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La direzione dell arco


di Membro VIP di Annunci69.it Rainbow
21.08.2020    |    641    |    0 6.0
"Le pale del mulino sono in grado di muoversi velocemente dopo che il vento ha soffiato forte, e ha fatto in modo di levigare i suoi ingranaggi..."
L’importanza di ripetere la stessa cosa
Un’azione è un pensiero che si manifesta.
Un piccolo gesto ci denuncia, sicché dobbiamo perfezionare tutto, pensare ai dettagli, apprendere la tecnica in modo tale che diventi intuitiva. L’intuizione non ha niente a che vedere con la routine, ma con uno stato d’animo che sta al di là della tecnica.
Così, dopo aver molto praticato, non pensiamo più a tutti i movimenti necessari: essi passano a far parte della nostra esistenza. Ma per questo, è necessario allenarsi e ripetere.
E, come se non bastasse, è necessario ripetere e allenarsi.
Osservate un buon fabbro che lavora l’acciaio. A un occhio non allenato, egli sta ripetendo le stesse martellate.
Ma chi conosce l’importanza dell’addestramento, sa che ogni volta che egli alza il martello e lo fa scendere, l’intensità del colpo è diversa. La mano ripete lo stesso gesto, ma, via via che si avvicina al ferro, essa comprende se deve toccarlo con maggiore forza o maggiore leggerezza.
Osservate il mulino. Per chi guarda le sue pale soltanto una volta, esso sembra girare con la stessa velocità, ripetendo sempre lo stesso movimento.
Ma colui che conosce i mulini sa che essi sono condizionati dal vento, e cambiano direzione ogni qualvolta sia necessario.
La mano del fabbro si è educata dopo aver ripetuto migliaia di volte il gesto di martellare. Le pale del mulino sono in grado di muoversi velocemente dopo che il vento ha soffiato forte, e ha fatto in modo di levigare i suoi ingranaggi.
L’arciere consente che molte frecce passino lontano dal suo obiettivo, perché sa che apprenderà l’importanza dell’arco, della posizione, della corda, e del bersaglio solo dopo aver ripetuto quei gesti migliaia di volte, senza la paura di sbagliare.
Fino a che arriva il momento in cui non è più necessario pensare a ciò che si sta facendo. Da allora in poi, l’arciere diventa il suo arco, la sua freccia e il suo bersaglio.

Come osservare il volo della freccia
La freccia è l’intenzione che si proietta nello spazio.
Una volta che è stata scoccata, non c’è più niente che l’arciere possa fare, se non accompagnarne il percorso in direzione del bersaglio. Da quel momento in poi, la tensione necessaria per il tiro non ha più ragione di esistere.
L’arciere, dunque, tiene gli occhi fissi sul volo della freccia, ma il suo cuore riposa, ed egli sorride.
In quel momento, se si è allenato abbastanza, se è riuscito a sviluppare il suo istinto, se ha mantenuto l’eleganza e la concentrazione durante tutta la fase del tiro, egli sentirà la presenza dell’universo e vedrà che la sua azione è stata giusta e meritata.
La tecnica fa sì che le due mani siano pronte, che il respiro sia preciso, e che gli occhi possano fissare il bersaglio. L’istinto fa sì che il momento del tiro sia perfetto.
Chi passerà vicino e vedrà l’arciere a braccia aperte, che segue con gli occhi la freccia, penserà che stia fermo. Ma gli allenati sanno che la mente di chi ha realizzato il tiro ha cambiato dimensione, ora è in contatto con tutto l’universo: essa continua a lavorare, apprendendo tutto ciò che di positivo ha portato quel tiro, correggendo gli eventuali errori, accettandone le qualità, in attesa di vedere come reagisce il bersaglio nel momento in cui viene colpito.
Quando l’arciere tende la corda, nel suo arco può vedere il mondo intero. Quando accompagna il volo della freccia, questo mondo si avvicina a lui, lo accarezza, e fa sì che egli abbia la sensazione perfetta del dovere compiuto.
Un guerriero della luce, dopo aver compiuto il proprio dovere e trasformato la propria intenzione in gesto, non deve temere nient’altro: egli ha fatto ciò che doveva. Non si è lasciato paralizzare dalla paura – anche se la freccia non raggiunge il bersaglio, egli avrà un’altra opportunità, perché non è stato codardo.
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