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Il Piacere di Essere Cornuto - Cap.3


di peppino1978
27.05.2024    |    8.043    |    19 9.8
"I corpi volevano rimanere uniti e impregnati di sudore..."
Era estate sulle colline della provincia di Bologna. Un giorno entrò nel nostro negozio di cosmesi naturale un ragazzo e Laura lo accolse gentilmente come facevamo con tutti i clienti o visitatori. Incuriosito dalla nostra attività, si fece spiegare le varie caratteristiche, proprietà e in cosa si differenziavano tra loro. Era attratto, affascinato dal nostro mondo e si notava dal numero infinito di domande. Volle conoscere anche i vari procedimenti di lavorazione e questi catturarono in particolare la sua attenzione. Laura rispose con entusiasmo a tutti i quesiti e si offrì anche di mostrargli il nostro piccolo laboratorio di produzione.

Era una richiesta assai normale e anche noi avevamo piacere di mostrare il nostro modo di lavorare poiché non avevamo segreti da custodire gelosamente. I due si allontanarono chiacchierando fino a raggiungere il laboratorio a soli cinquanta metri dal negozio. Osservai per qualche istante dalla finestra quella camminata ma venni interrotto da un nuovo cliente che entrò nel negozio.

Dopo una ventina di minuti furono di ritorno e, affacciandosi alla porta, Laura mi disse: “Noi andiamo a bere un caffè al bar. Vuoi che ne prenda uno anche per te?”
“Si grazie mille. Fate con calma. Qui ci penso io”.

Li guardai ancora una volta diretti verso il bar, ma venni nuovamente interrotto. Ogni tanto allungai un occhio incuriosito. Erano seduti a un tavolino intenti a parlare intervallando qualche risata di gusto. Sorrisi a questa visione. Dopo una mezz’ora arrivò il mio caffè e il ragazzo entrò di nuovo nel negozio per acquistare qualche prodotto. Pagò, salutò e andò via salutando. Aggiornai Laura delle persone entrate in sua assenza e in lei vidi un sorrisino particolare. Incuriosito le chiesi di quel ragazzo e lei rispose solo dicendo che era stata una mezz’ora piacevole.

“È qui in vacanza da solo e si ferma qualche giorno all’Agriturismo a fianco. Mi sa che lo rivedremo perché vorrebbe prendere dei regalini per degli amici, perciò, credo che ritornerà prima di ripartire. Sembra un tipo interessante!”
Io sorrisi e le risposi “Ottimo! Ne sono contento”.

Ritornammo ai nostri rispettivi lavori e la mia testa, per un attimo, fantasticò in maniera sconcia su loro due. Secondi, attimi di viaggi erotici piacevoli e poi tutto ritornava realtà. Ricordai sorridendo come Fabio Volo, in un suo libro, descrisse con simpatia e leggerezza, di come la mente potesse viaggiare all’impazzata in tempi brevissimi. In un suo testo descrisse una scena fermo al semaforo guardando una donna in una macchina appaiata alla sua. Il tempo di un semaforo rosso e nella sua testa apparvero immagini di cene romantiche tra loro due, viaggi, fidanzamenti e addirittura matrimoni. Il tutto in meno di uno-due minuti. Io, come lui, avevo fatto la stessa cosa ma in maniera molto diversa.

Sopraggiunse ormai la sera e chiudemmo il negozio verso le 19 per andare a piedi verso casa distante solo un centinaio di metri. Intanto che Laura era sotto la doccia, io preparai qualcosa per la cena. Cercai di sbirciare quando uscì dal bagno ma il telo copriva tutto. Continuai a osservare e vidi che prese dal cassetto non uno dei soliti mutandoni ma un perizoma che le valorizzava il ventre e il sedere.
Appena pronto, spensi i fornelli e mi apprestai anche io a lavarmi. In procinto di spogliarmi, notai che Laura indossava una semplice maglietta senza il reggiseno. Quanto adoravo queste cose! Mezzo ringalluzzito, entrai in bagno con mille e un pensiero per la testa e felice per questa novità. Una botta di vita finalmente! Mi rivestii in fretta e si cenò.

