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Volevo fare una buona azione.


di alfeo56
01.04.2017    |    8.851    |    2 8.4
"Mi sentivo come un’agente segreto che deve compiere una difficile missione: tutto doveva funzionare al meglio perché non fallisse..."
Racconto di fantasia, che prende spunto da un fatto reale raccontatomi da un’amica, ma completamente riveduto affinché non sia identificabile.
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Mi chiamo Emilia, vivo in una piccola città del centro Italia, ho cinquantacinque anni e purtroppo li dimostro. Da alcuni anni mi sono un po’ appesantita, le braccia ingrossate, un po’ di pancia e cuscinetti sui fianchi; le cosce sono un po’ grosse, anche se le gambe e le caviglie sono ancora abbastanza elastiche ed eleganti. I glutei non sono più quelli di una volta: pur mantenendo un discreto tono muscolare (grazie ai quotidiani esercizi di ginnastica), hanno perso la loro perfetta rotondità e mostrano qualche preoccupante accenno di cellulite. Il mio seno prosperoso (una 4^ abbondante), che è sempre stato un punto fermo del mio orgoglio femminile, non regge più elasticamente il suo peso e, pur non essendo cascante, finisce con l’appoggiarsi un po’pigramente sul torace; anche le aureole attorno ai capezzoli si sono estese perdendo leggermente d’uniformità. I miei capelli ondulati, sempre neri e folti, cominciano a mostrare qualche filino bianco che nascondo con la tinta. Insomma mi guardo allo specchio e mi vedo mestamente in fase di decadenza!
Sono sempre stata una brava moglie ed una tranquilla madre di famiglia: ormai i miei due figli sono grandi (un maschio ed una femmina di 26 e 22 anni) ed a casa ci stanno sempre più di rado. Mio marito Aldo è un brav’uomo, lavoratore e premuroso, ma anche lui –a quasi 60 anni- comincia a mostrare forti segni di decadenza fisica e tende a diventare abitudinario e pantofolaio.
Sulla mia quieta situazione familiare poco più di un mese fa è venuto ad impattare un evento molto triste, anche se ormai ineluttabile. Dopo una lunga e dolorosa malattia, la mia sorella maggiore Assunta, che era sempre stata il sostegno del suo nucleo familiare, si è spenta a 57 anni, lasciando il marito e tre figli: il maggiore di 28 anni lavora già nel nord Europa, mentre gli altri due (un ragazzo ventiquattrenne ed una ragazza di 19 anni), sono ancora a casa. Durante il periodo della malattia di Assunta, mi sono recata spesso nella cittadina di provincia dove vivono (a circa 80 Km da casa mia) e le sono stata vicina, sopperendo anche alle necessità domestiche che Claudio, il marito, ed i figli sono piuttosto inadatti ad assolvere.
Circa un mese dopo il funerale, avevo preso l’impegno di andare a stare alcuni giorni da loro per organizzare un po’ le cose: lasciai le istruzioni per le faccende domestiche a mio marito ed ai ragazzi, presi l’auto e partii.
Durante il viaggio pensai a lungo a quanto mi aveva detto mia sorella quando aveva capito di avere ormai poco tempo: “Quando non ci sarò più io, pensa tu a Claudio: da quasi tre anni si è praticamente annullato per seguire la mia malattia, ma ora è importante che torni a vivere, ad essere un uomo normale. Sono certa che tu saprai come fare, me lo prometti?”.
Promisi, ma dentro di me non avevo ancora ben chiaro come e cosa avrei potuto fare; o forse non volevo ammettere di aver capito benissimo. Questo pensiero mi aveva accompagnato per molti giorni: ora avrei dovuto affrontare la situazione guardando le cose da vicino.
La loro villetta a due piani è fuori centro, circondata graziosamente da un ampio giardino; parcheggiai la macchina, presi il mio trolley ed suonai alla porta. Mi aprì mio cognato Claudio, con la solita aria depressa che aveva da molto tempo; salutai i ragazzi e presi possesso della camera degli ospiti al piano superiore. Appoggiai il bagaglio sul letto e cominciai a sistemare le mie cose; poi andai in cucina per dedicarmi a preparare il pranzo per tutti.
I primi giorni li trascorsi a sistemare le cose di casa, ad istruire Claudio ed i nipoti sui fatti di cucina, biancheria e pulizie e -nel contempo- a chiacchierare di cose amene, per tirar su il morale familiare.
