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Quante volte al giorno pensi al Sesso nell'Impero Romano?


cultura 04.10.2023 23   |   Canali: sesso impero romano storia

Quante volte al giorno pensi al Sesso nell'Impero Romano?

"Quanto spesso pensi all'Impero Romano?". Una domanda che non ti aspetti ma che, da diversi giorni, è tra le più diffuse sui social network. A differenza di quello che si possa pensare il trend non è affatto un fenomeno prettamente italiano, anzi la domanda è diventata virale partendo dagli Stati Uniti.

L'Impero Romano viene ancora oggi considerato una delle civiltà più avanzate e organizzate della storia e, nonostante i tanti difetti e le "follie" che oggi non potrebbero trovare spazio in un Paese moderno, continua a essere un modello di ispirazione dal punto di vista politico e sociale.

Anche riguardo ai temi della sessualità, l'Antica Roma emerge dagli studi degli esperti come una società molto aperta e disinibita, per molti versi ben più libertina di quella attuale, seppur con dei limiti ben definiti.

Pur se profondamente patriarcale e centrato su una solida idea di virilità, l'Impero Romano offre tutt'oggi diversi spunti di riflessione riguardo a queste tematiche: vediamo dunque come veniva vissuto il sesso nella Roma Antica e quali punti di contatto e di distanza è possibile trovare con la nostra società.

Libertà, Virtù e Pudicizia: quale modello sessuale per gli Antichi Romani


n linea di massima, si può guardare all'Antica Roma come a una società dai costumi sessuali molto variegati e libertini, tuttavia bisogna anche evidenziare come questa grande libertà era riservata principalmente ai cittadini romani liberi e non a schiavi, prostitute, liberti e stranieri, per i quali invece limiti e divieti potevano essere anche molto stringenti.

Il libertinaggio dei costumi, poi, non coincideva con l'ostentazione ma, anzi, grande valore veniva dato alla qualità della Virtù anche in ambito sessuale e, nonostante l'apertura nei confronti dell'amore tra uomini o di altre pratiche particolari, era sempre ritenuto preferibile che tutto si svolgesse con moderazione. Questo perché la società romana inculcava l'idea che gli uomini romani dovessero dominare, conquistare i nemici e dimostrare la loro superiorità, evitando di cadere nelle debolezze della carne. Per le donne romane, la virtù equivalente era invece la Pudicitia, che richiedeva loro di essere caste, sottomesse ai mariti, padri o fratelli, e di occuparsi delle faccende domestiche.

Il Bacio e il Diritto di Bacio


Nelle relazioni amorose dell'epoca romana, c'erano restrizioni anche sul mostrare affetto pubblicamente. I fidanzati o gli sposi non potevano baciarsi in pubblico o mostrare il proprio amore apertamente, poiché queste dimostrazioni venivano giudicate severamente dall'esterno.

Tuttavia il bacio era considerato molto importante nella cultura romana, non solo come gesto di affetto ma anche come un modo per "controllare" le donne di casa.

Si pensi, per esempio, che vigeva ai tempi un diritto di bacio (ius osculi), che richiedeva alle donne di baciare sulla bocca sia i mariti che eventualmente i loro parenti maschi per verificare se fossero ubriache, poiché si credeva che il troppo bere potesse portare all'adulterio. Questo diritto poteva anche avere conseguenze legali, come il ripudio della moglie o addirittura l'uccisione legittima.

Verginità ed Educazione Sessuale

Un altro punto che evidenzia la disparità tra uomini e donne nella società Romana è quello della verginità prematrimoniale, dal momento che questa era un obbligo per le donne, imposto per garantire che arrivassero all'altare senza essere incinte. Al contrario, la verginità maschile era inaccettabile, poiché si credeva che gli uomini romani dovessero iniziare la loro formazione sessuale nella prima pubertà. A tal proposito, alcuni padri portavano personalmente i figli nei lupanari per fargli apprendere i piaceri sessuali e iniziarli ai piaceri fisici.

Disparità tra donne e uomini nell'Antica Roma


Uomini e donne nell'Antica Roma avevano diritti sessuali differenti
non solo per ciò che riguarda la verginità, ma anche sotto altri punti di vista. L'uomo, per esempio, doveva ricevere il piacere sessuale, mentre la donna doveva sottostare al suo desiderio, allo stesso modo il sesso orale e la masturbazione erano accettabili per gli uomini ma non per le donne.

L'orgasmo femminile non era proibito, ma doveva accadere casualmente mentre l'uomo cercava il proprio piacere, infine l'adulterio era considerato un reato grave soltanto per le donne sposate, mentre gli uomini potevano avere anche più amanti.

Le punizioni per l'adulterio potevano variare dalla morte per la donna a pesanti multe o al ripudio, anche se nella prassi era comune evitare la punizione pagando una multa.

Ma quindi, i Romani non erano sessualmente così aperti e avanzati come crediamo? In realtà c'è ben altro di cui parlare riguardo ai costumi dell'epoca e, per diversi aspetti, ci possiamo rendere conto come nell'Impero alcuni argomenti fossero molto meno tabù rispetto a oggi.

