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Finalmente è arrivato il venerdì..........


di gonghi
06.12.2018    |    18.912    |    5 8.6
"Disse al marito, ancora stupito dall’intraprendenza della moglie, di andare ad aspettarla sul letto che si sarebbe data una risciacquata e che poi l’avrebbe..."


Durante la settimana lavoro in una ditta come assemblatore di quadri elettrici industriali, il lavoro mi piace, però dopo un’intera settimana ripetendo sempre le stesse cose non vedo l'ora che arrivi il sabato, giorno che dedico a risolvere problemi d’idraulica ed elettrici ai vari amici che non sanno dove mettere le mani se hanno un rubinetto che gocciola o un campanello che non funziona. Io con questi lavoretti mi rilasso e scarico tutta la tensione accumulata e passo una domenica all'insegna del divertimento.
Appunto…. la domenica non voglio rotture di scatole. Purtroppo il mese scorso mi chiama mia madre una domenica mattina scongiurandomi di andare a casa della sua amica Gina perché aveva dei tubi del bagno che perdevano parecchia acqua e non sapeva a chi rivolgersi.
Che palle,pensai tra me e me,addio al rilassamento di questa mattinata.
Solo per arrivare a casa di Gina mi ci vollero 30 minuti di macchina senza contare il tempo passato a cercare tutto l’occorrente per poter fare almeno una riparazione provvisoria.
Appena arrivato mi misi subito al lavoro non prima,però,di aver salutato Gina che non vedevo da un paio d’anni.
E devo dire che da quando la vidi l’ultima volta era cambiata parecchio. Aveva perso quei chili di troppo che la rendevano poco interessante ai miei occhi andando a valorizzare un gran bel culo ed un paio di tette da primato(una quarta) che grazie ai chili persi nelle zone giuste venivano messi in risalto ancora di più.
Mi feci indicare il guasto e mi diede anche il pezzo da sostituire (si trattava di un flessibile del bidet) al che io,mezzo incazzato per la domenica rovinata,le dissi,con tono fin troppo calmo, che una cosa del genere l’avrebbe potuta riparare anche il marito in 5 minuti.
Lei,scusandosi per il disturbo,mi disse che il marito sarebbe rimasto fuori fino all’indomani sera e che non sapeva a chi rivolgersi.
Facendo finta di niente mi misi al lavoro ed in 2 minuti smontai quello vecchio e lo sostituii con quello nuovo.
Feci le prove per vedere che non ci fossero ulteriori perdite e poi chiesi di poter usare il bagno. Gina uscì ed io chiusi la porta dietro di lei dando un’ultimo sguardo a quel culo sontuoso che sculettava maliziosamente. Mi girai e mi diressi verso il w.c. con l’arnese barzotto sia per la visione di poco prima che per l’impellenza fisiologica ma mi bloccai immediatamente ad osservare l’appendiabiti affianco al box doccia dove era in evidenza un reggiseno di pizzo trasparente che subito attirò la mia attenzione. Lo presi in mano e mi diressi al w.c. liberando subito il cazzo che avvolsi col reggiseno e lo feci andare su e giù un paio di volte poi mi fermai e col cazzo in tiro andai a rimetterlo a posto perché volevo arrivare con l’obelisco in forma dalla mia ragazza e finalmente rilassarmi…con lei. Andai alla porta e aprendola mi trovai di fronte uno spettacolo incredibile.
Gina era li davanti a me completamente nuda che si masturbava con due dita infilate nella figa. Mi disse se mi era piaciuto il suo reggiseno attorno al mio batacchio perché a lei era piaciuto molto il mio cazzo visto attraverso il buco della serratura e subito si inginocchio davanti a me andando con le mani a liberarmi prima dei jeans e poi dagli slip che ormai facevano fuoriuscire una buona parte del mio arnese che finì immediatamente risucchiato tra le fauci di Gina che cominciò uno stupendo pompino che mi fece raggiungere il massimo dell’eccitazione quando mi titillava il glande con la lingua e poi passava a leccarmi e risucchiarmi le palle. Io nel frattempo le strizzavo le tette pizzicandole i capezzoli e a giudicare dai suoi mugolii la cosa non le dispiaceva per niente,anzi…
Stavo per venire quando la fermai e volli farmi un giro su quelle montagne russe che aveva al posto delle tette quindi la feci sdraiare per terra e mi misi inginocchiato a terra con il cazzo tra le sue pere. Lei le strinse con le mani ed io cominciai a muovermi tra di esse con sempre più foga finché non le sborrai una parte sopra i capezzoli per poi finire tra le sue labbra spalancate.
