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Sarai punita


di SolEOrso
24.05.2025    |    96    |    4 9.4
"Mentre si avvicinava al portone di casa Sol riandò con la mente a quella mattina..."
Era un tardo pomeriggio di primavera, Sol stava rientrando a casa dopo il lavoro e una brezza ancora fresca per la stagione soffiava lieve. Mentre si avvicinava al portone di casa Sol riandò con la mente a quella mattina.
Orso era uscito presto e lei si era preparata con cura, indossando delle culotte nere a vita alte, la cui parte posteriore consisteva solo di un sottile filo che si perdeva tra i suoi glutei morbidi. Si era guardata soddisfatta alla specchio, aveva scattato una foto di spalle e l'aveva inviata a lui, ben sapendo quale sarebbe stata la sua reazione. La risposta non si era fatta attendere: "Adoro il tuo culo. Adesso però toglitele, non vorrai andare al lavoro così?!". Sol aveva sorriso maliziosa, il gioco era iniziato. "Non ci penso proprio a togliermele" aveva scritto e la risposta le aveva procurato un piccolo spasmo di piacere nella pancia "Sarai punita."
Adesso che finalmente stava per ritrovare il suo Orso era curiosa di sapere cosa la aspettava. Arrivata alla porta di ingresso fece per inserire la chiave nella toppa, ma improvvisamente quella si aprì e ciò che vide la fece sobbalzare di stupore ed eccitazione.
La sagoma imponente di Orso nudo si stagliava contro la penombra dell'interno e lo sguardo di Sol corse subito al suo cazzo, che le dava il benvenuto con una magnifica erezione. Non fece neanche in tempo ad aprire bocca che lui le ordinò in tono secco: "In ginocchio e saluta il tuo padrone come si deve". Lei non se lo fece ripetere, si inginocchiò e lo prese avidamente in bocca, assaporando il suo sapore ed esplorando ogni centimetro della cappella, per poi spingersi più a fondo, elettrizzata all'idea che un altro abitante del condominio passasse di lì. All'improvviso lui la tirò via, la afferrò per i capelli e la trasse in casa, chiudendo la porta e rivolgendole uno sguardo severo. "Spogliati" ordinò e Sol cominciò a sfilarsi uno dopo l'altro i vestiti, lasciando per ultime le mutandine incriminate, che lasciò penzolare davanti al suo viso con aria civettuola. Lui le prese e le esaminò, scoprendo il minuscolo triangolino di stoffa, ricoperto da una sottile strisciolina di una sostanza bianca e vischiosa. Orso fece un sorriso, come un predatore che sa che la preda non ha scampo e avvicinandosi le disse: "Ti sei bagnata tutta il giorno pensando alla punizione, non è vero troia?". Sol in tutta risposa respirò forte e tentò di baciarlo, ma lui fu più veloce, la afferrò e la spinse in camera da letto, facendola distendere sopra le coperte.
"Hai disubbidito e quindi verrai punita" disse prendendo la frusta che era appesa ad uno dei pomelli dell'armadio. Si avvicinò e cominciò a farle scorrere l'anello di cuoio ruvido sul corpo. Prima sui capezzoli, che si inturgidirono all'istante, per poi spostarsi lentamente in basso, fino alla sua figa completamente priva di peli, per infilarsi tra le sue grandi labbra e strofinare l'asta del frustino sul suo clitoride. Sol ansimava e gemeva, assaporando quella dolcissima tortura. Orso mise giù la frusta, si chinò tra le sue gambe e mugolò soddisfatto, respirando il suo odore e lasciando che la sua voglia gli impregnasse la barba e lo dissetasse, senza spegnere però la sete che gli bruciava in corpo da quella mattina. Cominciò a leccarle il clitoride, le labbra, la mordicchiò e succhiò mentre lei gemeva di piacere.
Quando entrambi non potevano più aspettare Orso si tirò su, le alzò le gambe e la penetrò con forza, strappandole un urlo di pura estasi, che si attutì quando la sua lingua si insinuò impetuosa nella sua bocca, allacciandosi a quella di lei in un bacio appassionato. Sol sentiva come un’onda dentro di sé, una forza che cresceva e la trascinava in un mare di piacere, mentre si aggrappava a lui, rifugiandosi in quell’abbraccio e stringendolo sempre più forte a sé e dentro di sé. Lo guardava estasiata muoversi sopra di lei, amava vederlo torreggiare e sentirsi piccola e fragile tra quelle braccia d’acciaio. Lui si passò una delle sue gambe sopra la testa, facendola spostare su un fianco, col culo leggermente alzato e il clitoride che sfiorava il lenzuolo, procurandole spasmi di piacere. Aumentò il ritmo, assecondando le richieste di lei, che lo supplicava di spingere più forte, di aprirla in due, di farla sua. Le urla di Sol divennero sempre più roche, mentre l’orgasmo la travolgeva, così intenso da farle girare la testa, finché entrambi non crollarono ansimanti sul materasso.
Sol si rannicchiò accanto a lui, posandogli dei baci lievi sulla pelle, ancora scossa da brividi di pura estasi.
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