tradimenti
La Metamorfosi di una Moglie, 4

14.06.2025 |
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"Dopo le presentazioni, il gioco iniziò..."
CAPITOLO: Il gioco del pokerNei giorni successivi a quella cena, Elena si ritrovava spesso a riflettere sul suo nuovo atteggiamento verso il sesso, stupita dalla sensazione di libertà e sicurezza che sembrava scaturirne. Aveva sempre apprezzato l’intimità con Carlo: un amore fisico dolce, premuroso, incastonato nel rassicurante contesto di un matrimonio tradizionale. Quel tipo di sesso l’appagava, e sapeva che con Carlo ci sarebbe sempre stato spazio per quella complicità affettuosa.
Ma ora c’era dell’altro. Una sfumatura nuova, più audace, che lui aveva insinuato con discrezione… e che lei, con un misto di sorpresa ed entusiasmo, aveva accettato. Un gioco malizioso che la accendeva, che le faceva battere il cuore con un’eccitazione inaspettata.
La sua mente tornava spesso a quelle fughe segrete, rivivendole con un brivido e, in fondo al cuore, desiderando che Carlo la coinvolgesse presto in un’altra avventura.
Il sabato pomeriggio successivo, Elena tornò a casa e trovò un abito da cocktail rosso pronto per lei sul letto. Accanto c'erano delle scarpe con il tacco abbinate. Calze e reggiseno neri erano sistemati ordinatamente accanto all'abito.
“Usciamo stasera, tesoro”, disse Carlo, uscendo dal bagno con un bel paio di pantaloni e una camicia. “Ti aspetto nel mio ufficio”.
Elena finì di vestirsi con un misto di curiosità e un leggero brivido di attesa. Scese lentamente le scale, chiedendosi quale sorpresa avesse in mente Carlo. Quando raggiunse la doppie porte del suo ufficio, si fermò un attimo, si sistemò con sicurezza l’abito. L’abito le avvolgeva il corpo come una seconda pelle, aderendo perfettamente ai fianchi e al seno, tanto che aveva rinunciato alle mutandine, consapevole che le pieghe avrebbero tradito il segreto sotto il tessuto sottile.
Carlo sorrise in segno di approvazione.
“Meno male che hai comprato un reggiseno a mezza coppa, Carlo. Perché questo vestito mette in mostra un bel po' di scollatura”, disse. In effetti, le mostrava gran parte del seno e la profonda scollatura tra di essi. Il top era abbastanza scollato da mostrare gran parte del seno sopra i capezzoli. Anzi, avrebbe dovuto stare attenta quando si chinava, per paura che ne saltasse fuori uno!
“Mi piacciono molto le calze nere, Elena!”
Gli sfiorò le labbra in un bacio leggero e, guardandolo negli occhi, gli chiese: “Cosa ci aspetta stasera, amore?”
Carlo le sorrise con quella sicurezza misteriosa che la faceva vibrare. “Te lo spiegherò mentre guidiamo.”
“Allora, fammi strada”, rispose Elena, il cuore già in subbuglio.
Durante il viaggio, lui iniziò a raccontarle: “Parteciperemo a una partita di poker. Tu sarai la padrona di casa, Elena.”
Un brivido la percorse. “Mmm… suona intrigante!” sussurrò, assaporando l’eccitazione di un’avventura tutta nuova.
“Ci saranno altri cinque uomini, oltre a me”, aggiunse Carlo, con un tono serio ma pieno di malizia. “Non è un gioco da poco: l’ingresso costa mille euro e si gioca solo tre o quattro volte l’anno.”
Elena lo guardò sorpresa. “E perché proprio noi siamo stati invitati?”
Carlo le lanciò un sorriso enigmatico, come un invito a scoprire un segreto. “Lo scoprirai… a tempo debito.”
Dopo venti minuti di macchina, entrarono nel vialetto d'accesso di una casa privata in un quartiere lussuoso e signorile.
“Che meraviglia!” esclamò Elena, mentre ammirava l’ingresso sontuosamente decorato della casa. L’atmosfera calda e raffinata la faceva sentire sorprendentemente a suo agio.
