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Lui & Lei

L'amministratrice delegata


di Eulalia
27.01.2023    |    13.911    |    24 9.9
"Alzo la gonna con lentezza, sento il suo alito sulle mie cosce e mi rendo conto di essere fradicia di aspettativa ed eccitazione..."
Sono amministratrice delegata di una piccola azienda che produce lingerie.
So che alle mie spalle dicono che sono una rigida bacchettona esigente con cui è difficile prendere confidenza. È anche vero che faccio di tutto per mantenere questo tipo di immagine. Ho lavorato sodo per diventare una manager come si deve e infine sono riuscita a conquistarmi il posto di amministratore delegato grazie alle mie capacità professionali. Di certo nessuno può dire di me che ho fatto carriera perché ho scopato qualcuno. Anche se alle volte lo avrei desiderato con tutta me stessa, e in alcuni casi ho recuperato finito il rapporto di lavoro, perché la mia regola è non fare sesso sul posto di lavoro.
Le mie soddisfazioni me le prendo al di fuori dell’ambito professionale, proprio per evitare situazioni di conflitto, a maggior ragione ora, con il ruolo che ricopro.
Ma come sempre la vita riserva delle sorprese, e certe sono così clamorose da rivoluzionare addirittura principi più che assestati.
In ogni caso alimento la mia immagine di donna perfetta con la famiglia perfetta e un marito perfetto che si trova benissimo con questa donna sempre in tailleur, mai sopra al ginocchio, piena di camicette di seta con la scollatura a barchetta, per non distrarre i miei interlocutori con la mia quarta abbondante.
Ma dentro c’è una me selvaggia che aborre i miei capelli raccolti senza una ciocca fuori posto, c’è una donna affamata di vita e passione, una donna che cerca l’avventura senza paura alcuna. Per fortuna viaggio parecchio per lavoro e durante queste trasferte non ho mai avuto grandi difficoltà a trovare persone con cui divertirmi, uomini che non avrei mai più visto, uomini che non avrebbero messo in pericolo la vita che mi ero costruita con tanta fatica.
Questi sono i pensieri che mi affollano la mente mentre dalla porta socchiusa vedo basita un classico del porno: il mio direttore alla produzione, che sulla scrivania, si monta la segretaria del piano. Volevo parlargli delle lamentele che ci erano pervenute dalle nostre clienti a proposito di una cucitura molto fastidiosa nei nostri perizomi e invece sono ipnotizzata dal movimento ritmato delle sue natiche sode.
La cosa grave non è questa promiscuità sul posto di lavoro, ma il fatto che mi eccita tantissimo guardare, tanto che quasi senza accorgermene sto filmando l’amplesso col cellulare. Rilevo che il direttore si muove benissimo, ha un cazzo di tutto rispetto e da come gode la troietta, pare chiaro che lo usi anche bene. Nel momento in cui la obbliga a succhiargli il cazzo per riempirla di sborra, mi si secca la bocca dalla voglia di succhiare qualcosa a mia volta. Riesco ad andarmene senza che alcuno si accorga di me.
Penso a stasera, a mio marito che ha un gran bel fisico, ma che non è mai stato capace di scoparmi come si deve. Facciamo l’amore due volte alla settimana, come prescritto dal manuale della coppia perfetta. Oggi nemmeno sarebbe il giorno giusto e il mio sesso urla dalla voglia.

Alla scrivania riguardo il video. Come vorrei prenderlo io quel cazzo nerboruto! Gli affondi sono davvero possenti e hanno un che di trattenuto che mi dà l’idea che il nostro direttore possa dare di più. Sarà l’estate, il fatto che sono senza calze, ma non posso fare a meno di alzarmi la gonna e infilarmi due dita nel mio sesso infiammato di desiderio. Me lo immagino con il viso tuffato fra le mie cosce che mi succhia il clitoride mentre mi strapazza la fica e vengo in un istante.
Credevo di poter tornare a lavorare dopo essermi soddisfatta, ma quel cazzo continua a battermi in testa e la voglia mi sta facendo impazzire.
Devo trovare una soluzione per trasgredire alla mia regola e scoparmi questo pezzo d’uomo. Uomo che peraltro millanta un felicissimo matrimonio, esattamente come me.

