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L'amica speciale -9-


di QualcheTrasgressione
09.05.2025    |    316    |    0 9.0
"Una scena pazzesca vedere come quei due sono venuti solo a guardarmi..."


Bentrovati. Mi scuso per la lentezza di questo aggiornamento. Sono intervenuti fatti che mi hanno distratto e occupato il tempo. Fatti ancora sono presenti, purtroppo. Quindi aggiornerò quando ne avrò la possibilità.


L'amica speciale - 9 -

«Non so quante volte lo abbiamo fatto. Sono piena di sborra, tra le volte che mi è venuto dentro e quelle che ho ingoiato.»
Eravamo sul mio letto, sedute a gambe incrociate una fronte all'altra. Indossavamo entrambe degli abiti, il mio lungo e il suo più corto.
Cominciò a raccontare e ben presto finimmo con le mani tra le cosce: la mia sopra l'abito, la sua si muoveva lenta sul triangolo di pizzo del perizoma.
«Ti ho detto che è un porco! Dio mi fa impazzire!» commentò con occhi sognanti.
«Siamo andati in una pizzeria e mi ha chiesto di chiamarlo papà, così che nessuno sospettasse. E lui ha fatto lo stesso, ha pure detto "porti una birra piccola a mia figlia" al cameriere. Quello poi ha cominciato a guardarmi e lui mi ha detto che attiro cazzi come il miele attira le api» Lo disse come fosse una gratifica. Alle mie orecchie era suonato un po' come "gatta morta", ma tra loro era quello il gioco: più lui la trattava da troia, più lei godeva.
«Poi mi ha mandato in bagno a togliermi le mutandine e io ero in gonna. Non hai idea di quanto sia eccitante camminare in mezzo alle persone sapendo di essere mezza nuda. Quando sono tornata al tavolo gliele ho consegnate e lui le ha chiuse nel palmo e le ha annusate, poi le ha messe in tasca. Al caffè mi ha dato il cucchiaino e mi ha detto di infilarmelo dentro.»
La guardai stranita e lei rise «Lui mi fa diventare troia! L'ho fatto: ho armeggiato sotto il tavolo e mi sono messa dentro il cucchiaino. Era piccolo, eh!»
«Non ti ha fatto male?»
«Un po', forse perché ero seduta, ma era meno di dieci centimetri... Lui me ne dà più di venti!!» disse orgogliosa.
«Te lo aveva già dato? Prima della pizza, intendo» chiesi anche se mi pareva esagerato.
Lei sorrise sorniona.
«Il nostro luogo di incontro è in fondo alla via, dove c'è quella ditta, quella con il cancello verde, hai presente? Io lo aspetto al palo di cemento.»
Sì che lo sapevo, ero rimasta sotto quel palo a spiarli, tempo prima.
«Quando è arrivato aveva già il cazzo in mano, bello duro. E io non so resistere al suo cazzo. Appena salita, l'ho preso in bocca, due succhiate e stava per venire! Ha parcheggiato nel boschetto e mi ha presa in braccio, ma gli davo la schiena, come al solito, perché... » dalla mia espressione dovette intendere che non avevo capito e continuò «Ah! Forse non te l'ho detto! Una volta siamo stati  beccati dai carabinieri mentre scopavamo» a quelle parole sgranai gli occhi, ma le mie dita rafforzarono la pressione sul clitoride.
«Per fortuna eravamo in quella posizione e completamente vestiti e lui è riuscito a convincerli che mi stava impartendo le basi di guida» di nuovo la guardai in modo sospettoso.
«Ovviamente, da porco che è, mentre parlava con il carabiniere ha continuato a scoparmi.  Dava piccole spinte e muoveva il cazzo dentro di me. E, non appena quelli hanno fatto per andarsene, ha preso a fottermi con forza, estremamente eccitato dal pericolo scampato. Quel giorno, poi mi ha scopata anche contro la portiera, in piedi accanto alla macchina. Roba che se passava qualcuno, ci beccava! Aveva il cazzo durissimo e nessuna voglia di finire. Mi ha fatto fare tardi e pure lui è tornato a casa molto più tardi del solito.»
Raccontava con espressione sognante, umettandosi le labbra e mordendole.
Aprì di più le gambe e spostó il perizoma toccando la fica a pelle, il suo respiro si bloccò per poi uscire in un ansito.
«Non hai avuto paura?» chiesi per bloccarle il piacere che quel ricordo, così vivido, le stava donando.