Carlo le sorrise, leggendo la sua esitazione. “Eri preoccupata di dove saremmo finiti, tesoro?”
Lei annuì, un po’ vulnerabile. “Sono solo... un po’ nervosa. Non è facile per me. Anche se vorrei giocare, stuzzicare, mi sembra difficile concedermelo davvero.”
Lui la prese delicatamente per mano, avvicinandosi a lei con dolcezza. “È proprio per questo che sei così speciale”, sussurrò, mentre le labbra si posarono sulle sue in un bacio lento e carezzevole.
Elena lasciò uscire un sospiro profondo, abbandonandosi a quel tocco che le faceva scivolare via ogni dubbio.
“Devi mettere da parte le tue inibizioni, Elena. Non pensare. Non intrappolarti nei pensieri. Rilassati e reagisci. Lì dentro non succederà nulla che tu non voglia che accada. Ricorda, io sarò lì con te.”
“Oh, Carlo! Sei così meraviglioso. Mi sento così in colpa a voler essere al centro dell'attenzione! Immagino che non capirò mai come riesci a guardarmi flirtare e giocare con altri uomini. Non lo capisco nemmeno io.”
La baciò di nuovo e rispose: “Divertiti, tesoro, e basta”. Carlo la comprese. Forse conosceva Elena meglio di quanto lei stessa si conoscesse. Sapeva quanto fosse difficile per la sua austera e perbene moglie lasciarsi andare. Era felice di vedere i progressi fatti dall’inizio dell’estate: la loro conversazione in giardino, il servizio fotografico che ne seguì, la sua presenza più disinvolta alla cena e ora, quella sera. Sperava che quell’avventura potesse aiutarla ad ampliare ulteriormente i suoi orizzonti sessuali.
Elena rimase immobile accanto a Carlo, davanti alla porta d’ingresso, la mano di lui stretta nella sua, tremante di un’ansia sottile. I tacchi alti scandivano passi nervosi sul pavimento mentre la porta si apriva lentamente. Davanti a loro si presentò un uomo di straordinaria eleganza: i capelli grigi, quasi argentati, incorniciavano un volto segnato dal tempo ma ancora pieno di fascino e autorità. Elena fu immediatamente colpita dalla sua presenza distinta, un misto di forza e raffinatezza. Era più anziano di Carlo, eppure i suoi occhi scuri e le sopracciglia folte raccontavano una vitalità intensa, che sembrava sfidare gli anni trascorsi.
Riccardo li fece entrare e fu il primo a stringere la mano a Carlo. “Ciao, tu devi essere Carlo, vero? Mi hanno parlato molto bene di te”, disse con un sorriso amichevole. “Io sono Riccardo.”
“Sì, grazie. Questa è mia moglie, Elena”, rispose Carlo, presentandola con un gesto spontaneo.
“Ah, la splendida padrona di casa di stasera! È un piacere avervi qui da me. Entrate pure.”
Elena sorrise, porgendo la mano a Riccardo mentre guardava intorno all’ampio atrio, colpita dal lusso ovunque.
“Spero che ti piaccia stare qui mentre fai quello che devi stasera, Elena”, aggiunse Riccardo con tono rilassato.
Elena guardò il marito con un filo di apprensione, poi rivolse lo sguardo a Riccardo. “Sono davvero nuova a tutto questo, Riccardo. Potresti spiegarmi quali saranno i miei ‘doveri’?”
“Certo… Certo, Elena. Ne parliamo mentre ti faccio fare un giro della casa.”
Durante il tour, Riccardo spiegò a lei e a Carlo come funzionava la partita di poker. Raccontò che si teneva tre o quattro volte all’anno e che la maggior parte dei giocatori erano suoi amici e soci in affari. Ogni tanto, però, invitavano un nuovo partecipante, e in quel caso quel nuovo giocatore era Carlo.
