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Mille Pini - Parte Quinta


di LovelyL
16.04.2015    |    4.029    |    0 9.8
"L'unica fonte di cibo era dentro ai suoi coglioni enormi, dovevo impegnarmi..."
Un rumore di chiavi e poi il silenzio.
Ero svenuto per la fame.
Intorno a me non c'era nulla, una cella spoglia chiusa con una griglia abbastanza spessa e impossibile da forzare. Sembrava una caverna.
''E' inutile urlare, non c'è nessuno''.
La stanza continuava ancora per qualche metro.
-Ok- Scossi la testa. L'aria era spessa, un forte odore di sperma si librava dal pavimento.
Dovevo trovare un modo per andarmene.
''Pensa dai... cazzo''
Mentre gironzolavo ciondolando, notai che una delle sbarre era leggermente staccata.
-Avanti, staccati dai- dissi digrignando i denti e cercando di romperla.
La porta che avevo di fronte si spalancò sbattendo.
Quattro uomini mediamente pelosi con un collare di pelle, scalzi e con una specie di slip di pelo che sembravano essere usciti da un film porno gay. Barba folta e alti rigorosamente più di 1.90, si disposero in fila davanti alla mia cella. Dietro di loro ne sbucò un altro vestito diversamente: delle cinghie legate sul petto e un anello al cazzo, completamente nudo. Si sedette al tavolo poggiandoci i piedi sopra.
-Che cosa...- Sussurrai guardando sbalordito quella strana scena.
-Sei fortunato sai?-
Non risposi.
-Il Padrone ha saputo della tua intrusione qui da noi. Non era affatto contento-
''Di cosa sta parlando? Perché girano tutti scalzi qui?''
-Speravo di poterci giocare io con te ma purtroppo ha deciso di incontrarti di persona questa sera stessa-
Continuavo a non capire, mi sembrava tutto così assurdo e spaventosamente eccitante.
-Non mi va di portarti da lui in questo stato. Scommetto che hai fame-
Tirò fuori da una sacca sotto il tavolo delle pagnotte che sembravano appena sfornate e delle bottiglie di vetro riempite d'acqua.
Mi si illuminarono gli occhi.
Si alzò arrivando ad un palmo dalla gabbia.
Aprii una bottiglia porgendomela sorridendo: -Avanti, bevi-
Allungai la lingua e me la bagnò con un po' d'acqua versando il resto per terra.
-Ahahah- con un'espressione compiaciuta stampata in faccia mi allungo un pezzo di mollica.
-E il pane? Il pane lo vuoi??-
Ne assaggiò un pezzo sputandomelo poi in bocca.
-Oggi no, non avrai il pane. Oggi avrai un bel pranzo speciale apposta per te-
Tornò a sedersi.
Allo schioccare delle sue dita il primo uomo barbuto e muscoloso entro nella cella aprendola con la chiave che aveva appesa al collo.
-Quale pranzo speciale? Cosa volete farmi?? Non di nuovo...-
Gli altri uomini ci raggiunsero spogliandosi completamente.
-Ecco, saziati pure-
Uno di loro mi tappò il naso e un altro, dopo essersi scappellato mi infilò il pisello in bocca. Non riuscivo quasi a respirare, lo spingeva fino gola facendo sbattere le palle dure sul mio mento.
Lo sentivo pulsare e fremere. Stavo per svenire di nuovo, lo stomaco mi brontolava. L'unica fonte di cibo era dentro ai suoi coglioni enormi, dovevo impegnarmi.
Presi letteralmente in mano la situazione.
Afferrai quel grosso pisellone iniziando a dargli delle belle poppate intense.
Il latte arrivò violento schizzandomi in gola. Finalmente mi stavo nutrendo.
Lo sfilai velocemente per passare al successivo.
Questo mi prese la testa fra le mani iniziando a scoparmi la bocca, non resisteva più.
La scarsa durata venne però compensata dalla quantità di sborra calda con la quale mi allattò.
Cinque o sei fiotti corposi sgorgarono dal suo glande finendo dritti nel mio stomaco.
Mentre ingurgitavo ci guardammo negli occhi.
-Cucciolo... hai fame vero?- disse con il suo timbro profondo.
Liberai la bocca e gli risposi che ero sazio, avevo bevuto a sufficienza.
-Di già? Non vorrai mica offendere il nostro padrone rifiutando i cibi che ti offre!-
-Ma sono pien...- il terzo uomo mi interruppe dandomi da assaggiare il suo pisello.
-Dai cagna succhiamelo e svuotami, tanto so che lo vuoi-
Dopo due o tre spinte lo tolse.
-Non ne voglio più, ne ho bevuta troopa...-
-Taci stronzo. Spompinami la cappella e manda giù-
Mi riempì anche lui con quella lava bianca tanto gustosa.
Volevo che smettessero e che continuassero, provavo sentimenti totalmente contrastanti.
''Come ho fatto a finire in questa situazione? Volevo incontrare mio padre e basta, non chiedevo altro''
Anche il quarto si svuotò dentro di me.
''Mi sta davvero accadendo tutto questo?''
Il gruppetto allontanandosi fece spazio al ''capo''.
-Era buona?-
Prese una ciotola dalla sacca.
-Sai, a vedere tutto questo è venuta un po' di fame anche a me-
Mi mise a quattro zampe spostandosi dietro.
Mi succhiò i testicoli e poi con la mano cominciò a mungermi.
-Sto morendo di fame-
Più mi scappellava e più mi diventava duro.
-Ti piace farti mungere eh?-
Lo prese in bocca ed io sborrai.
-Mmmm, è davvero ottima...-
Mentre era preso a spompinare e a bere mi cadde l'occhio sulla sbarra mal messa.
''Che dio me la mandi buona''
L'afferrai e con tutta la forza che avevo in corpo, staccandola, lo colpii' in piena faccia.

Il pavimento era macchiato di sangue, lasciai cadere l'arma improvvisata e scappai via attraversando mille cunicoli e tunnel.
''Cazzo, cazzo, cazzo'' pensai con il cuore in gola.
Salii due rampe di scale ritrovandomi in un corridoio.
Sembrava essere fatto in pietra e marmo, quasi fosse un vecchio castello.
A differenza dalla cella in cui ero prima questa parte delo stabile sembrava essere in qualche modo più moderna, come se appartenesse ad un epoca più recente.
Senza perdere tempo mi infilai nella prima stanza che trovai sulla sinistra.
Pavimento lucido, due letti in legno, una scrivania, una finestra, un armadio e un bagno. Interamente in stile medioevale.
Potei finalmente lavarmi e pulirimi.
Trovai una vasca piena d'acqua calda in cui mi immersi.
Ormai non potevo tornare indietro, dopotutto i fatti accaduti fino a quel momento avevano un lato parecchio eccitante. Dovevo arrivare infondo a quella storia.
Fuori dalla finestra vidi un'intera foresta che circondava il castello, doveva essere una pineta.
Il sole filtrava dai vetri illuminando perfettamente ogni singolo angolo e dettaglio di quella stanza.
Dopo essermi asciugato con un panno bianco che trovai piegato su una sedia tentai di guardare nel cassetto della scrivania, ma sentii qualcuno avvicinarsi alla porta che si aprii lentamente cigolando.
Chiusi gli occhi e trattenni il respiro per qualche istante.
Qualcosa mi sfiorò la spalla.
(Continua)
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