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Essere femmina - parte 6°


di doriana
17.09.2021    |    459    |    1 9.0
"Acquistai vestiti, che regolarmente provavo negli sgabuzzini di prova..."
In Val d'Aosta non successe più niente di rilevante, per cui, verso fine luglio, smobilitammo il cantiere, e tutti a casa. Salutai affettuosamente, con abbracci e baci, la signora Denise e la stupenda Betty ed andai all'appartamento per ritirare e caricare in macchina i bagagli. Nunzia, Marta ed Elisabetta le avevo salutate, altrettanto calorosamente, già la sera prima nella mia ultima serata da donna. Salutai anche le splendide montagne che si ergono e s'innalzano fino a toccare il cielo. Un po' a malincuore mi avviai verso casa e cominciava ad assillarmi il pensiero del rapporto, ormai incrinato, con la mia compagna. Infatti ripresero i litigi, gli insulti e quant'altro. Insomma, per farla breve, ci lasciammo. Se ne andò di casa lei e tornò nel suo appartamento ed io rimasi nell'ex nostro appartamento. Ero rimasta sola, così iniziò a completarsi il sogno di una vita. Non dovevo più rendere conto a nessuno, potevo essere, finalmente, femmina, donna, casalinga, libera di indossare ogni indumento o accessorio femminile in una casa tutta ed esclusivamente mia. Attesi qualche giorno che portasse via tutte le sue cose e mi restituisse le sue chiavi. Avutele in mano, con la certezza, così, che nessuno poteva entrare in casa mia senza il mio permesso, mi precipitai in garage, presi dal baule della macchina la borsa con dentro tutti gli indumenti ed accessori femminili e li portai in casa. Iniziava per me una nuova vita.
Mi tolsi gli indumenti maschili ed indossai, con trepidazione, mutandine e reggiseno. Mi guardai allo specchio, gioii dentro di me, finalmente ero femmina, liberamente, in una casa solo mia. Il giorno seguente andai a fare shopping in un mercatone cinese della mia zona. C'andai vestita da uomo ma con sotto i pantaloni un assai carino paio di mutandine da donna. Acquistai vestiti, che regolarmente provavo negli sgabuzzini di prova. Acquistai scarpe, un paio di borsette ed indumenti intimi di ogni sorta. Li presi un po pesanti poiché eravamo a fine settembre e presto sarebbe iniziato maltempo e freddo. Acquistai pure un cappotto grigio da donna di semplice fattura. Feci questi acquisti autunnali in prospettiva di uscire di casa come donna e recarmi in qualche città dei dintorni a frequentare bar ed altri locali disinvoltamente e liberamente come facevo in Val d'Aosta. A questo punto sorgeva però un problema. Il mio appartamento si trova in un condominio di quattro piani e dieci appartamenti sito in un quartiere residenziale. Il mio è l'unico al quarto piano. E' servito dall'ascensore che arriva però, solo al terzo piano. Per accedere al mio appartamento bisogna fare due rampe di scale in quanto si tratta di un sottotetto, di un piccolo attico con due ampie terrazze che danno sui tetti degli appartamenti sottostanti. Era un problema uscire vestita da donna, truccata viso ed unghie, ingioiellata, con vistosi orecchini, con la borsetta e con la parrucca, senza essere vista da qualche inquilino. Vivo in una cittadina di provincia dove la gente mormora e, da bravi bacchettoni, diffondono la notizia. Cosa questa che non mi andava per niente. Tengo alla mia privacy e non voglio si sappia che mi vesto da donna nei luoghi in cui sono nata e cresciuta. Dovevo escogitare un sistema abbastanza sicuro. Esclusi subito l'uso dell'ascensore perché, al piano terra quando si apre la porta dell'ascensore, non sai chi puoi incontrare. Quindi dovevo scendere per le scale cautamente prestando orecchio a qualunque rumore strano. Il problema ora era raggiungere l'auto nel parcheggio del condominio, dovendo così uscire all'aperto. Optai, allora, di mettere l'auto in garage perché vi si accede dall'interno del palazzo da una porta in legno che dall'atrio d'ingresso porta ad un piccolo corridoio ai cui lati si trovano le porte metalliche d'accesso ai garage. Una volta entrata nel mio, bastava aprire la basculante, uscire con l'auto prendendosi il rischio di essere vista da qualcuno da una