“Francesco, hai voglia di andare a fare un giro dopocena all’Agriturismo a prendere un caffè o a mangiarci un gelato?”
“Certo! Fa un caldo bestia! Molto volentieri”.

Da tre anni, ci eravamo trasferiti in un piccolo borgo a vivere insieme. Quel locale rappresentava uno dei luoghi di socializzazione più frequentati oltre alla piazza e al piccolo bar nel centro storico. Laura, nel pomeriggio, mi disse che il ragazzo avrebbe alloggiato in quella struttura per qualche giorno. Le possibilità di poterlo incontrare nuovamente erano elevate. Quattro chiacchiere con lui, sarebbero state piacevoli da fare. Era ancora tutto nella normalità l’ipotetico incontro poiché era un’usanza abbastanza consueta per noi quella d’interagire con i turisti ospiti della struttura. Chiamiamolo anche marketing oppure un’occasione in più per farci conoscere come attività. Nulla di straordinario. Indossai un paio di pantaloni lunghi, una maglietta e scarpe da tennis e, pronto, attesi Laura alla porta.

“Cinque minuti e sono pronta anche io”.
Nell’attesa feci una carrellata sui canali per constatare annoiato il nulla che regnava in televisione durante i mesi estivi.
“Eccomi, sono pronta”.
“Wow! Sei bellissima stasera”.

Era vestita in maniera semplice con un vestito nero al ginocchio e scarpe da tennis. Gli occhi mi cascarono a terra. Cazzo! Era senza reggiseno! Quella sera aveva le “tette liberty”! La testa ricominciò a navigare e il pistolino ebbe qualche sussulto. Che fantastica novità era mai quella?

“Stasera il reggiseno lo hai dimenticato nell’armadio?”
“Scemo, fa troppo caldo per mettermelo. Non farci l’abitudine! Dai andiamo!”

In 5 minuti arrivammo e ci gustammo il nostro caffè seduti in un tavolino all’esterno godendoci l’arietta fresca della sera. Dopo una decina di minuti vedemmo passeggiare nel giardino antistante il ragazzo conosciuto al pomeriggio e, con un cenno di mano, lo salutammo. Lui contraccambiò e ci raggiunse con un bicchiere di liquore in mano. Laura lo invitò a sedersi e così anche io e lui ci presentammo.

Durante la successiva ora chiacchierammo in allegria. Scoprimmo che era single e in viaggio sulle colline bolognesi per riposare e rilassarsi. Era un amante del trekking a piedi e faceva sport a livello amatoriale. Uno che alla sua salute ci teneva ma non in maniera ossessiva. Conduceva una vita sana e aveva una passione per i prodotti fatti in casa come conserve, ortaggi e anche liquori.

Entrammo meglio in quest’ultimo discorso scambiandoci opinioni e qualche segreto per ottenere risultati migliori in quanto anche io ne ero appassionato. Mi dilettavo a tempo perso, soprattutto nei periodi freddi a creare abbinamenti con prodotti naturali. Tutte cose leggere tipo il limoncello. Venti-venticinque gradi al massimo.

“Al bar mi hanno consigliato questo liquore a base di frutti di bosco ma non mi piace per nulla. Troppo dolce”.
Io risposi al volo: “Quest’inverno ho provato a fare un liquore al melograno, uno alla camomilla e anche all’arancio. Sono venuti proprio bene”.
“Interessanti! Non li ho mai provati”.
“Se hai voglia, possiamo spostarci in garage da noi e te li facciamo assaggiare. Abitiamo proprio qui fuori ed è anche più fresco”.
Laura intervenne: “Sì, ci piacerebbe anche una tua opinione. È la prima volta che proviamo a farli. Così ci dai anche un tuo parere ed eventualmente qualche dritta”.
Lui rispose: “Sì, perché no. Volentieri”.