Naturalmente non avevo affatto dimenticato il mio compito principale, per cui -in ogni momento possibile- cercavo di parlare a quattr’occhi con Claudio per entrare sempre in più in confidenza con lui e far sì che si confidasse con più libertà, dato che era un soggetto estremamente timido e riservato.
Quando finalmente cominciò a sciogliersi, iniziò a raccontare –sempre con molta discrezione- alcuni particolari più intimi della vita di coppia: da circa tre anni, a causa della malattia di Assunta non avevano più rapporti sessuali (cosa che io –naturalmente- già sapevo); lui sosteneva che, avendo ben altro a cui pensare, vi si era ormai abituato. Anzi arrivò a dire che ormai non aveva più alcuno stimolo sessuale e probabilmente non sarebbe più stato in grado di far l’amore:
“D’altronde mi son fatto vecchio: che devo fare, non ci penso proprio più!”
Eh già: era proprio tutto come avevo immaginato e come, d’altro canto, mi aveva fatto intendere mia sorella! A questo punto era ancor più esplicito il suo messaggio e ben chiaro cosa avrei dovuto fare. Però non mi pareva semplice, in fin dei conti ero una donna sposata da quasi trent’anni, non avevo mai nemmeno pensato di tradire mio marito e per giunta qui eravamo tra persone famiglia: una famiglia molto unita! I dubbi mi tormentavano e così cercai di guadagnare tempo, trovando una buona scusa con me stessa: qui ci sono anche i ragazzi, quindi la cosa non è fattibile!
Trascorse così più d’una settimana ed oramai mancavano solo un paio di giorni alla data del ritorno a casa: dovevo per forza decidermi. A togliermi ogni alibi fu il fatto che l’occasione giusta si sarebbe presentata proprio l’ultima sera: essendo sabato, i ragazzi sarebbero usciti ciascuno con il proprio gruppo di amici ed amiche per rientrare non prima delle due/tre di notte, come d’abitudine ormai consolidata di quasi tutti i giovani. Dunque era la mia ultima ed unica occasione! Non potevo permettermi di fallire, ma ero fortemente combattuta ed i dubbi e gli scrupoli mi frenavano enormemente. Mi sentivo di continuo come fossi osservata da mio marito e dai miei figli: ogni volta che ci sentivamo per telefono ero nervosa come avessi già qualcosa da nascondere. E poi mi chiedevo: come avrebbe reagito Claudio? E se mi avesse rifiutata? Ci avrei fatto la figura della zoccola? Per giunta traditrice di una sorella scomparsa! Stavo davvero facendo la cosa giusta?
Dopo lunghi tentennamenti, presi finalmente la mia decisione: sì, dovevo fare questa cosa, ma solo a fin di bene, per l’equilibrio della famiglia e per mantenere una promessa vincolante. In fin dei conti stavo facendo una buona azione!
Dopo cena, appena i ragazzi erano andati via, tornai in camera e per cambiarmi. Non ero più abituata a questo genere di situazioni, quindi provai a frugare nei ricordi degli anni giovanili: perché tutto funzionasse, dovevo preparare bene le cose. Non avevo portato gran che di abbigliamento da casa, ma cercai di adattarmi quanto meglio possibile. Indossai il mio solito intimo nero, fresco di stiratura: anche se era di tipo molto matronale (avevo reggiseni grandi e slip ampi che coprivano tutto il sedere), questo era poco importante, anzi era preferibile perché avrebbe reso il tutto più naturale. Un abbigliamento sexy sarebbe apparso insolito ed artificioso e di certo l’avrebbe messo in imbarazzo e sulla difensiva.
Indossai una camicetta bianca (avendo però cura di lasciare sganciato un bottone in più del necessario) ed una gonna nera attillata ad altezza sopra il ginocchio; niente calze, (l’ambiente era caldo) e scarpe ballerine nere con un grazioso fiocco. Un trucco leggero ed una sistemata ai capelli completarono l’opera.
