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Chi sei?


di Membro VIP di Annunci69.it Inside_in
04.10.2022    |    1.745    |    0 8.2
"Quasi a metà del corridoio Roberto si fermò mentre Angie continuava per la sua strada..."
Chi sei?

Era una domanda che mi chiedevo spesso.

Abituato alla routine di tutti i giorni, alla sveglia alla stessa ora, alle stesse persone … insomma alla banalità di tutti i giorni. Sentivo dentro me qualcosa che era nascosto, di intimo che cercava di venire a galla. Non sapevo cosa fosse ma avevo il desiderio di farlo emergere, capire veramente chi sono.

Avevo capito che serviva sfidarmi, trovare qualcosa che non potevo controllare, dall’esito incerto. Come condizione però mi ero imposto di essere quello che sono, non fare fingere di essere qualcun altro lasciandomi però andare completamente.

L’occasione arrivò quasi per caso, su un volo aereo verso Londra, tratta che facevo abitualmente per lavoro. Di fianco a me si sedettero una coppia, distinta, elegante, certamente anche loro manager come me. LUI, uomo sulla quarantina, alto, un po' brizzolato, vestito di tutto punto. LEI, donna di mezza età, curata, capelli bruni fino alle spalle, vestita con un tailleur scuro, scarpe aperte tacco 12. Entrambi sapevano di attirare gli sguardi, quasi compiaciuti che la gente li stesse osservando.

Nelle classiche file da tre sedili degli aeromobili LEI si sedette al centro, LUI alla sua sinistra e IO alla destra. Sugli aerei, come tutti sanno, gli spazi sono veramente piccoli. Seduti si sta praticamente a contatto. Non potevo non sentire il profumo di LEI. Forte, secco, pungente come piace a me. Chiaro segnale di una donna che esige attenzioni, che sa cosa vuole. Ero inebriato, attratto, così distratto che quasi non mi resi conto che la hostess già stava facendo la dimostrazione pre volo. Stava prendendo le cinture in mano quando LEI si accorse di non averle allacciate. In un attimo si alzò leggermente, facendo alzare la gonna fin sopra al ginocchio, con le mani sotto che cercavano le cinture. Inavvertitamente mi toccò la gamba destra, ci fu una pausa, uno sguardo per poi dire: “Scusami”. “Non ti preoccupare”, dissi, “a dire il vero se non era per te non mi ero reso conto che stiamo quasi per decollare”. LEI mi guardò di nuovo, mi sorrise e si sedette.

Che cosa avevo detto? Da dove mi era venuta fuori? Ero sorpreso, non mi aspettavo una reazione così, non controllata quasi istintiva da parte mia. Le avevo anche dato del tu, cosa insolita per me soprattutto con le donne che non conosco. Forse perché anche lei mi aveva dato subito del tu? O forse lo aveva fatto volontariamente?

Ancora preso nei miei pensieri LEI si girò verso me e così dal nulla mi disse: “Non ho mai capito perché sugli aerei bisogna fare i formali … piacere sono Angie”. “Oh hai ragione, piacere Angie” dissi “io sono Stefano”. “E’ un po’ come sulla metropolitana”, continuai a dire, “tutti si fanno gli affari propri, molto triste”. “Proprio vero”, annui Angie, “e pensare che è sempre bello conoscere persone mentre si viaggia, si ha tempo di parlare, di far passare il tempo e staccare dagli impegni che ci aspettano”. “Assolutamente”, continuai sull’onda dell’entusiasmo, “e pensare che è proprio nei posti più inusuali che si incontrano le persone più intriganti”. Angie sorrise ancora, aveva capito che stavo facendo il malizioso senza nessun tipo di paura, ma si vedeva che era compiaciuta. In quel momento si sporse dal suo sedile LUI, quasi volesse essere anche lui partecipe del gioco che si era venuto a creare. “Dato che non lo fa Angie, lo faccio io. Piacere, sono Roberto. E per la cronaca concordo perfettamente con quello che dici, anzi le mie più pazze avventure sono proprio iniziate da situazioni non programmate”.

