Prime Esperienze
Voglio provare la doppia

15.12.2023 |
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"La prima, solo la prima, di una lunga serie..."
-Voglio provare la doppia, mi disse B.Ci conoscevamo da quasi un anno, da alcuni mesi scopavamo assiduamente. Non stavamo neppure insieme, ad unirci era il sesso. Unicamente il sesso. Una attrazione irresistibile ci spingeva continuamente uno verso l'altra. Ad appena qualche giorno dal nostro primo incontro aveva iniziato a mandarmi foto erotiche, di volta in volta sempre più spinte. Dopo qualche settimana era passata ad immagini decisamente porno. Non mi ero tirato indietro e avevo risposto per le rime: lei che si masturbava con le gambe spalancate, lei a quattro zampe con la figa aperta, io che impugnavo il cazzo e sborravo a favore di camera. Questi erano stati i nostri primi messaggi. Poi eravamo passati ai fatti. Scopavamo con forza, trasporto, non ci negavamo nulla. A volte non facevamo quasi in tempo a salutarci che già lei aveva il mio cazzo in bocca: fattelo succhiare ti prego, mi diceva quasi implorante, mentre le mie mani già affondavano nella sua figa fradicia di umori. Prima di me non aveva mai fatto sesso anale, nessuno aveva mai sfondato quel buchino scuro e stretto che dopo qualche decina di fotografie eloquenti conoscevo a memoria molto tempo prima di passare alle vie di fatto. Dopo la prima volta non aveva più voluto smettere. Voglio il tuo cazzo nel culo, mi diceva sempre. E io la accontentavo. Arrivava a casa nelle ore più strampalate, non facevo in tempo ad aprire la porta che lei lasciava cadere a terra l’impermeabile, si chinava appena, mi sbottonava i pantaloni (quando li indossavo) e cominciava a succhiarmelo. Così, sul pianerottolo, la porta spalancata sulle scale del palazzo. Non si affrettava, lo stringeva leggermente alla base, faceva scorrere la sua lingua umida sull’asta, poi sul glande; infine se lo infilava in bocca, fino alla gola. -Fattelo succhiare, implorava. Nel frattempo io, immancabilmente, le infilavo prima un dito, poi un altro, in una figa accogliente che grondava umori. Arrivava a casa già praticamente fradicia. Chiudevo la porta di ingresso e la facevo inchinare sul divano, le mani sulla spalliera e le ginocchia sulla seduta e lentamente le infilavo il cazzo durissimo nella figa, da dietro. Durava pochissimo, dopo qualche spinta decisa mi supplicava di incularla: il cazzo affondava nel culo facilmente, senza bisogno di lubrificante, fino alle palle. Lei lanciava un gemito profondo, io affondavo senza pietà in quel buco stretto e morbido. Dopo poco si girava sulla schiena e la inculavo anche così, tenendole le gambe per le caviglie alte sopra la testa, mentre lei si infilava due dita nella figa e, masturbandosi furiosamente, veniva, squassata da orgasmi lunghi e potenti. Sborravo sulla figa, sulle tette, sulla faccia, sulla bocca aperta, sulla lingua. -Sei buono, diceva.
Fu così, mentre scopavamo in questo modo, che un giorno mi disse: vorrei un cazzo al posto delle dita. Vorrei due cazzi insieme, ti va? Io non mi feci cogliere di sorpresa, era sempre stato il mio sogno: le dissi: ok cerchiamo qualcuno su un sito di annunci? Su Annunci69 è pieno di torelli, vedrai, troveremo qualcuno che fa al caso nostro. Lei all’inizio era titubante: -e se poi non riesco?. Se è troppo grosso? Se non ce la faccio? Proviamo prima con un dildo, se va tutto bene andiamo a scopare in un privè, propose.
La assecondai.
