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L'amico di campagna


di erocoppia
20.07.2019    |    17.367    |    14 9.3
"Quando le loro labbra si sfiorarono, lei sentì le sue schiudersi come da sole, a poco a poco, e accogliere in bocca la lingua dell’amico..."
Il gruppo dei nuovi amici di Isa e Francesco si vede ogni mattina per fare una passeggiata, in una formazione variabile di volta in volta secondo gli impegni di ciascuno, e la conclude invariabilmente in piacevoli chiacchiere ai tavolini di un bar, in paese.
In quel giorno d’estate al bar c’erano con Isa, Lavinia, Paolo, Roberta, Marella e Lia. Marino era passato, e si era voluto fermare con loro. Francesco come quasi sempre non aveva invece partecipato alla passeggiata, ed era andato in città.
Intorno alle undici Lavinia, Roberta e Marella andarono via, e anche Lia si alzò per tornare a casa, da sua sorella, che quella mattina non si era sentita di uscire con gli altri.
Isa, Paolo e Marino decisero allora di accompagnarla, ma appena partiti una telefonata inattesa costrinse Paolo a salutare tutti e a tornarsene a casa, sicchè sulla via delle Fontane si avviarono solo gli altri tre.
Percorrendo la strada bianca parlavano come sempre di piante e di come coltivarle, materia nella quale tanto Lia quanto Marino erano veri maestri, e Isa ascoltava con interesse.
Marino aveva qualche anno in più di lei. Era vedovo, aveva dei figli e qualche nipote e dopo la morte dei genitori viveva solo. Non era alto né bello, ma era asciutto e vigoroso, e pur non essendo particolarmente muscoloso era molto in forma per la sua età. Era figlio di contadini locali e viveva di una modesta pensione, in paese, coltivando suoi interessi per la lettura, la musica e la lavorazione del legno, nella quale eccelleva sia come carpentiere che come scultore. Di lui potevano piacere soprattutto i modi, sempre schietti ma rispettosi, e l’insospettabile raffinata cultura, che a volte aveva sorpreso tanto Isa quanto Francesco.
Raccontava delle nuove piante di lavanda che aveva appena messo a dimora, e come sempre tendeva a dominare la conversazione, a volte dando persino l’impressione di millantare conoscenze che in realtà non aveva.
Le altre ascoltavano, divertite da quel suo certo modo di fare, assertivo e un po’ rude.
Ben presto i tre giunsero a destinazione e Lia si avviò verso casa.
Marino allora propose a Isa di proseguire un altro po’, perché il suo fondo ormai era vicino e avrebbe potuto mostrarle le piante delle quali avevano appena parlato. Isa accettò volentieri.
Dieci minuti dopo erano nel campo di lavanda, che nel sole di mezzogiorno profumava e screziava di verde e di viola un’aria calda e luminosa, appena smossa dal ronzio di alcune api e dal volo incerto e colorato di molte farfalle.
Marino fece rapidamente i controlli che intendeva fare, portando l’amica in giro per il campo e spiegandole con cura come lo avesse impiantato e accresciuto, e per procurare un po’ d’acqua prima di prendere il cammino del ritorno si diresse con Isa verso il piccolo fabbricato che dominava il fondo.
Era questo un’antica rimessa, che Marino stava personalmente adattando a piccola abitazione, ma era tuttora poco più di un rustico, senza acqua corrente né servizi.
Aprì, ed entrambi entrarono nell’unico ambiente che c’era, arredato con un tavolo, qualche sedia e un divano, ed illuminato da due finestre disposte ai lati di un grande camino in pietra.
Isa ci era già stata qualche tempo prima, nel corso di un’altra passeggiata, e lo aveva trovato in un assetto assai poco presentabile: una specie di magazzino, sporco e in disordine, pieno di oggetti disparati e malandati. Nel frattempo però Marino con l’aiuto di Paolo lo aveva ben riordinato, e adesso era a posto.
La stanza era fresca, perché il sole in quel momento non illuminava direttamente le finestre e la combinazione delle spesse pareti in pietra con l’alto soffitto di legno teneva bene, ed era in effetti pulita e ordinata. Era rimasto solo un polveroso odore di chiuso.
Marino aprì una finestra e Isa si complimentò con lui per come avesse ben riordinato tutto, rinnovandogli le lodi per la semplice eleganza di quel rustico. L’amico ringraziò, scusandosi per il disordine in cui lo avevano trovato la volta precedente, e uscì per andare in un locale sottostante a prendere l’acqua e i bicchieri.
Lei si affacciò verso il campo di lavanda. Oltre il campo il panorama si apriva, ampio e luminoso, fino ad un vicino orizzonte di colline, il cui verde scuro era ben rischiarato dalla intensa luce meridiana.
Marino rientrò quasi subito e attraversò la stanza per deporre sul tavolo la bottiglia e i bicchieri. I suoi passi avevano risuonato sul pavimento di legno, e così Isa non si avvide che l’amico si era poi tolto le scarpe e le si era avvicinato, silenziosamente. Ne avvertì la presenza solo un istante prima che lui le si manifestasse, e si girò di scatto. Lui era vicinissimo.
