Prime Esperienze

Tradire


di novenove
08.02.2024    |    8.635    |    0 8.9
"Il momento era stato talmente tanto desiderato da me che, per rendere più agevole le sue intenzioni peccaminose, mi misi sopra di lei a gattoni continuando a..."
Quel pomeriggio eravamo lì, solo noi, con il mondo e le sue incombenze che fuori ci passava accanto senza nemmeno sfiorarci.
La stanza non era ne buia, ne illuminata: c'era atmosfera, questo si.
Eravamo lì da abbastanza tempo perché i nostri corpi avessero trovato la sintonia. Questa è tra le fasi più belle del sesso.
Non era più la prima fase del sesso dove bisogna rompere il ghiaccio: quella è delicata perché anche cose piacevoli potrebbero non esserlo ancora.
E non era nemmeno la fase finale, quella sfacciata, dove ogni cosa proibita può avverarsi con una disinvoltura inaspettata prima....
Eravamo in mezzo, in equilibrio, già in confidenza ma dove niente è ancora scontato.

Le nostre bocche erano unite in una limonata appassionata, fatta di momenti profondi di passione, intervallati da toccatine di lingua appena accennate e da sguardi complici.
Lei, castana, con i capelli appena sotto le spalle, aveva solo un velo di trucco, non le serviva di più, femminile in modo naturale in quel vestitino corto con le scarpe col tacco. Una donna piacevole anche solo a guardarla, elegante negli atteggiamenti, spontanea nell'esprimersi, insospettabile nella vita di tutti i giorni.
Stava sdraiata, padrona della situazione in cui ci trovavamo.
Indossava un reggiseno nero di pizzo sotto quella maglietta casual chic che le avevo appena tolto. Anche io a torso nudo dopo che mi aveva fatto capire di togliermi la polo bianca. Era primavera inoltrata e le lenzuola donavano quella piacevole sensazione di bucato fresco.

Senza staccare la bocca dalla sua le sganciai il reggiseno lasciandolo morbido mentre con le mani iniziai ad accarezzarle il seno. Era abbondante ma più che le dimensioni mi avevano colpito la tonicità e la forma: bello, tondo, sodo e seducente....perfetto.
All'inizio la toccai a mano piena, aspettando che i suoi capezzoli si abituassero a me. Poi dolcemente sempre più mirato. Le sfiorai con movimenti circolari le areole piacevolmente più scure che al contatto si contrassero leggermente mentre i capezzoli iniziavano ad inturgidirsi.
Le nostre lingue continuavano a cercarsi nelle nostre bocche mentre la tensione sessuale stava aumentando per entrambi.
Da sdraiata a pancia sopra, lei mi slacciò i pantaloni. Il momento era stato talmente tanto desiderato da me che, per rendere più agevole le sue intenzioni peccaminose, mi misi sopra di lei a gattoni continuando a baciarla. Dalla bocca scesi verso il collo mentre lei mi abbassò quel poco i pantaloni per permetterle di mettermi le mani negli slip parigamba neri.
Non eravamo amanti consolidati, era la prima volta che mi toccava. Me lo tirò fuori senza aggiungere alcuna parola. Smisi di baciarle il collo per guardarla negli occhi.
Era duro, gonfio e voglioso. Mentre una sua mano me lo teneva alla base, con l'altra iniziò a scappellarlo. Il gesto fu piacevolmente lento ma tutt'altro che accennato. Anzi scese con la pelle oltre quella che potesse sembrare una carezza, tirando in modo delicato ma deciso verso il basso. Quella sensazione di padronanza della situazione e quel gesto di dominanza mi eccitarono. Non fu nulla di estremo ma il messaggio mi arrivò diretto e chiaro.
Esitò ancora qualche istante aumentando l'intensità verso il basso per poi, senza smettere di forzare, fare un'espressione peccaminosa mordicchiandosi il labbro inferiore.
Tornammo a baciarci mentre una sua mano iniziò a muoversi lentamente sulla mia asta, stavolta con dolcezza, scoprendo e ricoprendo la cappellona lucida e gonfia ad ogni movimento. L'altra mano la portò velocemente alla bocca per riempirla di saliva e riportarla sul mio membro voglioso per lubrificarlo.
In quel momento mi allontanai quel poco che lei perse la presa dal mio pene. Mi abbassai e le slacciai la gonna corta e, mentre lei inarcava la schiena per agevolarmi, gliela sfilai.
Via tutto, mi disse guardando i miei pantaloni ancora mezzi indossati.
Mentre li toglievo lei si liberò del reggiseno che ancora le penzolava sul petto. In modo naturale ci ritrovammo in una posizione simile a quella precedente, sdraiati, con lei sotto, io con indosso solo i parigamba neri mentre lei con una brasiliana che si intravedeva dalle calze. Ritornai con la bocca sulla sua per riprendere da dove ci eravamo lasciati ma dopo qualche scambio di lingua iniziai a scendere senza mai togliere le labbra dalla sua pelle. Passai ancora al collo, succhiandolo dolcemente di lato fino alle spalle per poi tornare davanti. La mia lingua curiosa ed eccitata stava esplorando quella donna meravigliosa. Arrivato al seno girai con la punta della lingua attorno ad un capezzolo mentre con una mano le palpavo voglioso l'altro. Appena il capezzolo che stavo esplorando con la lingua iniziò ad indurirsi, lo presi in bocca completamente. Lei percepiva le mie labbra morbide sull'areola mentre la sensazione di caldo data dalla mia bocca era accompagnata dalla mia lingua che le stuzzicava il capezzolo all'interno. Era un piacere sentire i piccoli rilievi delle areole contratte con le mie labbra mentre le assaporavo il capezzolo duro.

