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Il tocco sapiente delle mani


di Membro VIP di Annunci69.it Efabilandia
26.06.2025    |    164    |    1 9.0
"Scorrevano sui piedi, le caviglie, le cosce, soffermandosi sul mio culo sodo, tondo, che sembrava chiamare ogni loro tocco..."
“Il tocco delle mani, quando è sapiente, è una lingua che parla al corpo e all’anima, risvegliando ciò che dorme.”
— Khalil Gibran
Il mondo dei massaggi era il mio rifugio, un luogo dove il tempo si fermava e ogni cosa si trasformava in poesia. Ogni stanza che varcavo, avvolta dal profumo caldo di oli essenziali, illuminata dal tremolio soffice delle candele, accarezzata da una musica che sussurrava come un vento d’autunno, era un abbraccio per l’anima. Il mio corpo, il mio tempio, era il cuore di questo rito: scolpito con amore e dedizione, le sue curve raccontavano una storia di forza e dolce sensualità. Il mio sedere, tondo e sodo, era un’opera d’arte, ogni muscolo definito sotto una pelle liscia come seta. Il mio seno, pieno e armonioso, catturava gli sguardi con la sua grazia naturale. Sdraiata sul lettino, coperta solo da una mutandina di carta leggera come un velo, sentivo ogni centimetro di me vibrare, pronto a fondersi con il tocco che avrebbe risvegliato i miei sensi.
Mio marito, Marco, non aveva mai capito del tutto la mia passione per questi momenti di abbandono. Da quando avevo iniziato a frequentare il centro massaggi, aveva provato una curiosità segreta, un desiderio che non mi aveva mai confessato. Più volte aveva chiesto al centro, con discrezione, di poter assistere alle sessioni, offrendo persino un extra generoso. Ma la risposta era sempre stata un rifiuto gentile: i massaggi erano eseguiti da donne, e la privacy era sacra. Marco, però, non si era arreso. Quel desiderio, tenuto nascosto anche a me, cresceva silenzioso, intrecciandosi a una gelosia morbida e a un’eccitazione che non osava nominare.
La stanza era un nido di calore, impregnata di un profumo di lavanda e sandalo che accendeva i sensi. Le candele sparse sul pavimento danzavano con piccole fiamme, e una musica zen, con flauti e campane tibetane, fluttuava nell’aria, come un canto che accarezzava l’anima prima della pelle. La massaggiatrice, una giovane donna dai lineamenti delicati, con occhi che sembravano custodire segreti gentili, si avvicinò. Il suo tocco fu un soffio caldo, un gesto che parlava di cura e attenzione. Versò un olio profumato di ylang sulla mia schiena, e il liquido tiepido scivolò lungo la curva della spina dorsale, accendendo un brivido dolce come un sussurro. Le sue mani iniziarono a danzare, morbide ma sicure, seguendo le linee del mio corpo come se volessero impararne ogni segreto.
Quando le sue dita sfiorarono i miei glutei, tondi e sodi, si fermarono un istante, come per rendere omaggio alla loro perfezione. Sentii il suo sguardo, o forse era il mio cuore a immaginarlo, posarsi con dolcezza su quelle curve. Le sue mani si muovevano lente, con una reverenza che trasformava ogni tocco in una carezza. L’olio rendeva la mia pelle luminosa, e la luce delle candele vi si rifletteva, trasformando il mio corpo in una tela viva, pronta a essere dipinta dal piacere. Quando le sue mani scivolarono verso l’interno coscia, un’onda di pelle d’oca mi attraversò, e il mio respiro si fece più corto, quasi un sospiro. I capezzoli, sensibili sotto la mutandina di carta, si indurirono, premendo contro il lettino come se cercassero il suo tocco.
