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Alea iacta est


di hatless
07.09.2020    |    4.070    |    2 9.2
"I miei folti baffi le provocavano un leggero solletico e forse anche una leggera irritazione ai teneri petali ma tutto ciò era per lei un ulteriore stimolo..."
Alea jacta est

Intro.
Ad un certo punto della vita arriva il momento di dare una sferzata alla propria esistenza e il sesso spesso è il mezzo più usato.
Quello che mi accingo a raccontare è una serie d'episodi sui quali io stesso non ho una precisa cognizione se sono avvenuti realmente: spesso la fantasia è farcita di tali minimi dettagli da sembrare vera e viceversa alcune volte la realtà è talmente fantastica da apparire inverosimile.
Lascio quindi a voi giudicare il sottile confine, se esiste, tra sogno e realtà, tra il romanzo e la cronaca e, se pensate di aver capito, è gradita la vostra opinione.
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Incominciamo con ordine dalla presentazione: sono un uomo di mezza età con un poco di pelata, discreta prestanza fisica dovuta ai 183 cm di altezza, un poco soprappeso, normodotato e rigorosamente etero.
Per fare nuove conoscente ho iniziato a girare su Internet e a frequentare le chat e, alla fine, ho conosciuto una donna con la quale ho passato lunghe notti a chattare fino al giorno in cui decidemmo di incontrarci.
Ci accordammo per un sabato a casa sua perché, essendo separata da qualche mese, ne aveva la completa disponibilità. Io invece, pur essendo scapolo, vivevo allora ancora con mia madre.
Era tarda sera quando ho suonato il campanello di casa sua, una villa molto grande sita alla periferia di una piccola città lombarda. Mi venne ad aprire vestita di un'elegante vestaglia di seta nera, adornata da disegni orientaleggianti color oro e rosso; la leggera trasparenza faceva intravedere un completino taglia III molto sexy di colore rosso. Non era molto bella e neanche giovane ma aveva uno straordinario sex-appeal unito a una certa classe con i quali sopperiva ai segni del tempo.
Mi fece accomodare invitandomi con voce molto dolce ma al contempo decisa e mi ritrovai in un ampio vestibolo nel quale mi aiutò a togliere il cappotto riponendolo con cura in un armadio.
Dal vestibolo, attraverso un lungo corridoio, si poteva accedere ai molti locali della casa: lei mi fece strada fino ad una delle ultime camere, quella da letto e, senza tanti preamboli, abbiamo subito iniziato a baciarci e a spogliarci come assaliti da un furore bestiale.
Dopo pochi istanti eravamo entrambi nudi uno di fronte all'altra e, se ci fosse stato uno spettatore, non avrebbe avuto la visione di due corpi da modelli ma al contrario la mia pancetta e i seni leggermente cadenti di lei gli avrebbero dato il senso dell'età. L'età e il corpo nel rito dell'accoppiamento hanno importanza relativa, quello che conta è la mente, la fantasia, la carica erotica e soprattutto la capacità di abbandonarsi ai sensi.
Per evitare un incombente temporale avevo camminato a passo veloce ed ero accaldato e prima di iniziare le chiesi di potermi rinfrescare. Lei, con squisita gentilezza, non solo mi indicò dove trovare il bagno, ma mi diede anche un accappatoio per farmi una doccia. - Fai presto. Ti aspetto in camera - mi disse con un tono di chiara impazienza.
Mai fatto una doccia così rapida! Sulla mensola stranamente c'era del profumo da uomo, lo misi e, uscito dal bagno mi sono avviato verso la camera.
Improvvisamente ho realizzato di non ricordare quale delle tante porte che si affacciavano sul corridoio fosse quella giusta, ne ho scelta una che più delle altre mi ispirava e l'ho aperta.
La stanza era in forte penombra, ma dopo qualche istante passato per far abituare gli occhi alla scarsa luce, quello che apparve ai miei occhi mi lasciò letteralmente di stucco.