Mi contemplai allo specchio e mi sorpresi a vedere una ultracinquantenne che, nonostante l’invecchiamento ed il sovrappeso, poteva ancora essere assai desiderabile, specialmente per un uomo in annosa astinenza … ma probabilmente anche per moltissimi altri! La curva dei seni voluminosi ben sostenuti dal reggiseno era in bella mostra nella scollatura della camicetta, le ginocchia e le gambe ancora flessuose facevano la loro figura oltre il bordo della gonna ed il sedere -ben modellato dalla gonna stretta - appariva molto più in forma che al naturale. Soddisfatta di me stessa e del mio aspetto, diedi un ultimo colpo di spazzola ai capelli e mi avviai con sicurezza verso il soggiorno. Mi sentivo come un’agente segreto che deve compiere una difficile missione: tutto doveva funzionare al meglio perché non fallisse.
Trovai Claudio in tuta da casa, seduto a guardare la TV:
“Su dai, spegni questa televisione: invece di guardare programmi insulsi sediamoci qui e parliamo un po’!” dissi in tono imperioso indicando il divano.
Lui obbedì, schiacciando il tasto rosso del telecomando e venne a sedersi accanto a me che nel frattempo mi ero già accomodata, avendo cura di tirare leggermente su la gonna.
Eravamo seduti accanto da quasi un’ora sul divano di panno rosso a due posti e lui continuava a parlare di quanto fosse abbattuto, con gli occhi lucidi e la voce triste; io facevo di tutto per farmi notare, accavallando le gambe e fingendo di allargare e sventolare distrattamente il collo della camicetta per il caldo. Niente: non mostrava alcuna reazione ed io cominciavo a scoraggiarmi.
Finalmente, quando stavo ormai per disperare che se ne accorgesse, notai il suo sguardo che si posava sulla scollatura e rimaneva qualche secondo ad ammirare la curva dei seni. Rapidamente tornò a distogliere lo sguardo, ma dopo un po’ cominciò anche a sbirciare di sottecchi le mie gambe nude accavallate. Il primo passo era fatto: l’interesse sessuale si stava risvegliando! Ora però toccava a me passare all’azione, altrimenti sapevo che lui non avrebbe mai trovato il coraggio.
“Ehi Claudio che fai? Mica mi stai guardando le gambe?” Chiesi sorridendo.
Lui arrossì e subito distolse lo sguardo: “Ma cosa dici? Figurati … io … a te … e poi in un momento come questo … “
“Guarda che non c’è nulla di male: anzi questo vuol dire che ti stai riprendendo. E poi è comprensibile per un uomo che non fa l’amore da tre anni!”
Lui arrossì nuovamente e non disse nulla, ma io non lo mollai.
“In questa circostanza anche una signora anzianotta e un po’ malandata come me può apparire desiderabile”
Lui si scosse: “Ma che dici? Tu sei ancora così giovanile e … bella!” Molto bene: avevo centrato il tasto giusto!
“Ma sono io che non devo …” proseguì iniziando a singhiozzare.
“Sciocco, non ti devi scusare, vieni qui!”
Con il braccio lo attirai a me e gli feci appoggiare il capo sulla mia spalla. Lui si lasciò tirare e si abbandonò continuando a singhiozzare mentre gli accarezzavo il viso e la testa un po’ calva. Dopo un paio di minuti si tranquillizzò e cominciò a dire: ”Grazie Emilia, sei così buona!” ma notai che nel frattempo non staccava gli occhi dalla vicinissima scollatura. Il momento era arrivato: gli presi la testa tra le mani e gli stampai un bacio sulla bocca, lasciando le mie labbra incollate alle sue. Poi lentamente la mia lingua cercò di farsi spazio tra le sue labbra chiuse trovando inizialmente resistenza: dopo alcuni istanti, però, si aprì una breccia e potei cominciare ad esplorare delicatamente la cavità cercando il contatto con la sua lingua. In pochi secondi quel bacio forzato si trasformò in un appassionato vorticare di lingue che durò a lungo. Alla fine lui si staccò bruscamente dicendo: “Aspetta, non possiamo fare questo … tu sei mia cognata … ci conosciamo da trent’anni, conosco tuo marito come un fratello … e poi tua sorella … mia moglie, è morta neppure un mese fa!”
“Claudio, io amavo mia sorella, ma lei ora non c’è più e tu praticamente non vivi da tre anni a questa parte: ora devi tornare a vivere. Lo devi a lei, alla tua famiglia, a te stesso! E cosa c’è di più bello che sia proprio io, la sorella di Assunta, quella che ti conosce da quando eri un giovanotto e conosce i tuoi sentimenti, a riuscire a riportarti alla vita?”
