Racconti Erotici > tradimenti > Io, la mia ragazza e Roberto in palestra
tradimenti

Io, la mia ragazza e Roberto in palestra


di ottocento
21.03.2020    |    4.864    |    0 9.6
"Eli mi guardò, aspettando che prendessi io in mano la situazione..."
La quarantena è ormai finita.
Giorni interminabili dietro le nostre finestre, completamente segregati e separati da tutto. Pigri e annoiati, decisamente un periodo che ricorderemo a lungo, e anche la nostra forma fisica non lo dimenticherà facilmente!
Mi presento, sono Giacomo, un ragazzo appena laureato, intraprendete e deciso, ma che ha visto smorzare i suoi entusiasmi da venticinquenne in forze da un brutto periodo per il nostro paese. Mi giudico assolutamente una persona positiva, ma gran parte della mia positività deriva da Elisa, la mia attuale fidanzata, con la quale convivo da due anni ormai. Le sue doti culinarie si sono decisamente sbizzarrite in queste settimane, e non potendo mettere il muso fuori di casa abbiamo messo su qualche chilo di troppo.
Per questo motivo decidemmo immediatamente di iscriverci in palestra, poco distante da casa in modo da poterci allenare un paio di orette al giorno.
E così incominciammo, il primo lunedì del mese. Essendo la prima sera la aspettai fuori dall’ingresso, ovviamente era in ritardo da lavoro, ma ne approfittai per completare l’iscrizione per entrambi. Dopo una decina di minuti la vidi arrivare: camminava veloce, i capelli erano già legati con una coda di cavallo e il suo giubbotto nero le nascondeva metà viso. Faceva molto freddo ancora ed Eli era solita girare sempre con la sciarpa, che aveva però, evidentemente, scordato altrove.
Ci salutammo abbastanza frettolosamente, se non con il canonico bacio, ed entrammo ognuno nei rispettivi spogliatoi per prepararci.
Erano già 10 minuti che correvo sul tapis roulant, quando la vidi entrare in sala pesi. Elisa era una ragazza decisamente alta, formosa e tonica. Indossava le sue solite scarpe da ginnastica grigie che tenevano saldo un piedino non troppo grosso, e dei leggings neri della nike. Glieli avevo regalati io qualche natale prima e avevo decisamente azzeccato regalo: le stringevano il polpaccio assolutamente contenuto, ma allo stesso tempo fasciavano le cosce in modo talmente stretto da far apparire un piccolo scalino tra le gambe e i glutei, attorno ai quali si sviluppava un culetto veramente grosso e tonico, che da anni coronava le mie fantasie. Tutto questo finendo con un classico elastico riportante il logo poco sotto l’ombelico e lasciando le caviglie scoperte come piaceva a me. Per la parte superiore aveva optato per un semplice top nero, molto spesso, dal quale si riusciva a intravedere solo una minima scollatura: nonostante la sua quarta di seno abbondante era sempre molto pudica e precisa nel nasconderlo. Ciò che non riuscì a nascondere, per almeno i primi 10 minuti, era il segno dei capezzoli ancora provati dal freddo esterno. La sua coda bionda cadeva all’indietro e per poco non toccava la sua schiena nuda.
Io al contrario indossavo dei semplici pantaloncini neri e una maglietta bianca: ho un fisico che mi piace, sono poco più alto di lei e riesco a mantenermi in forma anche facendo poco esercizio. I miei capelli neri sono un tratto caratteristico e in questi 10 anni di fidanzamento mi sono sempre sentito molto apprezzato da lei.
Ci allenammo separatamente: io avevo i miei esercizi, mentre lei si sarebbe dedicata in particolar modo agli squat. Nonostante avessi goduto di quella vista in ogni luogo e situazione non me stufavo mai, e ogni tanto l’occhio mi cadeva su quel bel culone che andava su e giù tra i macchinari. E, probabilmente, non solo il mio occhio.
