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Prime Esperienze

L'ora di educazione sessuale


di clay1980
18.01.2014    |    28.089    |    0 9.6
"Stavo per scoppiare, mi girai e baciai Nadia..."
Era una calda giornata di fine maggio, l'afa in classe era insopportabile ed avevamo tutti lo sguardo perso nel vuoto grazie alle lezioni soporifere della prof di italiano. Io comunque ero perso in altri problemi. Era da ormai diverso tempo che fantasticavo su di lei, Nadia, la ragazza più carina della classe. Nadia era la classica ragazza acqua e sapone, studiosa e ligia al dovere che ogni classe che si rispetti deve avere, ma allo stesso tempo la pubertà le aveva lasciato in dono un seno perfetto e delle forme che facevano sognare tutti noi maschietti. Presto o tardi tutti i miei compagni di classe avevano confessato che almeno una volta, chiusi nel bagno di casa loro si erano toccati pensando a lei. Qualcuno addirittura preso dagli ormoni impazziti era stato costretto ad andare nel bagno della scuola a sfogare l'incontenibile l'eccitazione accumulata fantasticando su di lei. A volte pensavo che chissà quanto seme maschile quei bagni dovevano aver veduto solo grazie a Nadia, ma oltre a costituire un angolo relativamente appartato dove masturbarsi in caso di emergenza le latrine avevano un'altra particolarità, sia quello dei maschi che delle femmine affacciavano su un piccolo cortile e noi ragazzi saltavamo due metri giù per andare a nasconderci in una piccola rimessa dove sostava l'autobus della scuola e li fumavamo le prime sigarette. Quel giorno mentre annoiato dalla lezione guardavo Nadia e sentivo già crescere qualcosa, successe una fatto inaspettato, lei si girò e mi guardò. Non era mai successo prima, però dal momento che i nostri sguardi si incrociarono io sentii come un tumulto dentro di me, mi sentii arrossire e lei che subito si rese conto di ciò mi sorrise e con lo sguardo un po malizioso mi fece un cenno con l'occhio. Non capii subito perché lo avesse fatto, ma diventò più chiaro quando chiese alla prof di andare in bagno, si alzò e mi fece di nuovo quel cenno. Stentavo a crederci, possibile che voleva che la seguissi? Passarono alcuni interminabili secondi nella quale pensavo se avessi davvero capito bene o mi fossi immaginato tutto, ma poi convinto dal fatto che non avevo nulla da perdere mi convinsi e chiesi a mia volta di uscire. La professoressa che non aveva mai visto di buon occhio che si interrompesse la lezione per andare in bagno quella volta non batté ciglio, chissà magari il caldo aveva fiaccato anche i suoi sensi, i miei al contrario erano tutti in allarme. Uscii e la vidi, mi stava aspettando nel corridoio, la guardai un attimo e poi mi avvicinai. Lei mi chiese senza troppi convenevoli se avevo una sigaretta, ed io annuii. Ci avviammo per andare in bagno e nel tragitto lei mi disse che saremmo andati a fumare nella rimessa, così appena arrivato a destinazione saltai giù come una lepre ed andai ad aiutare lei che un po' impacciata salì prima sul davanzale e poi iniziò a scendere timorosa. Ricordo che indossava una gonna di jeans non troppo corta, ma corta abbastanza così che riuscii a vedere le sue mutandine. Erano rosa, sottili e con un piccolo fiore disegnato sulla parte destra. Mi sentii venir meno. Una volta giù corremmo nella rimessa dove lei prese avidamente la sigaretta dalle mie mani e cominciò a fumarla. Non l'avevo mai vista in quegli atteggiamenti e la cosa mi stupì molto, forse non era la classica ragazza acqua e sapone che credevo. Accesi una sigaretta a mia volta, ero nervoso e credo che si vedesse lontano