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Lui & Lei

Il gioco alla pari - parte 2


di fufonet
29.07.2017    |    3.008    |    0 7.3
"Intanto io pensavo a cosa potessi chiederle o farle fare per continuare questo gioco che ci aveva fatto conoscere meglio e aveva scoperto questo lato segreto..."
Poggiata con la schiena alla spalliera del letto e con lo sguardo fisso verso i miei occhi, come se mi stesse ipnotizzando, fece un cenno con la mano indicandomi di avvicinarmi.
Io ero in uno stato di parziale lucidità mentale, completamente invaghito di lei e con una pressione sanguigna sicuramente altissima tanto da sentire i battiti cardiaci in testa.
Mi avvicinai lentamente e non feci in tempo ad inginocchiarmi sul letto per proseguire verso di lei che, agguantando la mia maglietta da poco sotto il collo, mi tirò bruscamente verso di lei. Allo stesso tempo con una mossa velocissima mi ribaltò e invertì il suo posto con il mio.
A questo punto ricordai che in passato lei frequentò una scuola di karate.
Senza farmi capire nulla e senza neanche rendermene conto, con la stessa mossa di scambio delle posizioni mi sfilò la maglietta e la usò per asciugare i suoi piedini da quel lubrificante.
A questo punto, da seduta su di me frontalmente si invertì e spostò quel suo magnifico sederino nudo quasi sulla mia faccia.
Strofinando le sue mani sulla mia pancia quasi come se stesse cercando un minimo di rilievo addominale (inesistente).
Disse "Ho notato che ti piace il fisico definito... tu non sei messo tanto bene."
Dandomi pizzicotti sempre più forti in pancia "Ora facciamo lavorare questi muscoletti. Girati ! e fammi venti flessioni"
Io mi girai subito senza pensarci due volte e senza ricordare che c'era... un... diciamo un "impedimento rigido" e mi feci abbastanza male urtandolo e schiacciandolo al materasso.
Dunque cedetti al dolore, ma lei, molto rigida, sfilò i pantaloncini e le mutande insieme e diede due schiaffi forti al sedere, uno per lato, che svegliarono nuovamente l'erezione e continuò a schiaffeggiarmi finchè non mi sollevai. Rimasi quindi costretto a tenermi sollevato con le braccia per evitare nuovamente l'inconveniente.
L'esercizio si era trasformato da "flessioni" a "tenersi su per non farsi male".
Lei, per farmi cedere, cominciò a darmi pizzicotti ai fianchi e solleticarmi lungo tutto il busto.
Stavo crollando, quasi svenivo. Per fortuna mi fece smettere poco prima che le braccia cominciassero a tremare.
Credo di non aver ceduto solo per paura che dolore sarebbe stato troppo forte se l'avessi fatto.
Lei: "Adesso facciamo qualcosa per farli uscire un po' questi addominali"
Io, in effetti cercavo di tanto in tanto di seguire un programma ma mi è sempre mancata la costanza di seguirlo.
Non ero grasso ma neanche magro, mancava quel tono muscolare che definisce il corpo.
Lei continuando con il suo intendo di farmi soffrire prese un paio di polsini in cuoio che si agganciavano tra loro come un paio di manette e me le mise ai polsi per poi agganciarli tra loro dietro la mia schiena.
Mi aveva reso impossibile alzarmi perchè bloccato dalle mie stesse braccia. Prese dunque le due cavigliere e me le mise, poi mi avvicinò le gambe facendo toccare le due piante dei piedi tra loro.
Agganciò dunque le cavigliere ai polsini rendendomi così impossibile anche di rotolare lateralmente essendo braccia e gambe legate dietro la schiena.
Posò quel suo sedere sui miei piedi e intrecciò le gamba verso di me agguantando il mio pene con i suoi piedini.
Feci un sospiro di sollievo perchè pensai che fosse arrivato il momento di "venire", non vedevo l'ora proprio per abbassare quella pressione sanguigna altissima che mi stava facendo morire.
Lei che intanto aveva intuito la mia necessità: "Dai... fai qualche piegamento e mentre rimani su io mi lavoro il tuo giocattolino".