Lei sembrava percepire ogni mia vibrazione. Le sue mani, ora più audaci, sfiorarono i fianchi, risalendo fino ai lati del seno, pieno e teso. Ogni passaggio era un equilibrio di pressione e leggerezza, un dialogo silenzioso che accendeva i miei sensi. Il calore delle sue mani si mescolava al profumo dell’olio, e la musica, con le sue note basse, faceva eco al battito del mio cuore. Non era solo relax: era un piacere sottile, un’onda di desiderio che si insinuava fra le cosce, un canto che mi chiamava a lasciarmi andare. Poi, con un movimento lento e sicuro, le sue mani si posarono sui miei capezzoli, accarezzandoli con cerchi delicati, come se volessero risvegliare ogni nervo. Chiusi gli occhi, abbandonandomi a quella dolcezza. Le sue dita scesero, sfiorando l’interno coscia, sempre più vicine, finché, con un gesto morbido, infilò la mano sotto la mutandina di carta, trovando il mio clitoride. Lo massaggiò con una pressione perfetta, lenta, ritmica, accendendo un fuoco che cresceva dentro di me. Il piacere mi avvolse, intenso, e la mia mano, guidata da un istinto antico, cercò il suo corpo. Trovai il suo sesso, caldo e bagnato sotto la divisa leggera. Le mie dita si infilarono nella sua vagina umida, e mentre il mio orgasmo esplodeva, travolgente, sentii le sue gambe stringersi intorno alla mia mano. Anche lei si abbandonò, un gemito soffocato che si unì al mio, un momento di connessione pura mentre i nostri corpi tremavano insieme.
Ancora avvolta dal calore di quell’estasi, mi alzai lentamente dal lettino. Mentre mi rivestivo, i miei occhi incontrarono i suoi, e con un gesto dolce, sfiorando il suo braccio, le chiesi con voce morbida: “Al centro c’è anche un massaggiatore uomo?” Lei sorrise, un lampo di complicità negli occhi, e sussurrò: “Chiedi di Roberto.”
Roberto entrò nella mia vita come un soffio di vento caldo, portando con sé un’energia che mi catturò all’istante. Il suo corpo era un capolavoro: spalle larghe che sembravano scolpite, muscoli definiti che si tendevano sotto la pelle abbronzata, una barba incolta che gli conferiva un fascino ruvido e magnetico. Le sue mani, grandi e forti, promettevano potenza e dolcezza insieme, e il suo profumo – un misto di sandalo e cuoio – mi avvolse come una carezza intensa. Ma ciò che non sapevo era che Roberto conosceva Marco. Durante una conversazione al centro, Marco aveva confessato il suo desiderio di assistere, e Roberto, con un sorriso complice, aveva intravisto un’opportunità. “Aspetta il momento giusto,” gli aveva detto. “Ti farò vedere qualcosa che non dimenticherai mai.” Marco, ignaro di ciò che lo aspettava, aveva accettato, il cuore che batteva tra curiosità e un desiderio che non osava nominare.
La stanza era più spartana, ma il rituale era lo stesso: candele alla vaniglia, un olio di mandorla dolce, una musica orientale con sitar che vibrava come un invito. Quando le mani di Roberto toccarono la mia schiena, la sensazione fu diversa: più viva, più profonda, come se scavassero nei miei desideri nascosti. Il mio corpo, scolpito e orgoglioso, rispondeva come mai prima. Il mio sedere, tondo e sodo, sembrava attirare le sue mani, che vi si soffermavano con una pressione che era quasi una carezza. Quando le sue mani scivolarono verso l’interno coscia, il brivido fu così forte che dovetti mordermi il labbro per non gemere. La pelle d’oca si sparse come un’onda, e i miei capezzoli si indurirono ancora di più, quasi dolorosamente. Il suo tocco era deciso, audace, come se sapesse esattamente cosa stesse risvegliando. Ogni passaggio vicino all’inguine era una provocazione, un invito a immaginare cosa sarebbe potuto accadere se quelle mani avessero osato di più. Sentivo il calore del mio corpo rispondere, un fuoco che si accendeva fra le cosce, umido e pulsante. Roberto sembrò intuire il mio desiderio. Le sue mani si fermarono sui miei glutei, premendo con una pressione intima, e poi scivolarono sotto la mutandina di carta, trovando il mio clitoride. Con movimenti esperti, mi portò al confine dell’orgasmo, e quando venni, un gemito mi sfuggì, lungo e liberatorio. Dopo, ancora ansimante, gli confidai il mio sogno: un massaggio a quattro mani. Lui sorrise, il suo sguardo intenso, e promise di realizzarlo.
Roberto aveva un sorriso malizioso, occhi che sembravano leggermi dentro. Quando gli confessai il mio desiderio, non esitò. “Lo avrai,” sussurrò, la sua voce bassa e calda che mi fece rabbrividire. Mi chiese come volevo le altre due mani. “Giovani, grandi, calde, sapienti,” risposi, “e voglio che sia tu a scegliere. Voglio la sorpresa.” Lui annuì, e poche ore dopo mi disse che aveva trovato ciò che cercavo: Carlo, il suo amico, compagno di palestra e fisioterapista. Mi propose di essere bendata per tutto il tempo. L’idea mi spaventò, ma l’eccitazione era più forte. Non potevo tirarmi indietro.