finestra nei 10 secondi che mi servivano per uscire dall'auto a chiudere la basculante, poi il gioco era fatto. Il piano c'era, si trattava ora di metterlo in atto realmente. Passai alcuni giorni ancora a vivere da donna casalinga nel mio grazioso appartamento ed a godermi il mio status di femmina in attesa di prendere la decisione di uscire attuando il piano. L'occasione mi si presentò quando, all'improvviso, mi sovvenne una strana informazione rivelatami da un ragazzotto sui 35 anni conosciuto in una delle tante frequentazioni nei boschetti fluviali. Rammentai che, rintanata fra alti cespugli, completamente nuda, mi stavo facendo inculare da un cinquantenne normodotato ma ben attivo, quando apparve tale ragazzotto che, senza avvicinarsi troppo, si limitava a guardare una pomposa scopata masturbandosi il cazzo di dimensioni discrete e ben scappellato. Insomma, era un guardone e basta per cui non si intromise e ci lasciò continuare attratto dalla eccitante inculata terminata dopo alcuni minuti con un potente getto di sborra che mi inondò il culo. Il mio montone si ritrasse, si asciugò il cazzo ormai floscio con un fazzolettino, si congedò e se ne andò. Così restammo soli, lui aveva il membro duro ancora in mano, così, avida di cazzo quale sono, gli proposi un bocchino. Rifiutò dicendomi che era tardi e mi chiese se potevo portarlo in città dove abita, con la mia auto. Un po' sorpresa, acconsentii. Mi rivestii e ci avviammo alla macchina. Durante il tragitto mi rivelò che a Piacenza c'era un cinema, cinema Roma, porno a luci rosse. Mi disse che era frequentato da gay attivi e passivi e pure da travestiti in cerca di cazzi da spompinare e da prendere in culo. Attirata dalla notizia, gli confessai che, oltre ad essere gay passivo, ero anche trav ed adoravo vestirmi da donna. Mi assicurò che quello era il posto adatto per un travestito ed aggiunse: “da quel che ho visto ti piace assai farti scopare il culo e mi sembri una gran vacca. In quel locale troverai ciò che fa per te partecipando pure a piccole orge che avvengono ed a cui ho assistito.” Poco dopo lo lasciai davanti a casa e, un po sconcertata, presi la via del ritorno. Quel ricordo mi fece prendere la decisione, vado al cinema Roma. Controllai su internet indirizzo, orari e quant'altro. Era aperto tutti i giorni della settimana dalle 16:00 alle 22:30. Decisi di mettere in atto il piano. Iniziai a prepararmi, Dovevo decidere però come vestirmi. Non mi sembrava il caso di vestirmi da signora di classe, visto l'ambiente trasgressivo che mi attendeva. Scelsi così un abitino giallo traforato da piccolissimi rombi, scollato e corto tipo minigonna. Era leggero ma, per fortuna il tempo era ancora piuttosto clemente. In vita un cinturone rosso. Sotto indossai un perizoma rosa ed un reggiseno color carne. Mi truccai, mi pitturai la unghie di mani e piedi con smalto rosso come pure le labbra con rossetto rosso. Sandali e borsetta rossi. Mi profumai con un profumo dolce ma deciso. Mi guardai allo specchio, sembravo più una puttana che una signora, però mi sembrò la scelta più adatta alla situazione. Ero pronta, feci un profondo respiro ed aprii la porta. Uscii sul pianerottolo al quale accedevo solo io quindi nessun problema. Scesi le prime due rampe di scale e mi trovai al pianerottolo del 3° piano. Su questo si affacciavano 3 porte come pure negli altri piani. Iniziava la parte più rischiosa. Al terzo piano non c'era nessuno, così, con cautela e lentamente tenendo le orecchie bene aperte a captare eventuali rumori di passi o di apertura di serrature, intrapresi la discesa fino al piano terra non incontrando nessuno, fortunatamente. Arrivai all'ultima rampa di scale e mi fermai alcuni secondi. Silenzio assoluto per cui scesi nell'atrio d'ingresso al piano terra, e, attraverso la porta di legno, entrai nello stretto corridoio delle cantine e garage, aprii la porta metallica del mio ed entrai. Bene, mi dissi, il più è fatto. Tirai su la basculante, misi in moto ed in retro condussi l'auto fuori, l'arrestai. Uscii così all'aperto di casa mia vestita da donna per la prima volta. Affrontai gli ultimi 10 secondi di rischio abbassando la