Riccardo proseguì, spiegando con calma e chiarezza: “Di solito, per queste serate assumiamo una giovane donna attraente, una vera hostess, un’accompagnatrice professionista. Il suo ruolo è semplice ma importante: intrattenere gli uomini, farli sentire a loro agio, creare un’atmosfera piacevole e rilassata. Niente di più, niente di meno. È un lavoro di presenza, di conversazione, di charme discreto. Ma ogni volta che un nuovo giocatore si unisce al gruppo, la regola non scritta è che sia lui a trovare questa hostess. E quasi sempre, per comodità e fiducia, suggeriamo che sia sua moglie a ricoprire questo ruolo. Così lei diventa parte integrante della serata, accompagnandolo, intrattenendo, ma sempre mantenendo quel delicato equilibrio tra eleganza e discrezione.”
“Davvero?” rispose Elena, ancora un po’ sorpresa.
“Oh, sì. Quindi non essere nervosa”, la rassicurò Riccardo mentre continuavano il giro. “Saresti sorpresa di quante mogli accettano volentieri questa proposta.”
Proseguirono finché arrivarono in cucina, dove incontrarono la cameriera. Riccardo si scusò con lei per la serata. “È tutto, Adele, puoi andare.”
“Sì, signor Alibrandi”, rispose lei con un cenno e si diresse verso la porta laterale.
Riccardo si fermò accanto a Elena, il suo sguardo fisso e calmo mentre le spiegava i suoi compiti di hostess. “Il tuo ruolo è semplice, ma fondamentale”, disse con voce bassa e misurata. “Dovrai occuparti del bar, mantenere le bevande sempre piene, come un filo invisibile che tiene vivo il gioco. Gli uomini si aspettano che tu porti loro, di tanto in tanto, antipasti freschi dalla cucina, con cura e attenzione.”
Elena ascoltava, il cuore che batteva un ritmo incerto, mentre Riccardo continuava, con un sorriso appena accennato. “Potrai fare delle puntate a parte con i giocatori, se lo desideri. Ma c’è una regola che devi rispettare: niente scommesse sulle mani individuali. Troppi soldi in gioco, e tu, girando intorno al tavolo, potresti vedere troppo. Sarebbe un errore pericoloso.”
Il tono di Riccardo era calmo, ma carico di un sottile avvertimento, come se stesse tracciando i confini di un gioco di potere e seduzione. Elena sentì un brivido lungo la schiena, consapevole che quella serata avrebbe segnato un confine invisibile tra ciò che conosceva e ciò che stava per scoprire.
“Tuttavia, il tuo compito principale è quello di mantenere un'atmosfera di eccitazione erotica nella sala”, disse Riccardo con voce bassa e autoritaria. “Gli uomini che partecipano al nostro gioco sono spietati e lo stress li logora. Per questo cercano un diversivo seducente, un gioco di sguardi e flirt mentre giocano a carte. Tu sei la persona giusta per offrirglielo, Elena.”
Elena esitò, combattuta tra dubbi e desideri repressi. Poi, dopo un momento di pausa, esplose in un respiro lento e profondo, scoprendo una nuova forza dentro di sé. “Sono pronta, Riccardo. Posso farlo.”
“Benissimo”, disse con un sorriso carico di intesa. “Un’altra cosa: sono quasi le otto, la partita inizierà puntuale. Carlo mi ha dato le tue misure al telefono, così Adele ha potuto scegliere per te qualche vestito adatto. Li troverai nella suite degli ospiti, in fondo al corridoio, proprio vicino alla sala della partita.”
Fece una pausa, lo sguardo penetrante. “Durante la serata faremo qualche pausa per sgranchirci le gambe e rilassarci. Quando succederà, ci aspettiamo che tu ti cambi con qualcosa di fresco, qualcosa che sappia rinfrescare anche l’atmosfera.”
Sorrise di nuovo, più malizioso. “Tieni pure le mance, con il tuo aspetto e la tua personalità saranno sicuramente abbondanti. E, ovviamente, tieni anche i vestiti. Domande?”
Elena guardò prima Carlo per un'occhiata di sostegno, che lui le rivolse. Posò la mano sul braccio di Riccardo e con un sorriso rispose: “Solo uno. Quando posso incontrare i giocatori?”
Detto questo, Riccardo li condusse nella sala giochi, un ambiente avvolto da luci soffuse e un’atmosfera carica di attesa. Iniziò le presentazioni con voce calma e decisa.