Ma ciò che non sapevo era che Roberto aveva un piano. Aveva contattato Marco, offrendogli ciò che gli era sempre stato negato. “Questa volta puoi guardare,” gli aveva detto. “Ma lei non deve sapere. E porteremo una telecamera, per te.” Marco, con il cuore che gli martellava nel petto, aveva accettato, pagando un extra che sembrava il prezzo del suo desiderio più oscuro. Sarebbe stato nell’ombra, testimone silenzioso, mentre il suo mondo cambiava per sempre.
Arrivò il giorno. Salivammo le scale di un palazzo elegante, e le mie gambe tremavano. Roberto mi sorreggeva, il suo tocco rassicurante. Entrammo in un appartamento moderno, con mobili di design e un profumo di vaniglia che aleggiava nell’aria. Candele accese sul tavolino, musica zen con campane tibetane in sottofondo. Roberto mi invitò a girarmi e mi bendò con una seta rossa. La vista svanì, e ogni altro senso si amplificò. Sentii il suo corpo vicino, il calore della sua eccitazione che premeva contro di me. Poi, un nuovo profumo: un’essenza maschile, fresca, con note di agrumi e muschio. Era Carlo, il secondo massaggiatore. Ma non sapevo che, in un angolo della stanza, Marco era lì, nascosto, il respiro trattenuto, mentre una telecamera, posizionata da Roberto, catturava ogni istante.
Carlo si avvicinò, la sua voce calda e rassicurante. “Benvenuta,” disse, posando un bacio sulla mia fronte. Le sue labbra erano carnose, calde, e il gesto mi fece immaginare un uomo alto, giovane, possente. Mi mise un calice fra le mani, invitandomi a bere. Il vino era fresco, frizzante, con un aroma di frutti rossi e una sfumatura di ciliegia matura. Lo bevvi avidamente, e il gusto esplose sulla lingua: dolce, ma con una nota aspra che mi rinfrescò la gola arsa dall’eccitazione. Il profumo del vino si mescolava a quello della vaniglia e al calore dei loro corpi vicini. Sentii una vertigine, non solo per il vino, ma per ciò che stava per accadere. Marco, nell’ombra, guardava, il suo desiderio intrecciato a una gelosia nuova, un segreto che avrebbe segnato l’inizio della sua vita da cuckold.
Mi spogliarono con calma. Le mani di Roberto, che conoscevo, e quelle di Carlo, nuove e intriganti, sfioravano la mia pelle come se ogni tocco fosse studiato. Mi sussurravano quanto mi desideravano, e ogni parola era un brivido che scendeva fra le cosce. Rimasi con un perizoma rosso in pizzo, il resto dei vestiti sparito chissà dove. Roberto mi prese in braccio, il suo petto nudo contro di me, e mi adagiò su un lettino morbido. Il profumo del vino tornò, più intenso. Non lo bevvero dai calici, ma lo versarono sul mio corpo. Il liquido freddo scese sui seni, e le loro lingue lo seguirono, avide, tracciando percorsi che mi fecero inarcare la schiena. Marco filmava, il suo cuore che batteva forte, catturato dall’immagine di sua moglie che si abbandonava.
Il vino aveva un gusto diverso sulla mia pelle, più ricco, più peccaminoso. Le loro lingue si fermarono sui capezzoli, duri e tesi, e il piacere fu così intenso che gemetti. Versarono altro vino sulle cosce, e le loro bocche risalirono, raccogliendo ogni goccia. Il perizoma era ormai fradicio, e il desiderio di strapparlo via era insopportabile. Il massaggio a quattro mani iniziò davvero quando mi girai a pancia sotto. Un olio tiepido, profumato di rosa e patchouli, fu versato sulla mia schiena, scivolando in rivoli caldi lungo la curva della spina dorsale. Il profumo, intenso e inebriante, si mescolava al crepitio delle candele sparse nella stanza, mentre una musica zen con flauti e campane tibetane vibrava nell’aria, accarezzando i miei sensi. Le mani di Roberto e Carlo si muovevano all’unisono, come in una danza sacra. Scorrevano sui piedi, le caviglie, le cosce, soffermandosi sul mio culo sodo, tondo, che sembrava chiamare ogni loro tocco. Le mani di Roberto erano calde, possessive, mentre quelle di Carlo, da fisioterapista, erano esperte, quasi cliniche, toccando punti precisi che scatenavano piacere inaspettato. Ogni passaggio era un’onda che attraversava il mio corpo scolpito, accendendo un desiderio che cresceva senza sosta. Marco, testimone silenzioso, filmava, il suo desiderio che si trasformava in qualcosa di nuovo, un misto di eccitazione e sottomissione.