Era una piccola stanza senza finestra e al centro su di un treppiede troneggiava una telecamera professionale puntata, attraverso un vetro trasparente, verso la camera da letto. Si poteva vedere bene tutta la stanza in particolare il letto, sul quale in quel momento Cinzia, a gambe oscenamente aperte, stava facendo cenni verso il vetro. Nella parte più buia della stanza un uomo, seduto su di una sedia a rotelle, tentava inutilmente di masturbarsi.
Passato lo stupore subentrò uno stato di rabbia per quello a cui, inconsapevolmente, stavo andando incontro: spensi la telecamera e spinsi l'uomo fino alla camera dove mi stava aspettando Cinzia.
"Chi diavolo è questo! Che trappola è mai questa! - urlai appena entrato di botto nella stanza e facendola trasalire: dopo un attimo di imbarazzo mi rispose semplicemente "Mio marito."
"Come, non eri separata?!" dissi e lei "no, ma è come se lo fossi" rispose.
Per tutto il tempo della discussione lui rimase in silenzio con la testa abbassata come se si vergognasse; io intanto stavo già indossando la camicia per rivestirmi mentre Cinzia riprese a parlare raccontando la loro storia.
Tre mesi prima erano una coppia felice fino al giorno in cui lui, Alfonso per la cronaca, ebbe un incidente che gli fratturò il bacino: la frattura non fu particolarmente grave ma ancora oggi, dopo 90 giorni, non aveva ripreso a camminare senza provare dolore e per muoversi era costretto utilizzare la sedia a rotelle o le stampelle.
Sempre da quel maledetto giorno oltre all'uso delle gambe perse la sua virilità e non c'era nulla che la moglie potesse fare per svegliarlo dal suo torpore.
Vista la lunga astinenza e non avendo prospettive per il futuro avevano deciso di consentire a lei di avere relazioni extraconiugali, solo per sfogare degli istinti sessuali, mentre lui controllava che non corresse pericoli con gli estranei avvicinati. Riprendere le scene di sesso serviva, nelle loro intenzioni, per rivedere assieme le immagini con la speranza di provocare in lui una reazione.
Avevano appena predisposto le due stanze con lo speciale vetro trasparente da un lato, stile film poliziesco, e con me era la prima volta che provavano a realizzare la cosa.
Con le lacrime agli occhi Cinzia mi chiese perdono per l'inganno e mi supplicò di rimanere, magari senza fare sesso, per continuare l'amicizia.
La situazione era strana ed imbarazzante: io nudo con la camicia mezza indossata, lui sulla sedia a capo chino con la patta aperta dalla quale spuntava ancora il membro moscio e lei a piangere nuda sul lettone.
Francamente non sapevo che fare perché, se da una parte avevo voglia di lei, dall'altra la presenza ingombrante del marito non mi piaceva: mai, fino a quel giorno, avevo fatto sesso davanti ad uno spettatore e la cosa mi turbava anche perché mi rendevo conto che tutto sommato...
Mi avvicinai a Cinzia incurante del marito e cominciai a farle delle carezze per consolarla anche se avevo quasi la certezza che si trattasse di un finto dolore. La baciai e lei mi ricambiò con trasporto quindi le sussurrai "Ok, va bene, se vuole guardare tuo marito lo può fare ma qui avanti a noi e non nell'altra stanza a registrare. Deve stare lì buono buono senza fiatare e senza prendere iniziative di nessun genere e qualora dovesse eccitarsi, dopo che abbiamo finito, tu potrai dedicarti a lui ma fino a quel momento dovrà rimanere solo uno spettatore".
"D'accordo!" rispose Cinzia con gli occhi che tornarono a sorriderle. Mi voltai verso di lui e lo guardai con fare interrogativo, capì e annuì con un cenno del capo.
