la vicina

Il mio citofono non si sente molto spesso, vivo in un posto abbastanza isolato e solitario tranne che nel periodo estivo quando tutti quelli che possono scappano dal caldo afoso del centro città e si rifugiano nelle abitazioni costiere.
Ammetto di essere pigra ad alzare la cornetta in casa, mi basta dare una voce dalla finestra per chiedere chi sia.
La vicina mi sta chiedendo il favore di tenere qualche giorno da me il sacco del verde da buttare, giusto il tempo che gli addetti passeranno a ritirarlo venerdi mattina.
Non mi crea nessun fastidio le rispondo, ci tratteniamo sul cancello a scambiare due parole.
E’ una donna estremamente piacevole, spigliata nel parlare e molto alla mano, un seno generoso che si intravede da quel bottone slacciato della camicetta, capelli lunghi color castagna con qualche filo bianco qua e là, vaporosi e mossi, da perdercisi con le dita dentro accarezzandoli penso all’improvviso.
Oggi c’è scirocco forte e la mia maglietta più di una volta tende a seguirlo ed io nascondo un certo imbarazzo nel vano tentativo di tenerla ferma. Quando sono in casa difficilmente indosso intimo e vedo che il suo sguardo mentre parliamo spesso si sposta in basso e, quando ci salutiamo con un abbraccio, il suo mi pare più caloroso del solito.

Il caffè della mattina è un momento sacro per me, quel momento che mi fa riconciliare con il mondo e che mette termine alle notti tribulate tra insonnia, zanzare, coperte troppo calde se le tieni addosso e che ti mancano se non le hai, ragion per cui è tutto un dentro e fuori dei piedi e delle gambe. Un incubo vero e proprio che trova pace solo con il mio caffè.
Il citofono di nuovo, alzo lo sguardo al cielo un istante trattenendo un’imprecazione.
La vicina con un sorriso accattivante ed un sacchetto tiepido da cui proviene un profumo irresistibile di dolci appena sfornati. Per ringraziarmi del piacere che le ho fatto ha pensato a dei cornetti e, data l’ora, cosa c’è di meglio per la colazione?
Mi viene spontaneo l’invito a farla insieme, il caffè lo stavo giusto preparando.
Lei accetta molto volentieri e facendole strada mi scuso per il disordine che potrà vedere.
Ride di gusto dicendomi che a casa sua è la stessa cosa ogni mattina avendo due figli e di non preoccuparmi.
Mi piace la sua risata, è contagiosa, aperta e sincera.

Chiacchieriamo amabilmente tra caffè e cornetti, nessuna delle due ha fretta di rimanere sola.
Noto che il suo sguardo spesso va al mobile e all’attrezzino hot di un bel viola sgargiante che, attaccato alla presa, si sta ricaricando. Non mi ero resa conto che fosse così in bella vista ed arrossisco imbarazzata ma lei mi spiazza all’improvviso.
“Ne ho uno quasi identico anche io, perennemente sotto carica!” afferma tranquilla.
“Peccato che sia un po’ fastidioso il suo ronzio. Ho sempre il terrore che in casa mi sentano” aggiunge poi sorridendo.
All’improvviso la sto guardando con occhio diverso, alla fine, probabilmente, abbiamo gli stessi gusti.

Non so come ci ritroviamo in camera, poca luce filtra dalla tapparella ancora abbassata, il letto ancora sfatto della notte che parla del mio smaniare continuo.
In piedi di fronte a lei lascio che le sue mani finiscano sotto il mia maglietta ed ho solo voglia di sentirle sul mio seno.
Le mie mani scivolano sul suo sedere, accarezzano i suoi fianchi si intrufolano sotto la camicetta, ha la pelle calda e morbidissima, con un lieve profumo di vaniglia.
Il primo bacio è quasi come un soffio a fior di labbra a cui ne segue un altro più ardito e un altro ancora. Ci stacchiamo solo per spogliarci reciprocamente poi sono solo mani che si cercano e si esplorano.
Il letto ci accoglie, una sull’altra, i suoi seni schiacciati contro i miei mi eccitano.
Non ho assolutamente idea di come desidero che questo mio film prosegua, per una volta non penso ma agisco.
La desidero e questa per me è una sensazione nuova a cui mi lascio andare, seguo con le labbra la piega del suo collo, la mia lingua scende percorrendo i suoi confini, bacio ogni centimetro della sua pelle, scivolo sul suo ventre, raggiungo il monte liscio rassicurata ed incitata dai suoi fremiti.
Si inarca sentendo la mia lingua tra le labbra, la trovo bagnatissima, la assaggio piano, gusto questo sapore nuovo.
Miele, dolce, un clitoride pronto per essere piegato dalla mia lingua. Non so se sto facendo bene ma le sue mani sulla testa che mi trattengono mi danno una conferma.
Il mondo ora è tutto racchiuso in quel bocciolo, succhio e lecco all’infinito condotta dal ritmo dei suoi fianchi contro la mia bocca. Ansima, viene con un gemito strozzato, irrigidendosi, attendo che si plachi poi torno alla sua bocca lentamente, bacio dopo bacio viaggio tra il suo ombelico e le sue costole. Giro intorno al suo seno ed eccomi sulla sua bocca.
Profumiamo di caffè e sesso.
Ci guardiamo sorridendo ed è lei che questa volta va all’attacco e tra le lenzuola sfatte mi fa provare quel piacere delicato che mai avevo raggiunto prima.
Un rumore forse nella mia testa mi distoglie e mi fa trasalire, quasi fossero passi.

Hai le chiavi di casa mia da sempre e i rumori che giungono dalla camera ti sorprendono e incuriosiscono per questo fai estremamente piano. Sei rimasto per tutto il tempo dietro la porta socchiusa ad osservare, non visto, quella scena inedita.
La gelosia del primo momento ha lasciato il posto alla curiosità morbosa. Da tempo avevi espresso il desiderio di un’altra donna tra noi e per questa volta ti accontenti di essere stato un muto spettatore.
In silenzio, così come sei venuto, ti allontani sorridendo.
Sai che ora sono pronta anche a questo passo.