riusciva più a contenere, perdendo schizzi d'acqua da quel buco gonfio e dilatato, sebbene cercasse inutilmente di stringerlo. Continuai a lodarlo e riempirlo. Stavolta presi un dildo, lo spinsi dentro e, lentamente col polso, cominciai a farlo roteare. Il suo orifizio ormai sembrava rimanere aperto e assecondare i movimenti del dildo, con sbuffi d'acqua a ogni rotazione. Lui aveva poggiato i suoi gomiti per terra sfinito. 'Adesso mettiamo il penultimo', usai un litro di latte, stillato direttamente dentro il suo buco aperto, da un cartone che avevo predisposto a portata di mano, insieme a mezzo d'acqua calda. 'Tienilo chiuso' gli ordinai. Con le mani teneva strette le natiche, visto che il suo orifizio non rispondeva più ai suoi comandi. Infilai il plug gonfiabile, prima che l'acqua e il fluido denso sgorgassero fuori, senza controllo. Pigiai sul bottone, più e più volte, per far espandere il plug dentro di lui. Raggiunse una misura che difficilmente sarebbe riuscito a spingere fuori. Poggiò anche la sua fronte per terra, respirando affannosamente, sotto il getto caldo della doccia. Il respiro si fece un lamento, così lasciai sgonfiare il gioco che fu sparato fuori, seguito da un lungo spruzzo bianco candido. 'Ora sei ben pulito e aperto, mettiamo l'ultimo'. L'ultimo era quel grosso plug con cui l'avevo fatto allenare per settimane, per dare forma al suo buco. 'Tienilo il più possibile e quando sei pronto... io ti aspetto di là', così dicendo gli tolsi la benda e richiusi la porta della doccia.

Mi coricai sul letto, consapevole che avrebbe avuto bisogno di una decina di minuti per riprendersi e per sentire di aver espulso tutti i liquidi che aveva ricevuto al suo interno. Era necessario attendere, per fargli togliere quella fastidiosa sensazione di dover andare in bagno, che lo avrebbe distolto dai suoi servigi nei miei confronti. Non bisogna avere mai fretta, se si vuole godere e far godere.
Dopo un certo tempo uscì dal bagno, a quattro zampe, e si avvicinò ai piedi del letto, io gli avvicinai i miei piedi alla bocca e lui immediatamente li leccò, con fare servile. Scodinzolava con il suo culetto, così guardai e vidi che dentro teneva l'ultimo plug che gli avevo lasciato. Sorrisi, 'che troietta...', poggiai il palmo della mia mano alla base del plug e iniziai a farla vibrare, per trasmettere il movimento al suo interno. Poi con le dita presi a far girare la base, piano, sapevo che era una cosa molto rilassante. E ancora, afferrando saldamente la base, lo mossi circolare al suo interno per dilatarlo ancora. 'Secondo me è pronto, spingilo fuori e tienilo aperto'. Lui obbedì e il plug rimbalzò per terra con un tonfo. Lasciò il suo buco aperto in bella mostra, così presi delicatamente a massaggiarlo con un dito e del lubrificante. 'Ma guarda che bella fighetta', era proprio quel che pareva. Una fessura gonfia ai lati, che rimanendo aperta, mostrava il suo interno. Infilai il dito per sentire la sua consistenza e il suo buco burroso si allungò morbidamente, quando feci pressione verso il basso. 'Vieni', lo accompagnai sul letto, 'sdraiati. Sulla pancia'.
Gli misi il suo collarino. 'Stai qui, buono'. Lo accarezzai tutto per farlo distendere dopo quella utile tortura. Presi la benda, ancora bagnata e la legai dietro la sua testa. Indossai il mio strap-on e feci voltare lui, con la schiena verso il materasso e le sue gambe sulle mie spalle. Accompagnai la punta contro quel buco. Lui spalancò la bocca e, un centimetro alla volta, lo presi.
