Prime Esperienze
Mare e Maria


03.06.2025 |
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"L'unica speranza era liberarmi del fardello, prima di tornare a riva..."
qualcosa che mi è successo da ragazzoSono nato in un paesino del centro Italia, dove la monotonia e la tranquillità erano il pane quotidiano. All'epoca dei fatti, avevo 15 anni, abbastanza per sentire forti e potenti gli istinti sessuali dell'adolescenza, che si erano tradotti fino a quel momento in seghe solitarie, spesso più volte al giorno, per placare il fuoco potente nel basso ventre.
L'approccio al mondo femminile era stato fino a quel momento scarso, dovuto principalmente all'insicurezza legata al mio corpo. Ero sovrappeso, portavo barba e baffi non molto curati, e i capelli lunghi. Ero, per usare i termini dei miei amici dell'epoca, un soggettone, un personaggio bizzarro più che un maschio che le donne potessero desiderare.
Mi capitava spesso, se non sempre, di fantasticare sulle ragazze della mia età, immaginandole nude, immaginando cosa avrei fatto, cosa avrei provato, come mi sarei mosso. Non avevo nemmeno bisogno di film o giornaletti porno, la mia fantasia faceva il grosso del lavoro, caratteristica che è rimasta intatta negli anni a venire. Eppure ero timido, insicuro, e di occasioni non ne capitavano.
Capitava, nel periodo estivo, di andare al mare, solitamente con la famiglia e qualche zia o amico. Ricordo che quell'anno, venne con noi Maria, un'amica della zia, cinquantenne, da poco divorziata.
Il primo giorno che ci mettemmo in costume, per andare in spiaggia, mi colpì fortemente il suo fisico: non avevo mai guardato le donne più grandi, sempre troppo occupato a fantasticare sulle coetanee e le loro forme, ma Maria sfoggiava un seno incredibile, una quarta abbondante che gonfiava il costume intero rosso a righe bianche.
Il sedere e le gambe erano degne delle mie fantasie, non so se si tenesse in forma facendo palestra, o se fosse solo dono di natura, ma la pelle, le forme, erano qualcosa di inusuale per una donna della sua età. E quelle labbra, le ricordo bene, così morbide, piene, arriverei a definirle voluttuose, sempre dischiuse in un sorrisetto al limite del malizioso.
Io al tempo indossavo un costume slip, azzurro chiaro, inadatto a contenere una mia erezione. Mi ero sviluppato in fretta là sotto, avevo già i peli a 12 anni, e le dimensioni erano paragonabili a quelle di un adulto. Non era lunghissimo, contava un 15/16 cm di lunghezza, ma aveva un diametro di 14/15 cm ed era curvo vesro sinistra in erezione, altra cosa che al tempo consideravo un problema.
Ero fissato che non essendo completamente dritto, non sarebbe stato in grado di fare il suo lavoro, e me ne vergognavo molto. Ma non ne avevo mai parlato a nessuno, tenevo il segreto, cercando di segarmi con la mano sinistra il più possibile per, secondo la mia logica, cercare di raddrizzarlo.
Tutto questo però non era intuibile quando il pene non era in erezione: da flaccido, il pene era piccolissimo, e veniva contenuto abbondantemente nello slip che avevo provato e che mi era stato comprato.
L'erezione, portava il membro ad aumentare considerevolmente fino alle dimensioni dell'erezione, rendendo lo slip una trappola mortale.
Ricordo che in spiaggia, soffermandomi troppo sul corpo di Maria, su quei seni, su quei bottoncini duri duri che si vedevano spingere contro la stoffa, era successo l'inevitabile. Ero dovuto correre in acqua, rapidamente, per nasconderre l'erezione che era montata possente. Speravo che il freddo dell'acqua mi aiutasse a far scemare il problema, ma sembrava un pezzo di legno massello: non ne voleva sapere di tornare normale. Ogni tanto, muovendomi in acqua, saggiavol il lato dello slip, sentendo ancora la cappella che usciva appena dal lato, sentendo il corpo duro. Ero spacciato, non potevo uscire dall'acqua così.