Arrivati in garage, ci accomodammo sulle sedie e c’era un piacevolissimo fresco. Presi le bottiglie, i bicchierini e li appoggiai sul grande tavolo per fare gli onori di casa versando qualche dito di liquore. Le chiacchiere continuarono ma, dopo una mezz’ora, la mia attenzione fu catturata dalla visione dei capezzoli di Laura. Turgidi risaltarono sulle pieghe del vestito nero. Non fui l’unico a notarlo perché anche gli occhi del ragazzo, ogni tanto caddero su di lei.

Pochi minuti dopo, Laura intervenne dicendomi “Tesoro, hai voglia di fare un salto in casa a prendermi una maglia? Inizio a sentire un po’ freddo”.
“Si certo tesoro e già che ci sono prendo anche il foglio con le ricette dei liquori. Arrivo subito”.
Lei mi rispose: “Grazie mille”.

Senza fretta mi avviai al nostro appartamento al secondo piano dello stesso edificio. La mia testa iniziò a fantasticare su di loro e su cosa avrebbero potuto fare in mia assenza. Le sensazioni erano contrastanti in un mix di eccitazione e preoccupazione. Senza dubbio, la prima era predominante. Presi una sua maglia e cercai il foglio con scritte le ricette ma, nel posto in cui ricordavo di averlo messo, non lo trovai. Cercai meglio ma questo foglio non saltò fuori. Mi ricordai poi che avevo fatto una foto con il telefonino e, sbirciando nella galleria fotografica, la ritrovai! Perfetto.

Mi incamminai per ritornare al piano terra e anche in quel momento i pensieri ritornarono alla mente. Confusi, veloci e sconci. Tanto sconci! Immaginai lei sdraiata nuda sul tavolo con le gambe alzate e lui a scoparla selvaggiamente. Oppure lei in piedi piegata a novanta gradi sul tavolo e lui che la prendeva da dietro. Che brividi lungo la schiena. Mamma mia come correva veloce la testa.

Rientrai nel garage e invece trovai una scena molto differente. Laura con la felpa del ragazzo sulle spalle entrambi seduti sulle sedie di prima. Apparentemente nulla era cambiato tranne quell’indumento.

Lei guardò e mi disse: “Grazie mille tesoro. Avevo proprio freddo”. Al ragazzo invece disse: “Questa te la posso restituire. Grazie per avermela prestata”.

La scena invece divenne intrigante quando si alzò in piedi per indossare la sua maglia. Entrambi notammo alla perfezione la rotondità dei seni e i capezzoli sporgenti e irti. Ma non solo. Vidi che il viso di Laura era arrossato. Forse emozionato. Anche lui si alzò in piedi per rimettersi la felpa e sia i miei occhi che quelli della mia compagna notarono un rigonfiamento nei pantaloncini. Ci scambiammo uno sguardo silenzioso e intenso. Interessato. Ripresi la conversazione con difficoltà chiedendo al ragazzo il numero di telefono per potergli inviare la foto delle ricette. Intento a digitare, il mio telefono si spense! Batteria scarica!

“Laura, fammi una cortesia. Segnatelo tu il suo numero così domani gli posso mandare l’immagine”.
“Sì, nessun problema. Ci penso io”.

Si scambiarono i numeri in modo che anche lui potesse vedere e memorizzare quello di Laura. Le chiacchiere continuarono tra diversi assaggi degli altri due liquori e dopo un’altra mezzora ci salutammo augurandoci la buonanotte. Risaliti in casa, io e Laura, ci svestimmo per prepararci per la notte e mi avvicinai a lei baciandola con intensità. Il corpo nudo era nelle mie braccia coperto dal solo perizoma. Le mani non resistettero alla curiosità d’infilarsi nelle sue mutandine. Non oppose alcuna resistenza, anzi, agevolò il passaggio delle mie dita distanziando le gambe fino a farmi raggiungere la vagina. Non era il solito bagnato. Era più intenso e profondo. Uno di quelli da eccitazione. Sentii i versetti all’orecchio e una voce flebile che mi sussurrò: “prendimi”. Il pistolino divenne di marmo e in fretta tolsi gli ultimi vestiti raggiungendo il letto.

