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Lui & Lei

“In assoluto, Clarissa” - Ep. 7.1 - La Magia delle Pietre Sacre


di MaxClee
01.09.2018    |    1.308    |    2 9.7
"Pur di sapere la location giocò la carta che sapeva mi avrebbe fatto capitolare: attraverso il web le immagini che comparivano sul mio schermo mostravano nitidamente e fluidamente dapprima dettagli..."
Considerai che era giunto il momento di mostrare a Clarissa il mio apprezzamento per i virtuosismi straordinari che dedicava nello stupire e deliziare la mia brama di Piacere. Intento reciproco, peraltro. Finora avevo evitato “doni” o omaggi che avessero avuto la parvenza di ricompensa o tentativo di remunerare le sue attenzioni disinteressate. Anzi, questo avrebbe irritato la sua auto-stima e fattomi banalmente ricadere fra gli uomini dal poco valore come certi mezzucci.
L’occasione si presentò nel momento di un mio viaggio di affari nel Regno Unito. Per qualche giorno avrei partecipato a riunioni e conferenze, ma al loro termine avrei potuto trattenermi per qualche giorno poco fuori Londra. L’azienda mi mise a disposizione un’ottima camera, matrimoniale e lussuosa.

Ripensai all’effetto che luoghi misteriosi, o mistici o famosi per leggende o eventi soprannaturali provocavano in Clarissa, quasi suggestionando e stimolando un’eccitazione indotta. Ad esempio quando visitammo Rapa Nui, appoggiando una mano ad un Moai mentre rivolgeva uno sguardo socchiuso al tramonto, La vidi quasi ansimare mentre, non fu certo la lieve brezza tiepida dall’Oceano, notai i suoi capezzoli delinearsi sodi e grinzosi sotto la camiciola di cotone candido. Non intervenni e mi limitai ad ammirare le sue cosce - ora scoperte ora nascoste dal venticello intermittente - lentamente divaricarsi e flettersi come sopraffatte dalle sensazioni del vortice del godimento. Ora gli occhi erano chiusi, ma non stretti. La bocca socchiusa con la punta delle lingua che fuoriusciva ruotando sulle labbra. La mano il cui palmo poggiava sulla scultura antica era ancora in contatto ma chiusa a pugno per movimento involontario tipico della trance carnale. Stetti ancora un poco, incapace di intromettermi, inadeguato, non necessario. Il termine fu un sospiro più intenso dei precedenti. Poco dopo notai che dai lembi sbottonati della camiciola sotto la larga cintura che la stringeva in vita, uno zampillo limpido che ben conoscevo disegnò un ghirigoro di macchie scure sulle calda roccia del monolite. Non chiesi niente e lei mi guardò come se non vi fosse nulla di nuovo o di cui stupirsi. Mi confermò di non aver sognato passando il dito sulla mia bocca dopo averlo profumato con le gocce della sua vagina, ancora imperlata e pulsante.

Così, decisi di creare un’atmosfera capace di ricreare questa suggestione invitandola in un luogo che fosse altrettanto suggestivo.

Dopo l’arrivo nella City e durante i primi giorni di convention, pian piano le svelai quello che avevo in mente. Era un gioco divertente vederla impazzire di curiosità e tenerla sulle spine. Clarissa sapeva come convincere a rivelare un segreto. Ogni sera, tramite video chat, cercava di guadagnarsi nuovi indizi.
Pur di sapere la location giocò la carta che sapeva mi avrebbe fatto capitolare: attraverso il web le immagini che comparivano sul mio schermo mostravano nitidamente e fluidamente dapprima dettagli secondari, ma che conoscevo bene: unghie scarlatte di dita affusolate che titillavano il cursore di una zip tra due lembi di latex rosso. Fugacemente spostava l’obbiettivo sulle labbra che -unica parte scoperta della guaina che avvolgeva il capo - rilasciavano tracce di rossetto sul doppio cono sopra l’impugnatura di un dildo in vetro trasparente. Primi piani di caviglie e piedi avvolte dal lattice color fuoco si intravvedevano fra i lacci di scarpe da ballerina nero lucido, dalla punta mozzata e dai tacchi che pugnalavano il lenzuolo in gomma bianca.
Ancora in abito e cravatta, sotto i pantaloni ampi, attraversando l’apertura dei boxer, il mio pene era eretto allo spasimo, beccheggiante mentre il glande compresso cercava ulteriore spazio. Con fatica, finsi che non fosse sufficiente il video-show per rivelare altro. Ma ignoravo la carta segreta che stava per sfoderare. Con sorriso beffardo in risposta alle sfida, avvicinò un aggeggio che non riconobbi. Fissò la cam ad un punto fisso, davanti al quale sbottonò lentamente una delle due aperture circolari lasciando che la setosa pelle della sommità dello sferico seno, l’aureola rosea e grinzosa col capezzolo carnoso si mostrassero incorniciati dal lucido latex. Lasciò questo fermo-immagine mentre, chiedendomi se fosse sufficiente per rivelare qualche indiscrezione sul mio progetto. Contemporaneamente l’audio fuori-campo riportava che stesse maneggiando qualcosa. Approfittai di questa pausa per spogliarmi completamente, mettermi comodo. Tra i miei occhi eccitati ed il monitor, la colonna carnosa del mio pene oscillava finalmente libera. La semi-oscurità e le sue ombre tenui consentiva un effetto che tingeva di azzurro il chiaro-scuro determinato dalla luce artificiale dello schermo che delineava le curve dei vasi sanguigni accentuando il contrasto della loro ramificazione in quel momento di massima espansione. Il glande era gonfio, irrorato di sangue che lo inturgidiva, creando un formicolio diffuso, rendendolo sensibile come non mai. Un riflesso cristallino arrivava da una impaziente goccia di fluido che una volta sfuggita, giaceva a sigillo dei due lembi leggermente divergenti dell’apertura. Il mio ano, come per risonanza della sacca testicolare pulsante e rigonfia, non cessava la sua lenta dilatazione, rimpiangendo l’assenza della lingua e delle dita sapienti di Clarissa che sapevano renderlo protagonista di stimolazioni inebrianti.

Lo streaming riprese ed ebbi una piacevole sorpresa…. [continua]
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