tradimenti
Il prezzo della manipolazione


24.06.2025 |
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"Ogni traccia della sua arroganza, del suo fascino narcisistico, si disintegrava sotto il peso di quella violazione..."
Il vento di fine estate sibilava tra le strade di una città che odorava di asfalto caldo e promesse infrante. Lucia, 35 anni un corpo imponente, si guardava allo specchio della sua camera da letto. La luce soffusa della lampada sul comodino accendeva riflessi dorati sulla sua pelle morbida, vellutata, che lei accarezzava con una dolcezza malinconica. Il suo seno abbondante, fasciato da un reggiseno di pizzo nero, sembrava quasi troppo per il suo cuore fragile, che batteva forte al pensiero di un messaggio appena ricevuto. Sullo schermo del telefono, il nome "Flavio" lampeggiava come una sirena, e ogni parola che lui le scriveva era un’esca che la trascinava in un mare di speranze.Lucia era una donna che viveva di emozioni intense. Ogni carezza, ogni sguardo, ogni parola aveva il potere di farla sentire viva o di spezzarla. Su Annunci 69, Flavio, 48 anni, con la sua barba curata e il fascino di un narciso consumato, l’aveva catturata con un love bombing che sembrava uscito da un romanzo. Messaggi interminabili, pieni di complimenti che le accendevano le guance: “Sei unica, Lucia, la tua dolcezza mi disarma.” Lei, che si era sempre sentita fuori posto con il suo corpo curvy, si era lasciata andare, bevendo ogni parola come un elisir.
Il loro primo incontro era stato un’esplosione di sensi. In un piccolo bar del centro, l’odore del caffè si mescolava al profumo muschiato di Flavio, che la guardava con occhi che sembravano promettere l’eternità. Le sue mani, grandi e sicure, le avevano sfiorato la schiena mentre si dirigevano verso un hotel discreto. Nella stanza, il suono del loro respiro si intrecciava con il fruscio delle lenzuola. Le carezze di Flavio erano lente, deliberate, come se volesse scolpire ogni curva di Lucia nella sua memoria. Il sapore salato della sua pelle, il calore del suo abbraccio, la passione che li aveva travolti: tutto sembrava perfetto. Lucia si era sentita desiderata, amata, per la prima volta dopo tanto tempo.
Nei giorni successivi, la loro connessione sembrava crescere. Si scrivevano ogni mattina, condividendo frammenti di vita. Flavio le raccontava della sua ex moglie, dei conflitti con i figli, del suo ruolo di padre che lo faceva sentire inadeguato. Lucia lo ascoltava, lo consolava, si sentiva parte di qualcosa di vero. Ma mentre lei sognava un futuro, Flavio tesseva un’altra rete.
Clara, 30 anni, era l’opposto di Lucia. Il suo corpo magro, scolpito da ore di palestra, era un’arma che usava con consapevolezza. Il suo sedere tondo, il seno piccolo ma perfetto, i lineamenti delicati: tutto in lei attirava gli sguardi. Quando Flavio l’aveva contattata su Annunci 69, Clara aveva risposto con curiosità, ma senza illusioni. Gli uomini come lui, carismatici e un po’ troppo sicuri di sé, li conosceva bene. Eppure, Flavio aveva un modo di parlare che la disorientava: era attento, galante, ma con un pizzico di vulnerabilità che la faceva abbassare la guardia.
Mentre chattavano, Clara aveva letto i feedback su Flavio. Tra questi, spiccava il racconto entusiasta di Lucia, che descriveva un incontro passionale e intimo. Quando Clara aveva chiesto spiegazioni, Flavio aveva riso, con quella risata che sembrava avvolgerti ma lasciava un retrogusto amaro. “Lucia? Oh, una cosa da niente. Sai, non volevo deluderla, ma non era il mio tipo. Ho fatto quasi fatica a… beh, hai capito.” Le sue parole erano state come un pugno nello stomaco per Clara, che non credeva a una sola sillaba. Nessuna donna si “beve” le bugie di un uomo che sminuisce un’altra per esaltare se stesso.