Il suo corpo si muoveva lasciando trasparire piacere nell'essere coccolato. Adoravo prendermi cura di lei, esplorarla ed eccitarla piano piano. Il fatto di non avere mai fatto sesso insieme prima di allora aumentava l'eccitazione nel volerla scoprire: ogni parte era nuova per me e quale miglior modo di avvicinarla se non con la bocca? La potevo osservare da vicino, assaporare la sua pelle, percepirne la morbidezza che solo le labbra riescono a cogliere e sentirne il suo profumo.
Scesi ancora mentre contemporaneamente portai entrambe le mani sui suoi seni con delle dolci strizzatine. Ero con le gambe a gattoni mentre il mio petto, molto più basso, le sfiorava le cosce. Le mani ancora sui seni e la bocca che, nel suo lungo errare, aveva raggiunto l'ombelico.
Entrai con la punta della lingua quasi a pregustare la voglia di spingermi dentro di lei. Esitai qualche istante ruotando per bene la lingua per poi scendere oltre.
Arrivato alle calze ed alla brasiliana, non tolsi o spostai nulla, semplicemente iniziai a fregare il mio viso sopra la vulva calda, scendendo fino in mezzo alle gambe che lei le aprì vogliosa. Salivo e scendevo annusando lentamente con ampi respiri. Questa danza la eccitava, capiva quale potere potesse avere nei miei confronti con il suo corpo ed i suoi profumi.
Arrivò il momento di sfilarle le calze e gli slip per avvicinare la mia lingua calda alla suo sesso bollente. Era completamente depilata e morbida.
Con le mie mani all'altezza dell'inguine le tirai un pochino la pelle per dischiuderla da lontano: le grandi labbra rimasero vicine tra loro e le allontanai io con la punta della lingua. Iniziai da sotto, dove rimaneva già aperta spontaneamente e interamente lubrificata, salendo e separando le grandi labbra con la lingua fino ad arrivare al clitoride. La mia bocca contribuì a portare anche nella parte più alta i suoi umori mescolati con la mia saliva.
Leccare una donna nell'intimo e lei in particolare, è un'esperienza fantastica, un misto di sensazioni. La carne morbida, calda e umida, gonfia e pulsante, profumata di sesso e con quel gusto delizioso che solo chi ha provato può capire. Assaporare e deglutire, come a fare mia quella splendida creatura.
Negli slip la mia verga dura stava scoppiando di eccitazione al punto che davanti a lei lo tirai fuori ed inizia un accenno di sega. Lei mi guardò compiaciuta. Mi piace se ti tocchi per me, se non capisci più niente davanti al mio sesso voglioso, mi fai sentire così femmina. Leccami e segati, fammi vedere, mi disse ansimando, asseconda la natura e gli istinti.
Mentre con una mano mi tenevo il cazzo, con l'altra la penetrai con due dita e mentre passavo la mia lingua piatta da quel pertugio dilatato fino al clitoride, muovevo le dita all'interno stimolandole la parete anteriore.
Mi scappellavo e le davo piacere mentre lei aveva iniziato a strizzarsi i seni generosi aumentando il volume dei suoi gemiti.
L'atmosfera era di lussuria pura e, più leccavo e più mi sbrodolava in bocca quel nettare che tanto adoro. Ormai le colava dalle cosce fino al sedere imbrattando le lenzuola. Lasciai il mio pene per avere le mani libere e seguendo il corso che facevano i suoi umori portai la bocca ancora più in basso fino all'ano. Inizia a leccarle il buco del culo con la punta della lingua mentre con due dita le facevo un ditalino ruotandole sul clitoride. L'altra mano era dentro di lei con tre dita nella vagina aperta. Sta volta muovendomi avanti ed indietro come un pene.
Dalla punta della lingua passai alla lingua intera, piatta, come a lapparla tra le chiappe. In quel momento era mia e penso che anche scopandola non avremmo potuto raggiungere un livello di intimità superiore.
Ora però la volevo, la desideravo, desideravo lei e la sua femminilità, desideravo la sua carne morbida.
Mi alzai fino a ritornarle sopra, ora potevamo ancora guardarci negli occhi. Lei appoggiò una mano sulla mia spalla facendomi ruotare e mettendomi a pancia in su mentre salì sopra come una cavallerizza.
Le gambe aperte a ricercare il mio cazzo duro che, aiutandosi con una mano, lo puntò e se lo infilò con un movimento deciso.
Iniziò a muoversi ma senza salire e scendere, semplicemente strusciando il proprio clitoride su di me e tenendo la mia asta vogliosa a dilatarla nell'intimo.
Solo successivamente iniziò a spingerlo e ritrarlo saltando sopra di me. Le sue tette si muovevano ritmicamente davanti ai miei occhi ed istintivamente volli farle mie avvicinando il viso e strizzandole con le mani.
Ormai le espressioni tra noi erano diventate sempre più sporche, dirette ed animalesche: non avevamo più tabù.

