trio
Ti presento Jessy


23.05.2025 |
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"Doveva essere un rituale, una dolce esibizione senza conseguenze ma stava diventando qualcosa di più, di diverso, che neanche le due donne avevano..."
1. IN STAZIONEIl sole di giugno picchiava sulla banchina della stazione di Padova e Giorgio, intrappolato nella sua giacca e cravatta, sentiva il sudore scivolargli lungo la schiena.
“Il treno regionale 4412 di Trenitalia proveniente da Venezia Santa Lucia e diretto a Verona delle ore 12.50 è in arrivo al binario 3…attenzione, allontanarsi dalla linea gialla”
Il treno era in arrivo, puntuale, e un’ondata di sollievo lo attraversò.
Ma non era solo il caldo a fargli ribollire il sangue bensì anche il messaggio di Miky, arrivato solo mezz’ora prima ad incendiargli i pensieri.
“Tesoro, riesci a liberarti oggi pomeriggio? Sto venendo a Padova con Jessy e vorrei finalmente presentartela!”
Jessy. Quel nome, pronunciato mille volte da Miky con un misto di affetto e malizia, gli risuonava nella testa come una promessa. Mentre aspettava, l’uomo ripensava alle foto che aveva visto: occhi che catturavano l’anima, un corpo che sfidava ogni regola di decenza, una bellezza esotica che rivaleggiava con quella di Miky. Le due donne, cresciute insieme in un piccolo villaggio della Romania, erano legate da un’intimità che Giorgio intuiva più profonda di quanto Miky lasciasse intendere. “Tante volte io ho aiutato lei; tante volte lei ha aiutato me” gli aveva detto una volta, con un accenno di commozione.
Sulla banchina, il calore sembrava amplificare il suo desiderio. Miky, con i suoi capelli di seta nera, gli occhi scuri e intensi e il corpo che faceva girare le teste, era già un’ossessione. Ma Jessy, dalla carnagione più scura, quasi gitana, prometteva di essere un sogno altrettanto pericoloso.
“Tesoro, eccoci!”, la voce di Miky lo strappò ai suoi pensieri.
Il treno era arrivato e le due donne, scese dal vagone, avanzavano verso di lui come una tempesta di sensualità catalizzando gli sguardi degli altri uomini sulla banchina.
Miky e Jessy, notò subito Giorgio, indossavano lo stesso vestito leopardato, un tessuto leggero che aderiva perfettamente ai loro corpi coprendo a malapena le loro curve perfette.
Uno spettacolo di femminilità ma anche una specie di messaggio subliminale, un espediente estetico per significare che quel giorno, per quel particolare incontro, sarebbero state legate da un’unione speciale.
“Ehi, Giorgio, non ci vedi? Eppure siamo le uniche qui che fanno girare tutte le teste” scherzò Miky, mentre Jessy gli lanciava un’occhiata che prometteva guai.
“Ti presento Jessy”, aggiunse, “e ora portaci a mangiare che abbiamo fame…e anche voglia di bere”
La giornata si preannunciava indimenticabile.
2. PRANZO PER TRE
Giorgio aveva imparato a conoscere bene Miky e ad apprezzarne l’indole.
Si trattava di una donna molto diretta, libera dalle sovrastrutture che opprimevano la maggior parte delle persone che Giorgio si trovava a frequentare quotidianamente.
Per certi versi lei restava anche un po’ un enigma, oscillando tra la dolcezza di un angelo e la selvaggia sensualità di una creatura notturna.
Timida e sobria nella vita quotidiana, si trasformava sotto le lenzuola in un fuoco che lo consumava.
Santa e peccatrice a seconda dei momenti e delle situazioni: il sogno di ogni uomo.
Al tavolo del ristorante, tra il tintinnio dei calici di vino bianco ghiacciato, l’uomo studiava la giovane amica di Miky per cogliere similitudini e differenze con la sua donna.
