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Lui & Lei

Dal punto di vista dello stalker (parte 1)


di thefriendlymanbehind
23.10.2016    |    2.414    |    0 9.4
"I capelli corvini le scendevano sinuosamente sul corpo oltre il bacino come un’onda di pece, impreziositi da leggeri colpi di sole ed un piccolo fermacapelli..."
Questa è una storia di pura fantasia.
I luoghi, le persone ed i fatti narrati esistono unicamente nella mia mente.
Le procedure informatiche sono semplificate a tal punto da essere inutilizzabili, pertanto non potrete avvalervi di quest’opera per un utilizzo diverso dal piacere personale.
Il mio scopo non è spingere gli stalker ad agire, ma mettere al giudizio del pubblico la mia capacità di creare racconti erotici e soprattutto il mio scopo primario è farvi godere.
Non mi prendo alcuna responsabilità sull’uso scorretto che potreste fare della mia opera.
Se vuoi contattarmi puoi mandare una mail a: thefriendlymanbehindthescreen[at]gmail.com e ti risponderò nel giro di pochi giorni.

Gentile lettore.
Ti informo che il mio stile di scrittura può risultare piuttosto pesante ai più e, soprattutto in questa prima storia (che sarà l’inizio di una serie), sarò più prolisso del solito.
Le prime due storie non conterranno alcun contenuto sessuale, dalla terza si cambierà decisamente registro.
Nel momento in cui sto postando questo racconto ho già scritto 5 capitoli che verranno pubblicati una volta ogni due settimane, i primi tre verranno pubblicati nello stesso giorno.

L’importante non è l’atto sessuale, ma l’atmosfera e tutti i sentimenti e le emozioni che ruotano intorno ai protagonisti. Chiudete gli occhi ed immaginate di essere al mio posto o perché no? Al posto di Francesca.

N.B: Questo primo racconto non contiene alcun contenuto sessuale, serve ad introdurre i personaggi. Se ciò non dovesse interessarti puoi andare direttamente al terzo capitolo.

Non mi piacciono le persone, di solito cerco di passare la maggior parte del tempo da solo con i miei pensieri, ma con Francesca era diverso.
La conobbi alle scuole medie, era una ragazza bellissima: alta circa un metro e sessanta, capelli lunghi corvini, occhi nocciola, pelle bianca, morbida e setosa, un seno molto prosperoso (che non risente apparentemente della gravità nemmeno oggi a distanza di oltre dieci anni) ed un sedere tipico delle ragazze latine nonostante la sua provenienza sia molto, molto più nordica. In prima battuta mi attirò di certo la sua fisicità, ma restai soggiogato dalla sua mente, dalle sue idee, dal fervore con cui si batteva per difendere i suoi ideali. Mi piaceva tutto di lei.
Nel corso degli studi diventammo addirittura amici, fu lei a fare il primo passo probabilmente attratta da un’inspiegabile Sindrome della Crocerossina.
Lei trovava in me una persona di cui fidarsi, con cui sfogare dubbi, problemi e frustrazioni; io trovavo in lei prima un bel pezzo di carne e poi una ragazza poliedrica con dei tratti davvero molto interessanti.

Non mi dichiarai mai a lei, non me ne diede la possibilità.
Non mi lanciò mai segnali che avrebbero potuto essere in qualche modo fraintesi e nonostante passassimo tutto il nostro tempo libero insieme (che non era poi molto a dirti la verità, la nostra era una scuola media un po’ particolare) a parlare in camera mia senza che alcuno fosse in casa non riuscii mai neppure a metterle una mano su una spalla. (Oggi andrebbe di moda dire “friendzoned” o qualcosa del genere)
Nonostante il suo comportamento fosse stato integerrimo per tutti gli anni in cui ci frequentammo la mia mente, ed anche la mia mano, galoppavano felici in un universo del tutto immaginario in cui noi eravamo una coppia e lei mi amava e rispettava. Un mondo che, a dirti la verità, ormai non riesco nemmeno più ad immaginare, ma proseguiamo nella narrazione.

