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La pediatra pt.2


di tongue81
16.02.2023    |    14.295    |    5 9.1
"Porca che non sei altro! Pure nel culo lo vuoi prendere, porca!" tuonò Filippo paonazzo in volto..."
La mattina seguente iniziò con il solito susseguirsi di notifiche, email di lavoro, messaggi di colleghi, reminder di eventi in calendario e tutto ciò rafforzò il mio intento di prendere una giornata di ferie.

Un bravo padre e marito sarebbe corso dalla famiglia sulla neve ma io non sono mai stato un bravo marito. Cercai il post-it dove Francesca mi aveva appuntato il suo recapito e le mandai un messaggio: "Buongiorno dottoressa, il paparino oggi non è andato a lavorare."

Andai in bagno, feci una doccia e mi rasai con calma, infine cercai il telefono speranzoso di trovare una risposta.
Deluso, tornai in camera e iniziai a vestirmi in modo pigro, lento come non è mai possibile fare.

Trillo. Il solito messaggio di pubblicità che ti invita a cambiare operatore. Ripresi a guardare nell'armadio alla ricerca di cosa indossare, poi, quando ormai stavo per perdere le speranze lo smartphone trillò nuovamente.
Era un messaggio di Francesca con il quale mi comunicava che fino alle 11:30 era obbligata a rimanere allo studio ma sarebbe stata assolutamente libera fino al mattino successivo.

Pensai a cosa scriverle ma non mi venne nulla in mente, nessuna idea originale che potesse dare una valida risposta alla sua totale disponibilità, nessuna idea migliore della classica sequenza passeggiata fuori porta, pranzo, scopata, cena e altra scopata.

Fortunatamente mi anticipò con un vocale: "Se vuoi, passami a prendere e ti faccio vedere a cosa avrei pensato ma sappi che dovrai eseguire senza alcun indugio tutte le mie direttive."

Accettai senza neppure pensarci, del resto le sue iniziative del giorno precedente erano state apprezzate e affidarsi nuovamente non sarebbe stata una cattiva scelta

Alle 11:25 parcheggiai la moto nei pressi del palazzo dove era ubicato lo studio, presi il telefono per ingannare l'attesa e vidi un messaggio di Francesca che mi ordinava di salire.

Alla porta venni accolto da un'attempata signora, che mi invitò ad accomodarmi e ad attendere che la pediatra terminasse la visita in corso prima di rivolgersi ad un ragazzo, informandolo che sarebbe andata via. Osservai quest'ultimo con interesse e curiosità, mi domandai cosa ci facesse un fighettino come quello in uno studio medico dove esercitano due pediatri e una ginecologa. Scrutai il suo abbigliamento e il suo aspetto curato, sorrisi amaramente notando non solo il suo abbigliamento griffato Gucci dalla testa ai piedi ma anche il maestoso Rolex Daytona panda al suo polso.
Forse con un'intera annualità del mio stipendio sarei riuscito a comprare il prestigioso segnatempo... Forse no...

Si aprì la porta della stanza di Francesca, che salutò affabilmente la famigliola con cui aveva appena terminato di lavorare, si sincerò che la segreteria fosse andata via e, infine, rivolse lo sguardo verso di me e il ragazzo: "Bene, bene... Ci siete entrambi! Avete già fatto le presentazioni?"


Il ragazzo griffato mi allungò la mano e disse: "Piacere, Filippo. Sono il fidanzato e "cervo" di Francesca.".
Mi sentii imbarazzato, preso alla sprovvista da quella presenza aggiuntiva, che sembrava condividere le mie stesse emozioni: ricambiai il saluto meccanicamente, assorto in mille congetture che venivano puntualmente demolite dal suo essersi identificato nel cornuto mammifero.

Fu Francesca a squarciare il leggero drappo d'imbarazzo che riempiva l'ambiente, avvicinandosi a me in con passo deciso e attirando la mia bocca alla sua.
"Paparino, restiamo qui o andiamo a casa tua?"
"Non lo so... A casa mia no... Avevo pensato..."
"Vuoi vedere come mi sbatte a pecora sul lettino? " mi interruppe rivolgendosi al fidanzato, che non rispose verbalmente ma con un semplice cenno del capo.

La dottoressa iniziò a massaggiare il mio arnese con movimenti delicati e minuziosi, riportandolo al vigore perso dopo lo shock causato dalla presenza di Filippo, prima di invitarmi a seguirla nello studio.

Il cornuto si accomodò alla scrivania mentre il ghiaccio tra me e Francesca era rotto: pensai che, a conti fatti, quella presenza discreta e silenziosa non era sufficiente ad annullare la mia eccitazione e il mio desiderio di quella giovane e porca ragazza.

Mi accomodai su una sedia, sulla stessa sedia dove il giorno precedente cominciò tutto e ordinai alla ragazza di iniziare a spogliarsi.

"Sono allergica agli ordini e alle imposizioni, vero Filippo?"
"Ma io non sono Filippo e adesso inizi a spogliarti!"
"Il bull ha le idee chiare... Eppure, non mi sembravi così determinato poco fa..."

Fece cadere il camice, mostrandosi in un abbigliamento semplice e poco seducente, adatto alla sua giovane età e appropriato al suo lavoro. Sfilò il maglione e poi il jeans, rivelando una biancheria in pizzo color carne con tante trasparenze che lasciavano molto poco spazio all'immaginazione.