rumorosa basculante. Risali in auto e mi avviai. Ce l'avevo fatta, ero fuori, ero donna libera e felice. Mi avviai così verso Piacenza, fantasticando su come potevano svolgersi situazioni intriganti e piccanti all'interno di quel cinema. Giuntavi nei pressi, guidata dal navigatore, ne vidi l'insegna all'inizio di una via piuttosto stretta a senso unico non adatta a parcheggiarvi così decisi di cercare il parcheggio nella via parallela più ampia ed a doppio senso di marcia. Nella ricerca dello spazio per parcheggiare vidi sulla destra un bar che, a giudicare dagli avventori seduti ai tavolini antistanti, sembrava abbastanza malfamato. Pensai che fosse il posto giusto ove fermarmi a bere qualcosa, dato com'ero vestita, da puttana. Trovai da parcheggiare poco più in là. Scesi e mi avviai sculettando verso il bar. Passando davanti ai tavolini esterni mi sentii osservata da sguardi lascivi. La cosa non mi disturbò, anzi mi eccitò. Entrai all'interno e mi accolse con un “ciao” una graziosa signora cinese. Un bel viso rotondo e solare, corpo un po' in carne ma ben fatto, vestita con una maglietta scura aderente che evidenziava un paio di tette tonde ed abbondanti, un paio di pantaloncini corti grigio chiaro sfrangiati al giro coscia con frange che salivano fin quasi al giro passera. Un bel paio di gambotte gradevoli alla vista. Salutai col sorriso, ordinai un bianco corretto bitter Campari e mi presentai. “Mi chiamo Doriana e tu?” “ Sara” replicò. Facemmo conoscenza ed in seguito conobbi anche suo marito Luca. Col bicchiere in mano mi avviai all'uscita per gustarmi l'aperitivo comodamente seduta a tavolino. Come mi affacciai all'esterno, un uomo sulla quarantina con la faccia da furbetto mi chiamò. “Buona sera bella signora, prego, vuole farci compagnia?” e mi porse una sedia. Al tavolino c'erano altri due uomini anziani dall'aspetto pacifico e rilassato. “Volentieri” risposi. Questa nuova situazione mi attraeva. Erano solo le 19:30, avevo ancora un po' di tempo prima di andare al cinema. Mi sedetti e ci presentammo. “ Non offri da bere anche a noi?” mi sorprese il furbetto. La cosa non mi piacque molto. Buona norma di bon-ton dice che se si invita qualcuno al tavolo gli si chiede cosa bevi, non il contrario, soprattutto se si tratta di una signora. Tralasciai il disappunto ed acconsentii. Il furbetto non era certo un gentiluomo. Lui ordinò a Sara una birra e gli altri due solo un caffè. Il furbetto iniziò ad interrogarmi. “Che ci fai di bello qui a Piacenza, Doriana?” Che venivo da Mantova l'avevo già riferito con le presentazioni. Decisi di recitare fino in fondo il ruolo della puttana. “Vado al cinema Roma a guadagnare, spero, un po' di soldi.” risposi. “ah, sei una puttana a pagamento e quanto chiedi a prestazione?” replicò. “20 €. per un pompino, 30 per la scopata.” ribadii. La conversazione col furbetto proseguì ancora alcuni minuti sullo stesso argomento, mentre gli altri due si limitavano ad annuire con noncuranza. Finito di bere, salutai e mi accomiatai. Salutai anche Sara con un arrivederci alla prossima e mi avviai, sculettando, verso il cinema, distante 200 metri circa, noncurante degli sguardi incuriositi dei passanti. A metà percorso vidi una tabaccheria ancora aperta. Ero scarsa a sigarette, decisi così di affrontare anche le normali necessità in modo normale da donna anche se, in questo caso, da prostituta. Entrai, ordinai le siga che il tabaccaio mi porse con distacco e con fare da habitué a personaggi come me. Mi sentivo inebriata dal mio percorso, un po' per il Campari ma soprattutto perché ancora non riuscivo a realizzare che si stava avverando un sogno che andava aldilà delle mie aspettative. Girai l'angolo e, avanti 15 metri si stagliava in verticale la luminosa insegna del cinema e sul frontale sopra la porta d'ingresso un'insegna orizzontale rossa, luminosa, con la scritta: cinema a luci rosse – severamente vietato ai minori di 18 anni. Entrai e mi trovai in un ampio e lungo corridoio che si estendeva sia a destra che a sinistra. Mi presentai alla cassa posta subito a sinistra dell'ingresso dietro la quale stava il gestore, presumo, dall'aspetto arcigno e