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Per fame e per piacere pt.8


di tongue81
27.01.2024    |    5.333    |    4 9.8
"Inoltre, non pensi che nelle nostre uscite..."
Con il passare dei mesi finalmente riuscii a conseguire un benessere economico e sociale impensabile: ormai ero a tutti gli effetti uno dei gigolò più apprezzati e desiderati sia da donne giovani e annoiate, sia da ragazze ricche che desideravano spassarsela per una notte in tranquillità e riservatezza. Lorena, la mia socia, fu orgogliosa di me e della mia evoluzione: la nostra amicizia e il nostro sodalizio professionale fu vissuto alla luce del sole anche in virtù dell'avanzamento sociale ed economico conseguito.

Ogni settimana, riuscivo a mettere da parte una discreta somma, con la quale riuscii ad emanciparmi economicamente dai nonni e a concedermi alcuni lussi, come vivere in un comodo monolocale o acquistare un'auto usata, presa a prezzo stracciato dalla signora Giada, la ricchissima posillipina alla quale facevo solo da accompagnatore per cene e spettacoli teatrali. Proprio una di quelle sere, riaccompagnandola a casa dopo la solita cena lussuosa e le canoniche coccole conclusive, mi propose di accettare come regalo la vecchia Mazda MX-5 che utilizzavamo nelle nostre uscite. Presi qualche giorno per rifletterci poi, un mercoledì pomeriggio, la chiamai per proporle una vendita, a prezzo di favore.

"Buon pomeriggio, Giada. Ti disturbo? Vorrei parlare della tua proposta in merito alla Mazda."
"Michele caro, non ti preoccupare. Domani organizziamo il passaggio di proprietà."
"Però, non ti offendere ma non posso accettarla come regalo!"
"Perché? Pensi che possa destare sospetti in mio marito o che non possa permettermi di farti un regalo simile?"
Rimasi in silenzio, spiazzato dal suo tono di voce che non riusciva a celare un senso di insoddisfazione.
"Facciamo così: anche se oggi non è sabato, potresti venire a cena da me?"
Pensai che avrei dovuto chiedere un passaggio a Lorena, poi realizzai che avrei potuto usufruire di un taxi per raggiungere la sua lussuosa villa: "Con piacere, Giada. Dimmi per che ora vuoi che venga e prenoto un taxi..."
"Ti mando la Mazda, così ti fai anche un giro di prova. Per l'orario, quando ti è comodo..."

Quella donna era stata una vera benedizione: dopo mesi di frequentazioni, riusciva ancora a stupirmi con la sua eleganza e la sua generosità. Ne parlai anche a Lorena che dissentì dalla mia condotta, ribadendo che un regalo va sempre accettato indipendentemente dal valore. Verso le 18, arrivò un SMS di Giada, dove mi annunciava che la vettura era parcheggiata in un garage custodito, che la sosta era pagata sino alle ore 20:00 e che avrebbe avuto piacere di vedermi in abiti casual.
Alle 19:45 ritirai l'auto e sfrecciai verso casa sua, indossai un pullover di lana turchese, jeans e un paio di Nike Silver, ottenute a prezzi ridicoli grazie alle amicizie della mia socia, e alle 20:30 in punto mi trovai davanti al portone della mia benefattrice.

Rimasi sbalordito quando la vidi spuntare dal cancello pedonale: la distinta signora, dalle gonne al ginocchio e dai cappotti eleganti, aveva indossato abiti molto più freschi e giovanili che esaltavano la sua invidiabile forma fisica e la facevano sembrare molto più giovane della sua età anagrafica.
"Buonasera Giada! Complimenti, sei davvero bellissima!"
"Michele... Davvero lo pensi o stai ammiccando ad una non più giovane signora che paga per la tua compagnia?"
"Non conosco né frequento signore non giovani... Forse stai equivocando!"
Ascoltando le mie parole, serrò immediatamente le gambe, come se fosse stata travolta da un fremito.
"Domani devi studiare?"
"Si... Dovrei ma dimmi pure: dove vorresti andare?"
"A casa tua..."
"A casa mia?"
Ripetette nuovamente il movimento involontario con le gambe, diventando per un istante paonazza in volto.
"Ti vergogni portare a casa tua una 45enne?"
"Assolutamente no... ma a casa mia... Non ho molto da offrirti!"