«Con lui ho sempre paura. Se qualcuno ci becca è la fine. Lui sposato, adulto, padre di famiglia. Io minorenne consenziente. Lui rischia la galera, io la diffamazione: non mi staccherei più di dosso la nomea di puttana. Ma te l'ho detto: non riesco a farne a meno. Fosse possibile lo incontrerei tutti i giorni. Ho orgasmi incredibili, da perdere la testa.»
Mi diede fastidio lo sottolineasse, senza dirmelo chiaramente mi aveva detto che con me provava piacere ma mai quanto con lui.
«Anche stavolta eravate vestiti? Prima della pizzeria?» chiesi cercando di allontanarle quel pensiero dalla testa.
«E sì, quando facciamo una sveltina mi scopa sempre così. A lui piace perché mi sbatte da sotto e io sono incastrata con il volante. Devo subire le sue spinte e godere.
Mi siedo in braccio, sposta il perizoma, lui ha solo il cazzo di fuori e mi impala. Ti assicuro che è eccitante da morire, anche se ho la cerniera dei jeans che mi dà fastidio o il perizoma che mi sega la pelle. Ma la sua irruenza, quel cazzo duro che mi scava dentro... Lo sento tutto. Poi... ti ho detto, lo ha largo, grosso, la cappella più larga del tronco. È come avere dentro una tazzina da caffè che scava a ripetizione.
E lui, ieri, era infoiato di brutto, sapendo che avremmo passato tutta la notte insieme. La sua famiglia stanotte era via, non so dove.»
Lo sapevo io.
«E dopo la pizza dove siete andati?» chiesi per interrompere di nuovo quel viaggio nei ricordi.
«Nel parcheggio gliel'ho preso in bocca e ha cominciato a guidare mentre lo spompinavo, poi ha sborrato mentre eravamo fermi ad un semaforo. Ho dovuto bere tutto.»
«Ti piace?»
«Non particolarmente, lui fuma e non ha un buon sapore. Ma piace a lui e io adoro farlo contento. Poi siamo andati in quel cinema che dà solo film porno, hai presente?»
Non risposi, zittita da quella informazione. Quel posto era noto a tutti ma, per me, era come fosse appestato: quando ero costretta a passarci vicino camminavo dall'altro lato della strada, come potessi infettarmi o fare incontri con uomini che ritenevo depravati, solo perché lo frequentavano. Sapere che lei c'era entrata mi scioccò.
«Non guardarmi così. Ho sempre desiderato entrarci ma temevo di fare incontri spiacevoli ma entrarci con lui... mi sono sentita una regina. Avevo tutti gli occhi addosso. E non ero l'unica donna, ma la più giovane di certo. Il film era spinto, ma non ricordo molto: mi ha masturbata tutto il tempo ed ero troppo impegnata a godere. Poi mi ha chiesto di guardarmi attorno e c'erano molti uomini che ci guardavano, ho visto  le loro braccia muoversi, si stavano segando su di noi, non sul film.  Ma credo fossero i gemiti dell'attrice che eccitava in quel modo spasmodico. Anche io mi sentivo più eccitata del solito. Poi con tutti quegli occhi addosso... Ho avuto un orgasmo potente e ho schizzato sulla sua mano. Ho pensato fosse pipì ma lui mi ha detto che era il mio piacere. E ha continuato a scoparmi con le dita, più forte, più a fondo, ho quasi temuto volesse mettermi dentro la mano!»
«Non avevi paura che gli altri si avvicinassero?»
Mi guardò con uno sguardo divertito e timoroso allo stesso tempo, mordendo il labbro inferiore.
«Verso la fine del film lui ha fatto cenno di avvicinarsi e un paio di loro lo hanno fatto. Ero interdetta ma avevo le sue dita dentro che continuavano a scoparmi, mezza sdraiata sulla poltrona, a gambe spalancate. Quei due si sono avvicinati di qualche passo e avevano il cazzo in mano, lo sguardo fisso tra le mie gambe e... Sono venuti. Hanno schizzato sul pavimento e sui sedili accanto. Lui si è chinato su di me e mi ha detto porcate mentre le sue dita dentro mi scavavano e alla fine sono venuta ancora. Una scena pazzesca vedere come quei due sono venuti solo a guardarmi. Eccitante da impazzire!»
Ero sempre più scioccata, io non avevo quell'ardore.
