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Prime Esperienze

VOGLIA DI SOTTOMISSIONE…IL MIO APPROCCIO AL MONDO DEL BDSM


di PreciousJewel
29.12.2020    |    8.811    |    28 9.5
"Mi toglie la barra divaricatrice e le manette, mi fa alzare e mi mette al centro della stanza in piedi, mi sento priva di forze, tramortita ma sempre più..."
Tratto da esperienze vissute…

Ho sempre provato soggezione dinanzi a persone altezzose ed autoritarie. Nella vita quotidiana mi faccio rispettare e lotto contro i soprusi non graditi. Tuttavia, nella sfera intima, erotica e sessuale ho sempre avuto, il più delle volte, parti secondarie, passive.

Purtroppo, non sono per nulla una tipa da una botta e via, non certo per motivi etici o religiosi ma perché per godere del sesso con qualcuno ho bisogno di un’intesa particolare, direi più psicologica che fisica, che raramente ho trovato in un uomo.
Sono una donna ultra quarantenne, che ha sperimentato tra le lenzuola molteplici situazioni, quasi sempre ho raggiunto un piacere immenso, ma mai mi era capitato di godere della mia…sottomissione.

Come molte donne nel recente passato mi sono appassionata alla trilogia di Mr Grey e Anastasia, storie coinvolgenti sotto il profilo erotico che mi hanno tenuto compagnia in molte delle serate che passo da sola visto il mio status di “single felice”. Non nascondo che spesso eccitata dall’idea di “servire” un padrone, le mie mani sono scivolate verso il basso ventre, e molte sono state le sere in cui ho raggiunto l’orgasmo solitario, fantasticando sulle tante situazioni che si potevano creare.

È stato per questo che, quando un mio boyfriend ha iniziato a fantasticare su eventuali giochi da fare con corde e bende, ho sentito un’eccitazione fuori dal comune. Intendiamoci non sono una santarellina, a letto ho sempre dato tutta me stessa, e spesso per i miei compagni di gioco è stato difficile staccarsi da me dopo una nottata di sesso sfrenato, ma non avevo però mai sperimentato “l’amore sottomesso”, un amore che deve per forza di cose poggiarsi su una fiducia estrema.

Sentivo un bisogno enorme di essere dominata da un uomo in maniera forte, decisa, completa, cosa che purtroppo prendeva vita solo nelle mie fantasie perché non era mai capitato di trovare una persona capace di tenermi testa durante il sesso.

Mi sono scoperta a provare piacere nel pensare di essere schiava di un’altra persona.
Mi mancava un rapporto di quel genere.

Da qualche tempo ho la voglia di approcciare al sesso in maniera alternativa, sebbene mi piaccia quello standard, ho voglia di trasgredire.

Così sono andata in cerca di qualcosa di forte e mi sono ritrovata a conoscere più nel dettaglio il BDSM, ovvero quella pratica che fa della dominazione il suo elemento di base. Dopo essermi informata per bene, la mia curiosità è andata aumentando, mi eccitava tantissimo immaginare di essere sottomessa da un “Master”, e quindi ho deciso di cercare di mettere in pratica ciò che avevo appreso.

Ho cominciato a cercare un Padrone. Non è facile trovare un Padrone nella normale vita di relazione, sono passata quindi ad iscrivermi su un sito web che permetteva la conoscenza con persone che amavano questa disciplina sessuale.

Mi hanno risposto in tanti. Molti volgari che come prima immagine mandano una bella foto del loro membro. Ritengo che il BDSM sia più un gioco di intelligenza e di complicità, sicché scartavo a priori quelle offerte. Cercavo una persona che fosse anche intelligente, con la quale fosse bello stare assieme.

Tra le tante mi ha contattata un uomo il cui profilo mi aveva molto colpita.
Mi ha colpito subito la sua decisione e, al tempo, gentilezza. Ci siamo conosciuti inizialmente via messaggi. Una corrispondenza non breve, ma tesa alla reciproca esplorazione delle personalità. Lui aveva intuito la mia voglia di schiavitù. Avevamo instaurato un buon rapporto di confidenza.
Il rapporto da epistolare si è poi trasformato, infatti, siamo poi passati ad un contatto telefonico. Ci sentivamo spesso. La sua voce calda e autorevole mi provocava eccitazione ogni qual volta la sentivo.
L’impressione che ho avuto di lui è stata ottima. Entrambi non amiamo le cose fatte di fretta. Parlavamo di tutto, non solo di sesso. Certo, anche di quello, in fin dei conti ci eravamo conosciuti per quello scopo. Era un uomo gentile ma fermo nelle sue decisioni. Non proprio autoritario ed arrogante, ma deciso. Aveva un certo carisma. Mi attirava.