Non so quanto incisero queste parole o quanto influì l’eccitazione troppo a lungo repressa, ma l’espressione del suo volto cominciò a mostrare i segni della resa. on persi tempo a dir altro e cominciai subito a sganciare i restanti bottoni della mia camicetta mentre lui mi guardava incredulo, ammutolito ed estasiato, come avesse visto una dea scesa dall’Olimpo!
Mi scostai dalla spalliera del divano per lasciar scivolare dolcemente la camicetta sulle spalle e lungo le braccia, poi la riposi di lato. Lui continuava a restare muto con gli occhi sgranati e fissi su di me. Questo mi trasmise una forte sensazione di energia e di orgoglio ed anche di imprevista eccitazione.
Mi voltai di lato per offrirgli la schiena dicendo: “Su, dammi una mano: stacca il gancetto del reggiseno!”
Lui esitava, allora lo presi un po’ in giro: “Dai, non ti ricordi come si fa?”
A queste parole si scosse e -con le mani ancora tremanti- cominciò ad armeggiare con il gancetto: al quarto tentativo ci riuscì!
Mi rivoltai verso di lui reggendo ancora le coppe con il braccio destro: non volevo rovinare l’effetto scenico dello scoprirsi dei seni. Con la mano sinistra feci scivolare le spalline e poi -con studiata lentezza- lasciai scivolare le coppe verso il basso trattenendole piano con i palmi delle mani. I miei grossi e bianchi seni si mostrarono in tutta la loro maestosità, si poggiarono delicatamente sul torace svelando tutta la loro pienezza, le grandi aureole rosate ed i capezzoli che troneggiavano al centro fieramente ritti (con mio stesso stupore, dato che da tempo non m’accadeva).
Lui ebbe un fremito e grugnì qualcosa di incomprensibile, come avesse ricevuto una scossa elettrica, ma non gli diedi tempo di fare o dire altro: gli afferrai con decisione i polsi ed accostai delicatamente ai seni i palmi delle sue mani.
Dopo un attimo di esitazione, cominciò ad accarezzarli timidamente e lievemente, come toccasse qualcosa di estremamente fragile, mentre io cominciavo a sentire la pelle sensibilizzarsi ed i capezzoli inturgidirsi sempre più. Le sue carezze cominciarono a farsi sempre più decise ed audaci: stava finalmente perdendo le inibizioni. Da parte mia cominciavo a sentir crescere un forte desiderio di sentirmi esplorata ed un insospettato piacere cominciava a diffondersi per tutto il corpo. Incredibile: avevo iniziato tutto come un sacrificio, un’opera meritoria, mentre ora le cose stavano prendendo una piega inaspettata. Ma non mi dispiaceva affatto!
“Oddio, sei meravigliosa” farfugliava mentre continuava a palpami i seni con espressione estasiata.
Cominciai ad intravedere la sua eccitazione da un timido, ma crescente rigonfiamento nei pantaloni della tuta, per cui colsi immediatamente il momento per sfilargli la maglia della tuta e la canotta che portava sotto lasciandolo a torso nudo. Non aveva per nulla un fisico da sballo, ma -considerata l’età- non era neppure eccessivamente malandato; molti peli del petto erano bianchi, ma conservava ancora un discreto tono muscolare e poca pancetta. Le mani che aveva sollevato per lasciarsi sfilare gli indumenti tornarono prontamente a proseguire l’opera di palpeggiamento sui miei seni ora vogliosi di carezze: ormai l’avevo in mio potere!