C’erano quattro uomini seduti attorno al tavolo, mentre Riccardo e Carlo completavano il gruppo di sei. Carlo, con un cenno discreto, lasciò che fosse Elena a presentarsi. Lei si fece avanti con un sorriso malizioso, un pizzico di giocosità negli occhi, consapevole del potere del suo sguardo.
Federico, della stessa età di Carlo, sui quarantacinque anni, mostrava un fisico ancora in ottima forma, una presenza vigorosso e sicura. Elena stimò che Alberto fosse intorno ai cinquant’anni; i suoi anni migliori forse erano ormai un ricordo, ma conservava un fascino distinto, un’eleganza che non passava inosservata.
L'uomo gigantesco si chiamava Giovanni. Era alto più di un metro e ottanta e pesava circa cento chili. Gran parte del suo peso era concentrato nella parte superiore delle cosce e nel petto; mani e piedi erano grandi. Sembrava un pugile e c'era una cicatrice sopra l'occhio che si intravedeva attraverso la folta fronte scura. Non era sicura di apprezzarlo e dentro di sé non sorrideva mentre si presentava.
Si presentò per ultima a Francesco. Elena faticava a capire quanti anni potesse avere quell’uomo alto e dall’aspetto maturo. Notò come la sua testa rasata si adattasse perfettamente al suo stile. Fece una battuta leggera e, divertita, gli accarezzò il braccio muscoloso. Lo trovava molto affascinante.
Dopo le presentazioni, il gioco iniziò. Elena portò agli uomini un giro di drink preparati a loro piacimento. Mentre li distribuiva, Giovanni fece i complimenti a Carlo: “Elena è una donna meravigliosa”, disse, facendole l'occhiolino.
“Grazie, Giovanni. Mi piace pensarlo”, rispose, alzando il bicchiere per brindare alla moglie. “Alla nostra ospite!”
Gli uomini alzarono ciascuno il proprio bicchiere e si sporgevano sul tavolo per toccare il suo.
“Che si sollevi la gonna per dare il via alla partita!”, intervenne Alberto e tutti risero!
Elena, vedendo questo come un piccolo “test” divertente, si allontanò timidamente dagli uomini e sollevò la gonna fino a poco sopra la parte inferiore del sedere, mostrando così la parte superiore delle calze, e con un sorriso provocante e la voce morbida, stuzzicò: “Così, signori?”
“È un buon inizio, signorina”, rispose Francesco.
La partita si fece subito seria e tenne Elena sorprendentemente impegnata. Aveva molto da fare! Trovò degli snack freschi in cucina e li portò alla partita. Preparò un altro set di drink e fece diversi giri intorno al tavolo per flirtare con ogni giocatore. “Che lavoro duro”, pensò tra sé e sé. Riccardo le fece i complimenti per il lavoro che stava facendo.
“Grazie mille, signore!” rispose timidamente. “E tutto questo con tacchi a spillo e abito corto!”
Poco dopo le nove, gli uomini si concessero una pausa. Elena colse l’occasione per scusarsi e andare a rinfrescarsi. Entrando nella suite degli ospiti, trovò sul letto diverse borsette eleganti e, accanto al mobiletto, due abiti di seta pregiata appesi con cura. Tutto era così raffinato e curato.
Sul pavimento, proprio sotto gli abiti, c’erano scarpe con il tacco abbinate, mentre calze, slip e reggiseni erano sistemati ordinatamente nelle borse. Con curiosità, Elena frugò in una delle borse e trovò un body trasparente color rosso, molto sexy, firmato Victoria Secret.
“È così gentile da parte del signor Alibrandi”, mormorò tra sé, tenendo il tessuto leggero davanti a sé. Immaginò l’effetto del tessuto trasparente sul suo seno nudo, un’immagine che le fece salire un lieve calore.
Elena fece il suo ingresso nella sala da poker con eleganza, indossando un abito bianco che la faceva sembrare una vera dea. La gonna arrivava a una lunghezza audace, ben al di sopra delle ginocchia, e la scollatura era così profonda che non aveva potuto indossare il reggiseno. Sotto l'abito, indossava un perizoma bianco, senza calze, e un paio di scarpe con tacchi alti che accentuavano la sua figura.