Gina si acchiappo prima un seno e poi l’altro ripulendoli dalla sborra ed ingoiandola tutta.
Il cazzo a quella vista non dava segni di voler riposare e allora scesi a baciarla partendo dal capezzolo sinistro per poi passare al destro e, scendendo passai per l’ombelico finché tra i suoi mille gemiti non arrivai alla figa dimostrandomi, a suo dire, un gran mangia passere e facendola venire rumorosamente.
Leccai gli umori che copiosamente stillavano fuori, poi ripresi a salire con la lingua facendo la strada inversa arrivando fino al collo e poi tuffandomi lingua contro lingua dentro la sua bocca. Mentre stavamo limonando presi il cazzo in mano e lo puntai deciso verso il paradiso e con una spinta poderosa glielo infilai fino alle palle dentro la sua tana pelosa che mi accolse strizzandomi l’asta.
Mi chiedeva di spaccarla in due e di non fermarmi finché non le avessi riempito la passera di sperma perché tanto prendeva la pillola, io allora aumentai il ritmo e sborrai mentre lei veniva un’altra volta gridando tutta la sua goduria.
Le dissi che dopo una piccola pausa avrei voluto profanarle anche il retrobottega, mi rispose che da un momento all’altro sarebbe arrivata mia madre per passare il resto della mattinata a chiacchierare ma che se fossi andata a trovarla un altro giorno anche se con un po’ di paura per il dolore che avrebbe provato non si sarebbe tirata indietro in questa esplorazione del piacere.
Stremati ma estremamente felici ci rivestimmo e le promisi che sarei tornato il prima possibile allettato da questa promessa.
Purtroppo per tutta la settimana non riuscimmo a liberarci contemporaneamente, però la domenica successiva mi chiamò dicendomi che il marito era andato a caccia e che per tutta la mattinata sarebbe stata libera di spomparmi a ripetizione.
Partii immediatamente e non appena arrivato suonai il campanello già mezzo eccitato. Eccitazione che arrivo al culmine quando Gina mi aprì il portoncino completamente nuda e con un dildo rosa infilato nella figa.
Mi disse che non ce la faceva più ad aspettare e che per tutta la settimana aveva avuto la tentazione di sverginarsi il culo con ogni oggetto di forma fallica che le capitasse tra le mani ma aveva resistito perché voleva che io fossi il primo a cogliere l’unica verginità rimastale.
Mi spogliai in pochi secondi e le saltai letteralmente addosso infilandole il cazzo fino alle tonsille in quella bocca avida di cazzo. Gina quasi soffocò per il mio impeto ma subito si riprese confermandomi che era una gran pompinara.
La staccai a malincuore dalla mia asta che nel frattempo era diventata di marmo e la condussi in bagno dove tutto cominciò la settimana prima.
La feci appoggiare con le mani alla parete e mi chinai a leccarla tra le gambe passando dalla figa fino alla rosetta grinzosa eccitandola parecchio a giudicare dai suoi gridolini di approvazione.
Mi rimisi in piedi e le poggiai la cappella sul buchetto posteriore ma poi spinsi decisamente il cazzo dentro la passera di Gina che in un primo istante mi chiese perché non glielo avessi infilato nel culo ma poi cominciò a godere come una pazza dicendomi di non fermarmi più.
Arrivammo all’orgasmo contemporaneamente e, ripresasi mi chiese nuovamente se avessi cambiato idea riguardo al suo culo.
Le risposi che per niente al mondo avrei perso l’occasione di trapanarglielo fino in fondo ma che volevo sverginarla dentro la doccia e le dissi di entrare e aprire l’acqua, avrei preso una cosa dai miei pantaloni e l’avrei raggiunta immediatamente.
Andai a prendere la mia roba dall’ingresso e portai tutto in un angolo del bagno e notai che con il box doccia chiuso non si poteva vedere neanche la sagoma di chi c’era dentro.
Presi il tubetto di vaselina che mi ero portato per l’occasione e non riuscendo ad aprirlo per colpa degli umori di Gina che mi impiastricciavano le mani afferrai un asciugamano e pulitomi le mani lo gettai sopra la mia roba.