Una luce in penombra rese l’atmosfera molto soft aumentando l’erotismo che si sprigionò all’interno della stanza. Continuai a baciarla con ardore scendendo prima sui capezzoli durissimi dall’eccitazione fino a perdermi tra le sue gambe. La lingua assaporò gli abbondanti liquidi ed entrò dentro per farle sentire tutto il desiderio di lei.

Ansimò dal piacere e disse: “voglio sentirti dentro! Ora! Non ce la faccio più a resistere”.

Mi staccai per prendere un preservativo dal cassetto e, in un baleno, mi adagiai sopra di lei. Le gambe si aprirono per accogliermi. Entrai con delicatezza, non per le mie dimensioni, ma perché facendo poche volte l’amore, le pareti vaginali erano più strette del normale.

Mi accostai all’orecchio e non persi l’occasione per provocarla sussurrandole: “Hai visto prima il gonfiore sui pantaloni del ragazzo? Mi sa che è messo bene lì sotto!”
Lei di risposta “Sì, eccome se l’ho visto! Mi ha fatto venire caldo quando tu non c’eri!”
“Cioè? Che cosa mi sono perso?” Chiesi incuriosito.
“È uno sfacciato. Mi ha fatto notare che i miei capezzoli erano turgidi e poi si è tolto la felpa per darmela. Quando mi ha aiutato a infilarmela, la sua mano li ha sfiorati e ho sentito come una scossa elettrica attraversarmi dentro”.
“È stata una piacevole sensazione?”
“Sì eccome. Mi ha fatto bagnare tutta! Sedendosi, mi ha strusciato il pisello su un braccio. Sono sicura che l’ha fatto apposta per farmi sentire le sue dimensioni!”
“Dai! Davvero l’ha fatto apposta? Come ti è sembrato? L’hai sentito duro?”
“Secondo me sì, non poteva essere casuale. Era duro e lì sotto c’è un po’ troppo. Molto di più di quello che si nota da fuori”.
“Dimmi la verità! Saresti curiosa di scoprirlo?”

Il pistolino entrava e usciva. L’eccitazione che avevo in corpo era a un passo da raggiungere l’apice. Avevo avuto la conferma che lui si era avvicinato e aveva avuto un approccio con lei. Questa cosa mi diede il sangue alla testa. Un altro uomo aveva mostrato interesse per Laura e io ne ero eccitato da matti. I pensieri si accavallarono, non riuscirono più a essere razionali e il corpo mi diede dei segnali inequivocabili. La parte emotiva parlò, anzi urlò! Era una bomba con una miccia cortissima che sarebbe esplosa da lì a pochi secondi. Rallentai. Non volevo rompere quella magia.

“No! Perché rallenti?”
“Perché voglio sentire la tua risposta. Ti piacerebbe scoprirlo?”
“Sì tesoro! Sì! Lo vorrei! Mi intriga. Cazzo se mi intriga!”
“Lo vorresti dentro di te quel pisellone?”
“Sì amore mio. Eccome se lo vorrei. Vorrei sentirlo tutto”.
“Anche io vorrei che ti prendesse e ti facesse godere”.
“Lo so che lo vorresti. Lo so che vuoi essere un cornuto!”

A quelle parole, a quella parola, la mia testa ebbe un corto circuito e in soli due secondi entrambi raggiungemmo l’orgasmo. Non uno qualsiasi. Uno di quelli che ti lasciano il fiatone. Che fanno venire i brividi su tutto il corpo. Ti stordiscono dall’intensità. Era senza dubbio uno di quelli. Stupendo e intenso. Rimanemmo abbracciati per un tempo infinito e incalcolabile. Potevano essere minuti come ore. Non avevamo un contatto preciso con la realtà. I corpi volevano rimanere uniti e impregnati di sudore.