Per tutto il viaggio si continuò a parlare del più e del meno. Lavoro, sport, cinema, hobby …. quasi come fossimo vecchi amici. Nella mia testa però frullavano mille pensieri. Quello sguardo e quel profumo continuavano a insistere su di me. Le gambe di Angie erano sempre lì, di fianco a me. Le guardavo, avrei voluto alzare un po' la gonna, sapevo che c’erano autoreggenti nere di cui ho un'attrazione incredibile. Dovevo ricompormi, ormai l’aereo era atterrato. Era ora di prepararsi per scendere.
Essendo io vicino al finestrino dovevo aspettare che loro prendessero le valigie nelle cappelliere prima di muovermi. Ero ancora seduto. Angie si alzò dal sedile, con un movimento lento si ricompose la gonna sotto il ginocchio e si voltò di spalle. Ero scioccato. Si era girata così verso me volontariamente. Voleva farsi guardare da dietro, era chiaro. In quell’esatto momento sentii in me un istinto animalesco di piegarla, togliergli i vestiti e possederla subito, così, senza preavviso.

Cosa mi stava succedendo, stavo perdendo il controllo? O forse ero solo io che desideravo andare fuori dagli schemi, trasgredire, con una donna che mi stava dando chiari segnali. Era ciò che volevo ma come potevo fare?

Perso nei miei pensieri ci avviammo fuori dall’aereo. Quasi a metà del corridoio Roberto si fermò mentre Angie continuava per la sua strada. Mi sposto fuori dal flusso di persone che si affrettavano verso l’uscita e mi disse: “E’ stato un piacere conoscerti Stefano, noi ci fermiamo qui questa notte in un hotel verso Park Royal. Questo è l’indirizzo. Vorremmo che ci raggiungessi verso le 19 se ti va. Usciamo senza destinazione. Aspettaci nella hall. Chissà cosa può succedere”, con un grosso sorriso sul suo viso. “Va bene”, risposi, quasi imbarazzato. Mentre ci stavamo per lasciare Roberto si girò ancora una volta verso di me e mi disse: “Ah Stefano, Angie non vuole più che guardi soltanto, vuole che tu la possegga insieme a me”.

Ero eccitato, a dir poco euforico. Ormai non avevo più in testa né riunioni, né report da preparare né email da leggere, ma soltanto prepararmi per la serata che mi aspettava. Cosa potevo fare? Non ne avevo idea. Era la prima volta. Ero certo però che non dovevo avere freni, dovevo cogliere l’attimo. Cosa sapevo di loro? Come potevo colpirli? Come potevo mettere LEI al centro dell’attenzione?

Sapevo che dovevo usare la fantasia. Dovevo immaginarmi la situazione. Volevo viverla ma avendo però il controllo, il controllo di LEI. Vicino al centro commerciale del mio ufficio sapevo che c’era un negozio con un sacco di oggettistica sensuale. Londra offre una miriade di scelta in tal senso. Scorrendo tra gli scaffali lo vidi, eccolo quello che cercavo. Andai a pagare e mi avviai all’uscita. Le ore passavano in fretta con i pensieri che mi frullavano nella testa. Corsi in hotel. Doccia, barba e misi il vestito per l’occasione. Elegante, giacca e cravatta. Mi piaceva essere distinto.

Alle 19 ero nella hall del loro hotel. Roberto scese per primo. Mi invitò al bar a prendere un cocktail. Mi disse che a Angie serviva un po' di tempo per farsi bella. Sapevo che si stava facendo attendere, desiderare. Una donna sa che l’attesa aumenta la voglia.

Dopo 20 minuti, ecco Angie, il rumore del suo tacco si sentiva in lontananza per tutta la hall. Capelli lisci, mini abito attillato rosso scuro, giubbottino lunghezza vita. Wow, era l’unica cosa che riuscivo a pensare.

“Ciao Angie”, dissi, “come sull'aereo difficile non notarti”. “Fuori da lavoro sono quello che sono”, disse con tono acceso, “mi piace essere bella, libera. Se la gente mi guarda ancora meglio. Ma vedo che anche tu ti sei messo in tiro. Non sarà per colpa mia?”. Un sorriso malizioso e intrigante solcava il suo viso. Le danze erano iniziate e io ne ero parte.

Ci avviamo poco distanti dall'hotel, in un ristorante molto ben recensito.