La situazione era quindi leggermente cambiata: noi seduti sul letto, io ero nudo dopo essermi tolto di nuovo la camicia e con una forte erezione dovuta più all'imbarazzo che ad altro, e lui alla base del letto seduto in penombra sulla carrozzina in posizione per assistere al meglio senza essere troppo ingombrante.
La donna era sdraiata e si muoveva con lentezza, sembrava una gatta in calore, io mi sono avvicinato ed ho iniziato a baciarla, dolcemente sulla bocca, sotto le orecchie fermandomi a giocare con i lobi, e dietro il collo. Potevo avvertire i brividi di piacere che le partivano dal collo e correvano lungo la sua spina dorsale fino a perdersi nel bacino dopo aver contratto le reni.
Con la punta delle dita, leggermente, come una piuma, iniziai a carezzarle il corpo soffermandomi maggiormente sui seni grossi, di una terza abbondante.
Le dita formavano degli ampi cerchi attorno ai capezzoli ingrossati inverosimilmente dall'eccitazione, attorno all'ombelico, sul corpo e sotto alle mammelle. I movimenti, di studiata lentezza, tendevano ad avvicinarsi al monte di Venere ma quando lei era certa dell'imminente contatto con la sua più sensibile natura, allontanavo la mano aumentando così ogni volta a dismisura la sua eccitazione.
Dopo un tempo che certamente a lei apparve infinito, finalmente l'agognato contatto con la sua intimità ebbe luogo e ho iniziato a passare un dito attorno alla vagina, sulle grandi labbra.
Il contatto, se possibile, lo avevo reso ancora più lieve soprattutto sopra il clitoride e poi avevo iniziato a penetrare col dito dentro di lei, ovviamente prima in modo impercettibile e poi via via sempre più in profondità. Fu così che quando cominciai a masturbarla per bene lei subito ebbe il primo orgasmo. Non mi fermai anzi aumentai il numero delle dita introdotte fino a quasi inserire tutta la mano che, se solo avessi voluto, avrei potuto introdurre tutta facilmente tanto era lubrificata e capiente la sua vagina. Si stavano manifestando già i segnali del secondo orgasmo quando mi sono fermato togliendo la mano.
Lei approfittò subito della mia sosta per prendere l'iniziativa, mi fece sdraiare e, volutamente per provocare il marito, si inginocchiò sul letto accanto al mio bacino volgendo le sue terga alla vista di lui che, se avesse voluto, avrebbe potuto toccarle semplicemente allungando una mano.
Senza preamboli e con un poco di delusione da parte mia iniziò subito una fellatio da favola.
Partiva con la lingua dalla base dello scroto e lentamente, come fosse un ghiacciolo, arrivava al glande girandoci attorno giocando con le vene ingrossate dal sangue. Ad ogni colpo di lingua seguivano movimenti automatici del pene che cambiavano l'angolo di incidenza rispetto al corpo, lei aveva quindi preso a giocarci per vederlo muoversi.
Ogni tanto dava piccoli morsetti per poi aprire la bocca e, data la non eccessiva lunghezza, inghiottirlo tutto fino alle palle per poi risalire esercitando una decisa aspirazione che ogni tanto provocava rumori sconci.
Allungando il braccio le ho arpionato la coscia stringendola fino a farle male e l'ho tirata verso di me costringendola a ruotare con il mio pene, che non mollò neanche per un instante, come fulcro.
Alla fine ci ritrovammo nella posizione migliore per la reciproca stimolazione orale ed anch'io avevo alla portata delle mie labbra il suo carnoso sesso.
Nell'avvicinarmi già potevo percepire l'acro odore di femmina in calore e la forte umidità che proveniva dalle sode cosce impercettibilmente graffiate dal tempo.
Ho dovuto lottare con me stesso per fermare l'istinto e gettarmi a bere quel nettare afrodisiaco, e per essere più stimolante per lei, ho preso a baciale l'interno delle cosce per poi risalire lentamente con la punta della lingua fino alla sua orchidea.