Si fecero così le nove, e decisamente sfatti ci avviammo verso gli spogliatoi. Eravamo davanti alle porte quando Eli fece per aprire la porta e la trovò chiusa. Provò un paio di volte ancora, iniziò a bussare quando sentimmo “scusate ragazzi la palestra chiude alle 21 il lunedì, quindi ho già chiuse le docce. Ho lasciato lo zaino della signorina nel mio studio, ora ve lo porto”. Era il proprietario, un uomo sulla quarantina: ovviamente molto in forma e di bell’aspetto, capelli scuri, decisamente più alto di me e carnagione sempre abbronzata (come ci si aspetterebbe dal proprietario di un centro ginnico). Fui io a rispondergli “Oh cavolo, no! Non abbiamo fatto caso alla chiusura anticipata di oggi, e come facciamo per la doccia?” e lui “mi dispiace ragazzi, credo dovrete farla a casa stavolta”. A quel punto subentrò eli “ma no! Fa freddissimo fuori e siamo entrambi sudati, non ce ne siamo resi conto solo perché è il nostro primo giorno”. La situazione si congelò un secondo: il proprietario, Roberto, si sentì sicuramente in imbarazzo davanti a quell’insistere, e per non deludere due nuovi clienti che avevano appena sottoscritto un abbonamento annuale, cercò di trovare una soluzione. Disse “va bene ragazzi, se volete posso lasciarvi lo spogliatoio maschile aperto ancora una mezzoretta, non posso fare diversamente perché le chiavi di quello femminile le ho già lasciate alla mia collega”. Accettammo di buon gusto il gesto e aspettammo che ci portasse lo zaino di eli. Proprio mentre stavamo per entrare aggiunse “purtroppo devo anche io necessariamente entrare a farmi la doccia, ho una cena di lavoro tra poco. Lo dico solo per la signorina” e io “ma certo, nessun problema, dopotutto siamo noi a disturbare a casa tua. Tanto Eli ha un cambio”, la mia ragazza annuì ed entrammo per primi nello spogliatoio. Posammo le borse sulla panca centrale, e ci preparammo per la doccia. Eli si sfilò le scarpe e i calzini, mise a terra i suoi infradito e ci infilò i piedi. Si rivolse a me “Jack, ma come faccio io? Mica posso spogliarmi tutta adesso” e io “va beh eli fai che tenere questo top per il seno e le mutande sotto, tanto ne avrai un cambio pulito, no?”. Lei “si certo, farò così allora”. Così dicendo sfilò i leggings neri e rimase non il suo perizoma rosso e il top nero. Eli aveva davvero un culo formoso e, probabilmente per questo motivo, non le avevo mai visto indossare una mutanda differente dal perizoma: sosteneva che era l’unico modo per non far trapelare segni sui jeans. Ed effettivamente era così, spariva quasi completamente tra le sue grosse natiche. Eli prese shampoo e accappatoio, e si diresse verso le docce. Io la seguii, ovviamente tutto nudo, d’altronde era lo spogliatoio dei maschi quello. Ci infilammo sotto l’acqua, io la più bollente e lei leggermente più tiepida, come nostro solito. In modo altrettanto automatico eli si rivolse a me “jack le tette?”. Nonostante i numerosi anni di convivenza eravamo soliti fare quasi sempre la doccia insieme, e puntualmente pretendevo di insaponarle seno e culo, era un divertimento al quale non potevo rinunciare, nemmeno quel giorno. Risposi “certo faccio io, tirale fuori” e lei come se niente fosse tirò fuori un braccio e poi l’altro facendo uscire i suoi seni enormi. Una quarta, decisamente non troppo molle, con due capezzoli grossi ma dalla carnagione chiara, un sogno per chiunque le vedesse anche solo da lontano: erano di certo il suo segno caratteristico. Allo stesso tempo le portò in avanti con il petto, e ci fece