Diedi le spalle alla spiaggia, mi allontanai dalla riva, abbastanza da essere poco visibile, ma da poter toccare, e iniziai a segarmi. L'unica speranza era liberarmi del fardello, prima di tornare a riva.
Non so se fosse perchè ero concentrato, non so se perché la mia testa non volle sentire, ma Maria fu di colpo dietro di me. Mi abbracciò, poggiando il mento sulle mia spalla. Era più alta di me, sentivo i suoi capelli sulla mia pelle, sentivo il suo respiro.
Le sue mani si intrecciarono sul mio petto, iniziando poi a scivolare lentamente lungo i miei fianchi. In tutto questo, mi ero fermato, la mano ancora sul membro eretto, incredulo. Sorpreso. Non sapevo che fare, ma lei sembrava avere un'idea. Era decisamente scesa in acqua intuendo qualcosa, e avvicinandosi era stata sicura di quello che avrebbe trovato. Eravamo abbastanza lontani, perché non si capissse cosa accadeva, eravamo abbastanza distanti da chiunque altro in acqua.
Le sue mani scesero, arrivando sul mio pube. Non diceva niente, respirava, sentivo il suo respiro intensificarsi. Si fermò un attimo, come indugiando. Forse un ultimo istante per capire se volevo (eccome se lo volevo) per capire se andare avanti. E poi lo prese, con la mano destra, lo cinse piano, saggiandolo, come se fosse qualcosa di nuovo, da esplorare. Si fermò un attimo, nel punto più gonfio, dove curvava, come raggiungeva il suo massimo diametro. Non la vedevo in volto, ma mi piace immaginare che abbia sgranato gli occhi, pensando fosse grosso, per un ragazzino.
Prese l'iniziativa, inizò lentamente, a muovere la pelle su e giù, tenendolo per la cima, in modo da scoprire e coprire la cappella gonfia. Si avvicinò di più, si schiacciò a me. Sentivo quei bottoncini, i suoi capezzoli, premermi sulla schiena, quell'incredibile seno appoggiato su di me, mi eccitò come niente priam d'ora. Era la mia prima esperienza col corpo femminile, sentirlo su di me, sentire adagiato il peso di quell'incredibile tesoro sul mio corpo, era indescrivibile. L'estasi, l'eccitazione massima. Avrei voluto non finisse mai.
Invece finì piuttosto in fretta. Lei aumentò il ritmo, sincronizzandosi coi miei sospiri. Quando vennì, mi sembrò lungo, potente, come mai prima d'ora. Era stata la mano di una donna, una donna che mi desiderava ardentemente.
Venni nell'acqua, probabilmente in maniera abbondante. Di colpo mi piombò addosso tutto il peso del sole, del mare, dell'aria. Sembrava che il mio corpo avesse messo ogni energia in quell'atto, in quel getto potente verso l'esterno.
Se ne andò rapida. Non disse nulla, non mi lasciò nemmeno il tempo di capire dove e come, cosa stava succedendo. In un attimo si diresse veloce verso la riva. Io rimasi lì. Impietrito. Attesi. L'erezione nn se ne voleva andare. Maria intanto era tornata a riva, aveva preso le sue cose, ed era sparita dalla mia vista.
Attesi, galleggiando in un torpore strano, sconosciuto.
Dopo un po', l'erezione iniziò a sgonfiarsi, torando tutto alla normalità.
Non successe altro quel giorno, non successe altro per il resto della vacanza, perché Maria se ne andò, e non ebbi mai più l'occasione di rivederla.
Questa rimane la mia prima esperienza, qualcosa di molto semplice in realtà, ma per me un potente ricordo, l'inizio della mia sessualità e della scoperta del mio corpo, oltre che lasciarmi per sempre la forte attrazione le donne più grandi di me, sia nel fisico, che negli anni.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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