Mi avvicinai al box doccia, aprii la porta ed entrai dentro posizionandomi dietro Gina. Mi chinai e spalmai il buchetto con la vaselina e rimessomi in piedi la feci piegare a 90 gradi poggiando la cappella sul forellino e senza dire una parola le cominciai a spingere il mio cazzo dentro il culo. Piano piano stavo forzandole il buco tra le sue smorfie di dolore quando all’improvviso lei diede un colpo secco all’indietro e si penetrò completamente urlando dal dolore.
Mi disse tra le lacrime che non voleva più aspettare e di muovermi avanti e indietro finché non si fosse abituata al mio torello. Le obbedii e mi mossi come voleva mentre con una mano le strofinavo il clitoride e con l’altra le strizzavo il capezzolo portandola presto a non sentire più dolore nel culo ma a godere con un nuovo orgasmo che le fece tremare le gambe fino a crollare inginocchiata sul pavimento della doccia. Allora la girai e le misi il mio cazzo tra le tette e lei ripresasi cominciò ad unire una stupenda spagnola con delle leccate sulla cappella che in breve mi fecero arrivare al punto di non ritorno sborrandole in fondo alla gola.
Dopo alcuni attimi in cui riprendemmo fiato ci apprestammo ad uscire dalla doccia per passare in camera da letto e continuare a trastullarci con i nostri corpi.
Gina uscì per prima e mentre stavo per uscire io improvvisamente chiuse la porta della doccia lasciandola socchiusa. Pensando ad uno scherzo stavo per aprire la porta quando sentii Gina chiedere come mai era rientrato così presto dalla caccia. Terrore, panico, il marito era rientrato ed io ero dentro la doccia con la moglie che, nuda ne era appena uscita. Lui le rispose che non avevano trovato niente tutto il giorno e quindi, stanco e deluso, era tornato a casa e che si sarebbe fatto una doccia prima di pranzo. Ri-terrore, ri-panico, ora erano cazzi amari.
Si spogliò e si stava dirigendo verso la doccia, io controllavo ogni sua mossa attraverso lo spiraglio della porta e lo vedevo riflesso nello specchio sopra il lavandino. Ero pronto al peggio quando vidi Gina mettersi davanti a lui e prendergli in una mano i coglioni e nell’altra il cazzo che a quel tocco esperto stava innalzandosi. Si inginocchiò davanti a lui e si fece infilare il cazzo dentro la bocca andando a fargli uno di quei bocchini che ho imparato a conoscere. Però, al momento del dunque, invece di ingoiare lo sperma, cosa di cui va matta, si tolse il cazzo dalla bocca e si fece sborrare in faccia e sulle tette, impiastricciandosi tutta.
Disse al marito, ancora stupito dall’intraprendenza della moglie, di andare ad aspettarla sul letto che si sarebbe data una risciacquata e che poi l’avrebbe raggiunto in camera per proseguire il discorso…
Il marito disse di farla insieme la doccia, ma Gina rispose che era meglio di no perché voleva cavalcarlo sopra il letto e solo dopo l’avrebbero fatta insieme. Gina a quel punto rientrò dentro la doccia ed aprì l’acqua con me accucciato contro la parete per non farmi vedere.
Lui si convinse allettato dalla proposta e si diresse felice nella camera da letto. A quel punto Gina si girò verso di me e notando che il mio uccello era fortemente eccitato si avvinghiò al mio collo e si tirò su mettendomi le gambe attorno alle mie cosce impalandosi sul cazzo.
Le dissi che il marito la stava aspettando e che avevamo già rischiato troppo ma lei per tutta risposta si sollevò più su e guido il mio cazzo verso il suo buco posteriore e trattenendo il respiro si abbassò di colpo facendo sprofondare il mio uccello dentro il suo intestino.
A quel punto cominciò un su e giù ad una velocità pazzesca che ci portò entrambi all’ennesimo orgasmo della giornata.
Scesa dal mio cazzo volle ripulirmelo dalla sborra con la lingua. Ripresici feci uscire lei per prima dalla doccia per paura di incontrare il marito e mentre lei faceva da palo io mi rivestii ed uscii dal bagno con la visione del suo culo che dondolando andava verso la stanza da letto e, aprendo la porta si girò verso di me per un secondo sorridendomi. Entrò dentro la stanza e disse al marito di prepararsi perché non si era mai sentita così viva come quel giorno.
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