colare lo shampoo sopra. A quel punto toccò a me. Iniziai a insaponarle completamente, girando tutto in torno e pizzicando appena i capezzoli, proprio come piaceva a lei. Si abbandonò qualche secondo a quel massaggio e alle acque dalla diversa temperatura che si mescolavano, poi come suo solito aprì gli occhi e iniziò a baciarmi. Un lungo bacio, una eterna limonata che fu da me interrotta solo per evitare che il mio pene si svegliasse più del dovuto. Dopotutto avremmo potuto poi continuare a casa. Lei leggermente indispettita, sbuffo, e si appoggiò con la schiena alla parte, lasciando il seno vero l’ingresso delle docce. Fu in quell’istante che entrò Roberto, anche egli completamente nudo. Eli ebbe un sussulto e si girò verso il muro rimettendo a posto il suo seno, ma mettendo coì in bella mostra il suo culo chiaro, colorato solo dal filo rosso della mutandina: non so quale delle due visioni fosse più invitante. Roberto non fece trasparire nulla, non so se per imbarazzo o realmente non se ne accorse. Anch’io fui per un attimo indispettito: sapeva di una ragazza nello spogliatoio, eppure entra completamente nudo. Ad ogni modo pensai che era casa sua, noi eravamo tremendamente fuori orario e di sicuro ad Eli non sarebbe cambiato molto vedere un cazzo, abituata com’è a navigare su internet…
Quindi mi misi abbastanza il cuore in pace, e continuai a lavarmi. Fu roberto a rompere il ghiaccio “ma io e la signorina ci siamo già conosciuti in sala, grande atleta!” disse scherzando, ed eli guardando me “si jack, lui mi ha aiutato con gli squat oggi, mi ha distrutto le gambe”. E io “ allora ti ringrazio roberto, falla lavorare un po’ che è troppo pigra”. E lui “ma no, l’ho vista impegnarsi oggi” e io “si certo. Perché è solo il primo giorno “. Ma eli “sei sempre il solito cretino, ho le gambe distrutte, mi tira tutto” e così dicendo si afferra l’interno della coscia. A quel punto roberto “ma no, oggi abbiamo lavorato praticamente solo sui glutei, se tira l’interno probabilmente c’è qualcosa che non va” e lei “ma non saprei, so che mi fa veramente male, ma pensavo fosse l’allenamento”. Così roberto “posso controllare?” disse rivolgendosi ad entrambi. Eli, riconoscendo la stranezza della situazione si volse verso di me, che tuttavia acconsentii volentieri, si trattava di un professionista dopo tutto. Così roberto si avvicinò e fece girare eli, lei volse la schiena verso di me e si appoggiò al mio petto per non perdere l’equilibrio, poi seguì la mano di roberto che prese la sua caviglia e se la appoggiò sulla coscia essendosi inginocchiato. Partì dal polpaccio, che a dire di eli, non tirava particolarmente, poi salii più su fino ad arrivare alla coscia completamente aperta. Iniziò a massaggiarla su e giù ed effettivamente aggiunse “è particolarmente tesa, non capisco questa ipertensione”. Continuò qualche secondo e poi chiese a lei di girarsi. Ovviamente nella richiesta mi lanciò un’occhiata, alla quale risposi con un sorriso, volevo solo che controllasse a fondo. Eli a questo punto si girò con il seno verso di me, unì le gambe fino a far toccare le cosce, si portò leggermente avanti con le spalle, e si aggrappò a me per non perdere l’equilibrio. Roberto ripartì dai polpacci, arrivò elle cosce ma sta volta non si fermò. Impugnò le natiche dal fondo e iniziò a comprimerle. Proprio quello scalino che le separava dalla coscia, senza salire oltre però. Disse “com’è qua” ed eli “effettivamente mi fa parecchio male, però non capisco” mentre era aggrappata al mio collo