Dopo avergli confessato che ero “vergine” sotto questo punto di vista, lui ci ha messo poco a farmi capire che conoscendolo ed incontrandolo avrei amato questa pratica sessuale e sarebbe aumentato in me la voglia di provarla. Inizialmente mi raccontava le sue fantasie sul nostro incontro, poi col passar del tempo cominciò ad impartirmi ordini.

Mi ordinò come mi sarei dovuta vestire e ciò che dovevo fare prima di raggiungerlo all’appuntamento del nostro incontro e se non avessi fatto quanto richiesto non si sarebbe palesato. Ormai ero troppo curiosa di conoscerlo, cosi la sera da lui stabilita, dopo aver fatto un bel bagno rilassante ed aver ricoperto il mio corpo di crema, indossai ciò che mi aveva chiesto, ossia una camicia bianca aperta al punto da far vedere abbondantemente il mio décolleté, una minigonna, calze a rete e scarpe con tacchi. Mi truccai non come il mio solito, cioè con un trucco leggero, bensì molto forte come da suoi ordini e guardandomi poi allo specchio pensai “ma dove vado così conciata?”, praticamente mi aveva chiesto di uscire come una zoccola. Ero tentata di annullare tutto, ma la situazione ed il pensiero di poter vivere un’esperienza nuova e forte mi intrigavano tantissimo, presi quindi coraggio ed uscii di casa.

Il suo ordine era quello di fermarmi prima in un bar scelto da lui in un orario stabilito. Arrivata sul posto sono scesa e sono entrata. C’era gente ed io mi vergognavo da morire, ma l’eccitazione in me era presente, ho cercato di capire se ci fosse anche lui, ho preso un caffè e sono uscita. Ho ripreso la macchina e mi sono diretta verso il secondo posto da lui comunicatomi. Era una piazzetta con dei negozi ed una Banca, lui mi chiamò «bene sei passata al bar ora scendi e recati presso lo sportello della banca». Mi stava seguendo pensai, era da qualche parte che mi stava controllando ed il pensiero provocò in me una strana sensazione. Scesi dalla macchina e vidi che c’erano diverse persone così, mentre mi incamminavo verso la banca, lo cercai con sguardo fortuito in mezzo a quella folla. Ero posseduta da un misto di emozioni, era tutto così nuovo per me ed eccitante, camminavo verso lo sportello con le gambe tremanti, arrivata ho fatto finta di fare un’operazione e poi sono ritornata verso la macchina. Avevo gli occhi di tutti puntati su di me mentre la vocina continuava a ripetermi “ma che stai facendo???”, mi sentivo umiliata. Avevo il cuore a tremila, io sola di notte in una zona a me sconosciuta, lontana da casa, che eseguivo degli ordini impartiti da un uomo mai visto!! Entrata in macchina lui mi richiamò dicendomi «la serata finisce qui, il nostro incontro è rimandato».
Ero delusa, arrabbiata, non capivo dove avevo sbagliato, ma nonostante questo sentivo che l’eccitazione non si era placata, anzi, le mie mutandine praticamente erano zuppe.

Passato qualche giorno mi ricontattò impartendomi un nuovo ordine.
Dovevo raggiungerlo la sera al suo circolo, aspettarlo al parcheggio e indossare un vestito senza intimo sotto.
Arrivai sul posto, rimasi in macchina come mi aveva chiesto, uno stato di agitazione si impossessò di me nuovamente, avevo timore di aver fatto un altro viaggio a vuoto, avevo paura dei nuovi ordini, ma allo stesso tempo ero emozionata e sempre più eccitata. Ormai sentivo la mia mente del tutto nelle sue mani.
Gli mandai un messaggio avvertendolo della mia presenza e lui mi chiamò dicendomi «sto uscendo e tu ora dovrai chiudere gli occhi, non li dovrai mai aprire finché non te lo dirò io. Potrei venire solo o con dei miei amici e tu dovrai solo stare in silenzio e fare ciò che ti chiedo».
Chiusi gli occhi, il cuore iniziò a battermi sempre più forte, ero nervosa ed agitata sempre di più, in fondo conoscevo solo la sua voce ed il suo corpo attraverso delle foto viste sul sito, ma non il suo volto, nonostante ciò l’eccitazione non cessava ma cresceva. Cercai di ascoltare i rumori, di sentire i passi per capire se fosse solo o se fosse in compagnia.
Sentii lo sportello dietro di me aprirsi, sentii il suo respiro ed il suo profumo, un profumo speziato e legnoso con note agrumate e pepate unite al sentore della silice, note forti, oscure e terrose, ma allo stesso tempo un profumo delicato e nobile; la testa iniziò a girarmi. Mi mise una benda davanti agli occhi e poi lo sentii scendere dalla macchina ed entrare davanti accanto a me.