Clara aveva contattato Lucia. All’inizio, il messaggio era stato cauto, quasi formale. Ma quando le due donne avevano iniziato a parlare, era scattata una scintilla di complicità. Lucia, con la voce incrinata, le aveva raccontato di Flavio, della passione, delle promesse, della fiducia che le aveva dato. Clara, ascoltandola, aveva sentito un nodo stringerle la gola. Non era solo rabbia per le bugie di Flavio, ma un senso di sorellanza, di condivisione di un dolore che conoscevano troppo bene.
Lucia, però, era devastata. Le parole di Flavio, riferite da Clara, l’avevano colpita come lame. “Beneficenza”? “Non il mio tipo”? Ogni insulto era una ferita che le scavava dentro, facendola dubitare di sé stessa, della sua bellezza, del suo valore. Piangeva davanti allo specchio, accarezzando la sua pelle vellutata, mentre il sapore amaro delle lacrime le scivolava sulle labbra. Flavio, ignaro, continuava a scriverle, chiamandola “amica del cuore”, mentre corteggiava Clara con la stessa intensità.
Clara, con il cuore pesante ma la mente lucida, aveva deciso di agire. Aveva accettato di incontrare Flavio in un locale affollato, dove il tintinnio dei bicchieri e il brusio delle voci creavano un sottofondo caotico. Lui era lì, con il suo sorriso da predatore, la barba che odorava di tabacco e dopobarba. Ogni parola, ogni gesto, era calcolato per sedurla. Quando le aveva offerto di riaccompagnarla a casa, Clara aveva accettato, sapendo cosa sarebbe successo. In macchina, il buio era rotto solo dai fari delle auto che passavano. Flavio l’aveva baciata, e il suo respiro caldo sapeva di whisky. Le sue mani, esperte, avevano trovato la strada sotto la gonna di Clara, portandola al culmine del piacere. Lei, con un misto di disgusto e adrenalina, aveva ricambiato, sentendo il corpo di Flavio tremare sotto le sue labbra. Era stato un gioco pericoloso, ma necessario.
Tornata a casa, Clara aveva chiamato Lucia. Non aveva raccontato tutto, solo che aveva capito chi fosse davvero Flavio: un uomo che vedeva le donne come trofei, da usare e gettare. Le due donne, unite dal dolore e dalla rabbia, avevano deciso di vendicarsi. Non una vendetta impulsiva, ma un piano freddo, calcolato, che avrebbe smascherato Flavio per quello che era.
Le settimane successive furono un gioco di specchi. Clara registrava ogni conversazione con Flavio, spingendolo a parlare di Lucia. Lui, con la sua arroganza, cadeva in ogni trappola, sminuendola, ridicolizzandola. Lucia, invece, registrava i messaggi di Flavio, che le giurava eterna amicizia mentre negava qualsiasi interesse per Clara. Ogni bugia era un filo che si aggiungeva alla rete che stavano tessendo.
Flavio, però, iniziava a sospettare. Le altre donne che corteggiava lo ignoravano, alcune coppie su Annunci 69 lo ghostavano. Convinto che fosse colpa di Lucia, era tornato da lei con il suo solito copione: complimenti, promesse, coccole virtuali. “Sei speciale, Lucia, non c’è nessuna come te.” Ma ogni parola suonava vuota, come un’eco in una stanza abbandonata.
Clara, con l’aiuto di Lucia, aveva alzato la posta. Aveva proposto a Flavio un incontro in un B&B di lusso, con vasca idromassaggio e specchi ovunque. Lui, accecato dal desiderio, aveva accettato senza esitare, dimenticando la promessa di uscire con Lucia quello stesso sabato. A lei, aveva mandato un messaggio frettoloso, parlando di un “impegno familiare”. Lucia, leggendo il messaggio, aveva sorriso amaramente, stringendo il telefono così forte da farsi male.
Il sabato mattina, Clara aveva mandato a Flavio una foto di repertorio in lingerie, chiedendogli di scegliere il colore per la serata. Lui aveva risposto con un entusiasmo che trasudava ormoni. Lucia, invece, gli aveva scritto per chiedere del “problema familiare”, e la risposta evasiva di Flavio aveva confermato ogni loro sospetto. Le due donne, sedute a un tavolo di un bar, si erano scambiate uno sguardo complice, bevendo caffè che sapeva di vittoria.