“Vieni” dissi prendendolo per mano e conducendolo alla mia camera. Lui si lasciò guidare come un automa e questo mi diede ulteriore certezza di avere il pieno controllo della situazione. Arrivati accanto al letto, gli abbassai i pantaloni della tuta mentre mi lasciava fare passivamente senza profferir parola: dato che non collaborava, dovetti sollevargli i piedi e togliergli le scarpe per far scivolare via la tuta. Osservai con soddisfazione che lo slip mostrava ora un grosso rigonfiamento e si vedeva nitidamente la sagoma della verga in tiro. Abbassai la lampo della mia gonna e la feci scivolare in terra, mentre mi sfilavo le scarpe: lui mi guardava come assistendo ad un miracolo della natura mentre il suo sguardo percorreva i miei fianchi, le mie cosce e le gambe sino ai piedi, per poi risalire nuovamente verso i seni. Questa strana situazione mi inorgogliva e mi intrigava molto più di quanto mi sarei aspettata. Lentamente iniziai a sfilarmi gli slip ruotando su me stessa per dargli la possibilità di seguire lo scoprirsi lento del sedere: di sottecchi guardai la sua espressione mentre si svelavano poco a poco le natiche e la piega interglutea. Sorrisi, notando come osservava estasiato come gli si aprisse dinnanzi un sipario che celava meraviglie; poi completai il giro mostrando al suo sguardo rapito e finalmente voglioso la mia fica ed il folto pelo ancora perfettamente nero che la sovrastava. Alzai un piede, poi un altro per far passare velocemente le mutande e le lanciai sulla poltrona. I suoi occhi non si staccavano un istante dal mio corpo nudo, con la bocca semiaperta per lo stupore mi fissava il ciuffo sul monte di Venere che doveva sembrargli la porta del paradiso e probabilmente, per uno nel suo stato, lo era! Mi pervase una straordinaria sensazione di potenza che mi fece sentire come una superdonna dai magici poteri che poteva stregare e tenere in suo potere qualunque uomo; nel contempo la situazione trasgressiva mi intrigava all’inverosimile e mi risvegliava sensazioni dimenticate e desiderio prorompente. Che stavo facendo? Stavo davvero cercando di aiutare lui a tornare alla vita o stavo svegliando una parte sconosciuta di me stessa?
Tutti questi pensieri attraversarono la mia mente in pochi istanti, ma subito ripresi il controllo della situazione. Lo feci distendere sul letto ed afferrai i bordi del suo slip per sfilarglielo, ma ovviamente era bloccato sotto il corpo disteso.
Dissi un po’ stizzita: “Ehi, fa qualcosa anche tu, solleva il culo, sennò come faccio!” Lui ubbidì prontamente sollevando il bacino dal letto e finalmente riuscii a togliergli le mutande e le mantenni nel pugno alzato a mo’ di trofeo. Il pene saltò fuori in tiro assoluto, non era molto grosso, ma talmente duro che credo dovesse esser quasi doloroso; le palle sembravano gonfie come stessero per esplodere.
Ci credo, pensai, dopo anni di riposo assoluto!
Dato che da un po’ soffrivo spesso di secchezza vaginale, avevo predisposto sul comodino il tubetto del gel per facilitare le cose, ma non mi servì: con mia stessa meraviglia mi ero resa conto di esser già lubrificatissima in modo naturale: l’intrigante situazione aveva avuto un effetto imprevisto, ma molto piacevole.
Salii sul letto e mi misi a cavalcioni su di lui: visto che continuava a restare immobile, afferrai direttamente il membro duro come marmo e lo puntai con decisione all’ingresso della vagina: mi abbassai lentamente e scivolò all’interno come una lama calda nel burro, dandomi una straordinaria sensazione di pienezza e benessere, nonostante non fosse di particolari dimensioni. Iniziai un lento su e giù assaporando già una splendida sensazione di goduria, poi cominciai ad accelerare perché stavo iniziando a perdere il controllo razionale e gli urlai:”Dai, muoviti anche tu, non far fare tutto a me!”
La molla scattò anche per lui che iniziò sollevare ritmicamente il bacino assecondando il mio ritmo e cominciando finalmente a stantuffare come si deve. I miei grossi seni ballavano follemente davanti a lui che cominciò a palparli forsennatamente ed a stringere i capezzoli che nel frattempo erano diventati durissimi; nel mentre farfugliava frasi smozzicate: “oh mio Dio …. Sei bellissima … io … non so … oh mamma mia …” Poi spostò le mani dietro la mia schiena e mi afferrò i glutei per assecondare ed aiutare il movimento della scopata, mentre con la bocca inseguiva i seni saltellanti per baciarli e succhiarli . Stavamo impazzendo entrambi, ma io –fedele al mio compito- cercavo di non mostrare eccesso di godimento e trattenevo faticosamente i mugolii: fortunatamente il mio orgasmo arrivò presto, quasi contemporaneamente al suo e –mentre mi sfuggiva un piccolo urlo- percepii distintamente i fiotti di liquido caldo che mi inondavano la vagina: era tantissimo e non mi parve strano, data la lunghissima astinenza. Non nego che fu una delusione la sua durata piuttosto breve, ma in fondo cosa si poteva pretendere da un uomo che non faceva l’amore da tre anni?