Iniziai a toccarle il clitoride mentre il ritmo delle penetrazioni era gestito da lei che ansimava sempre più forte. L'eccitazione era sempre più forte, al punto che la sentii irrigidirsi aumentando i movimenti: scendeva con tutto il suo peso per ricevere ogni parte della mia lunghezza fino nel profondo per poi risalire. Iniziò a godere, me lo sussurrò: godo, continua porco, fammi godere, fammi sentire quella femmina che sono perchè per natura sono fatta per questo.
Ebbe più orgasmi ravvicinati evidenziati da gemiti che si assopivano per poi tornare vigorosi in preda al piacere.
Quando gli spasmi cessarono mi fece capire di mettermi in piedi mentre lei si inginocchiava davanti alla mia asta dura. Iniziò a leccarlo dal basso fino alla cappella guardandomi negli occhi. Quella non era affatto sudditanza, quegli sguardi peccaminosi abbinati a quella bocca capace erano esattamente il contrario. Era lei la regina del sesso che esprimeva il suo rituale.
Dopo tutto quello che era successo tra noi e con quella bocca appassionata di sesso, non ci mise molto a portarmi all'orgasmo. Nel momento in cui sentì la mia verga contrarsi se la portò sul seno facendomi sborarre copiosamente mentre lei si spalmava il mio sperma compiaciuta.

Entrambi inebriati dal piacere appena provato e dalla tempesta di endorfine che avevamo in corpo, ci sdraiammo esausti sul letto coccolandoci.
La tensione sessuale stava scemando mentre assaporavamo entrambi il benessere dopo l'orgasmo.

Purtroppo il mondo che avevamo tenuto fuori dalla porta fino ad allora ci chiamava sempre con più insistenza, lo sapevamo entrambi.

Senza malinconia ma anzi, con un vigore nuovo dato da quell'esperienza meravigliosa, ci avviammo verso la vita che costruiamo ogni giorno.
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