«Quando siamo usciti, quegli uomini mi mangiavano con lo sguardo ma non ero intimorita anzi, mi hanno eccitato ancora di più. Ero così presa che mi sono masturbata per tutto il tragitto fino a casa sua. Sotto i suoi occhi. Seduta di traverso gli mostravo la fica e come mi toccavo e quando avvicinava la mano la respingevo. Ma il porco, appena arrivati a casa sua, ha voluto scoparmi sulla scala esterna: me lo ha infilato mentre salivo i gradini, tutto in un colpo! Mi sono sentita invasa, ti è mai capitato?»
Non era una domanda reale, infatti non aspettò la risposta che subito riprese «Ero in bilico sulle scale, mi teneva per la vita e me lo spingeva dentro come un forsennato. Per fortuna era notte fonda e la luce sulla scala era spenta, altrimenti poteva vederci qualcuno. La cosa orribile era che non potevo fiatare, dovevo stare zitta e prendere quelle botte. Poi è arrivata una macchina e siamo corsi in casa e abbiamo ripreso in camera da letto» mi chiesi se stesse inventando o se davvero mio padre l'aveva scopata sulla scala. Ma sapevo che da loro due potevo aspettarmi di tutto, lo avevo visto coi miei occhi quanto erano capaci di fare pazzie, quanto gli piacesse ed eccitasse essere estremi, quasi a farsi scoprire. Li invidiavo per quello anche se ero consapevole che era tutto troppo per me, che non ne sarei mai stata capace.
«Mi ha scopata nel letto che condivide con la moglie. Mi eccita da impazzire scopare in camera sua!» disse eccitata e le sue dita aumentarono il movimento sul clitoride, poi scivolò sul materasso, avvicinandosi più a me e con le dita aprì le labbra, mostrandomi il suo ingresso visibilmente bagnato.
«Non hai una zucchina?»
Quella richiesta mi incendiò, mi alzai di scatto e andai in cucina, rovistai un po' e trovai dei cetrioli di varie dimensioni. Li presi tutti. Quando tornai in camera e lei vide quello che avevo in mano, gemette arcuando la schiena.
La raggiunsi e la scena della fica esposta, aperta dalle dita, il clitoride gonfio... Tenni in mano uno dei cetrioli, uno di media grandezza, con le dimensioni più simili al cazzo di mio padre, sfregai la punta sulla carne fradicia tra le sue dita e lo spinsi dentro senza mezzi termini, lentamente ma inesorabile. Gridò, ansimante, contorcendosi ma non disse di fermarmi o di fare piano, lo prese finché riuscii a spingerlo e rimasi affascinata a guardare la pelle tesa che abbracciava il verde del cetriolo. Fuori restavano a malapena cinque o sei centimetri, troppo pochi per maneggiarlo bene. Ma i suoi gemiti sommessi, quella voce porca, quel modo di respirare come stesse annaspando svegliò il mio essere, porco e perverso. Quella parte di me che resta sopita la maggior parte del tempo, nascosta agli sguardi e alla conoscenza di tutti. Quella parte di me che mostro solo a chi sa coinvolgermi davvero, chi mi apre la propria mente perversa e porca, chi mi confida le voglie e le fantasie "sopra le righe". Lei si scopava mio padre, non sapeva io sapessi, ma mi raccontava di quell'uomo più grande con cui scopava e faceva porcate. E voleva farle anche con me.
Usai il pollice per spingere il cetriolo e altre due dita per torturare il clitoride gonfio e arrossato.
Guaiva ad ogni spinta lenta, arricciando le dita dei piedi e delle mani, spingendo il bacino. La tenni sul filo del rasoio per qualche minuto poi poggiai il palmo contro il cetriolo e lo spinsi con più forza dentro di lei che spalancò gli occhi. I suoi muscoli vaginali spingevano fuori l'ortaggio e io lo rimettevo dentro con irruenza.
«Oh! Sì! Così! Scopami!»
Le sue parole e i suoi gemiti, nonché la vista della fica aperta, masturbavano il mio cervello, godevo del piacere che le stavo dando. Sentivo la fica palpitante come se la stessi realmente stimolando. Quando la mia amica sollevò il bacino in preda al piacere, sentii un guizzo anche io.
«Ti piace avere la fica piena» mormorai tra i denti, furiosa ed eccitata.
«Oh, sì! Cazzo sì!»
Gettai uno sguardo agli altri cetrioli e ce n'erano due più lunghi. Uno molto più largo, esagerato, ma l'altro solo di poco. Lo presi in mano e glielo sventolai davanti.