dai lineamenti tipici di un pakistano o simile. Pagai e mi avviai verso il corridoio di sinistra. Arredamento zero, solo grossi manifesti di film porno attaccati alle pareti. In fondo al corridoio girai obbligatoriamente a destra dove il corridoio proseguiva per alcune decine di metri fino a terminare con una larga porta d'emergenza. Il primo tratto, breve, di questo corridoio aveva luci soffuse e sulla parete di sinistra un monitor non molto grande trasmetteva un film porno con le classiche scopate ed i soliti pompini. Sulla destra tre sedie in legno sgualcito e seduto un uomo sulla cinquantina intento a guardare il film non degnandomi neppure di uno sguardo. Il secondo tratto, più lungo, era ben illuminato ed aveva sulla sinistra due serie di seggioline in legno color marroncino scuro e con i braccioli, mentre sulla destra una serie di porte in legno massiccio beige con apertura a spinta. Spinsi una di queste piuttosto pesante ed entrai in un ampio salone semibuio completamente vuoto se non per due gruppi di quattro seggiole ciascuno, tipiche da cinema, collegate tra di loro e poste uno di fronte all'altro nell'angolo a destra del salone. Sull'alta parete di fondo sulla sinistra lo schermo gigante proprio da cinema che trasmetteva un film porno, muto e con pessima qualità dell'immagine, sfumata e fosca. Rimasi allibita e mi chiesi dove cazzo ero finita, che cazzo di cinema fosse questo. Adattatasi la vista al quasi buio del salone, intravidi, appoggiati alla parete che da sul corridoio, due uomini distanti tra loro un paio di metri ma dei quali non riuscivo a distinguerne i lineamenti. Decisi di non provare un approccio, per il momento, anche perché intravidi sulla parete opposta una serie di porte come quella da cui sono entrata. Così attraversai, camminando e sculettando sul pavimento scricchiolante in linoleum. Spinsi una delle porte e mi trovai in un corridoio quasi uguale a quello opposto. C'erano solo tre serie di seggiole con bracciolo ma con a lato di ogni serie un posacenere in alluminio a cilindro. Bene, significava che si poteva fumare. In fondo al corridoio sulla sinistra c'erano i bagni uno per signori ed uno per signore. Dovevo fare pipi e controllare il trucco. Andai, ovviamente, in quello delle signore, costituito da un antibagno con lavandino e specchio e gabinetto con turca, separati da una porta a soffietto in plastica. Mi stupii che fossero decentemente puliti. Pisciai e poi, davanti allo specchio, aggiunsi rossetto alle labbra e mi sistemai la parrucca. Uscii ed incontrai un uomo che stava andando nel bagno degli uomini. Sulla quarantina di bell'aspetto, alto e dal fisico asciutto e muscoloso il giusto. Interessante. Mi sedetti sulla prima sedia adiacente al posacenere, mi accesi una sigaretta e riposi la borsetta sulla sedia a fianco. Accavallai le gambe lasciando scoperte le cosce quasi per intero. Chissà che quel bell'uomo non mi si accosti. Costui uscì dal bagno, mi adocchiò ma poi entrò nella prima porta subito dopo i bagni. Aperta la porta udii della musica e voci ansimanti. Realizzai così che dietro le ultime porte doveva trovarsi la vera sala cinematografica, adiacente in verticale a quella in cui ero stata e che probabilmente era dismessa. Infatti verificai che il corridoio, dalla parte opposta ai bagni, terminava a destra nel corridoio d'ingresso. Entrai dalla penultima porta e mi trovai in una vera sala cinematografica, tre scomparti di poltroncine in panno, luce soffusa e schermo dalle immagini chiare e nitide. Seduti a guardare il film quattro o cinque uomini sparsi nei vari comparti. Due uomini in piedi addossati alla parete di fondo. Non vidi il bell'uomo del bagno per cui mi sedetti in una delle ultime poltroncine, veramente comode, sperando che, magari, il tipo si avvicinasse. Non successe nulla e dopo alcuni minuti tornai nel corridoio, alzai il vestito già corto, mi sedetti scoprendo le cosce per intero fino a lasciar intravedere il perizoma. Atteggiamento da vera puttana in attesa di un cliente. Un paio di minuti dopo sentii aprirsi una delle porte della sala dismessa. Era lui, mi vide, si avvicinò, mi fissò le cosce con sguardo avido