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La moglie del fabbro


di gonghi
04.02.2017    |    25.831    |    6 9.0
"Arrivo davanti alla serranda d’ingresso del suo laboratorio, ma la trovo abbassata..."
Un giorno vado a casa del fabbro perché dovevo riparargli il rubinetto del lavandino della cucina.
Arrivo davanti alla serranda d’ingresso del suo laboratorio, ma la trovo abbassata. Faccio per andarmene quando, all’improvviso, si affaccia la moglie alla finestra, dicendomi di fare il giro e di salire sulle scale, perché il marito sarebbe rientrato di lì a poco e nel frattempo avrei potuto iniziare il lavoro. Salite le scale, busso al portoncino, e mi viene ad aprire la figlia che, girandosi verso il corridoio, avvisa la madre che stava uscendo per andare dalle amiche. Rigirandosi per uscire mi sbatte addosso, appoggiandosi con le sue tettine acerbe al mio petto, indietreggiando subito dopo, e arrossendo, si scusò dell’accaduto, fuggendo per le scale. Nel mentre che scendeva, io non potei far a meno di notare che il suo seno stava ballonzolando velocemente su e giù, facendomi capire chiaramente che era senza reggiseno, e, non so se per lo scontro con me oppure per lo sfregare della camicetta, ma si vedevano chiaramente i capezzoli spingere quasi a voler bucare la stoffa. Mi voltai e chiesi il permesso di entrare e Rosa, la moglie del fabbro, mi disse di accomodarmi in salone nel frattempo che lei si fosse cambiata, essendo appena rientrata dal fare la spesa. Mi sedetti e aspettai cinque minuti, finché non entrò nel salone Rosa e,se con la figlia c’era stato un principio di erezione, con lei il cazzo non voleva più stare dentro alle mutande.
Si presentò davanti a me con una t-shirt, stretta e scollata, che le stringeva due tette da infarto (non portare il reggiseno doveva essere un vizio di famiglia!!), un paio di pantaloncini rossi molto stretti, che dietro mostravano una buona porzione di chiappe, e davanti entravano senza pudore nello spacco della sua figa. Non senza fatica, riuscii a tenere sotto controllo il mio cazzo e, alzandomi, chiesi dove era il guasto da riparare.
Lei subito mi fece strada (il che non fece altro che farmi eccitare ancora di più mentre fissavo il suo sculettare da troia), mi indicò la cucina e mi misi subito al lavoro, con lei che mi gironzolava attorno. Addirittura, mentre io ero intento a controllare lo scarico (che per via della sua posizione mi costringeva con la schiena a terra), lei si avvicinò al rubinetto per far scorrere un po’ d’acqua e, per far ciò, dovette scavalcarmi e stare a gambe aperte proprio sopra il mio petto.
Io, accortomi di ciò, non mi lasciai sfuggire l’occasione di guardarle in mezzo alle cosce e vidi che il pantaloncino lasciava fuoriuscire, dai lati, un paio di ciuffetti di peli neri come la notte. Mi concentrai a fatica nella riparazione dello scarico e, una volta finito, raccolsi i miei attrezzi e mi preparai per andarmene quando, all’improvviso, Rosa si affacciò alla finestra perché era rientrato il marito. Nell’affacciarsi si sporse in avanti mostrandomi ancora una volta quei pantaloncini che, più che di stoffa, sembravano tatuati addosso.
A quel punto io non ci vidi più e, mentre lei chiamava il marito per avvisarlo che avevo finito, io mi appoggiai al suo culo con il mio cazzo che nel frattempo avevo liberato dalla prigione delle mie mutande. Mi aspettavo che si mettesse ad urlare e già mi preparavo a scappare a gambe levate, quando lei, invece, disse al marito che io ero arrivato da poco e che avevo appena cominciato. Gli disse anche di rimanere in laboratorio, alle volte non servisse qualche pezzo di ricambio. Nel mentre che gli diceva tutte queste cose, io ripartì all’attacco di quel magnifico culo che liberai da quei minuscoli pantaloncini scoprendo che, oltre a non avere il reggiseno, non aveva neanche le mutande.
Cominciai con il leccarle la figa e a succhiarle il clitoride, mentre con una mano mi intrufolavo sotto la t-shirt e le stringevo le tette e pizzicavo il capezzolo con il rischio che, se il marito avesse fatto un paio di passi indietro, avrebbe notato uno strano movimento dentro la maglietta della moglie. Dopo quindici minuti di continue leccate alla figa, alternate con il suo bel buchino, mi alzai in piedi e puntai la mia cappella, ormai paonazza dall’eccitamento, in direzione della sua figa e feci penetrare solo la punta, ritraendola subito dopo, per puntarla deciso contro il suo buco del culo al che lei, capendo l’antifona, disse di no, dimenticandosi che sotto c’era il marito che subito chiese cosa voleva dire con quel no così perentorio. Lei subito disse che stava rispondendo a me, che le stavo chiedendo se c’era un’altra entrata... d’acqua e, mentre lei rispondeva al marito, io spinsi con forza il mio cazzo tutto dentro il suo culo. Lei, per non farsi scoprire dal cornuto, subito si raddrizzò, con il mio cazzo ancora dentro, e trattenne un urlo di dolore che dopo pochi istanti si trasformò in goduria. Si chinò nuovamente alla finestra e ricominciò, anche se con molta fatica, a parlare con il marito. Ancora non capisco come il marito non si accorse del movimento, anche se impercettibile, della moglie che, con il corpo, faceva avanti e indietro. Dopo dieci minuti di stantuffamento nel suo culo e dopo tre suoi orgasmi, mentre veniva per la quarta volta, venni anch’io .