«Con questo ti scopo meglio»
Lo guardò a occhi spalancati, forse timorosa del diametro, ma poi annuì e io fui veloce a sfilare il primo e avvicinare l'altro ma ebbi l'accortezza di non metterlo subito dentro. Sulla mensola sopra il letto avevo l'olio per il corpo, lo presi e, mentre ne lasciai cadere una quantità sul cetriolo lei riprese a masturbarsi.
Di nuovo aprì le labbra con le dita e si mosse in modo di agevolare il nuovo ingresso. Guaì e fece una smorfia di dolore quando lo spinsi dentro: la fica era ancora più aperta.
«Dopo questo, dovrò cercarmi un negro*!» (*chiedo scusa a chi si sente offeso dalla parola, ma in questo contesto è da intendere come "uomo di colore egregiamente dotato") disse ridendo ma il sorriso divenne di nuovo una smorfia quando spinsi il cetriolo più a fondo.
«Piano! Mi sfondi!»
«Ma a te piace, no?» non rispose e non cercò di sottrarsi, si prese quello che le stavo dando, godette degli affondi e dei vuoti con il respiro rotto, gemendo e soffrendo quando lo spingevo troppo o troppo velocemente. Il rumore della sua fica era imbarazzante e afrodisiaco, così come lo sguardo e i gemiti. Non mi era chiaro stesse godendo o soffrendo o entrambe le cose, mi piaceva troppo per preoccuparmene. Mi chinai e le presi in bocca il clitoride e lei reagì sobbalzando, spingendosi ancora più nella mia bocca. Tenni il cetriolo affondato nella fica e cominciai a lappare in modo violento e a succhiare famelica. Mi prese i capelli tra le mani e fece un urlo sommesso, prolungato e acuto.
«Dio P***o!» bestemmiò e mi premette la bocca su di sé sollevando il bacino per poi tornare sul materasso, poi spinse via il cetriolo e un liquido mi schizzò in faccia.
«Ti prego! Ti prego!» implorò tirandomi per i capelli di nuovo contro il suo sesso. Aprii la bocca e la incollai lì dove voleva, incerta ma troppo eccitata per pormi domande e un altro schizzo liquido mi colpì il palato. In quel momento pensai fosse urina ma non mi importò. Avrei ingoiato tutto quello che mi avrebbe dato, era una cosa porca e mi piaceva. Succhiai e ingoiai senza soffermarmi sul sapore.
Nello orecchie solo i suoi gemiti.
«Lo voglio ancora» disse e io alzai lo sguardo. Era rossa, sudata e affaticata. Ma chiedeva di godere ancora, la troia ninfomane.
«Ma... Mi piacerebbe farlo sul letto dei tuoi.»
La richiesta mi diede fastidio: aveva già scopato nel letto di mia mamma, cosa voleva ancora?
«I tuoi sono sempre così severi e chiusi... Scopi mai con il tuo ragazzo sul lettone?»
Lo avevo fatto e mi era piaciuto: è una sorta di beffa ai genitori, fare sesso nel loro letto.
«Dai...» supplicò mentre si apriva la fica con le dita. Era tutta rossa e bagnata con grumi biancastri alla base. Era roba sua o rimasugli di mio padre?
«Mi racconti com'è finita stanotte?»
Si alzò ridendo, mi prese per mano e mi tirò dietro di sé, come se avessi acconsentito con quella mia richiesta. Aprì la porta della camera dei miei e salì sul letto gattonando. La fermai con uno schiaffo sul sedere.
«Era un letto come questo, la camera è molto simile. La finestra lì e la televisione al muro» disse e io quasi scoppiai a ridere, sapendo che non era "come quella" era "proprio quella". Solo le lenzuola erano diverse. Quelle in cui si era rotolata lei erano stese al sole.
«Stavamo scopando, ero a pecora quando abbiamo sentito aprirsi la porta d'ingresso. Lui è uscito in boxer e ha scoperto che il figlio non era andato con la madre. Li ho sentiti parlare e... Dio ero così eccitata per la situazione! Mi sono masturbata mordendo il lenzuolo per non fare rumore. Lui tira fuori tutta la mia porcaggine: pensa che ho immaginato di fargli un pompino mentre il figlio mi leccava la fica. Scoparli entrambi lì sul letto matrimoniale, nella camera che divide con la moglie!»
Sospettai che quel "figlio" fossi io. Storceva la realtà per allontanare ogni possibile sospetto. Mi chiesi se era vero: le sarebbe piaciuto avermi nel lettone con loro? Che troia depravata! Ricordai l'orgasmo del giorno precedente, quando aveva detto "sei sua figlia" per poi correggere con un'imprecazione senza senso. Davvero pensava a me con loro due?  Godere delle nostre attenzioni simultaneamente?