un miglio l’effetto che Nadia aveva su di me. La guardavo fumare ed ero incantato dai suoi modi, quei suoi atteggiamenti trasgressivi mi avevano sorpreso ed eccitato allo stesso tempo. Cercavo disperatamente qualcosa da dire, qualcosa che mi facesse apparire simpatico ai suoi occhi ma non riuscivo a proferir parola. Col senno di poi fu un bene, lei mi guardava e ridacchiava avendo capito che avevo una cotta per lei e gli sguardi che ci scambiavamo avevano contribuito a creare una certa complicità. Avevamo fumato mezza sigaretta camminando avanti ed indietro per rompere l’imbarazzo del silenzio quando li per terra vicino alla ruota dell’autobus vedemmo un albo a fumetti, lo presi pensando che si trattasse di spiderman o qualcosa del genere ma non lo era. Era un fumetto porno. Mi sentii incendiare il viso dall’imbarazzo, lei però non sembrava particolarmente turbata, anzi, lo prese ed incominciò a sfogliarlo accanto a me. Ricordo perfettamente la storia, la più classica delle classiche, un’infermiera che accudiva il suo paziente e mentre lo aiutava gli prendeva il membro ed iniziava a succhiarlo. Mi accorsi che lei iniziava a stringere le cosce, era eccitata. Io non facevo eccezione, sentivo che mi faceva male, lo spazio nei pantaloni era finito ed il mio pene premeva per uscire. La vignetta successiva mostrava la fica umida e gonfia dell’infermiera. Stavo per scoppiare, mi girai e baciai Nadia. Allo stesso tempo lei mise la sua mano sul rigonfiamento in mezzo alle mie gambe, poi delicatamente tirò giù la zip, tirò un po giù lo slip e subito il mio cazzo usci fuori. Lo scappellò delicatamente, si inginocchiò ed inizio a replicare le vignette del fumetto. Lo prese in bocca un po timorosa, ma ci mise poco ad abituarsi, mi leccava la cappella, poi tutta l’asta ed infine lo prese in bocca il più possibile mentre si aiutava con la mano destra e con la sinistra si toccava la fica. Stavo godendo come un porco, le feci cenno di alzarsi e lei eseguì subito. Ora toccava a me. Mi inginocchiai e misi la faccia sotto la gonna, in mezzo alle sue gambe, sentivo l’umido della mutandina sulle mie labbra, la spostai e cominciai a leccare mentre le mie mani stringevano i suoi glutei marmorei. Lei fremeva sotto i miei colpi di lingua e mi stringeva forte le spalle per non perdere l’equilibrio. Il rischio di essere visti da qualcuno rendeva la cosa ancora più eccitante. La volevo tutta, eravamo nascosti dietro l’autobus, mi alzai per baciarla sul collo mentre infilavo il medio e l’anulare nella sua vagina, poi presi il mio cazzo in mano e lo infilai dentro. Era una fichetta ancora piccola, ma così bagnata che non ebbi problemi ad infilarlo tutto, lei emise un gridolino e io continuavo a scoparla. Mi buttò le braccia al collo e strinse forte mentre godeva, io stavo per arrivare e lei lo stesso, dovevo resistere però, volevo farla godere a tutti i costi, non volevo arrivare per primo ma l’eccitazione era tanta. All’improvviso le sue cosce strinsero forte i miei fianchi ed io mi lasciai andare, feci appena in tempo ad estrarlo che le schizzai tutta la maglietta. Poi rimanemmo abbracciati per qualche istante, eravamo sfiniti. Un rumore ci destò da quel momentaneo torpore, ci ricomponemmo in tutta fretta per la paura, la aiutai a scavalcare il muro poi feci lo stesso e corsi in classe. La prof si ripromise di farmela pagare alla prossima interrogazione per il ritardo. Poi arrivò Nadia con le braccia conserte per nascondere la maglietta bagnata dalla tentata pulizia effettuata in bagno. La professoressa non le disse nulla.
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