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La mia iniziazione a seguito di una endoscopia

08.04.2022 |
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"Imbarazzo ed eccitata emozione che ho sentito tutta nel suonare il citofono, spingere il cancello, seguire le indicazioni per raggiungere la scala dove, al primo piano, dopo essere salito a..."
L'esperienza è stata del tutto imprevedibile, la prima di un percorso che non avrei mai immaginato di fare e che invece mi ha coinvolto in un immediato susseguirsi di stati emozionali ai quali mi sono arreso con progressivo e incontenibile piacere.All'inizio, quando sono andato per la visita in ambulatorio la prima volta, ad animarmi era soprattutto una sensazione di grande imbarazzo: affrontare un esame che mi mi avrebbe costretto, mio malgrado, a concedere l'ingresso e l’esercizio esplorativo del mio condotto anale; quella posizione con le ginocchia ripiegate sul petto per consentire all'endoscopio un più agevole accesso all'ano; la mano del medico appoggiata sulla natica mentre con l'altra mi spingeva freddo tra le cosce l'endoscopio.
Doveva essere entrato appena di qualche centimetro l'endoscopio, quando all'imbarazzo di cui sopra si è aggiunto improvviso quello procuratomi dalla insospettabile erezione che sentivo crescere e prendere forma, frutto di una eccitazione che trovavo difficile giustificare... anche se scoprivo sorgivo un piacere inconsueto al quale mi abbandonavo volentieri all'avanzare dell'endoscopio nella cavità anale. Ero comunque confortato dal fatto che riuscivo a nascondere l'erezione costringendo il pene tra le gambe, spinte sulla pancia.
Quando l'erezione è stata tale e vigorosa da costringere il cazzo a farsi largo tra le gambe, proiettarsi fuori e mostrarsi teso e rigido all'assistente del medico, in piedi dinanzi a me, intenta a monitorare le immagini del video, ho creduto di morire per la vergogna. Nello stesso momento ho sentito la mano del medico distendersi sulla mia natica come in una carezza e adagiarvisi come per massaggiarla mentre l'endoscopio saliva nel condotto anale traducendo in un piacere estremo quello che prima della visita temevo invece potesse essere fastidio e dolore. Avrei voluto chiedere al medico di stringere ancora di più sulla mia chiappa e sul fianco la sua mano e con l'altra guidare l'endoscopio in una corsa che ne prevedesse la salita e la ridiscesa, per far crescere in maniera esponenziale quel piacere dal quale mi sentivo sopraffatto.
Quando, terminato l'esame, il medico mi ha chiesto se avessi provato dolore ho risposto con la voce rotta dall'emozione "No, è stato bravissimo". Mentre gli davo la risposta ho cercato di trovare disperatamente il coraggio di farlo guardandolo negli occhi e quando i nostri sguardi si sono incontrati si sono detti in un solo attimo molte più cose di quanto non avrebbero potuto fare le parole. Quando l'assistente si è allontanata per portare alla reception la cartella con gli esiti dell'esame il medico mi ha dato un foglietto con su scritto il suo numero di cellulare, dicendomi di poterlo chiamare per qualsiasi ulteriore necessità che mi fosse eventualmente occorsa.
L'ho fatto dopo appena due giorni e quella stessa sera, in coda alle visite che aveva in agenda, mi ha chiesto di tornare di nuovo in ambulatorio.
Per ben due giorni ho rigirato tra le dita quel biglietto con su scritto il suo numero, ogni volta combattuto tra il desiderio di concedermi di nuovo al piacere di una penetrazione che immaginavo stavolta ancora più bella e il dubbio di aver interpretato erroneamente come un invito, sull’onda dell’eccitazione, una proposizione invece consueta di disponibilità, rivolta a tutti i pazienti. Il ricordo dell’intensità del suo sguardo quando aveva incontrato il mio mi erano tuttavia di soccorso per credere che anche a lui non sarebbe dispiaciuto rivedermi.
Ogni volta che ne avevo occasione, quando ero solo in bagno, ne approfittavo per penetrarmi da solo con le dita, ricavandone un piacere sempre maggiore che mi induceva a spingermi sempre più a fondo, con un numero sempre maggiore di dita, per un tempo sempre più lungo ed esercizi sempre più dedicati ad allargare e stimolare le pareti del condotto anale… con un piacere sempre più intenso. Sempre più grande era anche però il desiderio che anziché masturbandomi, potessi lasciarmi condurre in quel percorso di estremo piacere da qualcun altro e considerando impossibile soddisfarne l’individuazione nell’immediato… mi restava solo il dottore.
