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Lui & Lei

Dal punto di vista dello stalker (parte 3)


di thefriendlymanbehind
24.10.2016    |    1.486    |    0 9.8
"Le carezze al seno sinistro sortirono presto i loro effetti e quando anche quel capezzolo divenne turgido si piegò leggermente in avanti facendo dondolare i..."
Questa è una storia di pura fantasia.
I luoghi, le persone ed i fatti narrati esistono unicamente nella mia mente.
Le procedure informatiche sono semplificate a tal punto da essere inutilizzabili, pertanto non potrete avvalervi di quest’opera per un utilizzo diverso dal piacere personale.
Il mio scopo non è spingere gli stalker ad agire, ma mettere al giudizio del pubblico la mia capacità di creare racconti erotici e soprattutto il mio scopo primario è farvi godere.
Non mi prendo alcuna responsabilità sull’uso scorretto che potreste fare della mia opera.
Se vuoi contattarmi puoi mandare una mail a: thefriendlymanbehindthescreen[at]gmail.com e ti risponderò nel giro di pochi giorni.


Quel mattino mi misi alla guida presto per evitare il traffico della gente che andava a lavoro, misi in borsa il mio portatile opportunamente preparato per l’occasione e cercai un’altra rete priva di protezioni, ma abbastanza veloce per i miei scopi. La trovai dopo circa tre ore di ricerca.
Il mio portatile non aveva un HD, non potevo permettermi che qualcosa venisse registrato sulle mie apparecchiature al di fuori della macchina a casa, in compenso aveva 32GB di ram e ciò mi permise di lanciare un OS Live e lavorarci senza troppi rallentamenti.
Cercai un parcheggio e mi collegai alla rete, ma prima nascosi la mia identità grazie alla rete TOR, non lo avevo fatto durante le altre connessioni in quanto i social network vedono con sospetto questo tipo di collegamenti ed il bot non avrebbe mai saputo far fronte ad un problema del genere.
Era passato più di un mese dal mio attacco ai danni di Francesca, la cartella con le foto scattate dalla webcam doveva cominciare ad essere pesante, mi collegai e spostai le immagini della sua intimità in una microSD sul mio pc. Terminato il procedimento ne approfittai per scaricare il nuovo backup del suo telefono e dei conti, non si sa mai.