e protendeva indietro il culo. E roberto “si lo sento particolarmente teso, scusa ma questo elastico è un po’ di ingombro”. A quel punto arrivai io, che avevo il mento di eli sulla spalla e quindi vedevo il suo culo dall’alto. Senza pensarci due volte afferrai la sua mutandina dall’alto e la tirai all’insù facendo quasi scomparire l’elastico nel suo culo, e mi sfuggì di sentire un respiro più pesante di eli. E roberto “grazie ora va meglio, dunque sembra che arrivi fino ai fianchi, secondo me puoi andare a casa tranquilla e prova a tastare tutt’intorno, poi domani mi dici”. Eli mi guardò, aspettando che prendessi io in mano la situazione. E così fu: dissi “ma no dai già che ci siamo facciamo tutto ora, tanto che problema c’è?” e in un istante presi gli elastici laterali delle mutandine e li spinsi in basso. Feci scivolare la mutanda proprio nello scalino tra il culetto e la coscia, lasciando completamente nudo il culo di eli ma non la sua figa davanti, che continuava a rimanere coperta. Non so se eli se lo sarebbe mai aspettato, forse un po’ si, ma di sicuro roberto no. Si perse una decina di secondi nell’osservare quel culo tondo, grosso, sodo e completamente nudo. Poi con parecchia esitazione balbettò qualcosa e si lanciò nel controllo dei fianchi. Li passò completamente e alla fine concluse “credo che con un po’ di olio e riposo tutto dovrebbe passare, poi dalla prossima volta cambieremo allenamento”. Lo ringraziamo calorosamente e lui tornò sotto il suo gettito. Io iniziai a insaponarmi i capelli ed eli lo stesso di fianco a me: non trovo un motivo adeguato per ciò che fece, se non quello che vi sto per raccontare, ma lasciò le mutandine in quella posizione, senza ritirarle su.
Passò qualche minuto in tranquillità quando sentimmo roberto tirare un piccolo colpetto di voce. “tutto ok gli chiesi?” e lui “si grazie ragazzi, sapete vi confesso che dopo ho un appuntamento e per questo motivo stavo cercando di depilarmi, ma combino sempre casini”. Io ed eli ci guardammo, la situazione era sicuramente divertente, ma un po’ per malizia, un po’ per gentilezza, cercammo di trovare una soluzione. Io esordii “in realtà eli è estetista da qualche anno, potrebbe pensarci lei” e lei sentendosi quasi in dovere “si certo, lo faccio tutti i giorni”. E roberto “ma mi sentirei in imbarazzo, davvero ragazzi siete molto gentili, ma non dovete sentirvi obbligati” ma eli stava già camminando verso la sua doccia, facendo rimbalzare il suo culetto sotto i miei occhi e disse “ma no ci mancherebbe dai, posso avere io il rasoio? Ho anche una crema dietro che avrei usato per me e jack”. Roberto, probabilmente ormai in stato confusionario, le passo il rasoio e si appoggiò alla parete con la schiena. Eli con la sua solita maestria (e non solo da estetista) si inginocchiò davanti al suo cazzo e guardandomi mi chiese di passarle la crema. Mi avvicinai e gliela posai sulla mano, lei si strofinò i due palmi e con parecchia energia iniziò a cospargere l’inguine di roberto, fino a coprirne con più delicatezza tutte e due le palle e la base del pene. Aggiunse “ora deve agire circa un minuto” e così dicendo volse lo sguardo in basso e si accorse di avere ancora le mutandine abbassate. Con un piccolo sorriso si alzò leggermente e le tirò nuovamente su. Il minuto era passato e eli iniziò il suo lavoro. Io osservavo dalla mia doccia e mi sembrava di vedere gli occhi di roberto socchiudersi, eppure non aveva il cazzo in tiro, quindi non mi sembrava maliziosa la scena. Ma poi, anche fosse?