poi, guardandomi negli occhi, mi disse “ciao bella, come ti chiami?” “Doriana, e tu? Risposi “ Sandro” e poi continuò “ti va di giocare un po' con me?” “Volentieri” replicai. Allora lui aggiunse “vieni con me in un posto tranquillo” Mi porse la mano per farmi alzare e, una volta in piedi, mi accarezzò delicatamente le natiche. Quella carezza da quella mano calda e morbida mi fece provare un dolce piacere nuovo. Mi porse il braccio destro sulle spalle e mi accompagnò ad una delle porte della sala buia dicendomi “non vuoi soldi, vero?” “no tesoro, sono puttana solo per piacere e passione” risposi ridacchiando. Con sommo stupore, prima di entrare, mi attirò e sé, appoggiò le labbra alle mie e mi fece sentire la lingua. Allibita, non potei fare a meno di aprire la bocca ed accogliere quella calda lingua che mi esplorava tutta la bocca e si avvinghiava alla mia. Non mi pareva vero, io che, nel passato, ho messo la lingua in bocca a tante donne, ora venivo limonata da un uomo. Ero una vera donna, ero letteralmente in estasi, era un'altra prima volta. Entrati, nel semibuio mi accompagnò, sempre tenendomi abbracciata, al gruppo di sedie che avevo notato precedentemente. Lì giunti, mi diede un'altra gustosa limonata, poi si calò calzoni e mutande esibendo uno splendido cazzo, non grossissimo ma ben fatto. Ritto come una spada, duro, scappellato con una grossa ed invitante cappella rosacea, sotto un paio di coglioni bei tondi e sodi. Non era depilato ma aveva solo una peluria liscia e ben distribuita a triangolo sopra al membro. Pure quella gradevole alla vista. Si sedette, mi fece inginocchiare, mi prese il viso tra le mani e lo attirò verso quello splendido arnese. Lo presi in bocca, lo ingoiai, lo succhiai, lo leccai, lo spompinai godendo come una cagna. L'intenso piacere che provavo mi faceva dilatare il buchetto del culo, la mia figa. Dopo il prolungato e gradevolissimo pompino mi staccò, mi fece alzare in piedi, mi sfilò il perizoma e, di forza, mi fece salire a cavalcioni su di lui. Mi postò il buchetto già largo ed in calore sulla turgida cappella e, dolcemente, delicatamente, me la infilò nella figa dilatata ed accogliente. Un brivido di piacere profondo mi percorse il corpo tutto. Mi sedetti su quel fantastico cazzo e lo incapsulai tutto fino a sentire con i glutei le sue palle gonfie. Iniziai a muovermi sinuosamente su e giù godendomi e stringendomi la morbida pelle di quel ben di dio. Il ritmato su e giù del cazzo in figa provocava inebrianti spasmi alle pareti anali facendomi godere con passione da vera donna, femmina, vacca. Quegli spasmi mi procuravano autentici orgasmi anali che si propagavano al pene emettendo goccioline di sborra. Mi stavo scopando la figa raggiungendo diversi orgasmi che esternavo con mugolii ed urla di piacere. Dopo diversi minuti di godimento intenso, Sandro mi fermò, mi fece alzare sfilando il turgido bastone dalla figa, mi fece inginocchiare di nuovo e mi disse di aprire la bocca e tirar fuori la lingua. Cominciò a menarselo passandomi di tanto in tanto la cappella sulla lingua fino a quando, con un gemito, emise un violento ed abbondante getto si sborra calda, saporita, che mi riempì la bocca e mi cosparse il viso. Mi portai la cappella alla bocca, la cosparsi di sborra e la leccai avidamente. Infine il cazzo si ammosciò e Sandro se lo pulì con un fazzolettino, si tirò su boxer e pantaloni, mi diede un bacio sulle labbra e mi salutò. In trans erotica, mi rimisi il perizoma, andai in bagno a sistemarmi, e, sempre in trans, uscii dal cinema e mi incamminai verso la macchina. Passai quindi davanti ai tavolini del bar di Sara e Luca. Il furbetto mi apostrofò dicendo “ ehi bella, vieni, raccontaci, hai guadagnato?” “non posso, è tardi, si, ho guadagnato e molto anche” risposi. Avevo guadagnato molto eccome, pensai. Avevo guadagnato un'esperienza sublime che ha consacrato la mia essenza, la mia natura, femminile. Mi allontanai, mi diressi alla macchina e tornai casa, soddisfatta ed interiormente felice. Non rividi mai più Sandro............................
Fine parte 6°
Continua...............
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