Alle 19:00, Flavio era al bar dell’appuntamento, con il cuore che gli martellava nel petto. Clara era lì, una creatura stupenda, completamente diversa dall’ultima volta. Indossava una minigonna vertiginosa di pelle nera che aderiva al suo sedere tondo, tacchi alti neri che risuonavano sul pavimento come un metronomo, e una camicetta di pizzo nera semitrasparente che lasciava intravedere i capezzoli scuri. Il trucco accentuava le sue labbra carnose, dipinte di un rosso intenso, e lo smalto viola brillava sotto le luci del bar. Il suo profumo, fruttato e speziato, lo calamitò, avvolgendolo come una rete. Quando si avvicinò per baciarla, il suono dei suoi tacchi e il modo in cui sculettava vistosamente lo mandarono in tilt. Non riusciva a pensare ad altro che al suo corpo.
Sorseggiarono un Aperol soda, con il tintinnio dei cubetti di ghiaccio nei bicchieri, ma Flavio non riusciva a staccare gli occhi dalle labbra e dal seno di Clara. Dopo due parole, si incamminarono verso il B&B, a soli 500 metri dal bar. La camminata di Clara era sensuale, ogni passo un invito, e Flavio, con il respiro corto, sentiva il desiderio crescere come una febbre.
Quando entrarono nella camera del B&B, però, il mondo di Flavio si capovolse. Lucia era lì, in guepière, autoreggenti, e un reggiseno di pizzo che esaltava il suo seno imponente. Il suo fisico giunonico riempiva la stanza, ma il suo sguardo non era dolce: era acciaio puro. “Ora ci divertiamo noi, Flavio,” disse, con una voce che grondava sarcasmo.
Flavio, per un momento, sorrise, pensando a un ménage à trois. Ma quel sorriso si spense quando Clara e Lucia lo afferrarono, bendandolo con una sciarpa di seta e ammanettandolo al letto. Le loro mani lo accarezzavano, lo seducevano, ma c’era qualcosa di minaccioso. Il profumo fruttato di Clara, il calore del seno di Lucia che gli sfiorava il sesso: tutto era un’illusione, un preludio a qualcosa di più oscuro.
Quando un odore sconosciuto, forte e muschiato, si avvicinò alla sua bocca, Flavio sentì un brivido di inquietudine attraversargli il corpo. Ammanettato al letto, con le catene che tintinnavano contro la testiera di legno, il suo respiro si fece corto, un misto di eccitazione e sospetto. La sciarpa di seta nera che gli copriva gli occhi amplificava ogni suono: il fruscio delle lenzuola sotto di lui, il respiro controllato di Clara, le risate soffocate di Lucia che rimbalzavano sulle pareti specchiate della stanza. Era ancora intrappolato nella sua illusione, convinto che quel gioco fosse un preludio a un piacere condiviso, un trofeo per il suo ego di narciso. Ma quell’odore, così estraneo al profumo fruttato di Clara e al calore vellutato di Lucia, gli fece contrarre lo stomaco.
Prima che potesse parlare, un peso si avvicinò al suo viso, e il panico gli chiuse la gola. Con un gesto deciso, Lucia gli strappò la benda, e la luce fioca della stanza, riflessa dagli specchi che circondavano il letto, rivelò una figura imponente. Una trans brasiliana, alta e muscolosa, con la pelle scura che brillava sotto la luce ambrata, lo sovrastava. Il suo sguardo era un misto di divertimento e determinazione, e il suo corpo, nudo e possente, emanava quell’odore muschiato che aveva invaso i sensi di Flavio. Lui spalancò gli occhi, il cuore che martellava come un tamburo, e cercò di dimenarsi, ma le manette gli mordevano i polsi, e le mani di Clara e Lucia, ferme come tenaglie, lo tenevano inchiodato al materasso.
“Che… che sta succedendo?” balbettò Flavio, la voce incrinata, ma Lucia lo interruppe con un sorriso che era insieme trionfante e spezzato. “Ora sei nostro, Flavio,” disse, la voce grondante di sarcasmo. Clara, accanto a lei, sollevò il telefono, e il flash della fotocamera illuminò la stanza come un fulmine. “Sorridi,” sussurrò, con un tono che trasudava disprezzo. Le foto, scattate in rapida successione, catturavano ogni dettaglio: la sua nudità, la sua vulnerabilità, la figura della trans che incombeva su di lui. Flavio capì in un istante che quelle immagini erano la sua condanna, un cappio che gli stringeva il collo.