Anche Jessy appariva come una ragazza molto diretta ma diversamente da Miky appariva anche più sfrontata, meno riservata, soprattutto considerando che si trovava per la prima volta di fronte ad un uomo sconosciuto fino a un’ora prima e di oltre 20 anni più vecchio di lei.
La sfrontatezza tipica di una bella ragazza di 27 anni pensò Giorgio tra sé e sé mentre lei si sporgeva verso di lui, lasciando che il suo sguardo scivolasse lento, quasi a sfidarlo.
“Allora, Giorgio, Miky dice che sai come far divertire una donna”, disse con un sorriso malizioso, mentre Miky gli sfiorava la mano con un gesto che sembrava dire: Attento, questa è una partita a tre.
“Non ascoltarla, è una provocatrice” rise Miky, ma i suoi occhi tradivano una complicità che accendeva in Giorgio un desiderio incontrollabile.
Man mano che il vino scioglieva le inibizioni, la conversazione si faceva più audace. Le ragazze scherzavano sul sesso, accennando alle performance di Giorgio con Miky e lasciando cadere l’idea di cosa sarebbe potuto accadere con Jessy tra loro. “Chissà come saresti con entrambe, tesoro”, sussurrò Miky, inclinando il bicchiere verso di lui. Jessy rise, un suono basso e invitante, e Giorgio sentì il suo autocontrollo vacillare.
Il suo sguardo scivolava sui loro décolleté, imperlati di leggere goccioline di sudore sotto la luce soffusa del locale, distraendolo dalla conversazione e portandolo in un’altra dimensione per alcuni interminabili momenti.
“Ehi, Giorgio, sei con noi?” lo richiamò Miky, con un sorriso che sapeva di sfida.
“Scusa, stavo…pensando” balbettò lui.
“Pensando a cosa?” Jessy si sporse ancora di più, il suo profumo che lo avvolgeva con una carezza.
“Dai, non torturiamolo” intervenne Miky, con un tono che nascondeva un’intenzione. “Piuttosto dimmi, quell’appartamentino di cui mi parlavi la settimana scorsa? Non è qui vicino?”
“Sì perché?”
“Beh cosa facciamo adesso? Non vorrai mica portarci in uno di quei noiosi musei che piacciono a te, vero? Andiamo lì. Io, te…e Jessy”
Il cuore di Giorgio accelerò. Uscì dal locale con le due donne al suo fianco, i loro vestiti leopardati che attiravano ogni sguardo. Non era più sicuro di toccare terra: era come se fluttuasse in un sogno che stava per concretizzarsi.
3. L’APPARTAMENTO
L’appartamento, al terzo piano di una palazzina elegante, era piccolo ma raffinato, con un grande letto matrimoniale che dominava la stanza. L’uomo aveva preso accordi con il proprietario subito dopo la proposta di Miky e la chiave era sotto lo zerbino, come promesso.
Quando entrarono Giorgio non sapeva bene cosa aspettarsi ma capì subito che quel giorno la situazione non sarebbe stata sotto il suo controllo.
“Adesso ti siedi lì e aspetta” – gli disse Miky indicando una sedia di fronte al letto matrimoniale – “noi andiamo a prepararci”.
Giorgio si sedette, il cuore gli martellava il petto. Le risate delle ragazze dietro la porta del bagno, mescolate al rumore dell’acqua della doccia, accendevano nella sua mente immagini proibite. Sentì il profumo di un’essenza floreale insinuarsi nella stanza e ogni secondo di attesa gli stringeva il petto come una morsa.
Poi, il silenzio. E dopo poco la voce di Jessy, suadente e maliziosa, a rompere una attesa fattasi insopportabile “Giorgio sei pronto? Stiamo uscendo”.
La porta si aprì.
4. IL GIOCO COMINCIA
Miky e Jessy emersero dal bagno come visioni di un sogno proibito: i completini leopardati sostituiti da accappatoi di seta che scivolavano sui loro corpi, lasciando intravedere l’intimo di pizzo nero che ne esaltava ogni linea.
