Desiderio

L’aria della notte era calda e densa, carica di promesse non dette. Nel locale la musica pulsava forte, il basso faceva vibrare il pavimento, ma lui non sentiva nulla. I suoi occhi erano fissi su di lei, dall’altra parte del bancone. C’era qualcosa nel modo in cui muoveva le mani sul bicchiere, nel modo in cui si mordeva il labbro mentre ascoltava la sua amica, che lo inchiodava lì, ipnotizzato.

Lei doveva aver sentito il suo sguardo bruciarle addosso, perché sollevò lo sguardo e lo fissò dritto negli occhi. Un attimo. Due. Poi un sorriso appena accennato e la lingua che sfiorava lentamente il bordo del bicchiere prima di bere un sorso.

Lui si alzò senza pensarci due volte.

Le si avvicinò con calma, come un predatore che ha già deciso la sua preda. "Non ci siamo mai visti prima, vero?" chiese, con un sorriso sicuro.

Lei lo guardò, inclinando appena il capo. "E se fosse?"

Il gioco era iniziato.

Si scambiarono poche parole, solo lo stretto necessario. La tensione tra loro cresceva ad ogni secondo, come un elastico tirato al limite. Quando lui le sfiorò la mano "per caso", lei non si ritrasse. Quando il suo respiro le sfiorò il collo mentre le parlava all’orecchio, lei si morse il labbro.

Non serviva dire altro.

Si ritrovarono fuori dal locale, stretti nell’oscurità di un vicolo isolato. Lui la spinse con dolce fermezza contro il muro, il corpo che sfiorava il suo, senza ancora toccarla del tutto.

"Dimmi di fermarmi," sussurrò con voce roca, gli occhi nei suoi.

Lei lo fissò e sorrise. "Non farlo."

Fu la scintilla.

Le loro labbra si trovarono in un bacio disperato, ardente. Le mani di lui le percorsero il corpo con urgenza, scoprendo la pelle sotto il vestito leggero. Lei gemeva piano mentre le sue dita scivolavano lungo la coscia, risalendo senza fretta. Quando finalmente la trovò, calda e bagnata, un ringhio basso gli sfuggì dalle labbra.

"Così pronta per me?"

Lei non rispose, ma si inarcò contro di lui, le unghie che affondavano nelle sue spalle. Lui non aveva più pazienza. La sollevò con forza, facendole avvolgere le gambe attorno ai suoi fianchi, e si liberò di quanto bastava per sentirla scivolare contro di sé.

L’ingresso fu lento, profondo. Lei trattenne il fiato, poi lo lasciò andare in un gemito soffocato. Il ritmo si fece subito urgente, il bisogno esplose in qualcosa di primitivo. I loro corpi si muovevano in sincronia perfetta, schiacciati contro la parete ruvida. Il fiato corto, il calore che cresceva sempre di più, le mani che si stringevano con forza, fino al punto di non ritorno.

Lei arrivò per prima, mordendosi un grido contro la sua spalla, il corpo che tremava di piacere. Lui la seguì subito dopo, affondando dentro di lei con un ultimo colpo profondo, il piacere che lo travolse come un’onda.

Rimasero così per un attimo, il respiro affannato, i corpi ancora intrecciati. Poi lui la guardò e sorrise.

"Se questo è solo l’inizio… non oso immaginare il resto della notte."

Lei rise piano, gli diede un bacio veloce sulle labbra e sussurrò:

"Allora che aspettiamo?"

Fine… o forse no.