I miei folti baffi le provocavano un leggero solletico e forse anche una leggera irritazione ai teneri petali ma tutto ciò era per lei un ulteriore stimolo erotico per la maggiore consapevolezza della presenza di un maschio tra le sue cosce.
Non credo che nessun scrittore per quanto bravo, possa descrivere le sensazioni che un uomo (e donna) prova in momenti simili: non esistono parole che possano disegnare il confine di ogni stimolo proveniente da tutti e cinque sensi né determinarne la quantità.
L'eccitazione provocata dal turbinio di sensazioni mi avrebbe portato di lì a breve ad un prematuro orgasmo e quindi decisi di fermarla: prima con delicatezza poi, visto che non voleva smettere, con decisione afferrandola bruscamente per i capelli per allontanarla.
Era giunto il momento di prenderla e, dopo averla fatta girare di fianco, le ho appoggiato il pene all'ingresso della vagina da dietro e con un unico colpo lo introdussi nel suo corpo iniziando il movimento copulatorio prima con notevole lentezza poi con una forza inverosimile, quasi a volerla spaccare o comunque a farle del male, per vendicarmi dell'inganno subito. La sua abbondante lubrificazione e lo stato di eccitazione a cui l'avevo portata non solo le eliminò ogni dolore delle pompate ma godette in modo quasi continuativo con orgasmi multipli tanto che sentivo continuamente la sua vagina contrarsi attorno al mio pene.
L'amplesso non ha avuto una lunga durata ed anche io ho raggiunto l'apice del piacere abbastanza presto ma in modo esplosivo con continui spasmi rimanendo a lungo dentro di lei fino a quando l'erezione scomparve del tutto.
Mi tolsi da lei, mi alzai dal letto dirigendomi verso il marito e con cattiveria gli chiesi: "Ti è piaciuto lo spettacolo?". Continuò a restare in silenzio e mi venne in mente che fino a quel momento lui non aveva ancora parlato, non aveva detto una parola da quando l'avevo scoperto nello stanzino.
Per umiliarlo ulteriormente mi avvicinai a lui proprio a ridosso, con il pene sporco degli umori vaginali e del mio sperma, e allungando la mano con la quale avevo masturbato la moglie gli dissi: "Da quanto tempo non senti l'odore e il sapore di tua moglie?". Pensavo tra me "Ora questo mi manda a quel paese".
Mi guardò con uno sguardo, certamente non di rabbia né di odio, ma che non riuscivo ad interpretare: era sicuramente molto triste e dopo un attimo di titubanza lo vidi muoversi verso di me.
Pensai: "Vuoi vedere che adesso si mette a leccare ed odorare la mano?" invece rimasi basito perché sporgendo il busto e piegando leggermente la testa, avvicinò il naso al cazzo ed incominciò ad inspirare per odorare gli effluvi umorali.
Gli occhi erano chiusi come per far tornare meglio alla mente i ricordi dei sui vecchi amplessi con la moglie ed intanto muoveva il naso da cima a fondo per sentire ogni minima variazione; alzò la mano destra, attraversata da un leggero tremore che evidenziava il contrasto interiore della sua anima, e prese il mio sesso alzandolo in posizione orizzontale. Rimase a guardarlo per molto tempo indeciso sul da farsi poi, come mosso da uno scotimento improvviso, aprì la bocca e incominciò a leccarlo per aspergerlo degli umori della moglie.
Mi prese un crampo allo stomaco, ero frastornato, mi trovavo in una situazione incredibile che a mente fredda mai avrei acconsentito.
Un senso di potere però, dato dalla sottomissione dell'uomo e dall'atto umiliante che faceva, esplose in me provocando come effetto una nuova, e se possibile più intensa, eccitazione facendogli crescere repentinamente la mia virilità nella bocca.
Ero convinto che ciò che lo aveva mosso era il desiderio di riprendersi ciò che della moglie gli apparteneva di diritto come se la mia presenza non esistesse. Se ne rese conto solo quando la consistenza del membro nella sua bocca si fece evidente.