Giorgio si sentì sopraffatto, incapace di distogliere lo sguardo da quella promessa di piacere, il respiro spezzato dalla intensità di quel momento.
Un invito che lo chiamava, un fuoco che non poteva ignorare.
Jessy si accomodò al centro del letto, in ginocchio, le mani posate sulle sue cosce, lo sguardo fisso su di lui come una pantera pronta a colpire.
Miky, invece, avanzò verso l’uomo con passi lenti, il suo sorriso radioso che nascondeva una dolce crudeltà. “Alzati”, gli sussurrò, poi cominciò lentamente a spogliarlo.
“Lo so che sei eccitato”, aggiunse dopo aver sfiorato la sua erezione già pulsante di desiderio, “ma adesso devi aspettare. Aspettare e goderti lo spettacolo. Girati e dammi i polsi”.
Con la cravatta rossa che gli aveva appena sfilato gli legò saldamente le mani dietro la schiena, poi lo fece girare di nuovo e risedere, esponendo il suo corpo nudo e eccitato alla vista dell’amica.
Il desiderio di Giorgio era ormai impossibile da nascondere, il suo corpo teso e vulnerabile era sotto lo sguardo delle due donne.
Miky si chinò sulla sua borsa, estraendo una bomboletta di panna spray, quindi si posizionò di fronte a Jessy, sul letto, nella stessa posa regale della sua amica.
C’era dunque una trama, un rituale che le due avevano orchestrato nei giorni precedenti e Giorgio non poteva che seguirne lo svolgimento, prigioniero della sua stessa eccitazione.
Miky aprì l’accappatoio di Jessy, lasciandolo scivolare sul letto come un velo. Le sfilò il reggiseno, liberando seni perfetti, duri come marmo, che sembravano sfidare la gravità.
Jessy rimase immobile, gli occhi brillanti di desiderio.
Con la bomboletta, Miky disegnò sul corpo dell’amica linee sinuose, cerchi che convergevano sui capezzoli turgidi e sull’ombelico di quella splendida Dea, trasformandola in una tela viva. Poi, dopo aver contemplato brevemente la sua opera, lentamente iniziò a leccare.
La panna scivolava sulla pelle di Jessy come seta liquida e Miky, con la lingua, ne seguiva ogni curva, lasciando tracce che brillavano sotto la luce soffusa della stanza.
Giorgio sentiva il proprio respiro farsi pesante, quasi doloroso, mentre immaginava la dolcezza di quella pelle sotto le sue mani.
Avrebbe voluto essere Miky mentre accarezzava quei seni sodi e grandi e quel ventre piatto e caldo, che probabilmente sapeva di pesca e di peccato. O magari Jessy abbandonata a occhi chiusi alle carezze della sua amante.
Il collo, l’aureola dei capezzoli, il monte dei suoi seni, la pancia, l’ombelico: la lingua di Miky si fermò solo quando incontrò le mutandine di Jessy.
Quando il corpo di Jessy fu ripulito, i ruoli si invertirono.
La pelle ancora lucida degli umori di Miky, la giovane prese la bomboletta e cosparse il seno e il ventre della sua amica. Quindi cominciò a leccarla ma quando arrivò alle mutandine non si fermò. Con un sorriso malizioso, gliele sfilò lentamente, ignorando il debole sussurro di protesta della sua compagna di giochi: “Jessy, cosa fai?”
Non era più un gioco. La trama prestabilita si era spezzata e l’eccitazione aveva preso il sopravvento.
Doveva essere un rituale, una dolce esibizione senza conseguenze ma stava diventando qualcosa di più, di diverso, che neanche le due donne avevano contemplato sottovalutando la forza della loro eccitazione.
Qualcosa di inaspettato al quale Miky non aveva comunque nessuna intenzione di sottrarsi. Dopo quella debole obiezione, troppo fragile per essere credibile, il suo corpo si rilassò arrendendosi al tocco sapiente e alle lusinghe della lingua della sua compagna.
Un tempo lungo, interminabile.