“Buonasera, un tavolo per tre” disse Roberto all’ingresso. In men che non si dica eravamo seduti, di nuovo molto vicini l’uno all’altro. Ed ecco di nuovo che vedevo le sue gambe, con il bordo del pizzo delle autoreggenti che sbucava dalla gonna. Di nuovo quell’istinto animalesco che saliva in me. Angie amava stuzzicarmi e poteva permetterselo.

Il cameriere ci iniziò a servire del vino con un interessante antipasto di pesce. Si chiacchierava di tutto e di niente fino a che decisi di lanciare il dado. Volevo prendere l’iniziativa.

“Angie ho pensato di farti un regalo”, dissi. Tirai fuori una piccola scatolina nera con scritto sopra Trulove. “Vorrei che lo mettessi ora”. Roberto era anche lui incuriosito. Dentro c’era un ovetto comandabile a distanza.
Ci fu un attimo di silenzio. Il tavolo di fianco a noi notò la scena e lo stupore era sovrano.
Angie con classe ed eleganza disse: “Va bene, aspettatemi un attimo. Vado al bagno e torno”. 5 minuti dopo era di nuovo con noi. Allungò la mano sinistra e mi porse il telecomando. “Bene, ora a te” mi disse con gli occhi dritti verso i miei.

Più forte, alternato, più lento. Passai la cena a comandare l’ovetto nei momenti più improbabili, più inaspettati solo per vedere la sua reazione. Tutti intorno a noi sapevano cosa stavamo facendo. Angie lo sapeva ed era ancora più compiaciuta.

Pagammo il conto, due ore erano passate in un lampo. Il gioco si stava facendo accattivante, era arrivato il tempo di concretizzare.

“Stefano, noi ci avviamo all'hotel. Aspetta 20 minuti nella hall. Nessuno ti dirà nulla. Poi vieni alla camera 340” mi disse Roberto. Detto fatto, in un baleno mi trovai davanti alla loro stanza. Bussai. Roberto mi apri. Sentivo già in lontananza il suo profumo di donna, miele. Un richiamo irresistibile. Mi tolsi la giacca, appoggiai il telefono sul il tavolo e quando mi girai Angie era davanti a me. Solo l’intimo copriva il suo corpo. Nero, sensuale, attraente.

“Allora? Non lo ho ancora tolto”, si riferiva all’ovetto. “Lo vuoi usare di nuovo o vuoi fare altro?”. In quel momento non mi fermai più, lasciai andare il mio istinto. La presi verso me, la girai di schiena appoggiandola al mio piacere già durissimo. “Basta guardare no? Muovi il culo ora”, le dissi con tono acceso. Roberto, intanto, si era slacciato i pantaloni e avvicinato davanti a lei. “Piegati a novanta ora, non smettere di muovere il culo”, le sussurrai all’orecchio. “Tiraglielo fuori e fammi vedere di cosa sei capace”. Angie con movimenti sinuosi e lenti rispose al mio ordine. Lo faceva con passione, con voglia. Era eccitata, lo si leggeva nei suoi occhi. “Ora ti scopo come avrei voluto sul aereo”. Spostai il mini string che aveva, la corda dell’ovetto pendeva dalle sue labbra. La toccai, era terribilmente bagnata quasi fino alle cosce. In un attimo lo tolsi ed entrai dentro di lei. Calda, stretta. Sentivo che mi tirava a sé mentre continuava a succhiare assiduamente Roberto. Spingevo, ancora più forte. Con le mani presi le sue spalle per fare ancora più forza. Il mio istinto era finalmente emerso. Calmo e pacato durante il giorno, camaleontico e dominante nella notte. Bum …. ancora … bum … ancora … non smettevo. Sentivo che tutti e tre stavamo per godere, fino a che lasciai andare tutto ciò che avevo. Un orgasmo in tre che non avevo mai provato.

Quello fu il primo di una serie di interminabili amplessi che ci portarono ad un’estasi indescrivibile.

Ormai tutti stremati ci rivestimmo, dovevo tornare nel mio hotel. Stanchi ma terribilmente soddisfatti. Sulla porta di uscita mi avvicinai a Angie e le dissi “Non vedo l’ora di rivederti, ho ancora voglia di te”.


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