Le emozioni si facevano sempre più forti, i battiti aumentavano, mi accarezzò la coscia, sentivo la figa eccitata che pulsava, un gesto che mi fece bagnare sempre di più. L’abitacolo era avvolto dal silenzio che veniva interrotto solo dai nostri respiri, ma passarono pochi secondi perché poi sentii il rumore di una zip aprirsi. Lui mi accarezzò il collo, lo prese, portò la mia testa verso il basso e mi fece assaggiare il suo pene duro come il marmo, spingendomelo in bocca fino alla gola. Con le mani sulla mia testa, accompagnava i miei movimenti, decidendo il ritmo che avrebbe dovuto avere il suo piacere.

Per la troppa eccitazione mi iniziò a colare il liquido dalle gambe, lui se ne accorse e si arrabbiò molto poiché non dovevo eccitarmi senza il suo permesso, ma era impossibile, la situazione non lo permetteva. Continuò a scoparmi la bocca e a possedermi da quel verso, sentivo che stava per liberarsi e mi apprestai a riceverlo, ma all’ultimo secondo lo fece uscire e appena lo sentii godere il mio orgasmo esplose senza che lui avesse sfiorato le mie parti intime.
Si ricompose ordinandomi di non togliermi la benda e scese poi dalla macchina; non si sarebbe fatto vedere neanche quella sera.
Tramortita dalla situazione, ancora sorpresa e scioccata da quello che mi era appena accaduto rientrai a casa.

Passò qualche giorno e si fece nuovamente sentire: «Sei stata brava, hai eseguito i miei ordini sei pronta per vedermi» e mi diede appuntamento per il giorno dopo in un bar del centro.

Mi sono così ritrovata di fronte un uomo bello ed elegante, dai capelli brizzolati, fisico scolpito ed io, nonostante il suo sorriso coinvolgente e rassicurante, mi sentivo intimorita. Abbiamo bevuto una cosa e chiacchierato ma dopo poco lui ha proposto di appartarci per stare così lontani da occhi indiscreti, io ho accettato e siamo andati in albergo.

La camera era grande, il soffitto aveva le travi a vista, il letto era in ferro battuto, a terra un grosso borsone nero, temevo il contenuto; le tende erano di una stoffa pesante e rossa che permettevano appena ai raggi del sole di intrufolarsi timidamente. Scostai una tenda e notai che la stanza si affacciava su una chiesa del centro, dentro di me sorrisi in quanto pensai al peccato che avremmo commesso da lì a breve.

Mi sfiorò con le labbra un orecchio sussurrandomi che mi avrebbe scopato con forza e soddisfatto ogni suo desiderio in quella serata. Mi ordinò di non parlare e di accettare tutto senza opporre resistenza alcuna. Io avevo già la figa che pulsava calda e bagnata di eccitazione senza che lui mi avesse praticamente sfiorato. Solo il suono della sua voce ed il suo sguardo dritto nel mio, mi portavano alle stelle!

Mi sono calata quindi nei panni della schiava per dare modo a lui di dirigermi e vivere la mia prima esperienza bdsm.
Ogni suo ordine lo eseguivo senza batter ciglio e saliva in me una gran curiosità oltre che eccitazione. Ho indossato un intimo di pelle da lui datomi ed un collare, poi ha iniziato a mostrarmi i vari oggetti del piacere, molti sinceramente non li conoscevo, e a giocare su di me con essi.

Era riuscito a pervadere la mia mente ed ora con i suoi modi di fare e gli oggetti che possedeva, stava facendo sì che anche il mio corpo cedesse al suo essere trasgressivo.
Sono sdraiata sul letto, la schiena contro il materasso duro, le mani legate alla testiera ed un foulard nero di raso sugli occhi. Ero li inerme, in balia di uno sconosciuto ed in attesa di piaceri a me ancora ignoti.

Manette e palline vaginali hanno avuto modo di venire in contatto con me, facendomi diventare la voglia di lui sempre più ampia. Mi era impossibile non gemere e non mostrargli con i movimenti del corpo quanto lo volevo, mi dominava con tutto ciò che faceva.
Se provo a muovermi, il metallo mi graffia la pelle e mi ferisce. Fa male, ma riesco a sopportarlo.

