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Lui & Lei

Quarantena. Storia breve.


di Mistressedoggy
14.04.2020    |    8.866    |    10 9.3
"'Vuoi farlo arrivare in gola porco? Domani faccio affacciare te e io sto dietro..."
Era una sera di marzo, da qualche settimana approfittavo del poter rimanere in casa. Non sono certo tra quelli che si lamentano della clausura forzata, anzi, approfitto del momento per godermi il mio letto, in compagnia di lui. Ed ero sul letto in sua dolce compagnia quando, verso le 18, come già accadeva da qualche tempo, si cominciarono a sentire canzoni cantate dalle finestre e i balconi. Così presi la sua t-shirt, me la misi e, poggiando i gomiti sul davanzale, mi affacciai alla finestra, badando a tenere la parte nuda dietro la tenda.
A tempo di musica, inclinata, cominciai a ondeggiare il mio culo dentro la camera, non dovetti aspettare molto e non fui stupita, quando le sue mani lo allargarono e la sua lingua corse dalla figa sino al secondo buchetto. Aveva avuto il necessario tempo per riprendersi, e il suo cazzo puntato contro il mio culo ne era la testimonianza. Ero ancora bagnata dalla sua ultima venuta e non ci fu alcuna resistenza nel prenderlo dentro: andando a comporre insieme una figura più gioiosa e lussuriosa dell'Apollo e Dafne del Bernini. 'Spingilo sino in fondo e stai fermo' gli mormorai, cominciai a contrarre l'orifizio in maniera ritmica, 'lo senti come stringe?', lui rispose ansimando, senza muoversi come ordinato. Così mi allontanai piano, senza farlo uscire e diedi una forte spinta per sentirlo ancora più a fondo, alle mie spalle, dietro la tenda, un gridolino di stupito piacere. Non potei che sorridere placida a un vicino, col quale incrociai lo sguardo in quel momento. 'Fermo', intimai alla presenza nascosta, e di nuovo, stringendolo dentro di me, ripetei altre due volte di seguito tale movimento, le sue mani strette sui fianchi, alla seconda spinta, mi tennero, tirandomi contro di lui che cercava di spingersi ancora più in fondo, mentre una prolungata vocale di piacere usciva dalle sue labbra. 'Vuoi farlo arrivare in gola porco? Domani faccio affacciare te e io sto dietro...', sapevo che cosa avrei ottenuto nel provocarlo così, e infatti lui, dimentico del mio ordine di stare fermo, cominciò velocemente ad affondare ritmico, con quella sicurezza che un uomo ha dopo che lo si fa venire due o tre volte, ormai insensibile alle sirene dell'orgasmo o quasi. Con la mano intrappolai un urlo nella mia bocca, e senti lui ridacchiare, felice di potermi sottoporre a una pena di contrappasso, per la mia abitudine di provocarlo, nel tentare di farlo venire, quando molto eccitato.
I gomiti scivolarono verso giù, così la mia testa, per ripararmi dalla vista altrui. 'Brava, così a novanta...' e nel dirlo mi diede uno schiaffo sul culo, aumentando se possibile il suo spingere. Con le mani stringevo il parapetto della finestra, mentre la mia bocca libera esprimeva, in urla e parole confuse, le mie sensazioni di forte piacere. Da dietro la tenda, lui compiaciuto e sghignazzante mi disse 'vuoi che tutti ti sentano?', senza dimenticarsi di spingere ancora e ancora. Fissando le mattonelle, gli risposi 'lo sanno già cosa facciamo e lo sai che si eccitano quando ci sentono. Inculami porco, fagli sentire quanto sono troia e quanto sei capace di farmi godere'. Lui esitò un attimo, e io, senza vederlo, potevo immaginare la sua faccia smarrita alle mie parole, quegli occhi aperti e stupiti dall'eccitazione, così come il mordersi un labbro, per non lasciarsi sopraffare da quel brivido caldo, che sapevo come risvegliare in lui, anche dopo averlo svuotato. Prese un respiro per cacciare la tentazione di venire, si sfilò dal culo per entrare poco più sotto, passando la sua lingua calda lungo la schiena; non si era dimenticato della mia figa, dato che, di tanto in tanto, le sue dita andavano lì in visita, per supplire l'assenza di altro. Così, per equità, le sue dita andarono a riempire il vuoto lasciato, mentre l'altra mano catturò il mio seno. 'Un cazzo nel culo e uno nella figa, lo so che vuoi questo' nel suo tentativo di eccitarmi, nel momento stesso momento in cui pronunciò quella frase, emise un gemito e dovette bloccarsi. 'Quale donna non vorrebbe due cazzi dentro? Però devi montarmi e spingere forte se vuoi farmi davvero felice' e senza aspettare, feci ciò che desideravo da lui, riprendendo a muovermi avanti e indietro e lamentarmi, mentre da fuori provenivano i canti e gli applausi, che io immaginavo in onore al nostro rito dionisiaco e dedicati a tutte le altre coppie che, come noi, si univano per propiziare la fine della pandemia.
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