L’ho chiamato che erano le 9:00 del mattino: “Buongiorno dottore, scusi se la disturbo, sono… , ricorderà che abbiamo fatto un endoscopia tre giorni fa, ho dei fastidi nella parte terminale del retto, pensa sia necessario un controllo o non c’è ragione di cui preoccuparsi?”. La sua risposta è stata una carezza: “Ciao, aspettavo di poterti sentire, se va bene anche per te potremo controllare già oggi che tutto vada bene, a fine pomeriggio, 18:30-19:00, in coda agli altri appuntamenti, non ti sarà necessario prenotare, dovrai venire però nell’altro mio ambulatorio a Via … .
Alle 18:15 ero già lì, curioso di scoprire se quello fosse veramente l’indirizzo di un ambulatorio o non, invece, quello della sua abitazione. Era un ambulatorio e dopo essere entrato ho detto alle ragazze della reception che avevo un appuntamento con il dottore, che era stato lui a dirmi di andare per un semplice controllo. Ero emozionato come un adolescente al suo primo appuntamento.
Quando mi hanno invitato ad entrare l’ho fatto spintovi soprattutto da uno stato di crescente eccitazione, che sentivo viva addosso e si rivelava ancora una volta con una erezione esagerata che, fortunatamente, questa volta, potevo nascondere sotto i pantaloni. Quando, dopo i saluti e i convenevoli, mi ha chiesto di togliermeli e distendermi nel lettino, ho avuto ancora il dubbio di essere vittima di un grosso equivoco, suffragato anche dalla richiesta di descrivergli i fastidi che mi avevano condotto li e che ho riferito semplicemente come “bruciori”.
Eravamo soli, non c’era nessuna assistente, mi ha invitato a mettermi su un fianco senza piegare però le ginocchia sul petto. Potrei dire che quasi tremavo, tra imbarazzo ed eccitazione, quando ho sentito di nuovo le sue mani addosso, delicate sulle natiche, scivolarmi tra le gambe, accogliere a palmo aperto i testicoli, massaggiarli, e riempire l’ano con due lunghissime dita, scivolate dentro in un attimo, lubrificate e vive di un vigore anch’esso eccitato. Soffocavo i gemiti di piacere nell’abbandonarmi a quelle dita che abili mi perlustravano in quell’intimità che mai avrei immaginato di poter condividere, quando ad un tratto si è riempito con l’altra mano il pugno del mio cazzo e ha cominciato a masturbarmi mentre mi penetrava ormai, a turno ma talvolta con tutte insieme le dita dell’altra mano, nessuna esclusa. Stavo godendo di un piacere mai provato prima che mi faceva sentire prossimo l’orgasmo, stimolato contemporaneamente dal piacere della frenetica masturbazione e da quello dell’abile penetrazione anale, quando ho avvertito all’improvviso la sua bocca disegnarsi sulla mia chiappa, l’alito caldo di un sospiro eccitato e la sua lingua carezzevole annunciare l’abbraccio delle sue labbra e, morbido, ma decisamente erotico e sensuale, un morso delicato che mi ha condotto all’estasi di un piacere nuovo. Mi sono rigirato, coricato di schiena, ho cercato i suoi occhi che ho trovato fissi a cercare i miei, vivi della stessa medesima intensità; sorrideva: “tutto bene, nessun problema, stai benissimo, ma potrei farti stare anche meglio, con questo” aveva la mano aperta tra le gambe, appoggiata sul cazzo che si poteva ben vedere in erezione dal profilo che si scorgeva sotto i pantaloni: “la prossima volta a casa mia”.
Una settimana dopo, mentre mi incamminavo verso casa sua, ragionavo sul fatto che questa volta mi era possibile immaginare con ragionevole sicurezza quello che sarebbe successo nelle due ore successive, era la ragione stessa che mi conduceva lì a darmene la certezza: avrei consumato la mia prima esperienza con un uomo concedendogli di cogliere a pieno la mia verginità. Mi interrogavo se l’avessi fatto con qualcun altro che non fosse lui ma la risposta era fin troppo facile: ero li per soddisfare il piacere di farmi penetrare e non per il piacere che aveva suscitato in me la sua figura, benché senz’altro non mi dispiaceva con il suo aspetto giovane e bello, nel modo gentile di proporsi e capace in ogni occasione di sciogliere il mio imbarazzo e farmi sentire a mio agio.