Tornai a casa e comincia con gli estratti conto: nulla di troppo strano, Francesca stava rubando più del solito a lavoro o i suoi genitori stavano lavorando in nero perché il bilancio familiare aveva uno strano incremento del 12.3% rispetto al mese passato ed un 15% rispetto allo stesso mese dell’anno scorso. Buono a sapersi, ma nulla di interessante.
Le conversazioni sulle varie APP erano un inutile blocco di testo: parlava dei nuovi ragazzi conosciuti con le amiche, del capo stronzo, del suo collega con cui flirta per fare a cambio di turno e roba così.
Presi una scatola di Kleenex ed eccitato mi misi a lavorare sulle migliaia di foto che avevo a disposizione.
Il computer era posto nella sua camera privata con una vista perfetta del suo letto e del suo armadio, fantastico! Fino a quel momento non ne avevo idea, non ho controllato quella sera perché sinceramente mi passò di mente.
Cominciai a visionare le foto da quando la vidi scendere ubriaca dalla sua auto: entrò in camera barcollando con gli stivaletti in mano, si tolse il lungo tubino blu mostrando un intimo blu coordinato, tolse il reggiseno e si accarezzo i seni indolenziti e si tuffò a letto.
Ammisi con me stesso che non era molto per oltre un mese di lavoro.
Continuai a guardare le foto, c’era ovviamente lei nuda che si cambiava, ma volevo molto di più finchè, a 4 giorni da quando avevo installato il virus, entrò di fretta dalla porta nella sua camera, la chiuse a chiave, abbassò le luci e chiuse le imposte.
Si svestì immediatamente dopo liberandosi prima da un’opprimente camicetta rossa e dopo da un paio di jeans neri che insieme formavano la sua divisa da cassiera, rimanendo così solo con un reggiseno senza spalline e quello che sembrava un tanga o un perizoma, entrambi rosa confetto.
Era in piedi davanti alla webcam con le gambe divaricate e le mani lungo i fianchi, era davvero bellissima.
Dapprima iniziò con quella che era una carezza leggera che partiva dal petto per scendere poi fino nelle capienti coppe del suo reggiseno, dopo di che diventò una vera e propria ricerca spasmodica del piacere. Con ancora il reggiseno addosso si sedette a gambe aperte sulla sedia della scrivania e si massaggiò profondamente i seni coperti a stento dal reggiseno, i suoi occhi erano chiusi e le labbra semiaperte erano in attesa di un piacere più profondo per schiudersi del tutto.
Quasi subito piegò il reggiseno sulla pancia ed approfittò dell’improvvisa libertà dei suoi seni per saggiarne la consistenza e palparli a piene mani. Le sue mani diventarono avide, ma non potevano contenerli entrambi poichè troppo piccole. Con una mano accarezzava il seno destro, l’altra venne portata alla bocca, la lingua esperta fece capolino fra le labbra carnose e percorse indice e pollice per tutta la loro lunghezza, non contenta le mise in bocca per succhiarle avidamente. Con le dita umide cominciò a strizzare il capezzolo destro che era ormai quasi completamente eretto, una volta che ebbe raggiunto la massima estensione Francesca prese a mungerlo come si fa con le mucche e mise il turgido capezzolo nella piega fra pollice ed indice, nel frattempo portò la sua mano sinistra sul seno sinistro e replicò le attenzioni che fino a quel momento aveva riservsto unicamente al seno destro.
Le carezze al seno sinistro sortirono presto i loro effetti e quando anche quel capezzolo divenne turgido si piegò leggermente in avanti facendo dondolare i due enormi seni, agguantò entrambi i capezzoli e li munse entrambi con forza mentre spalancava la bocca in una smorfia di piacere.
Riprese il controllo di sé e si calmò, prese una crema e cominciò a spanderla con cura sui seni (una pratica che le avevo visto fare tutte le altre sere): un seno alla volta, dal petto fino al capezzolo per poi lentamente risalire. Doveva essere una tortura, era pronta per godere e questi ulteriori preliminari necessari a preservare la bellezza del suo seno non facevano altro che allontanare il momento in cui avrebbe goduto davvero.
Una volta che la crema fu passata con scrupolo su ogni centimetro quadrato del suo petto e venne assorbita dalla pelle morbida interruppe questa tortura per adagiarsi sulla sedia per ufficio che teneva davanti al computer, si liberò anche del perizoma rimanendo così completamente nuda ed eccitata alla mercé dei miei occhi lussuriosi. Scrisse qualcosa sulla tastiera del computer portatile, e passò qualche minuto a fare altre operazioni (in seguito scoprì che Francesca si eccitava guardando altre ragazze legate, bendate e leccate da più uomini e donne. De gustibus), si posizionò a gambe divaricate appoggiando i polpacci alla scrivania tenendo il computer sulla scrivania in mezzo alle caviglie; la webcam troneggiava in mezzo alle sue gambe spalancate mentre il suo sesso si preparava ad essere stimolato.
La vagina ed il monte di venere erano coperti da una leggera peluria nera, non si depilava completamente, ma non lasciava che la natura prendesse il sopravvento. La definizione della webcam e la scarsa illuminazione giocavano contro di me, ma vidi chiaramente due grandi labbra grosse e vogliose di attenzioni, notai il luccichio proveniente dal basso della sua vagina e quando si muoveva spasmodicamente sulla sedia le due chiappe venivano divise e potevo intravedere il suo la sua rosetta in mezzo a loro.
Con movenze esperte portò indice e medio all’apertura della sua vulva e con gesti concentrici fece entrare prima la punta dell’indice e la punta del medio poi. La cosa doveva averle dato un brivido di piacere perché tremò dalla testa ai piedi; giocherellò per quasi un munito all’entrata delle sue labbra, ma dopo prese un respiro profondo che le fece risaltare ancora di più i seni e tuffò facilmente entrambe le dita dentro di lei.