Poco dopo ci alzammo per andare insieme sotto la doccia per rinfrescarci. Il piacere era ancora in noi. Non si volle placare e, quel dialogo sussurrato all’orecchio, l’aveva amplificata. Voleva farmi cornuto con quel ragazzo. Lo desiderava, lo voleva sentire e riprovare quelle sensazioni che l’avevano mandata in estasi anni prima. Qualcosa si stava risvegliando in lei.

Continuammo a baciarci, toccarci finché lei mi disse: “mettiti seduto, leccamela e tieni aperta la bocca”.

Quelle parole potevano significare solo una cosa: voleva pisciarmi in faccia, e io non aspettavo altro. Mi accucciai a terra e con la mia bocca iniziai a leccarla con intensità. Sentii la sua vagina fradicia finché non iniziarono a uscire i primi zampilli accompagnati da un orgasmo potente. Le mani mi spinsero la testa con forza a lei e mi gustai quello splendido e indimenticabile momento. Fradicio dei suoi umori, con sole due carezze, anche io venni di nuovo. Ero stravolto e la vista divenne annebbiata. Tutte quelle sensazioni mi fecero scollegare il cervello e in quel limbo volevano rimanere. Ci lavammo continuando a baciarci e pochi minuti dopo uscimmo euforici come non accadeva più da anni. Vista la calda serata, in tutti i sensi, ci mettemmo sotto le lenzuola entrambi nudi. Lei notò il suo telefono lampeggiare silenziosamente. Ricevette un messaggio.

“Grazie mille Laura per la bella ed emozionante serata. Ci tenevo a chiederti scusa per averti creato imbarazzo, ma quella era proprio la mia intenzione! Spero che non ti abbia infastidito. Buonanotte”.

Mi mostrò quel messaggio e rimase interdetta non sapendo cosa rispondere e soprattutto se rispondere. Le nostre frasi fuori dai suoi schemi rigidi, prima d’ora, erano sempre rimaste all’interno della durata del rapporto sessuale. In momenti di enfasi, si dice di tutto e di più poiché i freni inibitori si abbassano o addirittura crollano. Quella volta però era diverso. Lì eravamo nella “realtà”. Eravamo ritornati nel razionale e in quel terreno lei mostrava nuovamente tutti i suoi scudi e barriere. Barricate emotive chiuse, ponte levatoio alzato e coccodrilli nel fossato. La sua fortezza sigillata, ma forse non del tutto. Era in evidente confusione e cercava in me un aiuto, una spinta, un suggerimento che con puntualità arrivò.

“Io gli risponderei scrivendogli: Grazie mille, anche per me è stata una bellissima serata. Non mi ha infastidito quel tuo gesto. Mi ha sorpreso perché non me l’aspettavo. Cosa ne pensi?”
Laura rispose “Sì, in fondo è la verità e mi sembra che dica e non dica. Ok, va bene. Inviato”.

Se conoscevo bene i miei simili lui, senza dubbio, era lì ad attendere una risposta. Sapeva dentro di sé che sarebbe arrivata in fretta. Il successivo messaggio arrivò dopo pochi secondi: “Ne sono contento e mi rincuorano le tue parole. Ho fatto fatica a rimanere al mio posto e avrei voluto tanto che Francesco non ci fosse. Ti chiedo nuovamente scusa, ma è la verità”.

Questa risposta mi diede un nuovo colpo al cuore e anche un piccolo principio di erezione. Era evidente che lui la volesse ma senza di me. Laura invece impallidì. Il suo castello era stato assalito. Libero di essere saccheggiato di tutte quelle resistenze che, con tanta difficoltà, era riuscita a tenere sotto controllo in tutti questi anni. Una diga stava per crollare e, come si dice in questi casi: “si salvi chi può”. Lei aveva ceduto. Non voleva più nuotare contro corrente e, lasciandosi trascinare dell’acqua, rispose di sua iniziativa: “Francesco non è un problema, anzi!”

