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Calma dopo la tempesta


di Icepick7
05.06.2019    |    5.276    |    3 5.6
"Una non risposta, e Giuseppe calò il carico, quell'uomo lo aveva già pervaso in tutto il corpo e nella mente..."
Questo è il seguito del mio precedente scritto racconto "Nubi nella tempesta" sebbene i due racconti non si susseguono temporalmente.
Due precisazioni: invito al commento, se negativo (Non a tutti può piacere ovviamente) purché sia costruttivo; nonostante il poco successo del precedente lo pubblico ugualmente ; per cogliere il significato potrebbe occorrere una lettura più approfondita e non superficiale (chiaramente non è un'offesa alla capacità di lettura del lettore); ultimo ma non meno importante, potrebbe essere utile leggere il precedente racconto per capire alcune dinamiche esposte.
Buona lettura!


Tre ore erano ormai scorse, inesorabili e interminabili, ma il cuore di Giuseppe era imperturbato e tranquillo.
Dopo l'ultima batosta aveva deciso di "purificarsi" di quella orribile perversione, e a tratti ossessione, e smettere di rincorrere il suo istinto e la sua incessante ricerca di vita, pienezza e voglia di essere amato, perché erano un abisso senza uscita.
L'occasione perfetta si presentò quando coloro che lo amavano più di tutto, preoccupati per gli strani comportamenti dell'adorato figlio si rivolsero ad un bravo "strizzacervelli", come era per Giuseppe solito nominare chiunque avesse a che fare con la sua incasinata mente, per dissotterrare la sua contorta psiche e comprendere i suoi motivi, denudarlo decisivamente.
Ma nulla era mai riuscito a smuoverlo.

Giuseppe era perso, e se ne rese conto ben presto.

Passò la quarta ora, lo strano individuo che aveva lo scopo di analizzarlo era ora li davanti a lui.
Penna che inesorabilmente traccia il suo destino, raccoglie le sconclusionate parole del giovane delirante.
Taccuino le custodisce come tesoro amatissimo e ambitissimo, per averle egoisticamente per sé. Solo per sé.

Giuseppe amava l'uomo più grande di lui, come il padre, (un ottimo 45enne molto più virile e mascolino di molti giovani.), amava solo loro.
Quello che aveva di fronte era diverso da coloro a cui Giuseppe solitamente ambisce, ma a nulla può resistere quel fragile pezzo di carne, levigato come un ciottolo di fiume.
L'individuo continuò ad appropriarsi dei distorti pensieri del giovane, e se ne prese una breve sosta.
Giuseppe, che in cuor suo amava già quell'uomo, l'aveva ora osservato meglio
Non era come il solito uomo a cui era abituato, era invece un individuo distinto e portato bene, piazzato li dove serve, ma nulla da pretendere per il lavoro a cui era destinato.
Uno sguardo severo ma dolce e comprensivo, che ti guarda dentro, forse per quello era così bravo.
Giuseppe si intimidì.
Il suo pensiero era diretto a ciò che si celava materialmente dietro quell'uomo, mentre le parole di quest'ultimo riempivano vanamente la stanza.
Una non risposta, e Giuseppe calò il carico, quell'uomo lo aveva già pervaso in tutto il corpo e nella mente.
Il volto cambiò, era altrove, assente, carico di desiderio
Questa volta credeva davvero che fosse diverso, e ormai non era più in sé, come impossessato da uno spirito.
L'uomo intelletto lo scorse, comprese e lo fermò, non era li per quello, e di certo non voleva cedere
Il giovane era il pupazzo in preda al burattinaio del destino e della perversione, alla quale aveva sempre ceduto, sempre!
E quell'uomo era lì sempre davanti a lui, per comprenderlo, ascoltarlo, tirarlo fuori dalla melma in cui perennemente ristagnava.
Giuseppe si alzò e si avvicinò, l'uomo lo respinse diligentemente e cercò di instradarlo verso la comprensione tanto desiderata dai suoi cari, mentre si allontanava sempre di più dalla retta via.
Tutto vano.
Piagnistei buferici imperversarono, il suo uomo era lui ormai e il suo oggetto di desiderio, il solo capace di poterlo amare senza riserve.
Ma ciò era nella mente di Giuseppe, l'uomo pensieroso uscì dalla stanza e azzerò nella mente per un istante tutto ciò che stava succedendo lì, mentre il giovane rimase sperduto nel labirinto della sua contorta mente e il gelo della stanza lo attanagliava, un brivido e si scosse... ricordava...
l'albergo!...

