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Lucrezia


di LucreziaLuxury
01.04.2019    |    21.563    |    22 9.5
"Mi costrinse ad inginocchiarmi, si aprì la vestaglia ed estrasse dai pantaloni del pigiama il suo cazzo già di una certa consistenza..."
Mi siedo accanto a lui e ci presentiamo formalmente
“Mi chiamo Gianfranco, ho 52 anni, sono un bancario rimasto vedovo da 1 anno”
“Io sono Gianluca, 19 anni, a Bologna per frequentare l’università”
“Visto che vieni da Ravenna, immagino che abiti una stanza in affitto.”
“Si ho una camera a San Donato”
“E quanto paghi?”
“200.000 lire al mese”
“Te la sentiresti di traferirti da me come ‘ragazza alla pari’? Vivo solo vicino a Porta Mascarella. Risparmieresti le 200.000 lire che potresti tenere per te, senza far sapere che ti sei traferita”
“Cosa significa ‘ragazza alla pari’?”
“Vuol dire che ti occuperesti della casa e di me nelle ore libere dalle lezioni in cambio di vitto e alloggio”
“Scusa, ma perché continui a chiamarmi al femminile?”
“Beh, ma perché è evidente che al di là dell’aspetto, celi un’indole molto femminile, intendo come carattere, sei molto docile, servizievole, attenta alle esigenze del maschio, devota, sottomessa. Direi anche molto portata, hai una gran bocca, non sei schizzinosa, te la gusti con piacere, c’è ancora un po’ da lavorarci, ma sicuramente hai talento, molto meglio di molte bolognesi, che è tutto dire… Inoltre hai un bel fisico, alta, magra, con un po’ di allenamento ti trasformerò in una gran bella fighetta.”
Arrossisco…
“Ma perché proprio io?”
“Beh mi piacciono molto giovani, come te, non mi interessa la femmina biologica, quello che cerco è un soggetto con grandi potenzialità, da plasmare, da far crescere, da educare e formare secondo i miei desideri e le mie esigenze. Mi prenderei cura di te, ti seguirei nel tuo percorso di studi, motivandoti e premiandoti quando sarà il caso.”
“Ma non so fare molto. Non mi sono mai occupato di una casa, cucinare poi…”
“Non ti preoccupare ho la donna di servizio, e poi vedrai che piano, piano imparerai… sono sicuro che riuscirò a motivarti.”
“Non ho fretta, pensaci con calma, se ti sta bene chiamami domenica mattina.” E mi porse un bigliettino con il suo numero di casa.
Il week-end fu particolarmente travagliato. La mente non riusciva a “liberarsi” dall’idea di quella proposta intrigante. Inoltre mi allettava molto l’idea delle 200 mila lire a disposizione, che per uno studente squattrinato come me erano una tentazione davvero irresistibile.
Alle fine decisi di accettare una settimana di prova per vedere come avrebbe funzionato questa strana convivenza, ma senza lasciare la camera in affitto, avevo tempo per farlo visto che eravamo solo ad inizio mese.
La domenica mattina chiamai, come da sue disposizioni e mi resi disponibile a raggiungerlo.
Si felicitò della mia decisione e mi informò che potevo andare da lui già il giorno dopo, lunedì, al mio arrivo a Bologna, alle 7.30, mi comunicò l’indirizzo e mi disse che mi avrebbe aspettato.
Lunedì mattina, mi presentai puntuale verso le 7.40 davanti al condominio con la mia valigia e suonai il campanello.
“Si…”
“Sono Luca.”
”Ah benissimo sali al terzo piano” e mi aprì il portone.
Arrivai al piano e lo trovai ancora in pigiama e vestaglia sulla porta che mi aspettava.
Una volta entrato, mi trovai in un bell’appartamento, arredato con gusto.
Mi accompagnò subito in una stanza che mi disse essere a mia disposizione, dove trovai solo un armadio dove poter riporre le mie cose ed una scrivania.
“Questa è la tua stanza.”
“Non vedo il letto.”
“Ma tu dormirai qui con me” e mi spalancò la porta della sua camera da letto matrimoniale, arredata con un bel letto in ferro battuto ed un grande armadio con le ante a specchio.
“Non ho molto tempo, hai fatto colazione?”
“Veramente no.”
“Posso offrirti dello yogurt.” Lo disse con un sorrisetto particolarmente soddisfatto, mentre mi prese per mano e si andò ad accomodare sull’ampio divano in pelle.
Mi costrinse ad inginocchiarmi, si aprì la vestaglia ed estrasse dai pantaloni del pigiama il suo cazzo già di una certa consistenza.
“Su, da brava, datti da fare… la vuoi la colazione? Devi guadagnartela!” e si fece una risata di gusto.
