Prime Esperienze

ATTENDERE


di Membro VIP di Annunci69.it Jasmineit71
12.07.2017    |    8.163    |    5 8.2
"Poter dare un volto ad una voce sarebbe stato il primo traguardo e le premesse erano vibranti..."
Saper attendere non è stata mai una mia grande abilità, ma facendomi forza e pescando nella meditazione vivevo ogni singolo attimo come un passo necessario per arrivare a quel tanto atteso venerdì.
Sentire la sua voce per telefono mi aveva innescato molti dubbi, tante domande ma di fondo un sottile e continuo filo di eccitazione non mi aveva più abbandonato.
Il giorno dopo il primo timido contatto tutto sembrava normale, anzi, ostentavo normalità ma quel surfare sulle onde emotive mi faceva sentire viva, viva e fremente come quando sapevamo che stavano cominciando le vacanze con le amiche, non sapevamo cosa sarebbe accaduto ma qualunque cosa sarebbe stata la nostra avventura.
Nello stesso modo vivevo le ore, una dopo l'altra ma più spesso di quanto mi aspettassi la mia mente andava avanti di 120 ore, a quando i miei occhi avrebbero incontrato i suoi.
Poter dare un volto ad una voce sarebbe stato il primo traguardo e le premesse erano vibranti.
Forse l'immagine è poco poetica, me ne rendo conto, ma la mia espressione predominante era tra l'ebete e l'infinito, almeno per chi si soffermava a guardarmi, mentre dentro era tutto come una festa, quella dove si lanciano i colori per aria, ed eravamo solo al lunedì mattina.
Nel pomeriggio di lunedì decisi un piano per sopravvivere all'attesa, fare shopping.
Esiste qualcosa di più rilassante e calmante di una uscita dalla propria routine per gratificarsi con un nuovo acquisto? Personalmente penso di no.
Ma avevo sbagliato tutto, non avevo fatto i conti con quella monella che abita nella mia testa, quella che era da parecchio che non si faceva più sentire, quella che mi disse:
"E tu vorresti andare venerdì con i soliti straccetti da lavandaia che ti ritrovi nell'armadio?"
la mia bocca cambiò, dal mio sorriso solito, quello che indosso la mattina per affrontare la giornata lo lasciai andare e ne indossai uno tutto nuovo, forgiato per l'occasione, una specie di guanto di sfida per il mondo. Mi stava benissimo quel sorriso, ero proprio bella, inforcai gli occhiali a specchio per non lasciar trapelare più di quello che volevo e mi misi in modalità caccia. Il mio out-fit per venerdì era lì, dovevo solo trovarlo e comprarlo.
Come uno squalo che si avvicina alla preda con cerchi concentrici lo avevo puntato, lo sapevo che era lui, lui non voleva farsi vedere ma ormai lo avevo scelto, quel vestitino scivolò nella shopping bag e andai con passo svelto verso il camerino, entrai e chiusi la porta dietro di me mentre sentivo che il cuore viaggiava ad una velocità insolita.
Con una calma che non mi appartiene mi spogliai, restai con il solo intimo e lo indossai.
Il mio sguardo, quasi timoroso, salì a guardare la mia figura riflessa nello specchio partendo dai piedi, lentamente saliva e mi sentivo meravigliosa.
Il colpo d'occhio mi lasciò senza parole, insomma, non sono proprio un rottame, la botta la reggo ancora, ma i miei occhi scintillavano da ciò che vedevano.
Soddisfatta decisi di acquistarlo, misi la mano sotto la spallina per sfilarlo spingendolo verso il basso ma il contatto dei capezzoli sul tessuto li fecero ergere, allora lo ritirai su, e nuovamente sentii quella piacevole sensazione.
Mentre mi cullavo in quel che percepivo lo sguardo mi cadde sui fianchi, un qualcosa di osceno increspava la normale curva della silhouette, era inaccettabile, la mano scivolò sul fianco, era la cucitura dello slip. Dovevo trovare una soluzione.
Quel maledetto inestetismo non mi faceva stare bene, non potevo permettere che un neo del genere potesse trovare spazio nella mia mente, alzai il vestitino fino all'ombelico perché volevo togliermi gli slip e riguardarmi.
Nello sfilare l'intimo sentii la sua voce che mi comandava di farlo lentamente, ma ero dentro ad un camerino e con il pensiero che volò al nostro primo incontro di venerdì, immediatamente mi trovai in una situazione di eccitazione, una alchimia di pensieri, visioni e di sensazioni mi stavano portando aldià dello specchio del camerino. Avevo voglia di sedermi sulla panchina dentro la dress room e capire se fossi pazza, se solo la mia mente stava vivendo quel momento,
L'occhio mi cadde sullo slip nero appena tolto, una lunga scia del mio miele lo aveva intriso, lo toccai con l'indice, era tanto.
Le gambe faticavano a reggermi in piedi. Ed eravamo solo al lunedì pomeriggio.
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