Con le dita mi stringe i capezzoli, li tira, sfrega la punta e poi li prende fra i denti, li morde, succhia a lungo entrambi i seni e mentre la sua bocca è impegnata su uno, stringe fortissimo l’altro in una mano, gioca a suo modo il capezzolo, lo tira, lo rende quanto più sensibile possibile ed io mugugno di piacere. Tra strizzate e morsi, le tette mi fanno male, ho i capezzoli arrossati e gonfi, si è fermato solo quando mi ha sentita gridare.
«Perché hai gridato?» ha chiesto. «Non ti ho detto di farlo.» Ha preso la candela e mi ha bruciato la pelle con la cera calda. Brividi lungo il corpo. Un misto di piacere e dolore mi ha pervaso.
Pur non conoscendomi gli è bastato uno sguardo per capire chi fossi e cosa volevo.

Farmi legare era una mia fantasia che lui ora stava facendo divenire realtà e mentre stringe più forte le mani sul mio collo, raccolgo il poco fiato che ho in gola per sussurrare «Sono Sua Padrone» «Completamente Sua».

Immediatamente lascia andare la presa, scende verso il basso e sento le sue mani che scostano le mutandine, la mia vulva è rasata, liscia e turgida, con la punta del dito mi sfiora il clitoride gonfio, mi inarco per offrirglielo meglio, mentre la sua lingua si insinua fra le mie grandi labbra, provocandomi un piacere intenso. Mi infila poi due dita nella vagina e va a tormentare quel punto magico, io sento il piacere crescere, mentre con l’altra mano mi stringe di nuovo un capezzolo e con la bocca mi mordicchia l’altro. Sento il ritmo delle dita che mi ha infilato aumentare vigorosamente ed io mi contorco dal piacere. Aggiunge nuovamente la lingua ed inizia a leccarmi e succhiarmi il clitoride con foga e mentre sto per godere lui si stacca da me provocandomi una sorta di tortura, raccoglie dalla mia figa i miei umori con un dito e lo porta nella mia bocca, lo lecco avidamente ed il mio corpo inizia a vibrare reclamando di essere appagato.
«La prego…» gemo supplicante
«La prego cosa?» mi risponde mentre stavolta colpisce i capezzoli con una paletta.
«La prego…»
«Lo so cagna, vorresti venire! Sento che ne hai bisogno! Ma guardati…stai godendo ad essere legata e picchiata, e mi supplichi di scoparti! Solo le troie supplicano di essere scopate! Ed ora rispondimi sei o no la mia troia?»
«Si, sono la sua troia!» L’ho detto quasi urlando, senza pensarci su un secondo.

A quel punto prende le cavigliere, me le mette agganciandoci la barra divaricatrice e comincia a scoparmi. Mi scopa sul serio. Non c’è traccia di tenerezza in lui, e nemmeno la voglio adesso.

È un amore che fa male, un amore fatto di manette e fruste, di labbra che si schiudono per dare un bacio oppure singhiozzare. Ed è così bello che non trovo le parole per descriverlo.

«Scopami» dico soltanto. Allora mi regala un piacere che mi brucia le viscere, con spinte sempre più forti e profonde. Allunga il divaricatore così da aprirmi sempre di più le gambe e mi fotte fino a farmi male, proprio come aveva promesso. Mi tira i capelli, mi morde il seno, mi chiama con nomi orribili. Fanno male anche le sue mani, che stringe nuovamente intorno al mio collo. Le stringe quel tanto che basta a mettermi paura, e funziona. Posso ancora respirare, ma funziona, e mentre lo fa, mentre mi scopa così, sento un ritmo inarrestabile di vette di piacere che si susseguono. Una parte di me vorrebbe fermare tutto, non so se posso gestire un livello così profondo e travolgente, ma trovo la forza per perseverare e lasciare che ogni emozione mi attraversi al punto che non mi trattengo, il ventre mi si contrae mentre gli spasmi del piacere aumentano e alla fine esplodo con un grido di esultanza che rimbalza sulle pareti.
Fare sesso bendata aumenta ogni sensazione, è un’esperienza paradisiaca.

Vengo, ma lui continua a scoparmi finché il piacere non si trasforma in dolore. Ma io lo accetto perché lo voglio. Io lo accetto perché anche lui lo vuole. Alla fine, il dolore sarà comunque sopportabile, ma gli lascio intendere il contrario. Inizio a lamentarmi, gli dico basta perché ho capito che quando faccio così gli piace. Lo eccita.
«Non ce la faccio… Non posso…» imploro.
«Sì che puoi» insiste. E per dimostrare che ha ragione prende nuovamente la candela. Gocce di cera calda mi cadono sul ventre mentre inizia ad ansimare. Vorrebbe abbandonarsi all’orgasmo, invece si trattiene.