Intuii dove voleva arrivare, quale fosse il suo reale obiettivo: misi in moto e allungai nuovamente lo sguardo sulle gambe affusolate. Forse la signora aveva voglia di essere scopata a mestiere e la cosa non mi dispiaceva affatto considerando che fino a quel momento non avevamo mai superato il confine, limitandoci a qualche bacio, a qualche palpatina come due adolescenti.
Presi l'iniziativa approfittando di un semaforo rosso, allungai la mano destra sul suo ginocchio e iniziai ad accarezzarle ritmicamente la coscia.
"Michele..."
"Scusami... Ma in questa veste sbarazzina sei ancora più attraente!"
"Trovi?"
Arricciò le labbra e pose la sua mano sulla mia, intrecciando le dita.
"Giada, se posso essere onesto, sei molto più attraente e desiderabile di tante ragazzine. Poi oggi sfido chiunque ad indovinare la tua vera età!"
Sorrisi e osservai il colore del semaforo, baciai il dorso della mano e la separai dalla mia affinché potessi tornare ad impugnare il pomello del cambio fino al successivo semaforo dove fu lei a poggiare una mano sulla mia gamba portandola con leggiadria sul bozzo dei pantaloni.
"Scopami come se fossi una tizia che hai rimorchiato in un locale, come se non sapessi il mio cognome e la mia condizione sociale, come se fossi una preda caduta nella tua trappola."

Mi stringeva il cazzo con le mani, con un desiderio ed un trasporto per me sconosciuto: sorrisi di gusto per dimostrarle che accettavo la sua richiesta, guardandola di sfuggita con la coda dell' occhio prima innalzare la temperatura del climatizzatore.
Ai piedi dell' ex area industriale di Bagnoli, scorsi uno spiazzo dove c'erano diverse auto in sosta e decisi di fermarmi, scatenando lo stupore della mia benefattrice.
Allungai una mano sulla sua guancia e la attirai in un lungo bacio mentre con la sinistra armeggiavo con la zip del giubbino, portandola a sottrarsi alla morsa in cui l'avevo costretta.
"Michele... Andiamo da te..."
"Vuoi che ti scopi come una sconosciuta appena rimorchiata?"
"Si... Ma..."
"Non me la porto a casa una sconosciuta, la fotto qui, in auto!"
Allungai nuovamente le mani lasciandola interdetta.
"Ma se qualcuno mi riconosce, che figura faccio?"
"Dubito che le persone che frequenti abitualmente vengano a fottere in questo posto. Così come dubito che abbiano auto borghesi e banali come quelle che ci circondano. Inoltre, non pensi che nelle nostre uscite..."
Giada mi zittì mettendo l'indice sulla mia bocca, liberandosi del giubbino e fiondandosi a liberare anche il cazzo dalla costrizione dei jeans.

Iniziò a lavorarmi uccello con la bocca e senza utili le mani, tuffandosi e ingoiandolo con voracità. Esplorai i suoi capelli, la schiena e finalmente strinsi forte il culo, molto più sodo e pieno di quanto potessi aspettarmi.
Sollevai il lembo di stoffa della gonna e iniziai a percorrere la cucitura dei collant per saggiare il suo grado di eccitazione.
"Ti piace spompinarmi in auto, hai le calze zuppe..."
Iniziai a massaggiarle la fica riuscendo ad accarezzare sia le piccole sia le grandi labbra, obbligandola talvolta a rallentare il ritmo venendo spesso travolta da violente scosse ormonali.

Le sborrai in gola, obbligandola non volontariamente ad ingoiare i tre abbondanti getti del mio cazzo, poi le sollevai la gonna e strappai le calze giusto per infilarle due dita nella fica bollente, portandola a venire in pochi minuti.
"Ora metto in moto e andiamo a casa dove ti scoperò forte, come una troietta rimorchiata in un locale!"
Chiuse gli occhi, accennò con la testa un gesto di assenso e, sorridendo, sbiascicò un timido ma sentito grazie.

[Continua]
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