'Ti fa male?'. 'No Padrona, ancora...', spinsi un poco di più, 'così?', 'si, così...' mi rispose socchiudendo gli occhi. Mi avvicinai alle sue labbra aperte e le leccai. Lasciai che le sue gambe si avvinghiassero ai miei fianchi. Penetrai la sua bocca con la mia lingua, seguendo il ritmo lento con cui lo stavo inculando, e lui me la succhiò, come se le volesse fare un pompino. Eccitata, presi i suoi polsi e li puntai contro il letto con le mie mani. 'Avrei dovuto vestirti da troietta e legarti i polsi', 'mmmsi Padrona... puoi ancora farlo...' rispose sorridendo timidamente. Gli poggiai il mio seno sul viso e prese a leccarlo. 'Prendilo tutto in bocca', lo risucchiò all'istante tra le se labbra, accogliendolo tutto. Persi per un attimo il mio controllo, dando due colpi più decisi e lui riaprì la sua bocca per lamentarsi. Rimanendo dentro di lui, mi misi in ginocchio, tenendolo per le gambe. Di nuovo emise un gemito 'fai piano...', 'tranquilla troietta, ti scopo piano e a fondo, come piace a te'. Presi le sue palle e le massaggiai, osservando il grosso fallo con cui penetravo il suo buco lasco. Preferivo non toccargli il suo bel cazzo indurito. Sapevo che, quando stimolavo così il suo culetto, era molto rischioso farlo, in quanto perdeva qualsiasi facoltà di controllo e sarebbe potuto venire all'istante. Reputavo un grande spreco non farlo venire dentro di me, sopratutto la prima venuta, che era quella più abbondante e densa.
Mi sfilai delicatamente dal buco e lo guidai in quella posizione che più mi dava il senso di possederlo. 'Fammi vedere come ti metti a pecora, per farti inculare... Si, così, sei tanto troia... Lo sai?'. Strinsi il facone di lubrificante, versandolo dentro la fessura. Poggiai la punta e, facendola roteare, mi rispinsi dentro di lui. Lo tenevo ben stretto per i fianchi, affondando lenta. 'La tua Padrona ti sta scopando'. 'Oh si...' mormorò lui. Mi sfuggirono due o tre sculaccioni, colorando di porpora il suo culetto. Lui sussultò. 'Lo prendi proprio bene il cazzo, sei proprio brava'. 'Mmmm'. 'Sembri davvero una troietta che lo prende spesso...'. 'E' così Padrona, sono la tua troietta e amo essere scopata da te, col tuo cazzo nero'.
Appoggiando il mio seno contro la sua schiena e baciando e leccando il suo collo, imposi il mio peso e lui si distese sulla pancia, con me sopra. Mi muovevo con il bacino, piano, respirando sulla sua nuca.
'Te lo ho aperto tantissimo oggi. Come lo senti?' gli sussurai all'orecchio. 'Lo sento pieno... e sfondato'. 'Potrei riempirlo meglio, per farti sentire cosa si prova quando qualcuno ti viene dentro'. 'Tutto quello che vuoi... Lo sai...'.
Mi sfilai da lui e tolsi la cintura con lo strap-on. Lo presi per mano e lo accompagnai sino al bagno, dato che era tutt'ora bendato. Mansueto si inginocchiò nella doccia, là dove gli dissi. 'Aspettami'. Ritornai poco dopo con delle manette e gli bloccai i polsi dietro la schiena. Buttai un asciugamano sul piano doccia e gli appoggiai con cura la testa, lasciandolo in ginocchio con il culo alto. 'Tieni il culetto alto. Vuoi sentirmi venire dentro te?'. 'Oh si Padrona...'. 'Che troia... Sai come devi chiedermi le cose. Fammi sentire'. 'Padrona ti prego... Vieni'. 'Dove troia?'. '...nel mio culo, riempilo'. 'Non è più un culo, è una fighetta e tu sei mia. Dillo...'. 'Oh si, Padrona... Riempimi la figa... Vienimi dentro, ti prego'. Non avendo sperma da donargli, sfruttai la mia voglia di far pipì, dopo tutto quello sfregarmi, contro di lui, con lo strap-on. Congiunsi la mia vagina al suo buco spalancato e contrassi il ventre ritmicamente per schizzarlo dentro. 'E' calda...' disse con un filo di voce. 'Senti come ti riempio la tua bella fighetta?'. 'Grazie Padrona...'. Mi svuotai dentro lui, tenendolo per i glutei. Ormai era inutile dirgli di stringere, e dal suo buco fluiva via il mio liquido, scendendo come un fiumiciattolo per il perineo e lungo le sue palle. Con due dita mi toccai tra le cosce e poi gliele misi in bocca. 'Fai una doccia, pulisciti e rilassati' gli dissi, levando il suo collare. Quello era il segnale per fargli capire che da quel momento in poi, lo desideravo uomo.