Quando mi invitarono a girarmi, l’olio scese sul mio seno formoso, teso, e sul ventre, lasciando una scia lucida che brillava sotto la luce soffusa. Le loro mani tornarono, più audaci, sfiorando i capezzoli che si indurirono all’istante, pulsando come se avessero una vita propria. Ogni passaggio vicino all’inguine mi faceva sussultare, il respiro corto, il cuore che batteva forte. Il perizoma rosso, ormai fradicio, era un ostacolo insopportabile. Carlo lo sfilò con lentezza, il suo respiro caldo che mi sfiorava la pelle. La sua lingua si insinuò fra le mie cosce aperte, e una scarica elettrica mi attraversò, strappandomi un gemito profondo. Le sue dita, grandi e sapienti, entrarono nella mia vagina, scivolando nella mia umidità, profonde, ritmiche, mentre Roberto, dietro di me, accarezzava il mio culo sodo, le sue dita che si infilavano tra le natiche, esplorando con una decisione che accendeva ogni nervo. Marco, nell’ombra, filmava ogni istante, il suo mondo che cambiava per sempre.
Il piacere mi travolse, un’onda che mi scuoteva dall’interno. Non potevo più stare ferma. Allungai le mani, trovando i loro corpi. Le cosce muscolose, i glutei tesi, gli slip che ancora contenevano le loro erezioni. Li tirai via, liberando i loro membri, caldi, duri, pulsanti. Li accarezzai, sentendo il loro desiderio crescere sotto le mie dita, poi li avvicinai alla mia bocca vogliosa. La mia lingua assaporò le loro cappelle, umide e rigonfie, e il gusto salato del loro piacere mi fece impazzire. Più ansimavano, più mi abbandonavo, peccaminosa, disinibita, come se ogni freno fosse svanito. I loro gemiti, bassi e rochi, si mescolavano alla musica, creando una sinfonia di desiderio. Marco, nascosto, guardava, il suo respiro che si mescolava ai loro gemiti, un desiderio che lo consumava e lo trasformava.
Mi fermarono, portandomi su un letto che profumava di gelsomino. Le lenzuola fresche contro la mia pelle ardente erano un contrasto che mi fece rabbrividire. Un orgasmo improvviso, bagnato, mi travolse al solo pensiero di ciò che sarebbe seguito, un’esplosione che mi fece inarcare la schiena, le unghie affondate nel tessuto. Da quel momento, i nostri corpi si unirono in una sintonia perfetta. Non servivano parole, solo mi mi sussurravano che accrescevano il piacere. “Sei magnifica,” mormorava Roberto, la sua voce che vibra contro il mio collo. “Non smettere,” sussurrava Carlo, le sue labbra che sfioravano il mio orecchio. Mi donai incondizionatamente, e loro ricambiavano, assecondando ogni mio orgasmo con una devozione che mi faceva sentire venerata. Marco, con la telecamera, catturava ogni gemito, ogni tremore, il suo cuore che batteva al ritmo di un desiderio che lo chiamava.
Le loro mani non si fermavano. Si infilavano tra le mie cosce aperte, sulla mia vagina pulsante, sul mio culo sodo, spingendosi dentro con una precisione che sembrava leggere ogni mio desiderio. Ogni penetrazione, ogni tocco, era un dialogo silenzioso. Gli orgasmi si susseguivano, ognuno più intenso del precedente. Uno mi colpì mentre Carlo mi esplorava con le dita, profondo, ritmico, e Roberto, con la lingua, tracciava cerchi sul mio clitoride. Fu come se il mio corpo si frantumasse in mille pezzi di luce, un’esplosione che mi fece urlare, il cuore che sembrava esplodere. Un altro arrivò quando Roberto mi prese, scivolando dentro di me, mentre Carlo massaggiava il mio culo, le sue dita che si spingevano dentro, creando una sinfonia di sensazioni che mi portò oltre ogni confine. Ogni orgasmo era un’onda che mi scuoteva, ma anche un momento di connessione. Sentivo i loro respiri, i loro cuori, e ogni mio gemito sembrava spingerli più a fondo, non solo nel mio corpo, ma nella nostra intesa. Marco, testimone di tutto, filmava, il suo desiderio che si intrecciava a una gelosia che lo trasformava.