Rosa si sollevò, chiuse la finestra e subito dopo si girò verso di me, che nel frattempo ero uscito dal suo culo, si chinò e me lo prese in bocca, facendomi un pompino favoloso e, fermandosi un attimo, mi diede l’opportunità di sfilarle la maglietta e di potermi beare della vista di due tette stupende. Dopo cinque minuti di succhiate, leccate, strizzate di capezzoli e una veloce ma stupenda spagnola, mi sdraiai a terra e lei mi salì sopra, a smorzacandela, cavalcandomi selvaggiamente per venti minuti nei quali venne altre quattro volte, prima di godere ancora una volta insieme a me.

Ci rialzammo, ormai esausti, e lei decise di andare a darsi una rinfrescata. Io la seguii perché dovevo usare il bagno. Rosa si sedette sul bidèt, io mi misi in piedi davanti al W.C., che era di fianco al bidèt.

Guardandola passarsi la mano sulla figa, il mio cazzo incomincio a rizzarsi nuovamente e, sollevando lo sguardo verso il suo viso, vidi che la cosa non era sfuggita al suo sguardo da troia. Feci un passo di lato, e mi ritrovai, con il mio batacchio, proprio in direzione della sua bocca, che subito si spalancò quasi a volermelo fagocitare. Le ci volle un po’ più di tempo, ma me lo fece diventare ancora una volta duro come il marmo, al che io la feci sdraiare con la schiena sul pavimento, le salii a cavalcioni sul petto e cominciai a fare avanti e indietro tra quelle due bocce enormi e sode. Ogni volta che io venivo in avanti, Rosa mi leccava la cappella e, nel frattempo, si sditalinava con furia. Venne prima Rosa, subito seguita da me, che con i primi due schizzi le impiastricciai di sborra le tette, poi glielo infilai in bocca facendole inghiottire il resto del mio sperma. Ci rialzammo e ci rivestimmo salutandoci con un bacio arroventato. Scesi le scale e,arrivato sul primo pianerottolo, incrociai nuovamente la figlia che, appena mi vide, arrossì nuovamente chiedendomi scusa per prima. Io le risposi di non preoccuparsi, perché in fondo non era successo nulla di così spiacevole, al che lei mi sorprese appoggiando la sua mano sulla mia patta. Io mi ripresi dalla sorpresa infilando a mia volta la mano dentro la sua camicia, cercando subito i suoi capezzoli e strizzandoli tanto da farle uscire un urlo misto di dolore ed eccitazione. La presi e la spinsi faccia al muro, sollevandole la gonna e abbassandole le mutandine, mi abbassai i pantaloni e poggiai la cappella sulla sua fica. Rimasi fermo per alcuni secondi, quasi ripensandoci. Era maggiorenne, anche se da pochi giorni, e consenziente, ma ancora vergine. Lei, vedendomi titubante, all’improvviso indietreggiò sverginandosi dolorosamente, girò la testa e mi baciò con passione. Io cominciai piano ad andare avanti e indietro, stringendole le tette tra le mani, poi, con suo grande disappunto, mi fermai, glielo sfilai dalla figa, la feci mettere a novanta gradi e glielo appoggiai nel suo piccolo foro. Lei, preoccupata dal dolore che avrebbe provato, allungò una mano tra le sue cosce e, velocemente, mi afferrò il cazzo e se lo infilò nuovamente in quel forno caldo che era la sua figa. Io, non avendo più ripensamenti, glielo tolsi nuovamente riappoggiandoglielo al suo buco posteriore, spinsi con decisione e lei, prima cercava di ribellarsi provando molto dolore, poi cominciò ad ansimare sempre più forte finché non arrivò con un orgasmo devastante. Le ci vollero alcuni secondi per riprendersi, dopo di che, si girò, s’inginocchiò, mi attirò vicino e cominciò a farmi un pompino da favola (mi disse di essersi esercitata, spesso e volentieri, nei bagni della scuola!!). Andava su e giù talmente velocemente che non ci misi molto a scaricarle in bocca tutta la mia sborra che, con gran piacere, lei mandò giù tutta.

L’aiutai a rimettersi in piedi e, prima di ricomporci, volli leccarle i capezzoli e glieli succhiai e morsicai per almeno dieci minuti. Poi le infilai la lingua in bocca, aggrovigliandola con la sua, e le strofinai il palmo della mano in quel lago che era la sua figa, finché non sentimmo un rumore venire dal basso delle scale. Lei scappò su di corsa mentre io, scendendo le scale, incontrai il fabbro che, appena mi vide, mi salutò, mi strinse la mano, mi chiese se avessi finito, visto che avevo ancora la mano bagnata (colpa di sua figlia !!!). Risposi che avevo finito, ma che avevo fretta di andare ad effettuare un’altra riparazione e che sarei ripassato più tardi per portargli la fattura. Scesi gli ultimi gradini in fretta e furia, uscii in strada, mi voltai verso la finestra e vidi mamma e figlia intente a baciarsi furiosamente, si fermarono un attimo, giusto il tempo di mandarmi un bacio e di sollevarsi la maglietta per mostrarmi ancora una volta quelle stupende tette.



Due settimane dopo venne a cercarmi il fabbro dicendomi che si era rotta la cassetta del W.C. e chiedendomi se potevo andare subito a ripararlo, scusandosi del fatto che lui dovesse andar fuori paese per lavoro, ma dicendomi che tanto in casa avrei trovato sia la moglie che la figlia e che qualsiasi cosa mi servisse potevo chiedere a loro due.

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