Acquistai on line un grosso cazzo di gomma munito di ventosa: lo chiamammo Arlecchino perché era molto colorato. Ci demmo appuntamento una mattina, per le prove generali. Fissai il dildo sopra un tavolino basso, rettangolare, di vetro. La ventosa lo incollava alla superficia liscia e trasparente. Appena B entro in casa e lo vide lanciò un gridolino rauco, mi prese per mano, e ci avvicinammo. Si spogliò, notai che le mutandine scure erano già zuppe di umori. Stando di fronte a me ci si impalò sopra, lanciando un gemito profondo. I capezzoli erano turgidi, il clitoride un frutto osceno che mi sbocciava di fronte, che lei solleticava a mano aperta. Mi avvicinai e le misi il cazzo in bocca, all’istante, che lei succhiava avidamente, continuando a masturbarsi cavalcando il grosso dildo. Godeva come una matta, mentre tenendole la testa per i capelli assecondavo i suoi movimenti. Le sfilai il cazzo dalla bocca, non volevo venire subito e in quei frangenti il rischio di inondarle la faccia di sborra era molto concreto. Mi inginocchiai di fronte a lei e cominciai a leccarle il clitoride, mentre quel grosso cazzo di gomma le affondava nella figa. Venne un paio di volte mentre le leccavo i capezzoli e la figa. Disse: inculami, per favore, non ce la faccio più. Feci il giro del tavolino, mi posizionai alle sue spalle. Lei si sporse in avanti, offrendomi sfacciatamente il culo mentre Arlecchino le riempiva la passera gonfia e bagnata. Non la inculai dubito. Le poggiai il cazzo durissimo tra le natiche e assecondando i suoi movimenti sul dildo la sgrillettai. Con l’altra mano nel frattempo le strizzavo i capezzoli tra le dita. B gemeva, senza più freni ne controllo. Biascicò: non ce la faccio più ti prego inculami. Afferrò il cazzo con la mano destra e poggiò la punta della cappella sullo sfintere spingendo contemporaneamente il culo verso di me. Spinsi anch’io. B disse solo: -fai piano, non so se riesco a tenere due cazzi insieme. Non fece neppure in tempo a finire la frase. La cappella durissima dilatò facilmente l’orifizio, il cazzo scivolò nel culo quasi senza accorgermi. Lei lanciò un sospiro strozzato: oh Diooooooooo disse. Ero dentro. Cominciò a dimenarsi furiosamente, sentivo il cazzo sfregare contro il dildo, separati solo da una sottile striscia di carne. Le stringevo i capezzoli con le dita mentre lei si torturava il clitoride sfregandolo con il palmo della mano. Urlava, mugolava, pronunciava frasi smozzicate che a stento riuscivo a comprendere. Balbettava. Venne ancora un paio di volte. - Dai sborra, sborrami in culo! mi diceva, mi incitava urlando finche anche io la riempii di sperma caldo.
L’esperimento era riuscito. Eravamo sfiniti, sudati, fradici di sperma e umori vaginali. Ora non ci restava che trovare un candidato in carne ed ossa. Individuammo un privè a Torino, dove ci presentammo la settimana successiva. Entrammo in una notte già fonda di mezza estate. Io indossavo una camicia bianca e un paio di pantaloni scuri. Sobrio ma elegante. B era bellissima. Un vestitino giallo, corto, impalpabile le fasciava il seno, i fianchi, si allargava sul culo e ricadeva ampio fin poco sotto le ginocchia. Sulle spalle, due bretelle esilissime facevano risaltare la pelle olivastra e abbronzata che sapeva di menta, rosmarino, salvia, delle essenze mediterranee della nostra isola al centro del mare. La pista da ballo era già affollata e dopo qualche drink ci fiondammo anche noi tra i presenti. Guardandoci intorno nessuno attirò la nostra attenzione finchè lo sguardo di B. non si posò su un ragazzo elegante, longilineo, che nella penombra ci parve abbronzato, che la fissava dai bordi della pista, sorridendo. Mi prese per mano, ci avvicinammo. -Ciao sono Manuel, disse lui, senza preamboli. Era argentino. La cosa ci fece sorridere, amavamo l’Argentina entrambi, immensamente. Io ero imbarazzato, non sapevo come approcciarmi ma a B, per fortuna, perdere