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Gay & Bisex

Verso casa


di Megaciccio
15.01.2018    |    21.921    |    13 9.6
"Non so cosa porti sotto, ma il tessuto felpato gli disegna oscenamente la forma della cappella lasciando poco lavoro all’immaginazione..."
E via, anche per oggi è finita.
Prendo il cappotto, timbro e torno a casa: finalmente la giornata lavorativa ha termine.
È tardi, corro alla stazione. Se perdo il prossimo treno devo aspettare un’ora.

Mi dirigo velocemente verso la ferrovia. Come da diversi anni mi aspettano una quarantina di minuti di tragitto.
Certo, non è come lavorare sotto casa, ma alla fine mi da modo di avere qualche minuto solo per me, seppure nella bolgia dei vagoni superaffollati, cercando di allontanare i grattacapi lavorativi prima dell’arrivo a destinazione.

Mi muovo con passi veloci e sono fortunato.
Arrivo alla stazione pochi minuti prima del mio treno e grazie ad una mossa tattica riesco a salire tra i primi, guadagnandomi anche un ottimo posto a sedere.
La carrozza si riempie velocemente e presto vengo affiancato da diversi passeggeri che dovranno passare i primi chilometri del viaggio in piedi. Per le prime fermate è sempre così, poi pian piano la situazione diventa più vivibile. Pro e contro del muoversi con i mezzi.

Metto le cuffiette alle orecchie per non sentire il vociare e lo sferragliare che mi circondano.
Chiudo gli occhi ed escludo tutto: il capo che mi fa incazzare, le segretarie incapaci, i conti che non tornano.
Mi rilasso.