Eli finì il suo lavoro, tutto andò per il meglio ma poi aggiunse con la sua solita delicatezza “l’unica cosa è la base del cazzo, essendo molle non mi fido a passarci la lametta” e lui “ non ti preoccupare, posso poi pensarci io “ e lei insistendo “ma no, se provi a concentrarti un po’ e farlo venire duro, poi ci dovrei riuscire, preferirei farlo io”. Mi aggiunsi io da lontano “eli dai che è tardi, fai qualcosa tu”. E lei “va bene va bene, ci penso io”. In un secondo tirò le braccia su e fece scivolare verso l’alto il top, liberando in un colpo i suoi seni enormi, sui quali scorreva un sacco di acqua. Li prese in mano e guardando verso l’alto non aggiunse altro aspettando che la natura facesse il suo corso. Mi guardò ridendo e io sbuffai un po’ indispettito, ma non troppo, sapevo quanto le piacesse essere apprezzata. Effettivamente in pochi istanti gli occhi di roberto si sbarrarono e il suo cazzo venne in tiro. Eli potè finire il lavoro completamente. Era tutto fatto quando disse il dopobarba ce l’hai roberto? È fondamentale perché non si irriti” e lui “no l’ho lasciato a casa”. Eli, che era già in piedi, si riaccovacciò e senza fare domande impugnò il cazzo con la mano destra e si portò la sinistra alla bocca. Ci fece colare un bel po’ di saliva e la passò su tutte le palle e la parte superiore, aggiungendo “un po’ di saliva ti farà bene, non sciacquarla troppo però”. Credo che in quel momento l’ultimo problema di roberto sarebbe stato quello di lavarsi il cazzo. Eli si porta un’ultima volta la mano alla bocca per leccarla e aggiunge “ma sbaglio o sento sapore di cioccolato” e io “sì effettivamente sento anche io odore di cioccolato”. E roberto “è il mio nuovo shampoo, dicono faccia impazzire le donne” disse ridendo. Eli mi guardò da lontano con un’aria veramente provata: da almeno mezzora eravamo là sotto ed ero pronto a scommettere che gran parte dell’acquetta che scorreva nelle docce veniva dalla sua figa. Era stata un quarto d’ora con le mutande abbassate e due uomini che la tenevano, ora una decina di minuti con un cazzo in tiro davanti alle sue tette. Come potevo pensare che stesse? Dopotutto mi ha sempre assecondato nelle mia fantasie, e da tempo mi parlava delle sue. Non avevo dubbi sui suoi sentimenti, quindi chiusi gli occhi, feci un gran sospiro, e li riaprii sorridendole. Mi ricambiò con un’espressione di amore infinito e si girò verso roberto: prima che potesse capire cosa stava per succedere, eli, ancora con la mano sul suo cazzo, ne fece scivolare fuori la cappella, e la mangiò in un sol boccone. Roberto sbarrò gli occhi per l’ennesima volta nell’ultima mezzora, e cercò di tirarsi un po’ indietro: solo chi ha provato un pompino di eli sa che non la si può staccare dal cazzo finché non è sazia. Si tenne la cappella in bocca per un attimo, probabilmente gustando tutto il cioccolato, e poi se lo sfilò tornando a respirare. Passo la lingua in mezzo alle palle, tenendo il cazzo con la mano sul suo viso. Nel frattempo io mi stavo avvicinando e roberto probabilmente spaventato cercava di elaborare che cosa dire. Ma prima che parlasse afferrai il suo shampo al cioccolato e me lo feci colare sul cazzo. Lo insaponai tutto, lo sciacquai e solo dopo averlo scappellato come piace ad eli glielo posizionai in faccia. Lei senza farmi aspettare si staccò dal cazzo di roberto con la bocca e se la riempì con il mio. Iniziò a succhiarmelo tutto e a farselo arrivare fino in gola. Continuava a segare roberto che, impotente, aspettava il suo turno, sempre dopo di me. Le tolsi il cazzo dalla bocca e subito lei tirò fuori la lingua, affinché glielo sbattessi un po’ in faccia. Mi prese le palle e mi avvicinò di più al cazzo di roberto: si fermò ora a guardare i due cazzi così vicini e totalmente per lei. Nell’impeto della sua gioia se li mise in faccia entrambi, passando da una cappella all’altra, da due palle alle altre, facendo colare così tanta saliva… le sue mani sempre sulle nostre basi tenevano le cappelle di fuori quando a un tratto le avvicinò, le avvicinò così tanto che le due cappelle si toccarono formando un unico cazzo, che lei fece sparire nella sua gola. Le leccava insieme e non mostrava segno di cedimento. A quel punto le separò nuovamente, mettendosi il mio cazzo in bocca e facendo rimbalzare quello di roberto sulla sua guancia mentre lo segava. Così facendo si portò una mano dentro la mutandina rossa, che probabilmente gocciolava più delle docce. La lasciai fare qualche secondo, giusto che si risvegliasse il clitoride e poi presi in mano la situazione. La tirai su in piedi, mentre lei si passò una mano sulla bocca per pulirsi da tutta quella saliva e affondai la faccia nella sua tetta destra. Eli abbandonò il capo all’indietro godendosi la lingua sul capezzolo, ma in dieci secondi afferò le testa di roberto e con grande capacità decisionale, se la portò sull’altra tetta, provvedendo ad appoggiare una mano sul culo di ognuno di noi due. L’acqua scorreva calda e i suoi piedi erano sulla punte, pur di offrire tutto il suo seno. In quei minuti l’aria era stata riempita solo dai suoi di quell’enorme doppio pompino, ma fu eli a spezzare il silenzio “lo voglio, voglio il tuo per primo” disse. E così senza che me lo chiedesse due volte mi staccai dal capezzolo, e lei tolse la tetta a Roberto, la girai e lei posò il suo culetto ancora con la mutandina sul mio cazzo, e gettandosi all’indietro mi leccò il mento. Feci pressione sulla sua schiena, che si inclinò in avanti facendo penzolare le sue tette bagnate. Non dovetti dirle altro che si inginocchiò a quattro zampe, mostrandomi tutto lo splendore del suo culo. Con delicatezza spostai le mutandine di lato e ci appoggiai la cappella sopra. Roberto era imbambolato a guardarci. A causa di tutto il suo dolce succo, il mio cazzo scomparve dentro di lei, che iniziò a mugulare come una cagnolina. Sospirava e gemeva a occhi chiusi, fino a quando non li riaprì. Sposto il peso su un braccio solo, che la reggeva, e con un colpo di collo spostò i capelli di lato. Con la mano ora libera raggiunse il cazzo di roberto, che senza troppi convenevoli la seguì, e finì nuovamente a riempirle la bocca. Finalmente il suo sogno: io le stavo sfondando la patata con colpi molto decisi, e lei poteva scaricare la sua passione su una cappella grossa e liscia che le percorreva tutta la faccia. Godeva con non mai, si staccava dal cazzo solo per girarsi a guardarmi ogni tanto, cercando il mio godimento con gli occhi, e subito dopo averlo trovato sprofondava nuovamente le labbra tra le palle di roberto. Con una mano raggiungi anche il suo clitoride, che non aveva certo bisogno di essere insalivato, e con veramente pochi tocchi iniziai a sentire i suoi fianchi tremare sul mio cazzo, e senza risparmiarsi eli si abbandonò al primo orgasmo. Le afferrai le braccia da dietro, tirandola più in su: ora poggiava a terra solo con le sue ginocchia e dovette staccarsi dal cazzo di roberto. Lo guardò intensamente ma lui non faceva una mossa. Stufata da ormai troppi secondi senza godere di entrambi i cazzi, disse “roberto ti devo fare un disegnino o ti metti in piedi e me lo fai succhiare?”. Robi assolutamente preso in controtempo si alzò di scatto, prese la testa di eli e fece forza fino a farglielo entrare in gola. Riuscì a tenerlo per una decina di secondi, poi se lo fece togliere e finì quel pompino finché non mi stufai di sbatterla da dietro.