Gli uomini presenti nella stanza non poterono fare a meno di notarla e molti di loro fischiarono in segno di ammirazione quando ella entrò. Elena si voltò lentamente verso di loro, lanciando un'occhiata provocante alle sue gambe e sorridendo per ringraziarli della loro approvazione. Il suo ingresso era stato un vero show e aveva già catturato l'attenzione di tutti i presenti.
Elena si scusò per il ritardo e preparò rapidamente un giro di drink per i giocatori, ottenendo una mancia da ciascuno. Prendeva sul serio le sue responsabilità e si impegnava a fondo per compiacere gli uomini. Percepì l'apprezzamento di Carlo e si assicurò di fargli diverse occhiate per ringraziarlo. Ma, a parte le occhiate, fece del suo meglio per trattarlo come uno di loro. Aveva un lavoro da fare e voleva farlo bene.
Mentre si occupava di servire da bere, Giovanni e Alberto non esitarono a prendersi una libertà, sfiorando con le mani la gamba di Elena. Il contatto delle loro mani calde sulla sua pelle le fece venire la pelle d'oca, suscitando in lei una sensazione di eccitazione. Elena rispose con un movimento del corpo provocatorio, che sembrò divertire gli uomini presenti. Notò che Carlo le rivolgeva un sorriso di approvazione, come a dire che stava facendo esattamente ciò che ci si aspettava da lei. Elena si rese conto che stava iniziando a divertirsi nel suo ruolo di "provocatrice erotica" per la partita di poker, e che la sua presenza stava aggiungendo una dimensione di gioco e seduzione alla serata.
Tra un servizio e l'altro, Elena si concedeva qualche shot di vodka per sciogliere le sue inibizioni e lasciarsi andare alla situazione. Il liquore le bruciava la lingua, ma le dava anche una sensazione di anestesia che aiutava a calmare la sua coscienza, impedendole di pensare troppo e di fermarsi.
In breve tempo, Elena capì il meccanismo del gioco: le fiches nere valevano 100 euro l'una e gli uomini erano disposti a spenderle generosamente se lei mostrava loro la giusta dose di attenzione e flirt dopo che avevano vinto una mano. Era un gioco di seduzione e denaro, e Elena stava imparando in fretta a giocarlo.
Elena aveva imparato a muoversi con grazia e intenzione, sollevando la gonna in modo da mostrare solo un accenno di pelle, e poi lasciandola ricadere intorno alla vita mentre si allontanava per preparare da bere. Sfiorava "inavvertitamente" la spalla degli uomini con il fianco, o si appoggiava al loro collo, facendo finta di sbirciare le loro carte con un'aria di innocente curiosità.
Elena non poteva fare a meno di sorridere tra sé, pensando a quanto questi uomini fossero facili da manipolare. "Poveri sciocchi", pensava. "Amano credere che io sia così ingenua e innocente, senza sospettare che sto giocando con loro, usando la mia femminilità per ottenere ciò che voglio." Eppure, non poteva negare che stava anche divertendosi, gustando il potere e la libertà di essere se stessa in quel gioco di seduzione.
Alla fine della seconda ora aveva accumulato più di mille euro in fiches! E “tutto quello che ho dovuto fare è stato lasciargli accarezzare le mie gambe”, pensò orgogliosa!
"È ora di fare un'altra pausa, signori", annunciò Riccardo, spingendo indietro la sua sedia e facendo un cenno di invito agli altri giocatori. Elena capì immediatamente che era il segnale che aspettava. "Mi scuso, vado a cambiarmi", disse con un sorriso, e si alzò per uscire dalla stanza e diriggersi verso la suite degli ospiti, dove l'aspettavano altri vestiti e un'opportunità di rinfrescarsi e prepararsi per la prossima fase della serata.
“Ne è rimasto uno solo. Dovrà bastare per la sera”, sussurrò, un po' preoccupata che la seconda occasione fosse arrivata così presto.