Bruscamente si interruppe e si allontanò quasi per fuggire via dalla sua latente omosessualità ma poi, dopo un attimo, ci ripensò e questa volta si dedicò ad un vero e proprio bocchino con l'inesperienza della prima volta.
Le cose stavano andando aldilà di quello che potevo permettere e lo allontanai e girandomi verso la moglie dissi: "Lo sapevi già che era bisex o questo è un altro aspetto che mi avete tenuto nascosto per farmi fesso?". "Sono stupita quanto te, è la prima volta che si comporta così" e il tono con il quale lo disse mi convinse che era vero.
Lo sguardo mi cadde sulla sua patta dalla quale svettava un'erezione di discrete dimensioni: - ma allora è proprio mezzo gay questo - , pensai tra me.
Alla moglie brillarono gli occhi dalla gioia anche se questa erezione non era per lei e quindi mi venne l'idea. Con fare autoritario gli chiesi: "Ce la fai ad alzarti" e lui rispose "Sì" alzandosi con difficoltà sulle gambe; finalmente sentivo la sua voce, cominciavo a pensare che fosse anche muto.
Rivolto a Cinzia dissi "Aiutalo a spogliarsi", lei ubbidì velocemente lasciandolo in men che non si dica nudo. Era di fisico asciutto, abbastanza atletico, prevalentemente glabro forse un poco brutto per via di un grosso naso aquilino che incombeva su di una piccola scucchia. Camminando a fatica per il dolore alle anche, lo aiutammo a raggiungere il bordo del letto ed a sdraiarvisi sopra.
Dissi a Cinzia "Occupati di lui ma solo con la bocca e, visto il desiderio che ha, offrigli la tua sbrodolante figa". Mi sentivo un re con i servi da comandare quasi a bacchetta ma la mia, giuro, non era voglia di dominare, prepotenza, cattiveria o sadismo, ma semplicemente spirito di iniziativa volto al raggiungimento del massimo piacere non solo per me ma, alla fine, anche per loro che avendolo capito avevano acconsentito alla sottomissione.
Cominciarono quindi un intenso sessantanove con lei che con passione si dedicava a suggere e spompinare finalmente il marito e lui succhiava e lappava la sbrodolante intimità della moglie bevendone tutti gli umori.
La situazione era di una carica erotica alla quale non potevo rimanere impassibile e l'erezione provocata da Alfonso, non solo non accennava a passare, ma anzi la scena alla quale assistevo l'aveva portata a livelli insostenibili.
Girai più volte da una parte all'altra del letto per vedere la scena da tutti i punti di vista e scegliere la prospettiva più eccitante ed infine scelsi la posizione nella quale si vedeva Alfonso sotto con la faccia in mezzo alle cosce di lei, sdraiata sopra con la testa sul pene dell'uomo, che mostrava indecentemente il suo culetto ed in particolare il bottoncino rosa.
Posate le ginocchia sul letto a carponi mi sono avvicinato a loro e allungando una mano ho iniziato a carezzare le natiche rosa chiaro. Le toccavo con delicatezza, alternando le carezze leggere a palpate robuste che arrossavano i glutei e poi scendendo lungo il solco ho frapposto le mie dita tra la lingua del marito e la vagina, e dopo una breve carezza ho spostato l'attenzione al buchetto.
Ho introdotto delicatamente un dito che ha provocato subito un momentaneo irrigidimento della donna perché non se lo aspettava; la poca elasticità che incontrò il dito durante la penetrazione mi convinse sulla sua verginità.
Con molta lentezza ho estratto il dito e cercando la bocca di lui ve lo introdussi: lui capi e lo leccò per bene e, quando ben inumidito, l'ho rimesso nell'ano di lei iniziando così la masturbazione anale. L'eccitazione di Cinzia tra il lavoro di bocca del marito davanti e il mio dito di dietro non poteva essere più controllata e fu squassata da due orgasmi quasi consecutivi.