Convoco il direttore nel mio ufficio e poco dopo compare composto e signorile come sempre. Mi obbligo a fissarlo negli occhi, altrimenti sarei concentrata sulla patta dei suoi pantaloni.
Quindi ci salutiamo, ci informiamo sulle reciproche famiglie e finalmente possiamo parlare di lavoro.
“Ingegnere, volevo approfondire con lei questo problema dei perizomi. Ormai le lamentele sono davvero molte, e dobbiamo pensare di cambiare qualcosa nella produzione. Ha qualche proposta?”
“Dottoressa, ho affrontato il tema con la nostra designer e anche con le sarte. Ho qui diverse proposte da mostrarle.”
Con questo mette sulla scrivania diversi perizomi, alcuni con una cucitura più leggera, altri tagliati in maniera diversa, ma praticamente privi di cuciture soprattutto nel punto di giunzione all’altezza del perineo.
“Mi pare che questi modelli possano fare al caso nostro, io stessa ho provato quelli difettati ed erano francamente insopportabili.”
Mi guarda perplesso.
“Vuole testare anche questi, prima di prendere una decisione?” mi chiede come se niente fosse, “Le posso dare dietro alcuni campioni.”
Ecco la mia opportunità.
Chiudo a chiave la porta e tornando verso la scrivania lascio cadere le mie mutande da casalinga frustrata.
“Non si preoccupi, li provo subito, così possiamo andare immediatamente in produzione. Se aspettiamo ancora un po’ ci perdiamo tutta la stagione!”
Prendo il primo campione, gli do le spalle come se non volessi mostrarmi mentre me lo metto. Invece dopo averci infilato una gamba e poi anche l’altra, me lo alzo lentamente facendo un gioco di ti-vedo-non-ti-vedo col mio culo finché il perizoma si assesta come si deve. A quel punto mi giro, accenno qualche passo, come per provarne la comodità e con la coda dell’occhio vedo che ho tutta la sua attenzione. Mi osserva in piedi, con le mani conserte all’altezza del suo ragguardevole pacco. Starà nascondendo un’erezione?
Mi sfilo questo perizoma in precario equilibrio sui tacchi.
“Questo è abbastanza comodo. Mi passa l’altro campione per cortesia?”
Ha lo sguardo impassibile. Un certo stupore me lo sarei aspettato: non capita tutti i giorni che l’amministratore delegato si cambi l’intimo davanti a testimoni.
Mi allunga l’altro perizoma. Chinata per infilarmi anche questo sotto alla gonna, mi aspettavo che si girasse, invece mi fissa. Siamo occhi negli occhi mentre mi liscio la gonna. Non sono bene cosa stia succedendo, qualcosa sembra cambiato. Il suo sguardo si è fatto più solido, ha un che di predatorio.
“Allora dottoressa questo modello va meglio?” Dal tono che ha, credo che abbia capito il mio gioco.
“Direi di no. È molto fastidioso.” Dico incrociando le gambe. Di colpo mi sento a disagio. Mi chiedo cosa mi passi per la testa. Devo essere proprio una cretina per provocare così un mio sottoposto e per di più in ufficio. Non mi distingue proprio niente da quella troietta della segretaria.
“Non riesco a capire da cosa possa nascere il fastidio.” Si avvicina di un passo “È il taglio o il tessuto?”
“Non saprei.” Stiamo parlando di tutt’altro e lui è a un palmo da me.
“Se si fida, posso controllare qual è il difetto.”
Si è inginocchiato davanti a me. Alzo la gonna con lentezza, sento il suo alito sulle mie cosce e mi rendo conto di essere fradicia di aspettativa ed eccitazione.
“Mi permetta, dottoressa, dovrebbe divaricare leggermente le gambe, si appoggi alla scrivania così è più stabile.” Il tono è molto professionale, non il dito con cui segue il tessuto del perizoma.
Mi concentro per trattenere un gemito.
Chiede “qui” o “qui” premendo leggermente scatenando una tempesta di desiderio che assomiglia molto ad una fame atavica di cazzo.
Io voglio che prenda l’iniziativa, che faccia qualcosa per spegnere questo fuoco che mi divora da dentro. Invece si rialza massaggiando lieve la mia fica in fiamme.
“Dottoressa, qui il problema è un altro e non so, se ho le competenze per risolverlo. Però posso provarci, se lei è d’accordo.”
Io sto per venirgli in mano e questo stronzo vuole la mia autorizzazione!!!!
“Ingegnere, proceda pure.” Gli dico con un sospiro.
Appoggia un dito alle grandi labbra, spinge solo un poco, ma io ne voglio di più. Ne ho bisogno, ho bisogno di tutto quello che mi può dare. In modo particolare voglio con tutta me stessa che mi fotta con quel palo duro che mi preme sulla coscia, voglio che me lo sbatta dentro fino alla radice. Invece temporeggia.
“Mi pare che qui sia tutto molto umido.”
Mi sembra di andare fuori di testa!
In preda alla frustrazione gli urlo: “Ma quanto sei stronzo! Devo mandarti una raccomandata con scritto SCOPAMI!”
Mi tira i capelli e prima di ficcarmi la lingua in gola mi dice “Volevo solo essere certo di avere per le mani una troia vogliosa.”
Divarica le mie gambe cappottandomi sulla scrivania, il suo cazzo doppia la misera striscetta di stoffa e affonda dentro di me. Sento la cappella aprirmi per fare strada a questo tronco che finalmente mi riempie come si deve.
Ne ho talmente bisogno che al secondo colpo godo.
Scatta l’interfono, la segretaria “Dottoressa, non si scordi la riunione fra quindici minuti”
Rantolo un ok.
“Così non ti posso sborrare in bocca: il mio posto preferito.”
“Direi di no” Il suo ritmo serrato mi riporta sull’onda di un orgasmo. Potrei urlare tanto sto godendo, cerco di trattenermi, ma fallisco miseramente quando: “E allora il culo!”
Che strappo! Mi squarcia, mi fotte feroce e mi riempie di sborra, lasciandomi ancora tanta voglia di cazzo.
“Dottoressa, e dire che ti facevo una figa di legno. Quando posso passare per il bis? In una posizione così delicata non potrai negarti, giusto?”
Ecco, non ha nemmeno finito di pomparmi che già compare il velato ricatto. Ci sarà da divertirsi.
Mentre mi sistemo gli comunico in maniera molto professionale
“Ingegnere, prima di presuppore che la mia sia una posizione delicata, le consiglieri di verificare la sua posta elettronica.”
Mi pregusto già l’idea di avere al guinzaglio un toro da monta di quella portata!
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