In quell’istate mi fermai un attimo? Il mio cellulare? Probabilmente lo avevo lasciato sul tapis roulant. Chiesi a roberto “cazzo ma come faccio ad andare a prenderlo? Sto aspettando una telefonata di lavoro, se dovesse suonare non lo sentirei” e lui “credo tu possa andare così di là, tanto le porte sono chiuse, ci metti un attimo e di sicuro non c’è nessuno che ti possa vedere”. Pensai avesse ragione. Tolsi il cazzo da eli, non contenta di rimanere con la patata vuota, che mi guardò. Ricambiai il suo sguardo, che diceva già tutto “mi assento 10 secondi, non fare nulla di eccessivo”. Così uscii e in un batter d’occhio fui di ritorno. Quello che vidi mi lasciò di stucco. La timida eli era ora seduta sul davanzale dei lavandini, con il suo culo che strabordava dal bordo, e le gambe completamente spalancate. I suoi capelli biondi cadevano a coprire le tette che si stava tenendo con entrambe le mani, mentre gli occhi erano chiusi a godere della lingua di roberto sul suo clitoride. Quella puttanella se la stava facendo leccare. Non mi diede particolarmente fastidio, dopotutto mica la stava scopando, ma volevo fargliela pagare. Mi misi in piedi sui lavandini e pian piano mi avvicinai a lei, che si accorse solo dopo qualche secondo della mia presenza. Provò ad aprire bocca “scusa amore ma…” e subito le infilai il cazzo dentro a tappargliela. Anche lei capii che non ero arrabbiato, che doveva solo farsi perdonare. Impugnai il mio cazzo e iniziai a schiaffeggiarla sulle guance e sulla lingua, passando a volte dalla sua bocca fino a raggiungere la gola. L’unica cosa che potevo sentire erano i suoi continui mugolii di assenso. Sapendo i miei punti deboli, staccò una mano dal suo seno e spinse la testa di roberto più in basso, che iniziò a leccarle, un po’ titubante all’inizio, l’ano. Lei raccolse la mia saliva e con le sue ditina dallo smalto nero iniziò a massaggiarsi velocemente il clitoride. Inutile dire che, anche se non avrebbe voluto, venne nuovamente dopo pochissimi colpi. Staccò la mano dal suo clitoride e tirò nuovamente su roberto che finisse di ripulire i suoi umori.
Il mio cazzo stava ormai raggiungendo il limite, eppure c’era una cosa da provare: o in quel momento o mai più. Le tolsi il cazzo dalla bocca e scesi, lei, allo stesso tempo, spinse indietro roberto. Io “roberto, la mia signorina ha un ultimo sfizio da provare, ti prego di sdraiarti su quelle panche” e ovviamente seguì il mio consiglio senza troppe domande. Appena seduto eli si lanciò con la bocca sul suo cazzo, fraintendendo probabilmente i miei piani, ma non lo aveva ancora preso che la alzai tenendola per i capelli. Le afferrai la coscia sinistra, ormai completamente nuda, e la feci salire sulla panca, poi la stessa cosa con quella destra. Una volta su le posai le mani sulle spalle e iniziai a fare un po’ di pressione vero il basso. In quel momento ero sicuro: non si aspettava una decisione simile da parte mia. Guardandomi con gli occhi da bimba come a cercare un mio consenso che era ormai palese si accovacciò sul quel cazzo in tiro, e facendo diventare gli occhi bianchi, lo prese tutto nella sua figa. D’istinto iniziò a cavalcarlo, finché non sentii nuovamente le mia mani dietro, le afferrai le caviglie tirandole un po’ indietro e le reclinai la schiena in avanti. Si girò a guardarmi con aria spaventata, ma trovò sicurezza e conforto nei miei occhi. Eli non era solita fare anale, giusto una volta al mese per soddisfare le mie fantasie, ma sapeva anche lei di non potersi tirare indietro quel giorno. E così, facendo colare abbastanza saliva nel suo culo, affondai il mio cazzo nel suo ano. Per un momento perse quasi l’equilibrio, urlò a mezza voce, ma la mia mano sulla sua spalla la tranquillizzò. Inizò così a muoversi lentamente, prendendo confidenza con due cazzi all’interno del suo corpo. Poi sempre più veloce, fino a sentire le sue cosce sudate che sbattevano su roberto e il suo culo formoso, sulle mie palle. In quel momento eli raggiunse il massimo della sua forza e affermazione, si tirò su con la schiena mostrando il seno, e come