Dalla sua prospettiva Giorgio si concentrò sul culo perfetto di Jessy e poi sulle mani di Miky che le accarezzavano i capelli, implorandola in silenzio di non fermarsi, di trattenere la sua lingua dentro di lei. Gli venne in mente l’immagine di un meraviglioso felino, chino ad abbeverarsi in uno specchio d’acqua nel cuore dell’Africa: la natura nella sua perfezione.
Poi, con un movimento fluido, Miky si girò sotto il corpo della sua amica, le sfilò le mutandine e cominciò a ricambiare quelle meravigliose attenzioni.
I seni dell’una premevano adesso sul ventre dell’altra, le loro lingue esploravano reciprocamente il mistero della loro intimità, un connubio perfetto.
Un’intesa iniziata tanti anni prima in un lontano paese della Romania e che giungeva misteriosamente a compimento in quell’appartamento, su quel letto.
Miky e Jessy, Jessy e Miky, i loro corpi erano ormai quasi indistinguibili in quell’abbraccio di passione.
Un “69” che sembrava un’opera d’arte, due Dee che si veneravano a vicenda davanti agli occhi di un unico fortunato testimone.
L’orgasmo le colse insieme.
Preceduto dal tremore dei loro corpi, ormai allo spasimo, il piacere parve quasi sorprenderle ed esplose violentissimo: un urlo soffocato, le bocche ancora immerse l’una nell’altra, suggellò quel momento di estasi.
Poi la tregua momentanea, un lungo e profondissimo bacio a fissare quel momento di unica complicità che avevano appena vissuto.
Come risvegliata da un sogno profondo e bellissimo, Miky si voltò verso il suo amante, ancora legato e seduto alla sedia.
L’immagine del suo cazzo durissimo e pulsante e dei suoi occhi brillanti di passione le rese evidente che era tempo che anche lui venisse liberato dalla dolce schiavitù del suo desiderio.
Si alzò dal letto, gli liberò i polsi affinché lui potesse finalmente dar sfogo alla necessità di toccarla, e quindi si sedette sulla sua asta caldissima cominciando a muoversi con studiata lentezza.
Mentre si riempiva le mani e la bocca dei suoi seni Giorgio poteva sentire il corpo di Miky, ancora caldo della sua giovane amante, muoversi sopra di lui, promettergli l’estasi per un attimo e poi negargliela con pause di studiata lentezza.
Un gioco estenuante che in fondo anche lui voleva che si prolungasse il più a lungo possibile: sempre sull’orlo dell’orgasmo ma senza mai cadere,
Da dietro le spalle della sua donna Jessy li osservava come una pantera sazia ma non doma.
Poi, mentre il ritmo della sua donna aumentava di frequenza, Giorgio vide quella pantera muoversi lentamente, avvicinarsi e accucciarsi sotto i loro corpi. E, ancora, la vide estrarre la lingua e metterla sotto il suo scroto, in modo che lui ne sentisse il calore mentre la sua donna continuava a impalarsi sopra di lui.
Ogni movimento di Miky era una danza lenta e crudele, un’onda che lo portava al confine del piacere per poi ritrarsi. La lingua di Jessy, calda e precisa sotto di lui, era un fuoco che lo consumava, un tormento che gli ordinava di arrendersi.
Giorgio esplose in un orgasmo che lo travolse, riversando dentro Miky tutto il desiderio che quelle due muse gli avevano acceso.
Mentre il piacere ancora lo scuoteva, Miky e Jessy lo avvolsero in un abbraccio, le loro mani che si intrecciavano sul suo petto. ‘Multumesc, dragostea mea,’ sussurrò Miky a Jessy, ma il suo sguardo includeva anche Giorgio, come a dirgli che quel sogno apparteneva a tutti e tre.
In quel momento, Giorgio capì che non era stato solo un pomeriggio di passione ma un frammento di eternità rubata al tempo, un momento che aveva riscritto i confini del desiderio e che avrebbe portato per sempre con sé come un segreto da custodire.
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