Pian piano la mente si svuota ed è a questo punto che iniziano i miei problemi.
Sono mesi che non scopo; giorni che non tocco un uomo. Non come vorrei perlomeno.
La mia testa libera inizia a riempirsi di altri pensieri. Gli ormoni richiedono attenzione e la voglia di sesso repressa per tutta la giornata spinge per liberarsi.
Sento la patta indurirsi al semplice ricordo di esperienze passate.
La copro con la mano ma il contatto caldo non fa che peggiorare la situazione.
Riapro gli occhi. La folla attorno a me blocca subito il mio sguardo. Volti sconosciuti per lo più, ma anche qualcuno noto; del resto i pendolari sono sempre quelli.
Ma non sono i volti che mi attirano.
Eccitato come sono il mio sguardo si abbassa verso zone più interessanti.
Davanti a me c’è un ragazzotto di spalle che riempie molto bene i suoi pantaloni attillati.
Gli disegnano in culotto tondo tutto da mordere e dei polpacci larghi che mi fanno arrapare ancora di più. Come vorrei strapparglieli via e adorarlo nudo, anche qui su questo treno.
Un bel braccio peloso si regge ad un sostegno poco più giù. Fa promesse interessanti ma purtroppo non riesco a scorgerne il padrone.
Dalla mia posizione ribassata posso poi ammirare le patte di tutti quelli che passano. Piatte, prominenti, discrete. Il cazzo mi scoppia mentre immagino quali segreti potrebbero rivelare una volta aperte.
Uno poi si sofferma giusto davanti a me indossando una tuta. Non so cosa porti sotto, ma il tessuto felpato gli disegna oscenamente la forma della cappella lasciando poco lavoro all’immaginazione.
Non posso non soffermarmi su di lui, sbavando dalla voglia di fiondarmi su quella prominenza.
Mi rendo conto di essere troppo sfrontato, distolgo lo sguardo repentinamente sperando di non essere stato visto ma mi accorgo subito di quanto sia troppo tardi.
Il viaggiatore che mi siede difronte mi osserva con un mezzo sorriso.
Arrossisco imbarazzato e cerco di guardare fuori dal finestrino come se mi stessi solo guardando attorno senza focalizzare.
Non ci cascherà….
Cavoli, non lo avevo notato.
Con discrezione cerco di osservarlo.
Mmmm, ma è carino. Avrà grossomodo la mia età, una barbetta corta e incolta, con due occhietti teneri e furbetti coperti da una montatura per occhiali di quelle super leggere.
Si accorge che guardo verso di lui e sostiene il mio sguardo. Poi abbassa gli occhi e fa un sorriso un po’ beffardo.
Ha capito che mi sto comprendo un erezione.
Sono sempre più imbarazzato, invece lui, con disinvoltura si tocca il pacco mettendolo in risalto.
Ha capito che la cosa mi piace e facendo il disinvolto continua a toccarsi. Ha una bella mano, grande con una leggerissima peluria sul collo del dorso. E indossa una fede.
Le persone intorno a noi sono prese dalle loro cose, chi chiacchiera, chi legge, chi semplicemente guarda le luci passare fuori dal finestrino, mentre io resto con gli occhi fissi su quella mano che si muove delicatamente, pensando che tutto il vagone mi stia fissando mentre sono perso nella mia lussuria.
Gli sta crescendo il cazzo. Lo vedo chiaramente attraverso il tessuto dei pantaloni. Ne accarezza lentamente la lunghezza, adagiandoselo su una coscia mentre prende consistenza.
Non riesco a distogliere lo sguardo. Sono ipnotizzato come il serpente dal fachiro.
La poltrona accanto alla sua in questo momento è vuota e in quella di fianco a me una signora legge concentrata il suo libro senza accorgersi apparentemente di nulla.
Lui socchiude gli occhi e si inumidisce le labbra con la lingua. Il suo membro ha raggiunto dimensioni ragguardevoli mentre lui fa in modo che io possa apprezzarne tutta la lunghezza.
Sembra grosso e anche largo. Ho l’acquolina in bocca. Vorrei tuffarmi ora tra le sue gambe, strappargli i pantaloni a morsi ed ingoiare tutto quell’arnese.
La sua mano si muove dolcemente con movimenti lenti, mentre con un ginocchio cerca di attirare ancora di più la mia attenzione.
Non so che fare. Lui mi stuzzica palesemente, ma non da cenno di fare altre mosse. E poi c’è quella fede. È sposato. Sarà etero? Non vorrei stia solo giocando.
Arriviamo all’ennesima fermata. Si guarda attorno.
“Ecco” penso tra me e me “ siamo arrivati alla sua stazione ed ora se ne andrà lasciandomi qui con il pisello che mi scoppia tra le mani.”
Invece controlla la gente che scende e attende che si richiudano le porte.
Non mi ero reso conto ma in questo tratto di carrozza siamo rimasti solo noi
Ora il suo sguardo è cambiato. È più serio, sicuro di se. L’ironia di pochi secondi fa è svanita.
Mi osserva fisso e si alza. Si aggiusta il cazzo mentre io continuo a fissarglielo. È a pochissimi centimetri dal mio volto. La sua patta è enorme ed il suo cazzo rigido spinge la lampo verso di me. Sembra quasi invitarmi ad aprirla.
Fa un ulteriore passo avanti ed anche io mi protendo.
Il mio viso è sui suoi pantaloni. Con il naso struscio contro il tessuto teso inspirandone gli odori. Percepisco la consistenza del membro, apro la bocca cercando di afferrarlo attraverso gli indumenti.

Ma si allontana. Si mette una mano davanti per coprire la chiara eccitazione e mi fa cenno di seguirlo.

Con il cazzo che mi scoppia e mi duole stretto dai jeans, lo seguo a distanza di pochi metri per cercare di capire quali siano le sue intenzioni, fino a che non lo vedo entrare nel bagno del vagone lasciando la porta socchiusa.

Non ci penso due volte e varco anche io l’uscio.