Mi leva la benda, si allontana da me e mi guarda in un modo che mi spaventa. Capisco cosa ha in mente e stavolta ho paura per davvero. Tiro le braccia, cerco di liberarmi dalle manette, ma è tutto inutile.
Forse una parte di me non vuole realmente scappare.
La promessa di dolore che gli leggo negli occhi mi eccita, non posso farci niente.

Mi toglie la barra divaricatrice e le manette, mi fa alzare e mi mette al centro della stanza in piedi, mi sento priva di forze, tramortita ma sempre più eccitata. Una corda scende da una trave, mi alza le braccia e lega la corda ai polsi, eccomi appesa come una schiava con le braccia in alto e la schiena rivolta al Padrone.
Mi sentivo ormai una creatura senza volontà propria, spettatrice impotente della mia stessa depravazione.

Ha una frusta, diverse volte me l’ha sventolata sotto il naso per spaventarmi, ma fino a quel momento non l’ha mai usata. Non è una frusta vera, è troppo piccola, somiglia più a un frustino.

Si posiziona dietro alle mie spalle, «Ti piacerà» mi sussurra all’orecchio. Visto che sono una neofita mi dà una via di uscita, ossia basta che io dica una parola chiave e smetterà immediatamente.
Mi sfiora i fianchi e…«uno» poi colpisce…«due»…. Stringo i denti per non urlare, più per la sorpresa che per il dolore, un calore piacevole si diffonde nel sedere, strani brividi lungo tutto il corpo e la mia figa nuovamente si bagna e comincia a pulsare.

La frusta è composta da tante stringhe sottili che bruciano come il fuoco ma non lasciano segni. Fa male, ma il dolore non è così forte come mi aspettavo. Tuttavia, non posso fare a meno di gridare. Lo supplico, lo imploro di fermarsi ma lui mi ignora, fa finta di non aver sentito, e ad ogni colpo sento un’esplosione di umori, una sensazione mista di dolore, umiliazione, piacere, eccitazione, folle voglia di continuare quel gioco, paura di quello che potrebbe accadere dopo…ma mi fido di lui.

Mi colpisce perché ha capito ciò che voglio, perché è quello che cercavo.
Io so che mi ascolta perché comprende ogni mio desiderio, e fa ciò che chiedo anche quando le circostanze suggeriscono il contrario. E ha ragione, mi piace, e vorrei che continuasse all’infinito.

Ma lui è pago di questo gioco e posa la frusta. Mi sfiora la schiena, tocca i segni appena visibili lasciati dai colpi, mi slega e mi bacia; nella mia figa sento un fiume che sta per straripare e come sfiora il clitoride io esplodo in un altro orgasmo abnorme.

Ci tocchiamo, ci baciamo, il suo membro è un marmo e mi ordina di inginocchiarmi davanti a lui. Comincio lentamente, afferro il suo pene scopro il glande, lo inumidisco un po', lo lecco piano, ne seguo i contorni e passo più volte la lingua nella parte centrale, inizio a sentire il suo sapore mentre la mano si stringe intorno alla sua asta e la faccio scorrere su e giù. Inizio a leccare con passione tutta l’asta fino alle palle per poi risalire, succhio e roteo la lingua alla base della cappella, lo sento gemere ed è una soddisfazione per me, mi piace dargli piacere. Lui mi ordina di aprire bene la bocca e spingendomi il cazzo dentro, fino alla gola, inizia a scoparla per un po', poi mi solleva e mi adagia sul letto.

Si sdraia sopra di me e mi scivola tra le gambe lentamente, dolcemente mi scopa, ed esplodo nuovamente in un orgasmo inspiegabile. Il suo respiro diventa pesante, arriva al culmine, aumenta il ritmo, lo sento ansimare sempre più affannosamente finché non riesce più a trattenersi e abbandonandosi così al piacere mi riempie col suo seme.

È fiero di me, di noi due, di come siamo stati bravi a spingerci oltre i limiti della buona educazione. Stiamo bene, ci sentiamo vivi, la nostra fame di emozioni si è placata almeno per un giorno.

Mi sono ritrovata, così, catapultata in un mondo che non pensavo potesse piacermi così tanto. Dopo aver goduto in questo modo sono più che sicura che di esperienze del genere ne farò ancora e lui sarà il mio passe-partout per altri godimenti di livelli così soddisfacenti ed appaganti.

a P.
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