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Lui & Lei

LE VOGLIE DI VALERIA


di fantastico_scrittore
17.07.2022    |    4.794    |    3 9.4
"Nel corso del nostro incontro, che durò circa due ore, parlammo di alcune cose che eccitavano la coppia, elementi decisamente utili, per riuscire a mettere..."
Da sempre ho provato a trasformare le mie passioni in lavoro e in piacere, riuscendoci nella maggior parte dei casi. La fotografia è tra le cose che più i divertono, ed anche in questo caso ho provato ad abbinarla ad un altro piacere, trasformandola in fotografia erotica. L’esposizione di alcune opere sulla mia pagina Instagram, naturalmente autorizzate dai rispettivi soggetti, ha portato ad un buon numero di contatti interessati a questo genere di fotografia, nella maggior parte dei casi semplici ‘amatori’ incuriositi dall’effetto che si prova a stare davanti ad un obiettivo.
“Sono Sandro piacere, vorrei regalare alla mia fidanzata Valeria un servizio fotografico erotico. Al momento se ti va decideremo quanto erotico”. Questo fu il primo messaggio di Sandro.
“Certo, parliamone per capire meglio cosa ti, anzi vi, piacerebbe. Se vuoi possiamo vederci”.
“Si, te lo avrei chiesto io – ribatté Sandro – sai è un mondo strano, pieno di cialtroni”
Fissammo l’incontro dopo circa una settimana, durante la quale il ragazzo mi mandò qualche scatto della sua fidanzata, una ragazza di corporatura esile, con un discreto seno e capelli molto lunghi.
Nel corso del nostro incontro, che durò circa due ore, parlammo di alcune cose che eccitavano la coppia, elementi decisamente utili, per riuscire a mettere davanti al mio obiettivo le fantasie dei due ragazzi. Mai fatta una cosa simile, ma stimolante!
Due settimane dopo ci trovammo a casa della coppia, mi accolse Valeria palesando un grande imbarazzo iniziale, che provai a smorzare chiacchierando di cose che non c’entravano nulla rispetto al motivo della mia visita. La cosa funzionò molto bene, e dopo circa una mezz’ora fu lei a prendere l’iniziativa, prendendo per mano me ed il fidanzato, come a formare una sorta di coda di rondine, dicendo; “Si va a scattare?!?”
La meta del breve tragitto era la camera dei giochi, non certo quella delle più famose sfumature di grigio, ma una vera e propria stanza, con un letto al centro, zeppa di giocattoli di ogni tipo: unicorni di diverse dimensioni, bambolotti, set di trucchi, corone, bacchette magiche e molto molto altro, con un cavallo a dondolo in legno al centro, finemente dipinto.
“Ora tocca a te Mark – disse Valeria – Sandro ti ha spiegato tutto, devi trasformare in scatti erotici i giochi che scegli, io sarò la protagonista, a tuo completo servizio. Sandro sarà solo spettatore”.
L’ingresso in quella stanza trasformò, di fatto, Valeria in qualcosa di diverso. Più sicura di se e spigliata.
La ragazza tornò dall’adiacente bagno indossando mutandine rosa ed una leggera canotta della stessa tonalità, che marcava l’abbondante seno, mettendo in risalto due capezzoli molto turgidi. Sandro si sedette su di uno sgabellino fucsia, al lato estremo della stanza.
“Partiamo da qualcosa di banale, ma che sono convinto possa funzionare…” esordii indicando a Valeria il cavallo a dondolo, sul quale la feci accomodare. Sorrise e vi salì sopra. Iniziai con i primi scatti semplici per poi iniziare con qualcosa di diverso. Le chiesi mettersi davanti al cavallo, incarcando la schiena e dopo aver abbassato le mutandine, ponendosi davanti alla bocca dell’equino, che era stato scolpito con la lingua che fuoriusciva dal muso. Le chiesi di mettere una mano sulla testa del cavallo, come per chiamarlo a se… girandosi verso di me con un viso ammiccante.