Dopo qualche minuto ho tolto il dito, sporco dello sfintere della donna, e unito ad esso un secondo dito, l'ho messo nella bocca del marito, il quale con buona volontà si dedicò al suo compito: le due dita ben inumidite si fecero strada tra i glutei di Cinzia senza troppa difficoltà e la procedura fu replicata con il terzo dito. Quando ho notato che la rosellina anale era ormai ben allargata e lubrificata alle dita ho sostituito il mio fallo, ormai dolorante per la prolungata erezione.
La penetrazione, pur complicata dalla verginità di lei, non fu traumatica proprio a causa della lunga preparazione subita, e dolcemente ma decisamente sono entrato nel suo intestino fino in fondo.
Sotto i nostri corpi sentivo il marito muoversi con maggiore irruenza, la leccava e giocava con le sue grandi labbra, ma al contempo, data la mia presenza non poteva fare a meno di fare la stessa cosa a me ed inoltre, quando alzava gli occhi, poteva assistere in primo piano alla penetrazione della moglie.
Avevo preso un buon ritmo ma ad un tratto per errore ritirandomi troppo, il membro uscì dallo sfintere e a causa della spinta successiva scivolò lungo il solco delle natiche arrivando fino alla bocca di Alfonso. Lui subito lasciò la moglie e si dedicò a me, poi lui stesso, ha riposizionato il pene puntandolo all'imboccatura della moglie ed io, con un solo colpo di reni, sono rientrato dentro.
Dopo qualche minuto, questa volta non per errore ma intenzionalmente, ho ripetuto l'operazione.
Alfonso che stava assaporando contemporaneamente il piacere di tutte le sue pulsioni, il voyerismo, l'omosessualità e la sopita eterosessualità. Godette con uno scatto tale che quasi ci face sbalzare dal letto e i molti fiotti di seme, conservati da mesi di astinenza, li scaricò nella bocca della consorte che li bevve con avidità.
Finito di godere si è tolto da sotto (essendo l'ultimo tutto il peso gravava su di lui) ed io e Cinzia ne approfittammo per metterci in una posizione più comoda. Per rendersi utile, seduto accanto a noi, ha iniziato a carezzarci entrambi passando le mani sui seni di lei, sulla sua pancia, sulla vulva, sui miei testicoli fino a terminare sulle mie cosce risalendo verso le natiche e soffermandosi a giocare con il mio ano. Le carezze mi davano una sorta di piacere del quale, assorto com'ero dalla azione, non mi ero reso conto, poi quando alla fine lui tentò di entrare forzando lo sfintere di botto mi sono fermato e con un'occhiataccia gli ho detto "Non ci provare!". Il mio tono non lasciava dubbi, e lui tolto il dito, non fece più avance del genere nei miei confronti.
Cinzia, resa impaziente dalla sosta sollecitò la ripresa della mia azione roteando il sedere e contraendo l'ano ed io così stimolato ho ripreso l'inculata, ma non durò ancora a lungo perché entrambi raggiungemmo da lì a breve l'orgasmo, quasi all'unisono.
Rimanemmo tutti a lungo sdraiati sul letto a godere della fase di plateau, di rilassamento dopo le emozioni provate.
Eravamo tutti, chi per un motivo chi per un altro, immersi nei nostri pensieri.
Avevamo superato dei limiti, una specie di Rubicone, che solo 60 minuti prima sarebbero stati inimmaginabili: ognuno di noi stava facendo i conti con sé stesso e con l'esperienza appena vissuta che avrebbe fatto cambiare definitivamente il modo di affrontare la propria sessualità.
Tutti nella vita si trovano a dover prendere decisioni importanti e devono basarsi solo sul proprio istinto, sui propri desideri ed una volta passato il fiume, comunque vadano le cose, rimane la consolazione in un caso o la soddisfazione nell'altro di essere stati gli unici artefici del proprio destino. Alea iacta est.
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