Lui è già pronto. Si è slacciato i pantaloni ed estratto il cazzo duro e svettante.
È bellissimo, di buone dimensioni e venato dalla voglia di godere.
Non mi da il tempo di dire una parola, ma chiude la porta a chiave ed appoggiandomi una mano dietro la nuca mi inviata a soddisfarlo. Sento chiaramente il freddo metallo del suo anello fare pressione sulla mia pelle.
Non mi faccio pregare.
Mi chino immediatamente e metto in bocca quella cappella bollente.
Ha un sapore buonissimo e delicato. L’odore del suo pube mi inonda le narici facendomi esaltare ancora di più.
Ha una discreta peluria che dal pisello gli risale verso la pancia e gli adorna i testicoli.
Inizio insalivando la cappella, ci giro attorno con la lingua umida per poi iniziare a spingermela in gola.
Lui non dice una parola ma i suoi mugolii sono un chiaro segno che la cosa gli piace.
Inizio a pompare lentamente il cazzo e ad ogni affondo ne ingoio un po’ di più.
Sento il suo precum fuoriuscire abbondante e lo ingoio tutto mentre continuo a gustarmi quella mazza.
Mi allarga l’esofago agevolmente ed in men che non si dica il mio volto è contro il suo basso ventre, mentre il suo attrezzo esplora le profondità della mia gola.
Mi afferra la testa e mi scopa la bocca con ancheggi rapidi e profondi.
Poi mi lascia per farmi respirare ma dopo la prima boccata di ossigeno mi rifiondo su quell’attrezzo magnifico leccandolo.
Intanto non ce la faccio più: mi libero l’uccello e inizio a segarmi. Finalmente libero dagli slip anche io ho un po’ di sollievo e scopro che le mie mutande sono zuppe del liquido prostatico prodotto durante lo spettacolino alla poltrona.
Gli afferro le palle e poi gliele lecco. Riesco a prenderle entrambe in bocca per succhiargliele mentre lui gode e, afferrandomi la testa, me la tiene bloccata sotto di se. Sono certo che la moglie non gliele lecca bene come me.
La mia lingua vortica attorno ai suoi testicoli mentre con le mani mi insinuo tra la camicia ed il suo addome peloso.
Raggiungo i capezzoli turgidi e sporgenti, li afferro e glieli stimolo con decisione.
Lui si afferra il cazzo e con determinazione me lo rischiaffa in bocca.
Mi blocca la testa e lo spinge sempre più a fondo nella gola, poi inizia a pomparmi come se fossi una figa.
Sento il suo enorme glande andare su e giù concedendomi pochissimi secondi per respirare tra una serie di affondi ed la successiva.
Mi sento soffocare ma lo lascio fare. Adoro sentirmi trattare da troia e far godere i miei uomini come più desiderano.
Intanto con una mano mi sego mentre con l’altra mi accarezzo dolcemente il buchetto che avrebbe tanto bisogno di attenzione.
Poi il treno inizia a rallentare ed una voce dall’altoparlante annuncia l’arrivo alla prossima fermata.
L’ignoto passeggero sposta le mani dietro la mia nuca e spinge ancora più a fondo.
Soffoco con le narici ostruite dai peli del suo pube e la gola occupata dal suo cazzo pulsante, ma spinge ancora di più, come volesse farsi risucchiare tutto, senza lasciarmi andare.
Poi li sento, i suoi spasmi di godimento.
Il suo cazzo freme velocemente e gli schizzi della sua sborra mi invadono la gola. Li sento chiaramente risalirgli il cazzo ed esplodermi in bocca.
Uno, due, tre, quattro, cinque...non so quanti siano stati, ma tanti. Perdo il conto preferendo concentrarmi sull’ingoiarli senza perderne una goccia.
Intanto anche il mio cazzo erutta, mente mi sto sditalinando il culo con un dito.
Godo, godo e poi godo ancora, mentre la mia lingua ed il mio naso sono sopraffatti dell’aroma forte di quella fantastica sborra.
Sono ancora preda del mio orgasmo quando lui estrae il cazzo dalla mia bocca e si ricompone velocemente.
Il treno è sempre più lento.
Apre la porta e corre via.
Non faccio in tempo a riprendermi che quando torno al nostro posto si è già dileguato.
Le porte del treno si stanno aprendo e lo vedo passare sulla banchina.
Si volta velocemente verso di me e mi fa l’occhiolino voltandosi subito davanti a se.
Mi guardo attorno, spero mi abbia lasciato un numero, un messaggio, qualcosa per rintracciarlo ma non è così e forse è anche meglio. La programmazione toglierebbe troppa eccitazione a qualsiasi nostro prossimo incontro.
Del resto sono certo che rivedrò la mia fedina: è sceso solo a una fermata di distanza dalla mia.


Un grazie speciale ad Orsonaked ed il suo annunco "Last Minute"

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