“No, vi prego…” iniziò, ma le parole gli morirono in gola quando la trans, con un movimento fluido, gli si avvicinò ulteriormente. Il suo sesso, duro e scuro, era a pochi centimetri dalla sua bocca, e l’odore, intenso e salato, gli invase i sensi. Flavio girò la testa, il viso contorto dal disgusto, ma Clara gli afferrò il mento con forza, costringendolo a rimanere fermo. “Non fare il difficile,” disse, con una risata fredda che gli gelò il sangue. Lucia, con il suo corpo giunonico che riempiva lo spazio, si chinò su di lui, il seno imponente che sfiorava il suo petto. “Hai sempre voluto giocare, no? Ora gioca,” sussurrò, e la sua voce era un coltello che gli scavava dentro.
Flavio provò a resistere, dimenandosi contro le manette, ma il dolore ai polsi era nulla rispetto all’umiliazione che lo travolse quando la trans, con un gesto deciso, gli spinse il suo sesso in bocca. Il sapore, amaro e salato, gli bruciò la gola, e il peso del suo corpo lo schiacciava contro il materasso. Le risate di Lucia e Clara, che si mescolavano al suono dei gemiti della trans, erano un incubo che gli perforava la mente. Ogni traccia della sua arroganza, del suo fascino narcisistico, si disintegrava sotto il peso di quella violazione. Il suo corpo, un tempo pieno di vigore, era ora un guscio tremante, e la sua eccitazione, che solo pochi minuti prima lo aveva consumato, si era ridotta a un insignificante puntino tra le gambe.
Lucia, con il cuore che batteva forte per la rabbia e il trionfo, scattava foto dopo foto, il flash che illuminava la stanza come un riflettore sulla sua rovina. Ogni immagine era una vendetta per le parole offensive che Flavio aveva usato contro di lei: “beneficenza”, “non il mio tipo”. Quelle parole, che l’avevano fatta piangere davanti allo specchio, accarezzando la sua pelle vellutata, ora le davano forza. Il suo corpo giunonico, che aveva sempre visto come un peso, era ora un simbolo di potenza, una presenza che dominava la stanza. Clara, con il suo fisico scultoreo e il trucco ancora perfetto, si mosse verso il letto, accarezzando la trans con un gesto complice. “Non è divertente essere usati, vero?” disse a Flavio, e la sua voce era un misto di soddisfazione e disprezzo.
Ma non era finita. Clara e Lucia, con una sincronia che nasceva dalla loro sorellanza, afferrarono le gambe di Flavio, sollevandole verso il soffitto. Il suo corpo, esposto e vulnerabile, tremava sotto il loro controllo. La trans, con un sorriso che rivelava il piacere di quel momento, si posizionò davanti a lui. Il suono del gel che veniva spalmato, viscoso e freddo, riempì la stanza, e Flavio urlò quando sentì il primo contatto. Il dolore era lancinante, una violazione che gli strappava ogni residuo di dignità. “No, basta!” gridò, ma le donne lo tenevano saldo, le loro mani come catene invisibili. La trans, con una risata profonda, confessò: “È sempre bellissimo sverginare un uomo.” Le sue parole, cariche di crudeltà, erano un’eco delle umiliazioni che Flavio aveva inflitto a Lucia e Clara.
Lucia, eccitata dal potere che le scorreva nelle vene, si toccava tra le gambe, il suo respiro che si mescolava al suono dei gemiti della trans. Clara, con il suo sedere tondo ancora fasciato dalla minigonna di pelle, guardava Flavio con occhi che bruciavano di rabbia. Ogni thrust della trans era una rivincita, ogni grido di Flavio un pagamento per le bugie, le manipolazioni, le promesse infrante. Le foto continuavano a essere scattate, il telefono di Lucia che catturava ogni momento di quella devastazione. Flavio, ormai privo di resistenza, era un’ombra di sé stesso, il suo corpo violato e la sua anima spezzata sotto il peso di un’umiliazione che non avrebbe mai dimenticato.