Dopo aver indossato un reggiseno nero di pizzo che accentuava la sua forma, Elena aggiunse il reggicalze e le calze nere, creando un look sensuale e sofisticato. Infine, si infilò il classico tubino nero, che aderiva perfettamente al suo corpo. Scegliendo un paio di décolleté nere a punta aperta, si sentì ancora più elegante e seducente. Si fermò un momento davanti allo specchio a figura intera, ammirando la sua immagine riflessa. La serata era stata così eccitante che Elena poteva sentire la sua umidità sulle mutandine di pizzo di seta, decorate con un delicato fiocchetto in cima. Mentre si raddrizzava le mutandine, sentì una sensazione di piacere e anticipazione per il resto della serata.
Mentre entrava nella sala da poker, Elena sentiva un brivido di eccitazione al pensiero di poter mostrare le sue mutandine sexy e di essere oggetto di desiderio per gli uomini presenti. "Scommetto che se riuscissi a farli impazzire, la mancia sarebbe davvero generosa", pensò con un sorriso malizioso e un lampo di seduzione negli occhi.
Elena era una vera dea della seduzione, e sapeva esattamente come usare il suo fascino per tenerli in pugno. Ogni volta che si chinava per servirli, il suo seno sembrava quasi spuntare dal reggiseno succinto e dal top attillato, in un equilibrio perfetto tra innocenza e provocazione. La sua pelle luminosa e il suo profumo intenso sembravano ipnotizzare gli uomini, che non potevano fare a meno di guardarla con desiderio.
Dopo che Francesco aveva vinto una mano, Elena si era divertita a stuzzicarlo, chinandosi in avanti sulla sua spalla e appoggiandogli il seno sul collo mentre gli porgeva un drink. Il suo respiro caldo e la sua pelle morbida sembravano scatenare una reazione istintiva in lui, e Francesco non poteva fare a meno di sentire un brivido di eccitazione al contatto con il suo corpo. "Spero che ti piaccia", disse Elena con un sorriso enigmatico, lasciando Francesco incerto se si riferisse al drink o al suo seno, ma sapendo già che la risposta era ovvia.
"Ti propongo una piccola scommessa", disse Francesco, inclinando la testa all'indietro e facendo scorrere le dita dietro le ginocchia di Elena, accarezzandole con un tocco leggero e seducente. Elena ridacchiò e lanciò un'occhiata al marito, assicurandosi che fosse d'accordo con la proposta. E, in effetti, lo era.
"Se perdo la prossima mano, ti do 300 euro", continuò Francesco, "e se vinco, ti do comunque 300 euro". Elena alzò un sopracciglio, incuriosita dalla proposta. "Non posso perdere, vero?" disse, con un tono di voce che era sia una domanda che un'affermazione.
Ma Francesco non si fermò lì. "Tuttavia", aggiunse, con un sorriso malizioso, "se vinco, avrò il diritto di mettere una fiche nelle tue mutandine e un'altra accanto a ciascuno dei tuoi bellissimi seni". Elena si dimenò, sentendo un brivido di eccitazione al pensiero della proposta. Rifletté sulla scommessa per un attimo, considerando le possibilità. Francesco aveva vinto parecchio quella sera, e sapeva che era in grado di vincerne due di fila. Ma, per quanto ricordava, non l'aveva ancora fatto. "Va bene, è una scommessa", disse finalmente, con un sorriso che nascondeva a malapena la sua eccitazione.
A metà mano, Elena aveva ancora una possibilità di vincere la scommessa, ma le carte successive cambiarono il corso del gioco e Francesco ottenne un full, vincendo il piatto e guadagnandosi il diritto di esplorare il corpo di Elena. Lei si avvicinò al vincitore, sorridendo e scherzando: "Immagino che tu abbia vinto, Francesco. Devo ammettere che non mi è mai capitato di vedere la mano di un uomo infilarsi nel vestito in modo così... convincente e così... eccitante".
