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Lui & Lei

Per fame e per piacere pt.1


di tongue81
27.10.2023    |    5.588    |    4 9.8
"" Stetti in silenzio per qualche minuto poi ringhiai: "Ovviamente, dai per assodato che voglia venire a casa tua, del resto qualunque uomo..."
La mia adolescenza non è stata spensierata come quella di molti miei coetanei: avevo 14 anni quando i miei genitori si ammalarono e morirono entrambi a distanza di pochi mesi, entrambi cercando di sconfiggere un male incurabile e silente che non fece altro che dilapidare il capitale economico della famiglia. Fu così che venni affidato ai nonni materni, che faticosamente mi aiutarono nel concludere gli studi superiori: sarei dovuto diventare un agricoltore, come mio padre, come i miei nonni e come tutti i loro avi, eppure la storia prese un risvolto imprevisto. I miei docenti del liceo si prodigarono per me affinché potessi proseguire gli studi e cambiare il mio destino: grazie alle loro competenze riuscii a prendere la mia prima borsa di studio, con la quale avrei pagato le tasse universitarie, grazie alle loro conoscenze riuscirono a trovare un alloggio, una stanza, piccola ma dignitosa in una casa studenti di proprietà di un parente della prof. d'italiano che avrei pagato con la misera reversibilità della pensione dei miei genitori ed, infine, persuasero i miei nonni a finanziare, nei limiti delle loro possibilità, la mia vita da fuorisede.

Una vita semplice, fatta solo di studio e lavoretti di ogni tipo per potermi concedere il lusso di prendere un caffè alla buvette con i colleghi di corso, di tornare al paese una volta al mese per vedere i miei amati nonni, di poter acquistare al mercato abiti consoni e decenti, adatti per andare in facoltà.
Nulla più, nessuna altra distrazione: rifiutavo inviti ad uscire, evitavo di corteggiare ragazze a cui non potevo offrire nulla che non fosse il mio corpo, mesi di sacrifici terribili che furono seguiti da ottimi risultati negli studi e da un'estate altrettanto faticosa fatta di lavoro agricolo per accantonare qualche risparmio extra per il secondo anno di studi.

Tuttavia, c'era un risvolto positivo: la vita morigerata e parca mi aveva consentito di preservare una forma fisica invidiabile, una tonicità muscolare che spesso era oggetto di sguardi lussuriosi da parte di molte donne, sia nei campi sia in paese. Per tutto il mese di agosto, riuscii a sfogare tutte le mie pulsioni sessuali, permettendomi di tornare in città carico per affrontare l'ultimo esame del primo anno e i corsi del secondo. Tornai alla solita routine di studio, lavoretti e corsi con uno spiacevole imprevisto: la libreria dove lavoravo part time come magazziniere si era trasferita in un altro quartiere, sfruttando l'opportunità di ingrandire gli spazi ed aumentare il volume di affari.

Tra mille peripezie e tanti sacrifici, alla fine decisi di accettare un lavoro part time in un bar nei pressi della facoltà, un locale alla moda e frequentato giorno e notte da ragazzi abbienti, dal portafoglio largo e boriosi ma riusciva a garantirmi una certa solidità economica, oltre ad essere diventato anche una valvola di decompressione per i miei istinti sessuali. Infatti, pur di arrotondare ulteriormente e affrontare l'inflazione ed il caro vita, almeno due volte a settimana tra una cassa di birra e due confezioni di salatini, mi sbattevo la titolare dell'attività, una cinquantina sovrappeso e molto arrogante a cui piaceva farsi inculare alla spalle del marito.

Non era il massimo della vita, anzi ripensandoci era alquanto sgradevole concedersi a quella donna ma avevo bisogno dei soldi che mi regalava dopo ogni scopata e quindi "Ubi maior...".
Però, un tardo pomeriggio di ottobre, rientrando accaldato dal magazzino dopo la solita triste scopata con la mia titolare, iniziai a sbarazzare alcuni tavolini vuoti e venni interrotto da una collega di corso, una di quelle ragazze vestite come un campionario di abiti firmati, sempre con l'espressione sdegnata di chi ha un cesso putrido sotto al naso.
"Ciao, Michele!"
"Buonasera, desidera qualcosa? Mi dica pure?"
"Non mi devi dare del lei, mi rivolgo a te come amica non come cliente."
"Amica? Non credo di averne..."
"Sei sarcastico.... Va bene, a che ora smonti? Ti vorrei parlare di una cosa molto personale..."
Da poco si erano diffusi i telefoni con la fotocamera e lei, ovviamente, aveva il modello più in voga e costoso: "Secondo me, devi dare uno sguardo a questa ..."

Visualizzò alcune foto, nelle quali mi scopavo la signora Veronica nel magazzino del bar, che, seppur a bassa risoluzione, non lasciavano dubbi su chi fossimo e su cosa stessimo facendo.
"Guarda che se mi vuoi ricattare, hai sbagliato tutto" risposi schiumando rabbia.
"Tranquillo, sei fuori strada. Ma se puoi andartene ora, ti spiego tutto..."
Non le risposi, le diedi le spalle e mi diressi verso la cassa, dove parlottai fitto con la signora Veronica prima di raggiungere nuovamente la ragazza.
"Dammi 10 minuti, il tempo di cambiarmi e sono fuori!"
"Perfetto, mi trovi nella Smart bianca parcheggiata all'angolo."

Giusto il tempo di riassettarmi e la raggiunsi: "Che fai? Non entri?"
"Non ho capito cosa vuoi e cosa cerchi! E poi, come posso fidarmi di una che fa le foto di nascosto!"
"Prendi il telefono e cancellale. Ma stammi a sentire, perché potrei diventare una buona amica."
Entrai nella vettura, piccola e non comoda per la mia altezza, raccolsi l'invito a cancellare le foto e iniziai a fare sbollire la rabbia.
"Te lo ricordi il mio nome? Eppure, eravamo vicini alla prova intercorso di Sistemi informativi!"
Scossi la testa: non ricordavo il suo nome ma solo il suo viso e le sue tette, oltre ai costosi capi Gucci esibiti in quella prova e a lezione come se fossero pezze da mercatino, come quelle che indossavo in quel momento.
"Michele, quelle foto le ho fatte perché mi ha colpito la foga con cui soddisfacevi quella donna e, quando ho capito che ti pagava, mi sono detta che forse stavi sprecando il tuo tempo e anche il tuo cazzo. Comunque, mi chiamo Lorena." e mise in moto cogliendomi alla sprovvista.

"Dove stiamo andando?"
"Ti porto a casa mia... Certi discorsi fanno fatti in luoghi tranquilli."
Stetti in silenzio per qualche minuto poi ringhiai: "Ovviamente, dai per assodato che voglia venire a casa tua, del resto qualunque uomo verrebbe ovunque tu volessi ma..."
"Ma stai zitto e rilassati. Te lo ripeto, non sono una nemica, anzi potrei diventare la tua migliore amica..."
"Davvero? Sai me lo ricordo di come tu e i tuoi amici mi prendevate in giro per i miei vestiti scadenti, per la mia evidente differenza sociale ed economica!"
"Calmati, siamo quasi arrivati. Ma ti anticipo che diventerò la tua migliore amica, rivoluzionando la tua vita, le tue scopate e anche il tuo portafoglio!"
La osservai con la coda dell'occhio e restai imbambolato, perso in mille pensieri e interrogandomi su cosa potesse volere una delle ragazze più sexy della facoltà

[Continua]
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