Leggendo la frase ebbi la certezza che quel tanto atteso momento era arrivato. La passione per la carne aveva vinto sulla ragione. Si era abbandonata al destino. Un gran bel destino direi. Un nuovo sussulto e sulle sue labbra apparve un sorriso.
La risposta arrivò fulminea: “Ah! Allora nemmeno per me è un problema, anzi!”

Lei scrisse nuovamente di getto senza alcun ragionamento: “Perfetto. A domani. Buona notte”.

L’istinto mi portò a baciarla e ad allungare le mani sul suo sesso. Ancora una volta era fradicio. Quel breve scambio di messaggi, l’avevano riaccesa. Si contorceva mentre la toccavo.

All’orecchio mi disse “lo senti che effetto mi fa questa cosa? Ho voglia di godere tesoro mio”.

A queste parole io in religioso silenzio mi abbassai e con la lingua mi appoggiai alla sua vagina che sussultava e chiedeva di essere ascoltata.

Una nuova frase mi mandò in estasi: “Voglio che sia lui a farmi godere!”

In meno di un minuto, la travolse un nuovo orgasmo che sgorgò nella mia bocca. Furono minuti intensi, pieni di eccitazione e di desiderio allo stato puro. I nostri istinti avevano preso possesso di noi. Si erano divertiti a giocare con i nostri corpi e le menti.

Laura divenne incontenibile rompendo il silenzio della stanza: “Lecca tutto e puliscimela bene. Mi sa che dovrai abituarti”.

Quelle parole erano una frustata secca! Una secchiata di acqua gelata, un colpo secco inferto con determinazione. Un consenso per avviarmi al mio nuovo status di cornuto.

Con gioia le risposi: “Si. Lo faccio subito amore mio”.

Il suo sapore in bocca era afrodisiaco. Mi rendeva schiavo di lei. Sotto i suoi occhi la lingua attraversava i centimetri del corpo macchiati. La sua mano dietro alla nuca mi accompagnava e gli sguardi tra di noi erano fissi, intensi e profondi. Una complicità unica e unita nel compiere quella missione con cura e delicatezza.

Un dolce bacio concluse questo momento con lei che mi disse: “Sa di buono la mia figa. Ora però dormiamo che sono stanca”.

Lei si voltò di spalle e io da dietro mi accucciai abbracciandola e stringendola a me. Non presi sonno subito perché riuscire a scaricare tutte quelle bellissime sensazioni provate non fu per nulla facile. I pensieri si spostarono dalla pancia alla testa e gli interrogativi furono diversi. Che cos’era successo? Perché era successo? Ma soprattutto, era questo ciò che volevo davvero?

Un altro uomo si stava infilando nelle nostre lenzuola e le avrebbe dato quello che io non ero mai riuscito a farle provare. Quell’appagamento profondo e intenso che l’avrebbe fatta godere a pieno del suo corpo. Lei lo desiderava. Io lo desideravo e non ero nessuno per poterglielo impedire. Come si fa a privare una persona che ami della felicità o di provare piacere? Se ami davvero una persona, non puoi negarle tutto questo. Non è giusto. Non è amore! Amare non è privazione o una rinuncia ma piuttosto l’opportunità di poter stare meglio in due.

Era questo ciò che volevo? Sì e ancora sì. Volevo che lei fosse felice e di conseguenza esserlo anche io. Come sarebbe stato domani? Passata questa sbornia di emozioni, la razionalità sarebbe ritornata prepotente cancellando tutto questo, oppure davvero un nuovo mondo si stava aprendo. I dubbi c’erano e anche molto motivati, conoscendo le sue resistenze e rigidità. Venne il momento di dormire e di cedere a Morfeo.

Rimanemmo abbracciati tutta la notte.
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