Francesco rise con gli altri uomini e Elena, e rispose: "Non tornerai mai più indietro". Elena si muoveva con grazia e sensualità accanto a Francesco, mentre era in piedi, e sentiva la sua mano risalirle la gamba, esplorandola con un tocco delicato e seducente. Lui si prese il tempo di stringerle i glutei, e poi sollevò l'abito sopra i fianchi, mostrandola agli altri uomini al tavolo. Elena stringeva le natiche e si sollevava sulle punte, mentre Francesco le esplorava il corpo, e senza bisogno di istruzioni, si strinse l'abito intorno alla vita, offrendogli un accesso ancora più libero al suo corpo nudo. La sua mano scivolava lungo la sua schiena, e poi si infilava nelle mutandine, accarezzandola con un tocco morbido e sensuale. Il suo corpo iniziò a reagire al tocco di Francesco, e la tensione erotica nella stanza divenne palpabile. Elena sentiva il suo respiro accelerare, e il suo cuore battere più forte, mentre Francesco la esplorava con un tocco sempre più audace e seducente.
Con Elena in bella mostra, i suoi occhi brillavano di desiderio mentre Francesco lasciava scivolare l’altra mano lungo le sue gambe, oltre il bordo sottile delle calze, sfiorando la pelle con una carezza lenta e provocante. Le dita si insinuarono con audacia sotto le mutandine, dietro la schiena, catturando una delle fiches nere, il freddo sottile che le fece rabbrividire. che contrastava con il calore della sua pelle. La fiche da poker, tracciò un sentiero di brividi lungo i fianchi, avvolta tra le curve morbide e la bionda peluria che la rendeva ancora più irresistibile.
Francesco esplorò con delicatezza i sottili peli pubici, poi salì lentamente fino al monte di Venere, dove la stoffa delle mutandine la teneva sospesa tra il desiderio e la tentazione. Un dito si posò con leggerezza sul clitoride, accendendo un fuoco sottile che la fece gemere di sorpresa.
“Oohhh!” il suono le sfuggì involontario, mentre incrociava le gambe nel tentativo di fermarlo, arrossendo per l’audacia di quel gesto così intimo, così proibito davanti al marito. Francesco le strappò la mano dalle mutandine con un sorriso deciso.
“Adesso, chinati con entrambe le mani sul tavolo accanto a me,” ordinò con voce bassa e carica di promesse.
Elena si sporse in avanti, la sua figa calda e succosa si offriva con una naturalezza provocante. Le sue tette, piene e morbide, sembravano sul punto di scivolare fuori dal reggiseno quando la mano di Francesco vi si infilò con rapidità e decisione, afferrando il seno con forza e desiderio. Con un pizzicotto deciso al capezzolo, lasciò poi un frammento nero sopra, con circa un terzo che sporgeva dal pizzo nero, esaltando la sua pelle sensuale. Ripeté lo stesso gioco con l’altro seno, accendendo una tensione palpabile.
“È adorabile,” sussurrò rivolto a Carlo. Carlo alzò il bicchiere in segno di approvazione verso Francesco, mentre Elena si ricomponeva lentamente, il respiro ancora affannoso e il corpo vibrante di piacere.
Erano le undici e quarantacinque quando Riccardo chiese un’altra pausa, una richiesta che fece fremere Elena. “Santo cielo!” pensò, il cuore le accelerava. Come potevano prendersi una pausa, quando ormai non restava più nulla da indossare, se non la pelle che li avvolgeva?
“Non finisci a mezzanotte?” chiese con voce morbida, cercando di nascondere l’impazienza.
“Abbiamo una partita importante a poker, Elena. Andremo avanti fino a dopo l’una,” rispose lui, lo sguardo carico di desiderio. “Per quanto ci incanti in quel vestitino nero, fai la brava e vai a cambiarti un’ultima volta.”
Giovanni le passò accanto, la mano scivolò con decisione su una chiappa, lasciandole una sculacciata che fece vibrare la sua pelle. “Ahi!” rise lei, il suono caldo e giocoso, mentre si allontanava. Ma sotto quel gioco leggero, Elena sentiva un brivido di eccitazione e timore: l’unico capo rimasto era quel body trasparente rosso, sottile come un sussurro, pronto a rivelare ogni segreto del suo corpo.
CONTINUA
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