"Vieni... Vieni da me, paparino!" invitandomi con un sinuoso movimento delle dita a raggiungerla sullo stesso lettino dove poco prima aveva visitato un bambino.
Tolsi il giaccone, lo riposi con estrema meticolosità allo schienale della sedia, poi sbottonai il pantalone facendole segno di venire verso di me.
"No no, dottoressa. Vieni gattonando!" le intimai dopo che ebbe mosso il primo passo.
"Miaooo... Vedi che poi potrei cacciare gli artigli!"
"Correrò questo pericolo!"

Afferrò con le mani piccole il bordo dei boxer, impugnò l'asta del mio arnese e iniziò a giocare con il glande, stuzzicandolo dolcemente con le sue unghie curate.
"Prendilo in bocca!" mugugnai trafelato.

Accolse la mia richiesta dopo aver roteato la lingua sul prepuzio, iniziando un pompino lento e passionale, gustando ogni centimetro del mio cazzo, ogni vena dilatata.

"Leva il reggiseno alla troia!" chiese Filippo quasi implorandomi.
Accolsi la richiesta e con un movimento secco liberai le tettine di Francesca ammirandole finalmente in tutto il loro splendore. Realizzai che fossero troppo piccine per avvolgere il mio bastone insalivato ma erano gradevoli, fresche e sbarazzine, avevano un aspetto adolescenziale che strideva con la voracità di quella bocca famelica.

"Rallenta! Altrimenti il paparino viene prima di riuscire ad infilzarti!" affermò concitato il cornutone.
"Fatti i cazzi tuoi e pensa a non sborrare subito, coglione!" replicai infastidito ma consapevole di non poter resistere a lungo ancora. Afferrai il capo di Francesca, osservai il suo volto insudiciato dalla sua stessa saliva e la guidai verso il lettino.

Mi tuffai con impeto tra le sue gambe, senza neppure preoccuparmi di sfilarle i sottili slip già umidi dei suoi umori. Ai miei occhi la sua vagina si presentò già calda e arrossata, pronta ad accogliere il mio cazzo senza alcun problema.

La leccai a lungo, anche per dare il giusto tempo di riposo al mio bastone, facendola godere con il solo utilizzo della lingua e riservando le attenzioni delle mie mani alle tettine e ai capezzolini turgidi e ritti come chiodi.

"Foooottiiiimi, foooottiiiimi foooorteeeee"
"Sfondala quella vacca!"
"Siiiiiiii..... Priiiimaaa la fiicaaaa e poiiiii nel cuuuuulooooo!"
"Troia, lo vuoi prendere anche nel culo? Solo a me non lo dai?"

Sollevai la testa e diressi lo sguardo verso Filippo che ormai con il cazzo da fuori si masturbava ferocemente osservandomi leccare la sua ragazza.

Allungai un preservativo a Francesca che lo calzò con dolcezza sul mio arnese, mi sedetti sul lettino facendole capire di impalarsi su di me ma dandomi le spalle, affinché potesse guardare il suo fidanzato intento a segarsi il suo cazzetto ridicolo, non tanto per la lunghezza quanto per l'esile spessore.


Tenendola fermamente per i fianchi, agevolai la sua cavalcata impetuosa, da vera puledra si razza: Filippo, ormai fuori controllo e privo di ogni freno inibitorio, iniziò ad apostrofarla con termini crudi che fomentavano la loro libido di coppia cuck ma che, per certi versi, mi misero leggermente in disagio.

La sollevai di peso sfilandomi dalla sua fichetta sbrodolosa e oscenamente dilatata, la girai prona sul lettino pronto a godermi lo spettacolo del suo viso giovane travolto da un orgasmo. Iniziai a scoparla con tutta la forza che avevo in corpo, affondando tutto il cazzo ad ogni colpo in modo vigoroso e sfruttando anche la leggera pendenza dell'alcova improvvisata su cui stavamo giacendo

"Siiiiiiiiiii, siiiiiiiiiii..... Miiiiii staaaaai sfoooondaaaandoooooooo! "
"Porca... Porca che non sei altro! Pure nel culo lo vuoi prendere, porca!" tuonò Filippo paonazzo in volto.
"Ssssssiiiiiiiiii"
"Statti zitto e non rompere i coglioni!" affermai sempre più eccitato da quella fichetta stretta ma, al contempo, accogliente.

Francesca venne tramortita e stravolta da un orgasmo fragoroso, accompagnato da zampilli bollenti ed intensi, innescando il piacere anche del povero cornutone, che sborrò copiosamente in terra.

Con il cazzo ben lubrificato, decisi di puntare dritto al buchetto, mettendo a 90° la dottoressa.
"Veramente lo vuoi prendere in culo? Che troia che sei!" ringhiò adirato Filippo che, vendendo il mio glande affondare delicatamente dentro la rosetta, si diresse verso di noi ancora con le braghe calate, cascando al suolo rumorosamente.

Aprii gli occhi e vidi sfocata e in lontananza la sagoma dell'addetto alle pulizie del mio ufficio, guardai il monitor e mi resi conto di essermi addormentato davanti al PC... Era stato tutto un sogno, meraviglioso e trasgressivo, ma solo un fottuto sogno.
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