Sesso libero, ma nel rispetto delle gerarchie


La sessualità era nell'Antica Roma un modo per provare piacere senza preconcetti
di alcun tipo e infatti, come evidenziano gli studi sul tema, a quei tempi non esistevano concetti come eterosessualità, omosessualità e bisessualità oggi tanto discussi poiché il sesso era considerato semplicemente sesso, a prescindere dai protagonisti. In particolare gli uomini potevano avere relazioni sessuali con donne o altri uomini indifferentemente, a patto però, che si trattasse di persone di un livello sociale inferiore. Più complessa la posizione delle donne, per le quali come visto pesava molto di più il concetto di pudicizia e onore, ma nella realtà dei fatti, mantenendo grande discrezione anch'esse potevano dare sfogo alle proprie pulsioni.

Molto diffuse erano poi le pratiche di dominazione e sottomissione, nelle quali però era sconveniente per gli uomini rivestire il ruolo di sottomessi, sempre per non allontanarsi dall'ideale di virilità richiesto dalla società. Era piuttosto molto comune che uomini e donne Romani utilizzassero i propri schiavi come strumenti sessuali, esprimendo dunque anche in questo modo la proprietà della persona nel rispetto delle gerarchie sociali stabilite: donne e uomini liberi, per esempio, potevano dominare gli schiavi ma non lasciarsi penetrare o praticare loro sesso orale.
Gli schiavi, insomma, erano tenuti a soddisfare i padroni senza alcun diritto di provare a loro volta piacere. Per una questione di onorabilità, le donne dovevano sottostare a più limiti rispetto agli uomini ma avevano comunque il diritto di usare le schiave per scopi sessuali, preferendole agli schiavi maschi per evitare accuse di essere state penetrate.

Addirittura, per motivi gerarchici, era ritenuto inopportuno anche il sesso orale praticato da un uomo a una donna, anche se si trattava della propria moglie, dal momento che ciò equivaleva a "sporcare" la bocca, strumento fondamentale per le attività commerciali e politiche.

Prostituzione, Pornografia e Utero in Affitto


Nell'Antica Roma i servizi sessuali erano tutt'altro che difficili da trovare, d'altronde ancora oggi in molte aree archeologiche, come quella di Pompei, sono ben visibili strutture che erano dedicate proprio alla Prostituzione, con tanto di espliciti affreschi alle pareti.

La Prostituzione era piuttosto economica e accessibili a tutti e veniva esercitata sia in appositi bordelli, i Lupanari, che spesso all'interno delle taverne, dove oltre a cibo e vino venivano proposti servigi sessuali da parte delle cameriere.

In generale, le prostitute erano facilmente riconoscibili sia dall'abbigliamento, più semplice rispetto a quello delle donne di ceto più alto, che dal colore dei capelli artificiale. Peraltro, proprio come accade ancora oggi, era possibile trovare sia prostitute di basso rango, che godevano di una pessima reputazione nell'alta società, che meretrici di alto livello in grado di offrire compagnia dietro il pagamento di tariffe molto più esose.

Nessun pregiudizio, poi, vigeva verso la pornografia, tant'è che dipinti, mosaici, statue e affreschi a sfondo sessuale sono facilmente rintracciabili ancora oggi. Questo perché, al di là di tutto, il sesso era considerato un regalo proveniente direttamente dalla dea dell'amore Venere e pertanto da onorare e apprezzare.

Non meno interessante, poi, il fatto che anche più di 2000 anni fa esistesse qualcosa di simile all'utero in affitto di cui tanto si dibatte anche nella nostra epoca. Quella che veniva chiamata locatio ventris, infatti, prevedeva la possibilità che un uomo potesse prendere in prestito le grazie di un'altra donna per mettere al mondo un figlio in mancanza di una moglie o comunque di un partner femminile.

Al tempo degli Antichi Romani, infine, il sesso con persone molto più giovani o addirittura la pedofilia non erano oggetto di particolare biasimo, ma anzi potevano rappresentare un gesto di valore legato al potere e alla capacità di un uomo di disporre di un giovane schiavo o di una fanciulla il cui scopo era solo quello di compiacere il padrone. Considerando che molti matrimoni erano combinati e privi di passione, era peraltro molto facile che gli uomini Romani ricercassero all'esterno occasioni di piacere, riversandosi proprio sui più giovani.

Tra luci e ombre, insomma, il modo di trattare la sessualità nell'Antica Roma ci offre tutt'oggi diversi spunti di riflessione, spingendoci in molti casi a comprendere il valore della libertà amorosa e sessuale, un'apertura che a quei tempi era indubbiamente vincolata alle gerarchie e allo status sociale ma che può farci capire quanto i limiti e le barriere siano soltanto frutto di un retaggio culturale che può essere sovrastato e capovolto nel nome dell’amore libero.

E voi, quanto spesso pensate al sesso che facevano nell'Impero Romano? 


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