Imbarazzo ed eccitata emozione che ho sentito tutta nel suonare il citofono, spingere il cancello, seguire le indicazioni per raggiungere la scala dove, al primo piano, dopo essere salito a piedi, ho suonato alla sua porta… che si è aperta dopo un attimo.
Mi ha fatto entrare, facendo strada fino ad un luminosissimo soggiorno, con ampie vetrate affacciate sul parco sottostante, e mi ha invitato a sedermi sul divano. Indossava una maglietta che lasciava immaginare le spalle larghe e i pettorali pronunciati, come scolpiti, e i pantaloni della tuta sotto i quali, lo confesso, cercavo di immaginare il giocattolo che sarebbe stato di li a poco ragione della mia deliziata iniziazione. Dalla cucina ha trasferito sul tavolino antistante il divano: caffè caldo, latte, tre brocche di succhi di frutta e lieviti caldi che, mi ha detto, si era fatto portare dal bar adiacente il complesso residenziale.
Abbiamo conversato piacevolmente a lungo, disquisendo di noi senza alcun riferimento tuttavia alle ragioni per cui ero li, tanto da indurmi a credere che forse non avremmo dato seguito ai propositi proibiti che erano propri di quell’invito a casa sua. Poi, all’improvviso, si è alzato dal divano e mi ha invitato a porgergli la mano, l’ha stretta carezzevole nella sua e mi ha guidato fino alla fine del corridoio, nella stanza da letto. Con i suoi occhi nei mei ed un sorriso capace di sciogliere qualsiasi inibizione, se mai ce ne fosse stata, mi ha detto: “spogliati e distenditi comodo nel letto, arriverò tra un attimo”.
Mi ero appena disteso nudo sul letto quando è tornato, nudo anche lui, facendo mostra di un fisico atletico che per quanto avessi potuto apprezzare sotto i vestiti, non avevo immaginato tanto bello e prestante ma soprattutto, non avevo mai visto il suo cazzo che guardavo adesso pendergli tra le gambe: grosso, lungo e in procinto di un imminente erezione che ne disegnava sul profilo le vene che vi irroravano il sangue. Si è disteso accanto a me accarezzandomi il petto, le cosce, sollecitandomi i capezzoli che ha dapprima leccati, succhiati e poi mordicchiati; mi ha palpato, massaggiati i testicoli e afferrato il cazzo, in erezione. Anch’io sentivo distinto il profilo del suo cazzo in erezione spinto sulla mia coscia, era turgido, caldo, l’ho stretto in mano supplicandogli “lo voglio!”.
Mi ha invitato ad alzarmi dal letto e presa dal comodino un tubetto di crema lubrificante se ne è riempito una mano, che mi ha passata tra le gambe e che mi ha spinto con le dita fin dentro il condotto anale anticipandomi gli effetti di un piacere che era già motivo di profondo godimento.
Si è ridisteso sul letto, appoggiandosi sulle lenzuola con le spalle, e a gambe divaricate il cazzo che vi si erigeva nel mezzo sembrava imponente, e lo era, la cappella rossa, come in fiamme. Lo guardavo, in piedi accanto al letto, quando mi ha preso la mano e con il sorriso rassicurante di sempre mi ha tetto: “vieni, sieditici sopra, e fanne entrare di quanto ne sentirai la voglia quando vorrai”.