Dopo le scuole medie prendemmo strade totalmente diverse: io frequentai quello che in Italia corrisponde al liceo scientifico, lei scelse un corso di tre anni propedeutico al lavoro.
Fu una grande delusione per me. Non sono una persona che giudica gli altri in base al livello di istruzione o al lavoro che svolgono, ma lei decise di stravolgere tutti i suoi piani di cui avevamo parlato per anni quando, un semestre prima della fatidica scelta del corso di studi futuro, incontrò un ragazzo ripetente di un’altra classe di cui si innamorò perdutamente.
A nulla valsero le mie suppliche, quelle dei suoi genitori (persone di bassa scolarizzazione, ma che proprio per questo sapevano a cosa stava andando incontro la figlia) ed addirittura del Preside in persona –anche se quelle di quest’ultimo furono vere e proprie minacce-, ma lei era innamorata, voleva trasferirsi il più velocemente possibile una volta raggiunti i 18 anni e non volle sapere altro.
Nella sua vita non c’era più posto per nulla che non fosse quel ragazzo. Smettemmo di vederci dal giorno alla notte perché il suo nuovo fidanzato non voleva che lei avesse amici: maschi o femmine che fossero. Passò l’esame per il rotto della cuffia.

La rividi molti anni dopo e prendemmo un caffè insieme, mi racconto la sua vita, mi disse che la sua relazione terminò dopo circa un anno e che lei aveva ricominciato gli studi in quello che in Italia chiamate istituto professionale pubblico.
Provai un misto di rabbia, tristezza ed ancora rabbia. Ero arrabbiato e triste perché mi aveva abbandonato, perché ha buttato ogni possibilità di carriera dietro un idiota. Ero arrabbiato verso i suoi genitori per averglielo permesso; ma alla fine mi misi l’anima in pace, lei sembrava felice e di certo aveva vissuto più di me.
In quell’incontro notai che la sua passione per le scollature e per i reggiseni a balconcino non era scemata affatto, anzi. Il diamante grezzo di cui mi innamorai aveva perso molto del suo lato psicologico, ma ora mostrava un corpo maturo, snello, temprato da diete ferree e palestra, senza però risultare troppo sproporzionato o muscoloso. I capelli corvini le scendevano sinuosamente sul corpo oltre il bacino come un’onda di pece, impreziositi da leggeri colpi di sole ed un piccolo fermacapelli a forma di calendula che ricordavo appartenesse alla madre. Il contrasto era a dir poco stupefacente.
Portava un paio di occhiali da vista tigrati dalla montatura spessa e squadrata, erano palesemente finti (non c’era deformazione dell’immagine oltre la lente, erano due semplici pezzi di vetro), ma nonostante non ne avesse bisogno ne scelse comunque un paio di ottima fattura.
Indossava una canotta lilla estremamente aderente con le bretelle molto, molto sottili (in cuor mio sperai che non bastassero a reggere il peso del suo seno, una quinta abbondante ora) e che non lasciava assolutamente nessun dubbio sulle sue forme. Dalla profonda scollatura faceva capolino un reggiseno azzurro con un diamantino finto posto all’attaccatura delle due coppe.
Portava pantalone nero da palestra che era molto corto e che lasciava vedere ai clienti del bar la bellezza delle sue cosce e delle sue gambe, lei è sempre stata molto pallida, ma nonostante l’estate fosse appena iniziata mostrava un’abbronzatura invidiabile. Il pantalone era di almeno una misura più stretto nonostante i suoi fianchi ed i glutei fossero molto prosperi; il pantalone era talmente stretto che quando si piegò a raccogliere il telefono che le era caduto di mano diventò trasparente e io riuscii a scorgere la forma del perizoma che si incuneava fra i suoi glutei o meglio, vidi solo il triangolino perché il resto era letteralmente inghiottito dalla prosperità marmorea del suo intimo.
Notai con piacere che Francesca era diventata una donna, ma che non aveva smesso di attingere ai risparmi familiari faticosamente messi da parte per la sua istruzione per comprare completini intimi mozzafiato. Lo faceva già alle medie rubando di nascosto dalla busta che i suoi tenevano nel freezer in cucina, ora era solo passata a marche migliori ed a giudicare dall’odore aveva preso a fumare a pieno regime.
Ci salutammo con un sorriso, io pagai il conto e lei non mi rivide mai più.

Esattamente un anno dopo quell’incontro io sarei andato via dalla mia terra natale perché avrei dovuto proseguire i miei studi oltreoceano. Non l’avrei mai più rivista.
Non poteva finire così, non poteva assolutamente finire così! Se finisse qui avrei speso il mio tempo ed avrei speso anche il tuo che mi hai dato fiducia leggendo questo racconto, ma sta tranquillo, il divertimento non è ancora iniziato.

Avevo preso un anno sabbatico per prepararmi al meglio ai miei successivi studi, volevo aggiungere una quarta lingua al mio curriculum, ma mi sarei concesso una piccola pausa dalle mie sudate carte per la prima volta in vita mia.
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