tempo non piaceva. -Ciao io sono B e mi voglio scopare due cazzi, ti va? Il ragazzo strabuzzò gli occhi, quasi non credeva alle sue orecchie. E quasi senza dargli il tempo di replicare si inginocchiò di fronte a lui e disse: vediamo se fai al caso nostro. Gli aprì la cerniera dei pantaloni e in una frazione di secondo estrasse un cazzo scuro e decisamente grosso. -Sì fai proprio al caso nostro, disse e cominciò subito a succhiarglielo. Feci non poca fatica tirarla via. Intorno si stava creando un po’ troppa attenzione e non era quello che cercavamo. Si rialzò in piedi e tenendo me per una mano e il cazzo di Manuel nell’altra cominciammo a salire una scala chiocciola coperta da una moquette rossa, dirigendoci verso le stanze. Ne scegliemmo una appartata, ancora vuota. B si inginocchiò subito in mezzo a noi, spompinandoci a turno. Le spalline del vestito si erano abbassate, o era stata lei? E cominciammo subito ad accarezzarle il seno mentre lei ingoiava i cazzi a turno. Mugolava. Manuel la fece sdraiare sul letto, io le sfilai il vestito dalle braccia. In un attimo eravamo nudi e mentre Manuel le leccava la figa io, in ginocchio a fianco a lei, le infilai il cazzo in bocca. B. succhiava e mugolava, si staccava un pochino per respirare e dirmi -mi fa godere, Ale, lecca benissimo, e subito dopo si riprendeva con vigore a succhiarmi il cazzo. Ci demmo il cambio. B. a pecora sul letto, Manuel in ginocchio di fronte a lei. Mentre io le leccavo la figa, fradicia e spalancata, e il buco del culo, da dietro, lei succhiava con vigore il cazzo che Manuel le spingeva in gola, tenendola per la nuca. Non resistetti oltre, mi avvicinai a lei. E la penetrai. Venne all’istante, urlando di piacere con la bocca piena di cazzo del nostro amico. -Scopatemi in due, vi prego, disse in un rantolo di piacere. Feci cenno a Manuel di stendersi sulla schiena, B in un secondo gli fu sopra, impalandosi su quel cazzo turgido. Mi alzai in piedi e le misi il cazzo in bocca, mentre lei cavalcava l’argentino accovacciata sopra il suo bacino. I colpi del suo culo contro il bacino del ragazzo risuonavano nella stanza. Durò pochi secondi. Come risvegliatasi da un sogno improvvisamente mi sussurò: voglio il tuo cazzo nel culo, ti prego. Come in trance mi inginocchia dietro di lei, Manuel continuava a scoparla e succhiarle il capezzoli. B allargò le natiche con le mani e inarcò la schiena: il cazzo le scivolò dentro in un soffio accompagnato da un suo lunghissimo gemito di piacere. Era fuori di sé. I capelli, nerissimi le ricadevano sulla schiena; li afferrai e scopandola li tirai forte verso di me. Cominciai a morderle il collo, Manuel da sotto le mordeva i capezzoli. Il contrasto tra la pelle abbronzata e il candore delle natiche nella parte coperta dal costume era una bellezza impareggiabile. Lei spingeva il culo contro la mia pancia, comandava il ritmo degli affondi, vedevo il mio cazzo entrare e uscire dal culo con facilità. Ci stava scopando entrambi. I due cazzi sfregavano l'uno contro l'altro. B mugolava impazzita: scopatemi siiiii scopatemi forte, sono piena di cazzo, mi state scopando da troia vi prego voglio la vostra sborra vi prego. Era in trance. Manuel disse solo: non lo puedo creer, si sfilò da sotto, si inginocchiò di fronte a lei. B, a pecora gli afferrò il cazzo con la mano destra, aprì la bocca, la sborra dell’argentino le inondò la faccia, la lingua. Si infilò il cazzo in bocca e prese a succhiarglielo. Era troppo anche per me, le urlai che stavo per venire, si voltò, mi afferrò il cazzo e avvicinò il petto. Il mio sperma le colò sulle tette, sulla pancia. Notai che con una mano B. insaziabile, continuava a masturbarsi. Ci accasciammo sul letto sfatto. La notte durò a lungo. La nostra prima notte al Privè. La prima, solo la prima, di una lunga serie.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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