“Come ti ho detto non ho molto tempo, ma vedrai non ci vorrà molto. Sono piuttosto carico, l’ho tenuta per te dall’ultima volta al cinema! Sapevo che non avresti resistito alla mia proposta!” altro sorriso ironico.
Stavolta lo posso vedere alla luce del giorno… non è enorme ma è un bel cazzo abbastanza grosso sui 16-17 cm, di un bel rosa, non circonciso, perfettamente depilato anche nello scroto, una bella cappella pronunciata che trovo particolarmente invitante e non posso fare a meno di prenderlo in mano cominciando a menarlo lentamente e con delicatezza…
E’ subito reattivo e si inturgidisce immediatamente, ingrossando la cappella che mi abbasso a lambire con la punta della lingua stuzzicando il meato dell’uretra senza interrompere il movimento della mano, proseguo accarezzando con le labbra il frenulo e scendendo lungo l’asta fino ad arrivare allo scroto, che così liscio è davvero invitante e finisco per imboccarlo tutto quanto…
Lo sento gemere e rilassarsi completamente, mentre risalgo verso la cappella che trovo già “commossa” con la lacrimuccia che cola dalla punta del glande. “Abbraccio” con le labbra quella cappella gonfia e pulsante mentre con la lingua ripulisco la goccia di pre-cum sintomo di un avanzato stato di eccitazione.
E’ un vero godimento “prendersi cura” di un erezione così tosta, sentirselo pulsare fra le labbra, così eccitato ed arrogante, lascia un vero senso di soddisfazione sentirlo contrarsi alle tue stimolazioni mentre lui non riesce a trattenersi dal gemere.
La cosa non mi lascia indifferente ed avverto una certa eccitazione che mi provoca un erezione ed uno strano languore al culo… come se desiderasse qualcosa, come se avvertisse il bisogno di essere considerato, direi quasi “bagnato”.
Abbasso lentamente la testa serrando con delicatezza le labbra e scendo piano piano fino a metà dell’asta, mentre lui mi ingiunge di togliere la mano:
“Hai una grande bocca non ci sono dubbi, ma usi troppo le mani. Ma ho già in mente una soluzione! Adesso toglila!”
E contemporaneamente sento le sue mani che mi si appoggiano sulla nuca e mi invitano a scendere ulteriormente.
Più che un invito è un obbligo, la pressione si fa più forte e finisco per arrivare con le labbra al suo pube ingoiandolo tutto provocandomi l’immancabile conato e le lacrime agli occhi.
“Non ti azzardare a vomitare!”
Allenta un attimo la pressione per permettermi di risalire un po’, quindi comincia un movimento ritmato di su e giù che cerco di assecondare come posso mentre lui comincia ad irrigidirsi tutto e mentre aumenta il ritmo mi incalza:
“Così! Così! Brava! Dai che vengo… Vengoo… vengooo… vengooooo”
Finisce rantolando mentre mi esplode in bocca, con una fiumana di sperma che, seppure attesa, non riesco a trattenere. Sono schizzi violenti ed abbondanti che sembrano non smettere mai e mi inondano la gola e mi saturano talmente la bocca che, davanti ad una tale quantità, non riesco a tenere chiusa ermeticamente ed un rivolo copioso finisce per scendere lungo l’asta, mentre cerco disperatamente di trattenerla gonfiando le guance.
Continua a trattenermi la testa fino a quando non ha finito di sussultare e di eruttare tutta quella lava bianca.
“Tienila in bocca, non mandarla giù!”
Ormai conosco il suo rituale e seppure con molta fatica, reclinando la testa per non farmela sfuggire, spalanco la bocca per fargli verificare e gustare l’abbondanza della sua produzione.
“Mmmm davvero tanta…”
Adesso posso deglutire ed ingoiare tutto il suo nettare, operazione non semplice, ma alla fine riesco a farcela. Quindi faccio per alzarmi, ma sembra non sia il caso:
“Dove credi di andare?”
“Puliscilo come si deve!”
Mi inginocchio nuovamente e comincio a nettàre il suo cazzo imbrattato di sperma, che intanto ha perso inevitabilmente vigore, lo lecco con cura cominciando dallo scroto e risalendo per l’asta scappellando al massimo il glande per raggiungere ogni piega e renderlo perfettamente pulito.
Alla fine è soddisfatto:
“Così va bene. Abbiamo fatto tardi, ma ne avevo proprio bisogno e tu non potevi andare in facoltà ancora a digiuno.” Solito sorriso beffardo.
“Adesso sbrighiamoci ad andare, ci rivediamo stasera dopo le 17.30, dobbiamo accordarci su diverse cose.
Una te la posso già anticipare, ho pensato ad un nome per te, un nome che esalti la tua indole più intima. Da oggi, quando ti troverai fra queste mura, sarai Lucrezia.”
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