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Sissy Maid N.2


di Membro VIP di Annunci69.it lucrezia1331
13.05.2022    |    1.341    |    3 9.4
"La cena ebbe termine, dovetti soddisfarli tutti e mentre venivo inculata da uno, spompinavo un altro..."
Arrivò il martedi e tremante di paura ma allo stesso tempo eccitatissima mi recai a casa del mio padrone. Ero impaurita ed allo stesso tempo ansiosa di sapere in cosa avrebbe consistito la mia punizione per avere disobbedito al suo ordine di tenere il plug giorno e notte. Arrivai al portone, suonai il citofono e salii al piano con l'ascensore, la porta era già aperta, entrai ed andai subito in camera ad indossare la mia uniforme da sissy. Ormai conoscevo la procedura, quando mi fui cambiata e truccata, mi presentai al mio padrone con la testa bassa, in attesa di conoscere quale sarebbe stata la mia punizione. Appena fui al suo cospetto Lui mi disse di alzare lo sguardo e come lo feci mi rifilò un poderoso schiaffone che mi fece perdere l'equilibrio, (avevo i tacchi altissimi) facendomi cadere a terra.
Mi ordinò di mettermi in ginocchio e da quella posizione di fargli immediatamente un pompino, mi misi all'opera cercando di fare del mio meglio per accontentarlo e placare la sua ira ed infatti dopo pochi minuti mi esplose in bocca riempendomela con la sua sborra calda e densa che ingoiai fino all'ultima goccia.
Mi fece alzare e mi ordinò di andare ad apparecchiare la tavola per sei persone, ebbi un sobbalzo, sei persone? Cominciai a intuire quale fosse fosse la mia punizione e lui lo capì, ridendo mi disse che sarebbero venuti a cena cinque suoi amici ed io sarei stata l'antipasto ed il dessert. Avevo capito cosa mi sarebbe capitato e la cosa non mi dispiaceva affatto, essere posseduta da sei maschi nella stessa sera sarebbe stato alquanto eccitante, quello che non avevo previsto era la cattiveria del mio padrone. Mi informò che tra i suoi amici c'era un mio collega di lavoro, io mi sentii venir meno, lo supplicai di non rendere pubblica la mia condizione di sissy ma lui, con grande compiacimento sadico si mise a ridere e mi disse che sarei stata legata e bendata in modo da non riconoscere il mio collega e nello stesso tempo lui avrebbe saputo chi ero e così tutti i giorni che sarei andato al lavoro avrei avuto il pensiero che uno tra i miei colleghi conoscesse il mio segreto, questa sarebbe stata la mia punizione per avergli disobbedito. Lavoro in un ufficio pubblico, e quando, durante il primo incontro il mio padrone me lo chiese mai avrei pensato che avrebbe usato questa informazione per punirmi. Dove lavoravo eravamo un centinaio di persone e quindi era impossibile capire chi fosse che sapeva di me. Arrivò l'ora di cena, il mio padrone prese delle corde e mi legò alla pecorina ad un mobile, con il culetto ben esposto, le mani avevano un minimo di mobilità, probabilmente per poter afferrare i cazzi, mentre le caviglie erano saldamente legate al mobile, quindi mi bendò, in modo che non potessi vedere i partecipanti alla cena, che un po' alla volta arrivarono. Ognuno di loro entrando venne a fare le sue considerazioni su di me, ci fu chi mi tastò il culetto, chi mi infilò un dito nella mia fighetta e tutti, prima di sedersi a cena pretesero un pompino. La cena iniziò, inutile dire che il tema principale dei loro discorsi ero io, nel mentre mi arrovellavo per cercare di capire chi di loro fosse il mio collega, ma non ci riuscii perchè le voci si sovrapponevano e nessuna mi sembrava familiare. Poco alla volta mi convinsi che tra gli invitati in realtà non ci fosse nessun collega di lavoro, probabilmente il padrone aveva voluto aumentare la mia preoccupazione ma non era stato così perverso di sottopormi all'umiliazione davanti ad un collega. La cena ebbe termine, dovetti soddisfarli tutti e mentre venivo inculata da uno, spompinavo un altro. Uno addirittura mi penetrò con il collo di una bottiglia di spumante, riempendomi l'intestino di spumante con le bollicine che sentivo gorgogliare dentro la pancia. Finalmente il supplizio finì, gli amici del mio padrone se ne andarono ed io fui slegata, il mio padrone volle ancora incularmi una volta e poi mi concesse di andare a farmi una doccia e di tornare a casa. Tornai a casa a pezzi, con il culetto in fiamme e ben pieno del plug che il mio padrone aveva provveduto a inserirmi, ma profondamente soddisfatta, mi sentivo completamente appagata nel mio animo di schiava dedita alla soddisfazione dei maschi. La mattina seguente, ripensando alla sera prima mi convinsi che la storia del collega di lavoro era soltanto una invenzione e mi recai tranquillamente al lavoro. Entrato in ufficio mi recai come sempre alla mia scrivania dove trovai una busta chiusa, la aprii, dentro c'era una fotografia di me della sera prima mentre venivo inculata e succhiavo un cazzo, vestita da sissy maid, accompagnata da un biglietto nel quale c'era scritto "ho goduto molto del tuo bel culetto e della tua bocca delicata, presto ci rivedremo, schiavetta". Da quel giorno, ogni volta che parlavo per lavoro o qualche altro motivo con un collega non potevo fare a meno di pensare che magari poteva essere quello che conosceva il mio segreto, ma ad oggi non ho ancora capito chi possa essere.
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