«A lui lo hai detto?»
«Ma sei matta? No, no! I suoi figli sono sacri! Ha anche una figlia femmina e una volta ho provato a insinuare che scopa con me perché vorrebbe farsi lei e lui è andato su tutte le furie! Mi ha detto che solo il pensiero gli fa accapponare la pelle, che se dovesse scoprirla con un uomo più grande la ucciderebbe. È proprio contorto! Uno che predica bene e razzola male!»
«Fai quello che dico, non fare quello che faccio!» replicai e lei mi diede ragione.
«Però avete giocato al padre e alla figlia ieri sera...» le ricordai.
«Quando lui si rivolge a me con l'appellativo "figlia" mi prende una cosa dentro... Specie quando lo dice a qualcuno o in mezzo alla gente. Io lo chiamo "papà" e lo vedo dalle sue espressioni e come mi guarda, quanto lo eccita giocare all"incesto. Anche se poi, nella realtà, non è affatto attratto da sua figlia, anzi. Ma anche io non farei mai sesso con mio padre, il pensiero mi disgusta. Ma quando chiamo lui "papà" ho quasi un orgasmo! Non so perché.
Le accarezzai una natica e lei si accasciò in avanti, lasciando il culo alto, coi piedi fuori dal letto. Avessi avuto il cazzo me la sarei scopata così. Capivo mio padre, la mia amica era eccitazione pura. Era un richiamo al sesso, alla porcata. La mia mano scivolò sulla sua pelle e finì tra le cosce che prontamente allargò.
«Lo vuoi così?»
Non rispose ma spinse il culo in fuori, come in una tacita richiesta. Avevo in mano il cetriolo e lo passai tra le chiappe poi tra le valve umide della fica. Tra le gambe apparve la sua mano, apri le labbra e disse «dai, scopami ancora, nel letto dei tuoi genitori»
Puntai il cetriolo e spinsi, lei gridò e di nuovo supplicò di fare piano che era troppo grosso.
In un momento di stasi, con il cetriolo mezzo dentro, mi guardò con gli occhi lucidi e, tra un respiro e l'altro, disse «senti mai i tuoi scopare? Hai la camera attaccata alla loro!» cosa mi stava chiedendo? Se stanotte li avevo sentiti?
«No, mai.»
«Strano! Tuo padre mi sa di porco, te l'ho sempre detto.»
Mi eccitò quel gioco perverso: stava ammettendo cose senza farlo per davvero, ignorando io sapessi.
Probabilmente la eccitava parlare di lui pensando io ignorassi tutto.
«Magari non scopa con mia madre» azzardai e lei rise e disse che anche lei lo sospettava da sempre.
«Sei una porca schifosa» dissi muovendo il cetriolo «non ti basta il tuo uomo e quello che ti faccio io... Vuoi anche mio padre?»
Spinsi a fondo e lei urlò, si ritrasse in avanti e quasi cadde sul materasso ma poi spinse il bacino indietro impalandosi sempre di più.
«Solo se ha un cazzo così, però!»
«Che porca!» mi eccitò quella mezza ammissione, presi a scoparla veloce, un dentro fuori furioso. Fui lì per dirle che sapevo di loro due, che il suo uomo maturo era mio padre, ma non ne ebbi la forza, non ero sicura fosse un bene. Era eccitante quel mio fingere di non sapere e farmi raccontare. Quel gioco di dire senza dire apertamente. Quel segreto che più segreto non era.
Ad un certo punto, tra i suoi gemiti mi parve di sentire un rumore familiare, mi bloccai e lei imprecò, pregando di continuare. Mollai tutto e andai in cucina e mi affacciai alla finestra e trovai il furgone di mio padre fermo davanti al cancellone, in attesa di poter entrare. Mi fiondai un camera e la trovai che si stava masturbando freneticamente, come indemoniata, smaniosa di godere. Le dissi di mio padre ma continuò imperterrita, poi sentimmo sbattere la portiera e lei venne, ebbe un orgasmo potente che soffocò tra le labbra. Presi il cetriolo, tirandomi lei dietro e la spinsi in bagno, ordinandole di darsi una sistemata. In cameretta nascosi tutto sotto un cuscino e andai incontro a mio padre.
Quando lo informai della presenza della mia amica, lui sorrise.


























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