Isa era, ed era sempre stata, assolutamente monogama. Da (ex) scambista aveva avuto esperienza di contatti fisici extraconiugali, ma da sola non ne aveva mai cercati, e l’iniziativa di Marino fu per lei totalmente inaspettata. Sentì però che il suo imbarazzo veniva non tanto dal volerlo respingere, quanto piuttosto dal dover decidere subito e da sola come comportarsi.
Reagì guardandolo negli occhi con un misto di sorpresa e di riprovazione, ma lui avvicinando la testa le prese delicatamente tra le mani le guance per baciarla. Quando le loro labbra si sfiorarono, lei sentì le sue schiudersi come da sole, a poco a poco, e accogliere in bocca la lingua dell’amico. Era come pietrificata, ma non seppe respingere quel bacio inatteso, che era intenso e dolcissimo quanto inatteso e non voluto.
Cedette così progressivamente alla ferma volontà di Marino, che continuando a baciarla ben presto iniziò anche ad accarezzarla. Le sue mani erano forti, e inaspettatamente delicate. Anche lei allora finalmente lo abbracciò, e la solida definizione delle forme compatte e toniche dell’amico le piacque molto.
Stringendola Marino non si vergognò di puntarle subito il membro indurito sul sesso, né di compiacersi quando lei invece di ritrarsi si appoggiò al davanzale della finestra e poco per volta sollevò e allargò le sue gambe, restando come sospesa con le braccia e le gambe intorno al collo e ai fianchi dell’altro.
Marino allora la sollevò, senza smettere di baciarla ne’ interrompere il contatto pelvico, e la adagiò con delicatezza sul divano. Poi estrasse dai pantaloncini il suo sesso e senza altri preamboli glielo avvicinò alle labbra. Era durissimo, abbastanza grosso e dotato di un glande grosso e largo, lucido e scuro. Lei lo prese subito in bocca, stavolta senza esitare come poco prima, e lo assaporò con gusto mentre lui le sfilava la canotta e il reggiseno.
Tutto era diventato improvvisamente facile, naturale, insolito e bello.
Ad occhi chiusi, mentre continuava a deliziare l’amico con la lingua ed il palato, Isa sentiva lo sguardo rovente di questo sulle spalle e sul seno… e le piaceva!
Gli prese allora nel palmo della mano testicoli, che erano duri e ben grossi, e con un sorriso gli fece spazio sul divano quando ad un certo punto alzò gli occhi e si accorse con piacere che lui era già nudo: ed era bello, virile e villoso.
Pomiciarono ancora per qualche minuto, fino a quando non fu completamente nuda anche lei. Si accorse allora che l’essere nuda ed eccitata con quest’uomo quasi sconosciuto nel fresco e discretissimo isolamento di quella remota casetta le piaceva moltissimo, e desiderò intensamente di godere con lui.
Lui intanto si era inginocchiato sul pavimento, davanti alle sue gambe divaricate, e aveva preso a leccarle la fica con una dedizione dolcissima, accarezzandole il ventre e strizzandole intanto i capezzoli con le sue dita ruvide, forti e nodose. La sua barbetta e i suoi baffi incolti le davano sensazioni nuove e bellissime, abbandonarsi alle quali era per lei sempre più bello e naturale, e intanto la lingua e le mani di Marino continuavano a dosare per lei con cura desiderio, eccitazione e piacere, come per condividerle.
Mentre lui leccava lei gli prese la testa tra le mani, e spingendo col pube sul naso, sulla barba e sulla lingua dell’amico fu in pochi attimi vicinissima a godere. Il contatto inaspettato con quella persona intraprendente, sensuale e vigorosa la eccitava sempre di più.
Non era purtroppo ancora abbastanza bagnata quando sentì sulle grandi labbra il sesso di Marino, ma allungò ugualmente una mano per guidare l’asta che con una inesorabile dolcissima esperta delicatezza iniziava già a poco a poco a farsi strada dentro di lei. Provò allo stesso tempo dolore e piacere, e quando la sentì premere sulla testa dell’utero sobbalzò, gemette e si strinse più forte con le gambe e con le braccia al corpo dell’amico.
Lui allora prese finalmente a scoparla, prima con delicatezza e poi in modo sempre più deciso, sempre baciandola ed accarezzandola con passione e iniziando discretamente ad esplorare con il dito medio il suo ano, che scoprì con piacere essere ben pervio.
Quando le sue prime due falangi le furono dentro lei venne fragorosamente, scuotendosi e gridando a piena voce nella piacevole consapevolezza che solo Marino poteva sentirla.
Il suo orgasmo repentino, violento e inaspettato, fece però un po’ perdere il controllo a Marino, che si sentì a sua volta improvvisamente vicino a godere. Isa gemendo e godendo lo stringeva sempre più forte, e allora invece di provare a resistere si lasciò andare anche lui ad un orgasmo intensissimo, i cui lunghi fiotti caldi e densi fecero venire di nuovo l’amica.
Era quasi l’una, e Francesco poteva già essere sulla via del ritorno.
Rientrarono per un sentiero un po’ nascosto, nel bosco, parlando fitto e tenendosi ogni tanto per mano. Isa non aveva potuto lavarsi, ma non le dispiacque affatto di restare impregnata del seme dell’amico, e di sentirselo ogni tanto colare tra le gambe.
Arrivò a casa un attimo prima che anche Francesco rientrasse.
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