Senza lasciare la sua mano sono salito sul letto e l’ho cavalcato, appoggiato sulle ginocchia ho guidato con l’altra mano la cappella del suo cazzo all’ingresso del mio condotto anale e ho spinto verso il basso il bacino come per sedermi. Adesso avevo entrambe le mani strette alle sue, mentre nell’esercizio di sedermi sentivo affondarmi nel culo, dilatandomene l’ano, qualcosa di immensamente bello, fonte di un piacere estremo, qualcosa vivo di un calore incandescente e di un vigore sfrenato che mi scivolava dentro, regalandomi ad ogni centimetro sempre più brividi di incontenibile piacere e desiderio. Benché esageratamente grande mi sembrava di sentirlo crescere ancora il suo cazzo, lo lasciavo scivolare delicato fino a quando, desiderandone quanto più ce ne fosse, ho spinto in basso fino a sedermi sul suo basso ventre con il cazzo interamente piantato nel culo, impalato; gemevamo insieme per raccontarci il reciproco piacere. Ho cominciato a muovermi anche in avanti e dietro, fantastico! Risalivo per poi ridiscendere, con movimenti altalenati ora delicati e ora più sfrenati, che rispondevano ad una tempesta di emozioni forti che sembravano non esaurirsi mai. Le nostre mani strette come a guidare quella danza e i nostri gemiti di piacere a ritmarne i passi, mi sembrava di impazzire ormai fuori di testa, quando ho sentito caldo e abbondante nell’ano il fiotto del suo sperma e all’unisono il suo grido di soddisfatto piacere. Ho visto il paradiso.
Mi sono alzato sulle ginocchia sfilandomi dall’ano il cazzo e prima di distendermi accanto a lui mi è venuto spontaneo dargli un bacio sul petto e dirgli “grazie, sei stato fantastico, ho provato emozioni che sei stato il primo ad offrirmi”.
E’ stato allora che è capitato ciò che non ero stato capace di immaginare quando nell’approssimarmi a casa sua credevo ragionevolmente di sapere cosa invece sarebbe successo.
“Non c’è nulla di cui tu debba ringraziarmi, c’è invece qualcosa che puoi fare per restituirmi il medesimo piacere e che ti chiedo di poter fare”. E’ scivolato con la bocca tra le mie gambe e mentre con le mani mi palpava e massaggiava i testicoli, ha avvolto con le labbra come in un abbraccio il cazzo, risalendone la colonna accompagnandone l’immediata erezione, fino a gonfiarsi le guance della cappella che ha cominciato a leccare e succhiare. Si è alzato sulle ginocchia e messosi a 90° mi ha chiesto di scoparlo, allargandosi con le mani le natiche dopo avermi detto di mettermi sulla cappella la crema lubrificante.
Non lo avevo mai fatto e mai avrei immaginato di doverlo fare, ma l’eccitazione era ancora tanta e l’erezione capace di un vigore che andava soddisfatto, tanto che è stato sufficiente appoggiarglielo nell’ano e spingerlo dentro per sentirlo affondare; gli tenevo con le mani stretti i fianchi per tenerlo fermo mentre glielo spingevo e affondavo dentro forte di un progressivo vigore, talvolta quasi selvaggio; sentivo il cazzo andare a fuoco avvolto dalle pareti strette del suo condotto anale, certo comunque di non procurargli alcun dolore ascoltando i suoi gemiti di piacere: “siii, ancora, spingimelo tutto fino in fondo, il tuo cazzo è fantastico, molto meglio del tuo culo, fallo finché ne hai e vienimi dentro”. Sono venuto e quasi svenuto per l’eccessiva eccitazione, mi sono disteso nel letto e questa volta è stato lui ad adagiarsi di fianco, in parte sopra di me, a darmi un bacio.
Il suo bacio non è stato tuttavia sul petto; con gli occhi fissi nei miei come a cercare o meno l’approvazione a ciò che stava facendo, ha avvicinato la sua bocca alla mia, soffermandosi fino ad arrestarsi prima del contatto. Con un riflesso incondizionato, spontaneo, ho socchiuso le labbra e ho lasciato che ne uscisse appena la lingua, come in un invito. Immediata, la sua bocca si è incollata alla mia e dal pertugio rimasto aperto sulle mie labbra ho sentito prepotente la sua lingua entrarmi in bocca, spingersi contro il palato, cercare la mia lingua per avvinghiarsi insieme come in una danza, spinte una contro l’altra, e le labbra nel frattempo spalancate a respirare dello stesso respiro. E’ stato come scopare di nuovo e quel bacio sembrava non finire mai, ricordo con piacere la sua lingua carezzevole sulle mie labbra prima di mordicchiarle e incollarvicisi di nuovo con la sua bocca.
Non ci siamo nemmeno accorti che erano passate già tre ore e, dopo una doccia, avremmo dovuto rivestirci e uscire di corsa, ci aspettavano ad entrambi diversi impegni.
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