Immaginavo divertita che si sentisse gonfio d'aria, come il plug gonfiabile, e aveva bisogno di svuotarsi, prima di scoparmi. Così lo lasciai lì.

Mi sdraiai sul letto, accarezzando la mia figa bagnatissima. Chiusi gli occhi, immaginando tutto quello che gli avevo fatto e che ora lui avrebbe fatto a me. Mi era venuta una gran voglia di averlo dentro e di vedere il suo sguardo grato.
Finalmente mi raggiunse. 'Ho iniziato senza di te' gli dissi, mostrandomi a gambe aperte, mentre intingevo il dildo nella figa. 'Avvicinati e apri la bocca'. Tolsi l'oggetto fallico da dentro e glielo misi in bocca, 'bravo succhialo bene', così lo attirai tra le mie cosce e gli spinsi la testa al suo giusto posto. 'Ora bevimi', sapevo di avere un lago tra le gambe e volevo che lui se ne accorgesse. 'Lo senti quanto sono bagnata?' ovviamente non mi attendevo risposta, perché la sua lingua era impegnata in altro. 'Lo so che ti piace, lecca, lecca, lecca... Ora succhiala... Oh si!'. Cominciai a invocare una gran varietà di santi che, se mi avesse sentito qualcuno, senza vedermi, avrebbe pensato di me che fossi una donna molto devota. Lo tirai verso su, sopra di me. Mi bacio felice di aver raggiunto finalmente la mia bocca e anche il suo cazzo sembrava altrettanto contento di toccare, con la punta, la mia carne calda, bagnata e avvolgente. 'La vuoi?' gli chiesi. 'Si Padrona, sono molto in calore'. 'Entra te la meriti davvero'. Non so se lui la meritasse, ma so di certo che lo volevo sentire duro, nella mia parte più profonda. Presi il suo culetto sodo tra le mani, per spingere il suo corpo atletico dentro di me. Il suo viso assunse quell'aria di stupore e sgomento che amavo. 'Ti piace la mia fighetta?'. 'Adoro la tua figa' disse mordendosi un labbro per contenere l'eccitazione. 'Io adoro la tua, oggi l'abbiamo sfondata... Ti piace quando ti sfondo?'. Morsicò ancora di più il suo labbro e strinse gli occhi, cercando di non udire, come Ulisse sopraffatto dal canto delle sirene, ma vincolato a un albero della nave, come lui lo era alla mia vagina che stringeva il suo cazzo.
'Stai fermo, trattieniti... Ti è vietato sborrare, prima vengo io' gli dissi decisa, per riportarlo all'ordine. Lo tenni, dentro me fermo, incrociando le mie gambe attorno alla sua schiena, come lui aveva fatto con me. Respirò profondamente per calmarsi e cominciò a spingere, sempre più forte, stavolta ero io a lamentarmi di piacere e a ospitarlo dentro. Lui tenendosi sulle braccia, con gli addominali contratti, mi faceva finalmente sua. Dopo aver più volte raggiunto il mio piacere, allungai la mano sotto di lui e presi i suoi testicoli. Lui sbuffò. 'Sembrano molto pieni' dissi massaggiandoli delicatamente. Lui si fermò dentro di me, la sua risposta fu un lamento eccitato. 'Ti vuoi svuotare?'. Il suo sguardo si fece disperato. 'Secondo me vuoi venire... Devi solo decidere dove e come. Vuoi che stia a quattro zampe?' lo incalzai. Strinse i denti, sempre più provato. Mi misi a quattro zampe e, in un attimo, e senza remore me lo fece sentire nel culo. 'Mmmm vuoi sborrarmi nel culo porco?'. Respirava affannato, e immaginavo serrasse le sue mascelle e stringesse gli occhi per calmarsi, come spesso faceva in quei momenti. 'Non trattenerti, venimi dentro... ora! Fammelo sentire'. Batteva contro di me con il suo bacino e sentivo le sue palle rimbalzare contro la mia figa. Ero di nuovo uno scoglio, contro cui un'onda si faceva strada, aprendo un anfratto sempre più largo e riempiendolo con il suo flusso caldo.




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