Mi abbandonai per qualche minuto sul suo corpo accarezzandogli dolcemente il petto ed il viso mentre mi sorrideva; poi gli sussurrai “Visto? Ora sei di nuovo un uomo: torna a vivere la tua vita, cercati una compagna e torna a sorridere, come stai facendo ora.” Nel frattempo sentivo il suo membro afflosciarsi rapidamente dentro di me, così mi staccai da lui e lo lasciai sfilare fuori: “Ora andiamo a fare una bella doccia! D’ora in poi io tornerò ad essere solo tua cognata e la zia dei tuoi figli: cerca di dimenticare questa notte e vivi la tua vita, Assunta avrebbe voluto così!”
Lui annuì in silenzio, mentre cominciavo a raccogliere gli indumenti sparsi; andai in bagno e mi immersi sotto il getto caldo della doccia felice e soddisfatta.
Il giorno dopo, mentre guidavo verso casa, i pensieri si rincorrevano vorticosamente nella mia testa. L’obbiettivo era stato raggiunto ed avevo tenuto fede alla promessa: tutto era cominciato come un dovere quasi imbarazzante e doloroso, ma s’era poi rilevata una scoperta sconvolgente. Quella della notte precedente era stata obbiettivamente solo una scopata mediocre e banale con un uomo anzianotto, timido ed impacciato. Tuttavia l’esser riuscita agevolmente a sbloccarlo mi aveva dato fiducia e, soprattutto, quell’esperienza aveva suscitato per la prima volta in me il brivido sconosciuto della trasgressione. Avevo coscienza di poter essere ancora desiderabile: tenendo un po’ di cura del mio aspetto sono una appetibile donna matura. “Anzi”, pensai, ridendo da sola, “sono proprio una bella MILF!”.
Ora che avevo provato il gusto allettante del trasgredire, nulla sarebbe stato più come prima: nella mia mente s’era ormai insediata la voglia di ciò che sino ad ieri consideravo proibito e già cominciavo a pensare come avrei potuto soddisfarla in maniera più gratificante. Già pregustavo le ben altre sensazioni che avrebbe potuto darmi una vera bella trasgressione, realizzata con un uomo veramente collaborativo ed intrigante!
Per esempio c’era quel collega di mio marito, un bell’uomo sempre così galante, che avevo notato tante volte ad osservarmi il sedere; ci aveva invitato più volte a vedere il suo giardino pensile, data la mia passione per le piante, ma a mio marito non interessavano. Beh, stando così le cose, potevo ben andarci da sola.
C’era anche il garzone del supermercato: un gran bel giovanotto, più o meno dell’età di mio figlio minore. Quando aprivo la porta di casa per ritirare la spesa faceva finta di girare distrattamente lo sguardo, ma io notavo che mi guardava sempre nella scollatura, se la vestaglia era chiusa male: credo che ordinando un bel po’ di prodotti avrebbe potuto impiegare molto tempo per la consegna.
E poi c’era il mio gestore finanziario, decisamente bello ed atletico, che mi faceva sempre tanti complimenti e mi sorrideva maliziosamente: forse sarebbe stato il caso di fissargli un appuntamento a casa per discutere dei nostri investimenti. Tassativamente di mattina: quando i ragazzi erano all’Università ed il marito al lavoro!
Poteva anche essere interessante andare alla lezione di pilates verso l’orario di chiusura palestra, dato che l’istruttore si tratteneva sino a tardi ed era noto per essere un gran maialone.
Avrei avuto anche bisogno di una bella visita medica: il lettino sanitario era così invitante ed il dottore magari era non bello, ma aveva una solida esperienza da ginecologo!
Wow, quante possibilità estremamente intriganti e trasgressive mi si aprivano dinnanzi!
Già al pensiero sentivo stimolanti formicolii per tutto il corpo e una sensazione di umido tra le cosce che già trasudava attraverso gli slip.
Credo proprio che la tranquilla madre di famiglia aveva subito una drastica, ma stupenda trasformazione.
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