Dopo aver riordinato i pensieri e calmato lo spirito inquieto dei genitori , l'uomo riprese ciò che era la sua missione, carico di speranza e rinnovata energia si apprestò ad entrare nella stanza.
Uno scudo era li dinanzi a lui ormai, lui con vigore lo abbattè e sbigottì.
La porta si richiuse lentamente dietro colui che la soglia aveva già varcato, il suo cigolìo era assordante, quasi insopportabile, la vista riprese piena conoscenza e aprì la bocca senza emettere alcun suono né parola, poichè ciò che era lì era indescrivibile ai suoi occhi.
Un giovane senza anima, innocente ma non poi così tanto, sì come era stato lasciato, ma ormai senza ripari, la fioca luce lo mise in risalto.
Candida pelle, deliziosi confini e timide mani, era li nudo, il viso di chi ne ha passate tante, troppe, ma persiste inseguendo un sogno.
Nemmeno una parola, un gesto, un urlo, Giuseppe lo voleva ardentemente e mai vi avrebbe rinunciato. Non stavolta!
Le mani si incontrarono, l'uomo in balia della carne si scosse, non avrebbe mai potuto immaginarlo. Oppure si...
Non una resistenza, le mani si trovarono come due innamorati da sempre, senza pregiudizi, senza preavviso.
L'uomo intelletto aveva smarrito ogni certezza, uomo intelletto qual'era si sentì nulla .
In fondo anch'esso era un pezzo di carne, e non avrebbe rinunciato a quella dedita adorazione tanto dimostratagli.
In poco anche le ultime indecisioni si tramutarono in desiderio , l'uomo intelletto era sparito al cospetto di quell'essere di carne, sfacciato e inerme .
Lentamente si unirono le menti, senza dire nulla, sommessamente, in perfetta sintonia e con il chiaro intento di entrambi.
I corpi si unirono in breve: una danza sfrenata e controllata di passione e desiderio, come rituale eseguito della maggior parte degli animali, anche loro, ormai, avevano ceduto ai propri ancestrali istinti animali.
Dell'uomo intelletto non rimaneva più nulla, né di ciò che indossava, una calma facciata, che nasconde e cela in profondità i desideri, le voglie, e li stavano prendendo forma in tutta libertà.
Un vortice di posizioni alternate, desideri incontrollati e irrefrenabili.
L'animo torbido di Giuseppe era ora rasserenato, rincuorato e travolto da quell'uomo che lo stava amando come desiderava, in lui un fuoco e una carica quasi animalesca si era risvegliata.

Quasi se ne era pentito! Oh Giuseppe, quanto lo avrebbe voluto. A qualsiasi costo.

Era instancabile, l'energia di quell'uomo era incredibile, una carica travolgente come un branco di bufali, come a Giuseppe piaceva, era forte ma gentile nell'animo e nel corpo. Ogni dolore si tramutava in pura passione, o almeno ci provava, il ritmo era incalzante e incessabile.

Quando il desiderio si affievolì gradualmente, la mente di Giuseppe fu catapultata alla realtà.
E il suo corpo con essa, si scosse come in preda ad un incubo.
L'uomo di carne non era più lì al suo fianco, era di nuovo l'uomo intelletto, distinto e distante.
Lo rimise in piedi frettolosamente e lo decorò come meglio poté
Giuseppe ebbe una doccia gelida, come il suo cuore e non si rese ancora conto si ciò che accadeva.
L'uomo lo guardò dall'alto delle sue tre lauree, e dalla sua indifferenza, anche dopo tutto ciò che poco prima era corso tra loro, incurante e facendo finta di nulla.
Con frettolose frasi di congedo lo scaricò, Giuseppe tornò nella disperazione, la mente inquieta, il cuore tradito e distrutto.
Nessuno aveva pena di lui, quell'uomo l'aveva amato, ma d'amore volatile e fasullo, ancora aveva amato credendo di essere amato.
Ma non era così, il suo cuore tornò alla gelida stanza di quell'albergo, alla quale era legato per sempre e a cui il destino lo intrappola.

Quella stanza gelida e squallida, come il suo cuore.




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