Ma le donne non erano ancora soddisfatte. Con un gesto coordinato, Clara e Lucia si posizionarono ai piedi del letto, a novanta gradi, le mani poggiate sul materasso e i loro sessi esposti. L’odore del loro desiderio, caldo e intenso, riempì la stanza, mescolandosi al profumo fruttato di Clara e al calore muschiato di Lucia. La trans, lasciando Flavio per un momento, si avvicinò a loro. Il suono dei suoi movimenti, ritmici e possenti, era un contrasto brutale con il silenzio rotto di Flavio, che giaceva immobile, gli occhi vitrei. Lucia fu la prima a raggiungere l’orgasmo, un’esplosione di piacere che le scosse il corpo giunonico. Con un gesto deliberato, si alzò e si sedette sul viso di Flavio, costringendolo a “pulirla”. Il sapore del suo sesso, caldo e salato, era un’ulteriore umiliazione, e lui, incapace di opporsi, si sottomise, il viso bagnato di lacrime e sudore.
Clara, sotto i colpi della trans, raggiunse il culmine poco dopo, il suo corpo magro che tremava di piacere. Il suono dei suoi gemiti, acuti e liberatori, era un inno alla loro vittoria. Anche lei, con un sorriso di disprezzo, si avvicinò a Flavio, guardandolo come si guarda un insetto schiacciato. La trans, non ancora soddisfatta, tornò da lui. Togliendosi il preservativo con un gesto lento, gli infilò il suo pene gonfio in bocca. Flavio cercò di resistere, girando la testa, ma Clara e Lucia gli tennero il capo fermo, le loro mani come una morsa. Il ritmo della trans si fece frenetico, e con un grido di piacere, scaricò il suo sperma caldo e amaro nella bocca di Flavio. Lui, soffocato, ne rigettò una parte, ma gran parte fu costretto a ingoiarlo, il sapore che gli bruciava la gola come un veleno. Le risate delle donne, acute e trionfanti, erano l’ultimo chiodo nella bara della sua dignità.
Il silenzio che seguì era assordante, rotto solo dal respiro spezzato di Flavio e dal fruscio dei vestiti mentre Clara e Lucia si rivestivano. Clara, con la sua camicetta di pizzo nera che ancora lasciava intravedere i capezzoli, si chinò su di lui, mostrando il telefono. “Queste foto,” disse, con un sorriso freddo, “sono la tua rovina. Una sola mossa sbagliata, e tutti sapranno chi sei davvero.” Lucia, con il suo corpo imponente che sembrava occupare l’intera stanza, aggiunse: “Le donne non sono i tuoi salviettini usa e getta, Flavio. Ricordalo.” La sua voce era calma, ma ogni parola era un macigno.
La trans, ancora nuda, si pulì su di lui, un ultimo gesto di disprezzo, mentre Clara e Lucia liberavano le manette. Flavio rimase lì, nudo sul letto, il corpo che pulsava di dolore e l’anima devastata. Il sapore amaro del suo fallimento gli bruciava ancora in bocca, e il suono del suo respiro, rotto e lamentoso, era l’unico compagno in quella stanza di specchi che rifletteva la sua disfatta. Le donne, invece, si preparavano a uscire. Lucia, con il suo reggiseno di pizzo che esaltava la sua bellezza giunonica, si fermò sulla soglia, guardando Flavio un’ultima volta. Il dolore che aveva provato, le lacrime versate per le sue parole offensive, si erano trasformate in una leggerezza che non sentiva da anni. Non era solo vendetta: era liberazione.
Clara, con il suo profumo fruttato che si mescolava all’odore di sesso e tradimento, prese la mano di Lucia. Mentre chiudevano la porta, il vento della sera entrò dalla finestra socchiusa, accarezzando la loro pelle e portando via il peso di quell’incubo. L’aria sapeva di libertà, di stelle limpide in un cielo senza luna. Camminavano fianco a fianco, le loro mani intrecciate, e Clara sorrise, un sorriso caldo che riscaldava il cuore di Lucia. “Ce l’abbiamo fatta,” sussurrò, e Lucia annuì, sentendo per la prima volta un orgoglio profondo per il suo corpo, per la sua forza.
Per Flavio, invece, non c’era nulla. La stanza era un mausoleo di specchi, ogni riflesso che gli rimandava l’immagine di un uomo distrutto. Il suono del suo respiro, lento e spezzato, era un requiem per il suo orgoglio, e il peso della sua anima violata lo schiacciava come un macigno. Le foto, le registrazioni, le bugie che aveva tessuto: tutto era ora un’arma nelle mani di due donne che non avrebbe mai dovuto sottovalutare.
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