Non era la prima volta che lo faceva, le dita non trovarono alcuna resistenza bagnata com’era, ciò nonostante inarcò la schiena e spalancò la bocca per il piacere. Cominciò a masturbarsi con le due dita mentre una mano esperta tormentava entrambi i seni, specialmente i capezzoli, ma a quanto pare non era abbastanza perché mentre la mano destra lavorava come uno stantuffo la sinistra le si avvicinò e tuffò altre due dita dentro la vagina: aveva quattro dita dentro di due mani diverse, una cosa che ammetto di non aver mai visto nemmeno nei siti porno.
Le dita della mano sinistra rimasero per poco all’interno della vagina, vennero inserite solo per lubrificarle. Mentre continuava a stantuffarsi facendo partecipare anche l’anulare l’indice ed il medio della mano sinistra ripercorrevano il fradicio solco fra le labbra: dal clitoride alla vagina e dalla vagina al clitoride. Quando il suo bottoncino perse la sua timidezza che lo faceva nascondere sotto il cappuccio ed una volta che fosse stato ben lubrificato cominciò a sfregare contro il suo clitoride come un suonatore fa con la sua chitarra.
Dalla mia posizione a 30 centimetri sopra la scena vedevo assolutamente tutto: dai polpacci che si contraevano, ai sussulti dello stomaco alla bocca deformata per l’imminente orgasmo. Uno spettacolo tremendamente eccitante che mai mi sarei aspettato.
Ad un certo punto i movimenti si fecero così rapidi che la dannata webcam di bassa qualità riportava solo una confusa scia mossa, ma mentre vedevo la sua faccia prendere le tipiche smorfie dell’orgasmo capii che probabilmente doveva punirsi per qualcosa perché si fermò poco prima di godere, si alzò da quella scomoda posizione e sparì dalla visuale.
I secondi sembravano ore e premevo come un folle il tasto “avanza” della mia tastiera in modo da vedere che fine avesse fatto, alcune decine di immagini dopo vidi che si era seduta ai piedi del letto davanti al grande specchio appeso sull’anta dell’armadio; era ancora ancora completamente nuda e stravolta, ma si mise in ginocchio sul letto e poggiò il sedere sui talloni come fa un bravo karateka, a questo punto si spostò il più vicino possibile allo specchio, spalancò le gambe ed ammirò soddisfatta il suo sesso. Avvicinò la mano destra alla vagina e con pollice ed indice prima scoprì oscenamente il clitoride gonfio di desiderio e poi scese più in basso mettendo in mostra il suo pertugio umido e caldo che pulsava vistosamente.
Lei era assolutamente estasiata da questa vista, non riusciva a distogliere lo sguardo e la cosa durò diversi fotogrammi.
Riprese a masturbarsi inserendo un unico dito della mano sinistra mentre la destra continuava a tenere aperta la sua vagina. Metteva dentro il dito, lo richiudeva ad uncino, lo muoveva dentro, insomma, stava davvero giocando con sè stessa ed io potevo vedere la maggior parte di quel che succedeva grazie al riflesso sullo specchio, proprio come lei.
La mano destra sparì dalla mia vista cercando a tentoni qualcosa di fianco a lei, quando lo afferrò se lo portò davanti alla faccia e lo ammirò per un attimo: era un piccolo vibratore rosso sul quale, dato il luccichio che emetteva sotto il lampadario della camera, era probabilmente già stata versata una generosa dose di lubrificante e mentre costringeva il suo sesso voglioso a rimanere aperto alla sua vista (questa volta usando la mano sinistra) appoggiò la punta del piccolo vibratore all’apertura della sua vagina e lo inserì per un paio di centimetri.
Doveva piacerle molto dato che immediatamente notai una macchia sul suo lenzuolo, ma lei doveva aver pregustato quel momento per tutta la settimana e non voleva che finisse in un istante.
Ci vollero 20 fotogrammi affinché il vibratore sparisse quasi completamente nella vagina, una quindicina di centimetri in duecento secondi, era chiaro che voleva godere di tutti i rilievi che quel giocattolo aveva stampati sopra. Una volta che del vibratore era rimasta solo la ghiera esterna lo accese e sempre lentamente lo estrasse e lo rinfilò più volte. Quello che mi stupiva non era questa tortura del piacere che si stava autoinfliggendo, ma erano i suoi occhi: puntati sullo stesso riflesso dello specchio che anche io guardavo ed il riflesso mostrava le sue labbra aperte che inglobavano il vibratore come una bocca avida ingoia un pene. Le piaceva vedere la sua vagina deflorata.
Il tutto durò meno di dieci minuti, dopo una quindicina di affondi più veloci spalancò la bocca, tirò la testa indietro e cadde praticamente svenuta sul letto; il vibratore uscì da lei ancora acceso e cadde sul pavimento, a breve seguirono diversi schizzi dal suo sesso, doveva essere stato fantastico.
Dalle immagini potevo vedere che il respiro era ancora affannato, i suoi grossi seni sui quali svettavano come due sentinelle i turgidi capezzoli si muovevano ritmicamente, gattonò fino al vibratore, lo spense e lo fece rotolare sotto al letto. Si fermò a guardare la sua immagine riflessa allo specchio, alcuni schizzi erano arrivati fino a lì: con un dito raccolse un po’ dei suoi umori dal vetro e li assaggiò. Con una faccia disgustata si buttò a dormire e cadde in pochi secondi in un sonno profondo.
La webcam smise di registrare pochi minuti dopo.

Dopo essermi masturbato e certo del fatto che ci fossero altre scene del genere in un mese di registrazione ero a metà fra l’eccitato e l’arrabbiato. Tutto ciò era ovviamente il sogno di ogni maschio sulla faccia della terra, ma non avevo audio, non era un video, ma una sequenza di immagini, non c’erano odori. Certo, avrei potuto ottenere dei video con audio, ma la qualità era sempre quello schifo: io volevo avere ben altro.
Era insomma un ottimo inizio, mi restavano ancora 10 mesi nel mio Paese e non mi sarei accontentato di questo modesto risultato.


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