ergendosi vittoriosa si sentì il centro di una passione sfrenata. Tutti gli occhi su di lei, tutte le mani sul suo corpo: si sentiva schiava, ma sapeva essere lei la vera regina. I suoi occhi si abbandonarono, e lasciarono posto solo all’istinto, il suo respiro divenne frenetico, e non potè evitare di abbassare la schiena per dare i suoi seni in pasto alla bocca di roberto. Io le leccavo la schiena, mentre il mio cazzo le sfondava il culetto. Le sue cosce erano tesissime, mostravano i muscoli, e i suoi fianchi danzavano tenendo saldi i due cazzi dentro di lei. Fu solo dopo una decina di minuti che si girò nuovamente verso di me e mi disse “posso venirgli sul cazzo tesoro?” non so se non aspettò la mia risposta volontariamente o fu per lei inevitabile, ma iniziò a tremare venendo in un orgasmo che bagnò largamente quella bella figa che aveva. Appena finito fece per accasciarsi su roberto, ma fui io a tirarla su, togliendole il mio cazzo dal culo. La alzai, svuotandola completamente, e la feci girare. Poi lei appoggiò il culetto nudo sull’addome di roberto e alzò entrambe le gambe dandomi le caviglie in mano. Ovviamente gliele afferrai, e lei si aprì nuda, completamente davanti ai miei occhi. Sudata, sfatta, con gli occhi lucidi. Le tirai il culo un po’ in avanti e lei con la sua manina curata accompagnò il cazzo di roberto, ancora di marmo, verso la sua figa dicendomi “basta anale per cortesia amore”. Capii che effettivamente non lo avrebbe retto ulteriormente e così acconsentii che il cazzo di roberto la scopasse nella figa. Proprio mentre stava godendo nuovamente avvicinai il mio membro, e senza chiedere il permesso, per riprendere possesso di quella che era la mia figa, iniziai a fare pressione. Con più facilità del previsto il mio cazzo svicolò, insieme a quello di roberto all’interno della sua figa. Lei spalancò gli occhi, forse chiedendosi come tutto quello fosse possibile, come fosse arrivata a quel punto, ma smise di farsi particolari domande quando iniziai a muovere anche il mio di cazzo. Lei sorrideva, chiudeva gli occhi e a volte sembrava lacrimare. Una cosa era certa, era felice di me, di noi.
Roberto, in tutto questo più o meno passivo (ma dopotutto chi si sarebbe opposto?) iniziò a balbettare qualcosa e tirò fuori il suo cazzo. Ci mise tempestivamente una mano sopra, e venne copiosamente, senza sporcare nessuno. Io ed eli ci guardammo, lei sorrise, si sentiva artefice di quella situazione e di quel godimento, ma ora voleva anche il mio. Roberto stramazzò quasi senza forse, aspettandosi forse che eli si alzasse da lui. Così non fu: restò lì sopra utilizzandolo solo come appoggio per farsi sbattere un’ultima volta da me. Sorridendo della sua porcaggine le infilai il cazzo dentro la figa, e contemplando la sua espressione da maialina con la bocca aperta e gli occhi bianchi, le venni con un tremendo orgasmo nella patata. Se lo godette tutto e solo alla fine fece per abbassare le gambe.
Glielo tirai fuori e prendendole una manina la aiutai ad alzarsi. Corse velocemente nella doccia, prima che le colasse tutto fuori.
E io “tutto a posto robi?” sorridendo, lui “si ragazzi, un attimo e vi raggiungo”. Io ed eli ci lavammo nuovamente sghignazzando, e giochicchiando ancora nudi. Solo una volta usciti roberto fece per entrare nella doccia. Eli si asciugò i capelli, e io dopo di lei. Ci rimettemmo le nostre tute, e scusandoci ancora per aver fatto ritardare la chiusura di un’ora e mezza, ci avviammo verso l’uscita.
Era solo il primo giorno, e noi avevamo fatto l’abbonamento annuale.
Ero certo che ci sarebbero stati ancora molti divertimenti…

Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore. Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Votazione dei Lettori: 9.6
Ti è piaciuto??? SI NO


Commenti per Io, la mia ragazza e Roberto in palestra:

Altri Racconti Erotici in tradimenti:



Sex Extra


® Annunci69.it è un marchio registrato. Tutti i diritti sono riservati e vietate le riproduzioni senza esplicito consenso.

Condizioni del Servizio. | Privacy. | Regolamento della Community | Segnalazioni