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Prime Esperienze

Verde e azzurro - IX


di Doctor_S
01.09.2022    |    1.751    |    4 7.8
"< Mi sa che non è un problema..."
< Mi è piaciuto come hai preso Roberta, come l’hai dominata lasciandole i suoi spazi. > continuò lui < Ho visto cosa sai fare con le mani e ti ammiro. Io sono più irruento, non bado ad alcune cose. Mi piace sfondarla e a lei sembra piacere, ma vorrei darle qualcosa in più. Tipo come hai fatto tu prima… > e mi guardò.
Leggevo sincerità nelle sue parole di ammirazione e ne ero piacevolmente sorpreso. Non mi aspettavo di poter essere apprezzato da un uomo sotto quel punto di vista, e la sensazione era nuova per me.
< Arrossisco? > dissi, strappandogli un sorriso < Ma a parte gli scherzi, sono lusingato. Prima vi guardavo e non mi capacitavo di come potesse esserci tanta violenza in una scopata, pur essendo così teneri tra di voi. Mi siete stati d’ispirazione… Forse dovrei essere io a fare i complimenti a te! >.
< Davvero? Beh, a dirla tutta, ho fantasticato un po’ immaginando che quello fosse il culo di Anna. Abbiamo provato qualche volta, ma a me piace guardarla un po’ da lontano. Con gli specchi a volte riesco a tagliare la giusta prospettiva, ma sono poco delicato e non riesce a rilassarsi abbastanza. Mi piacerebbe davvero tanto vederla presa con passione, se ti va, anche se per te non so se sarà come Roberta… > fece lui.
< In che senso? Non credi possa essere passionale? In fondo Roberta la conosco da pochissimo… In effetti non so neanche io come sia accaduto tutto questo. A letto riesce a leggermi nel pensiero ed io nel suo. È la prima volta che mi capita e non so come sia possibile, ma credo che lascerò andare la cosa seguendo il suo corso e vedrò dove mi porta. > mi fermai un attimo a ripensare agli eventi della sera, lasciando che l’immagine di Anna che me lo prendeva in bocca tornasse nitida per qualche secondo.
< Comunque, credo che la passione verrà da sé. Mal che vada, ci faremo aiutare da Roberta. > continuai.
< Ti sembrerà strano, ma non mi attrae più di tanto. Per carità, è davvero stupenda, ma per me Anna è il top: anche se le dicono che è un po’ troppo magra, io adoro vedere i suoi muscoli che si tendono mentre mi sta sopra. E mi fa impazzire la sua vita, sottile abbastanza da poterla stringere con le mani mentre la scopo. No, non mi farei Roberta, ma mi è piaciuto davvero molto vedere come si comportavano entrambe con te! >.
Nel mentre, la porta del bagno si aprì e le ragazze tornarono verso di noi, stanche ma rilassate. Erano davvero belle, pensai. Entrambe raggianti e con lo sguardo carico di soddisfazione.
L’ipnotico oscillare del seno di Roberta alla fioca luce della lampada attirava totalmente la mia attenzione. La stessa luce le tingeva la curva dei fianchi, ammantando d’ombra il monte di venere e delineando, allo stesso modo, anche la muscolatura di Anna.
< Guarda cosa mi hai fatto… > fece Roberta, mettendomi il culo a dieci centimetri dalla faccia e piegandosi in avanti. Effettivamente era ancora un po’ dilatato ed arrossato.
< Vuoi un bacino sulla bua? > le chiesi come rivolgendomi ad una bambina.
< Shi! > fece lei, smorfiosa.
Così diedi seguito alle parole, le allargai con le mani le natiche sode, glielo baciai e colsi l’occasione per un’ultima leccata. Adoravo il suo sapore.
< Ma allora lo vedi che sei stronzo! Non ci fai, ci sei proprio! > mi rimproverò lei. < Dobbiamo andare a dormire, è tardi! Domani abbiamo cose da fare… Perché mi devi far arrapare di nuovo? >.
< Non è colpa mia se sei così suscettibile… E maledettamente eccitante. Comunque hai ragione: si sono fatte già le tre, domani non ci alzeremo mai per cucinare. Come faremo con gli altri? > dissi.
< Mi sa che non è un problema. > mi rispose Anna, che teneva la testa di Fabian stretta sul seno. < Anche loro ci hanno dato dentro stasera e penso che saranno ben contenti di saltare la colazione e forse il pranzo >.
< Che intendi? > chiese Roberta.
< Perché? Non hai sentito Grazia urlare? E Sara? È inconfondibile quando arriva… Avranno fatto parecchia attività fisica di sopra, fidati. > concluse Anna.
Scoppiammo in una risata collettiva. Ci alzammo, ci demmo una sistemata ed iniziammo a riordinare il caos che avevamo lasciato in giro. Recuperai le coperte per metterle nel cesto della biancheria e, prima di dirigermi al piano superiore, mi rivolsi a Roberta: < Vorrei svegliarmi domani e trovare il tuo viso sul cuscino accanto, ne hai piacere? >.
Lei si fermò a guardarmi negli occhi e, nascondendo a stento la contentezza, disse: < Mi sa che te lo sei proprio guadagnato. >. Sorrisi e salimmo assieme le scale, seguiti da Anna e Fabian.
Di sopra li salutammo e ci separammo nelle due camere vicine.
< Vado a farmi una doccia, ti va di venire con me? > chiesi.
< Semmai un giorno dovessi dirti di no, chiama un medico. > fece lei. Così mi precedette in bagno, mentre io lasciavo i vestiti e le coperte nel cesto della biancheria sporca. Ancora non comprendevo come tutto ciò potesse essere reale, ne tantomeno riuscivo a realizzare quanto concreti fossero stati gli avvenimenti di quella sera. Ero assuefatto in un’impalpabile atmosfera di ottundimento, come in un sogno nelle ultime fasi della notte. La memoria ripercorreva ogni istante, come a voler essere certa che non fosse immaginazione, restando quasi delusa nel confutare che quella era la stata la realtà e non una finzione.
Di nuovo, mi sentivo come vergine. Quel feeling, quella naturalezza nel fare cose nuove senza timore o timidezza. L’aver agito come se facesse tutto parte di una routine ben collaudata, che in realtà non mi apparteneva. Almeno fino ad allora.
Tutto perfetto e sembrava solo l’inizio. Non vedevo l’ora di scoprire cosa la vita mi avrebbe riservato di lì a poco, ma in una sola giornata mi aveva dato già abbastanza.
Chiusi la porta alle mie spalle, andai in bagno ed entrai in doccia da Roberta, baciandola con passione mentre la premevo contro il vetro. Ne avevo ancora voglia…
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