Il tempo svanì. I miei orgasmi furono infiniti, ogni tocco, ogni penetrazione, un’onda che mi portava più in alto. Sapevano quando rallentare, quando spingere, come se leggessero ogni tremore della mia pelle. Ma anche loro resistenza aveva un limite. Sentivo i loro corpi tremare, i loro respiri farsi rotti. Chiesi il loro nettare, lo desideravo con ogni fibra di me. E arrivò, copioso, caldo, dolce, un’esplosione che li fece gemere, un suono che mi riempì di gioia. Sentirli godere fu sublime, come se il loro piacere completasse il mio. Marco, ancora nascosto, filmava, il suo cuore che batteva forte, intrappolato in una danza di desiderio e rinuncia.
Prima che togliessi la benda, Roberto fece un cenno silenzioso. Marco, con il cuore in gola, uscì dalla stanza, portando con sé la telecamera che aveva catturato ogni istante. Non lo vidi, non lo sentii, ignara del suo sguardo che aveva assistito a tutto. Esausta, mi rigirai sul letto disfatto, il profumo di gelsomino che si mescolava al nostro odore, e Tolsi la benda di seta rossa. La luce soffusa rivelò i corpi di Roberto e Carlo, sudati, magnifici. Roberto, con le spalle larghe, i muscoli definiti, la barba incolta che incorniciava un volto intenso. Carlo, più giovane, alto, con una bellezza selvaggia, la pelle lucida che brillava sotto le candele. I loro sguardi incrociarono il mio, e in quell’istante provai un’emozione nuova: non solo desiderio, ma una connessione profonda, come se avessimo condiviso un segreto. Ma il vero segreto era con Marco. Quelle riprese, che avrebbe guardato e rivisto in segreto, erano l’inizio della sua vita da cuckold, un desiderio che avrebbe cambiato il nostro amore per sempre, senza che io lo sapessi.
Era tutto vero, non un sogno. E quell’emozione – il brivido di essere vista, desiderata, amata in quel momento – mi fece sentire più viva che mai. Ci guardammo ancora, senza parlare, e in quel silenzio c’era tutto: la passione, il rispetto, l’intesa che ci aveva uniti. Ammiravo i loro muscoli, la tensione viva sotto la pelle lucida di sudore, ogni linea che raccontava forza e desiderio. I loro sguardi, morbidi come carezze, si posavano su di me, sfiorando il mio seno pieno, che palpitava sotto la luce tremula delle candele, e le curve gentili dei miei fianchi, illuminate da un bagliore di piacere. La mia pelle, ancora calda, rifletteva il loro desiderio, un riflesso d’oro che danzava tra noi. Nei nostri occhi si intrecciava una promessa silenziosa, un’intesa che andava oltre il tocco: era amore, rispetto, un segreto prezioso che ci legava. Il mio corpo cantava ancora, ogni nervo vibrante di vita, il cuore che batteva al ritmo dei loro respiri. Il ricordo delle loro mani, calde e sicure, era inciso nella mia anima, come un poema scritto nella carne. In quel silenzio, eravamo uno: non più estranei, ma anime che si erano trovavano. Non era un sogno, ma un momento eterno, un abbraccio di passione che mi avvolgeva. Mi sentivo viva, desiderata, amata, come se il tempo si fosse fermato per custodire quell’istante. Sospesa in un’estasi dolce, sapevo che quel calore, quella connessione, sarebbe rimasta con me, un ricordo romantico che avrebbe illuminato ogni mio domani.
Ma per Marco, il momento era diverso. Nel silenzio della notte, solo con le riprese, avrebbe rivisto ogni tocco, ogni gemito, ogni orgasmo di sua moglie, ignara del suo sguardo. Quel segreto, custodito come un tesoro proibito, era l’inizio di un nuovo desiderio, una vita da cuckold che avrebbe intrecciato con il nostro amore, un mistero che avrebbe portato con sé per sempre.

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