Nella mia testa pensai: "Nooo gli addominali nooo... non ero mai riuscito a farli decentemente e ora che devo farli per uscire da questo incubo come faccio?"
Intanto lei aveva recuperato quella boccetta di lubrificante che avrebbe solo rallentato le cose se l'avesse messo li... e infatti lo fece scolare dalla punta verso la base di quel pene che sembrava esplodere a momenti.
Esclamo: "Dai... su... comincia ! "
Io mi sforzai cercando per soddisfare la sua richesta e cercai di rimanere contratto per restare su. Non ce la feci, non rimanetti neanche un secondo e lei non ebbe neanche il tempo di iniziare il lavoro.
Bastava poco... pochissimo per venire e potermi riprendermi.
Lei: "Non ti azzardare a venire prima di averne fatti almeno dieci, altrimenti c'è la punizione"
Io nel panico più totale, capì cosa mi avesse detto solo quando a metà del secondo piegamento stavo per venire.
Non riuscii a bloccare quel flusso "in canna" e ne uscì qualche goccia. Lei se ne accorse e come se lo avesse già previsto era già pronta con la punizione in mano.
Era un mini vibratore da borsetta lungo circa dieci centimetri e largo due di diametro, che lubrificò e portò verso il basso.
Capii cosa volesse farci soltanto quando lo sentii lì poggiato sul quel mio buchino che non era stato mai usato in quel verso.
Io appena lo sentii lì mi spaventai, mi contrassi tutto e spalancai gli occhi. Lei non dubitò, lo accese e lo infilò dentro per metà.
Io nell'inserimento sentii una scossa lungo tutto il corpo che mi fece sobbalzare, inspirai talmente tanto da dover aprire la bocca e la lasciai spalancata.
Lei intuì che non avrei più resistito, agguantò il mio pene con la mano destra e tenendolo stretto si muoveva intorno ad esso, nello stesso tempo verso l'alto e verso il basso mentre con la mano sinistra manteneva e muoveva il vibratore per impedirmi di spingerlo fuori.
Avvertì in alcuni momenti un piacere estremo che non avevo mai raggiunto, peccato che però durava così poco da non riuscire a venire.
Tutto era sempre più veloce e forte finchè non arrivò un orgasmo esplosivo che mi svuotò.
Finalmente mi sentii meglio e feci un profondo respiro di sollievo. Lei intanto continuava credo con l'intento di svuotarmi tutto, ma era già tutto... credevo.
Pensai che aspettasse che mi si afflosciasse, ma non successe, putroppo.
Lei aveva già pronto il preservativo aperto che infilò velocemente e letteralmente ci saltò sopra.
Sobbalzai nuovamente al sentirmi catturato da quella sua cavità morbidamente calda e allo stesso tempo aggressiva. Si mise subito a saltellarmi sopra e questo punto la cosa divenne un problema perchè il dolore e bruciore non tardò ad arrivare ma lei imperterrita, come una galoppatrice olimpionica intenta alla vittoria, non accennava a rallentare.
Stavo davvero soffrendo ma allo stesso tempo ero soddisfatto del suo operato.
Cominciai a contorcermi tutto, ad arricciare le dita dei piedi, a stringere i denti e a strizzare gli occhi.
Questo finchè anche lei venne, solo allora rallentò fino a fermarsi e finalmente l'erezione cedette. Ero distrutto.
Lei: "Bravo ragazzo.. bravo" dandomi due schiaffetti sulla guancia.
Le chiesi con un filo di voce quanto tempo rimaneva e guardandola negli occhi mi resi conto che il cronometro non era stato avviato e che non avevamo idea di quanto tempo fosse trascorso.
Lei rispose, dopo aver dato uno sguardo all'ormai sfinito pene, "può bastare per ora" schiacciando con una mano sulla mia pancia e con l'altra sfilando finalmente il vibratore dal mio culetto.
Io chiesi dunque di essere liberato e lei lo fece con molta calma.
Intanto io pensavo a cosa potessi chiederle o farle fare per continuare questo gioco che ci aveva fatto conoscere meglio e aveva scoperto questo lato segreto di entrambi.
Continua...
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