Passai poi ad un dinosauro, le feci aprire le gambe, e spostare leggermente le mutandine, affondando una parte del prominente muso del rettile tra le sue gambe. Valeria chiuse gli occhi e strinse le gambe come per chiamarlo a sé, determinando la caduta su di un lato del giocattolo.
Sandro si alzò, e dopo aver estratto da un secchiello una paletta rossa, le intimò un perentorio “Girati stronza!”
Valeria osservandolo con gli occhi bassi si mise a carponi, abbassando le mutandine sino a metà coscia, e Sandro iniziò a battere sulle sode natiche della ragazza la paletta, emettendo un gemito tra il dolore ed il piacere ad ogni colpo. Naturlamente immortalai la scena.
Valeria si rimise sulle ginocchia, e mi porse un unicorno viola, che presentava in un corpo proporzionato, un enorme corno, di una ventina ci centimetri. Prima di passarmelo prese a leccare il corno conico. Posizionai sul pavimento il magico cavallo e la feci accovacciare sulle ginocchia, posizionando il corno all’altezza della sua fica. La ragazza si infilò la protuberanza tra le gambe, iniziando una delicata danza che metteva in evidenza la bella muscolatura di gambe e polpacci. Notai che l’eccitazione era ad un livello molto alto, quando il denso liquido che le scorreva tra le gambe della ragazza divenne copioso, scattai qualche foto mentre il suo liquido formava saporiti filamenti tra la punta del corno ed il centro del piacere di Valeria.
“A questo giocavo tantissimo da bambina – disse mostrando una canna da pesca molto corta e tozza con tanto di filo e calamita all’estremità – me la regalò mio padre, pescatore incallito”.
“Sbattitela dentro!”. Disse Sandro imitando il gesto con le mani.
Valeria poggiò la schiena sul pavimento, e dopo aver leccato ancora una volta l’oggetto con la sua fine lingua, si infilò il manico rosso tenendosi aperta la delicata parte con due dita dell’altra mano. Ripresi a scattare, anche se palesemente distratto dal godimento di entrambi. Sandro se ne accorse e disse mettendosi la mano sul cazzo che ormai creava difetto dentro i pantaloni “Toccala pure quanto ti pare…”
Stesi una mano sul seno della ragazza, che mi guardò solo per un attimo aprendo gli occhi, per poi richiuderli continuando a trastullarsi con quel giocattolo che sembrava fatto apposta per l’utilizzo che ne stava facendo. La mia mano, se pur grande, non riusciva a coprire tutto il seno, e sentivo al centro del palmo della mano il capezzolo turgido quasi solleticarmi. Feci quindi scorrere la mano verso l’addome, per poi con due dita stimolare il clitoride gonfio e pronunciato.
Sandro guardava me, la mia mano ed il viso di Valeria, sempre con gli occhi chiusi e che per meglio godersi l’oggetto ora aveva inarcato la schiena.
Dopo qualche minuto, iniziò a mugugnare imprecando. Sandro si avvicinò, quasi rispondendo ad un segnale in codice, e Valeria aprì gli occhi, sfilandosi la canna da pesca, che finì in bocca del fidanzato. Con l’altra mano prese la mia testa e spingendola tra le mie gambe gridò “Lecca porco, lecca fino a che non dico di fermarti”.
Affondai tra le gambe della ragazza la mia testa, il suo liquido mi ricoprì la faccia, cominciai a leccare ed anche la mia bocca si riempì del suo sapore più intimo. Valeria spingeva la sua fica sulla mia faccia, sfregando in maniera sapiente il suo sesso sul mio mento, cosa che le generava un forte godimento. Mi mancava il respiro ma la sentii molto vicina all’orgasmo e provai a prendere aria dal naso. Dopo pochi istanti bestemmiando venne in maniera copiosa e bollente sul mio viso, bagnandomi sino alle spalle. Iniziò a contrarsi in maniera quasi innaturale, tenendo tra le mani la sua fica che continuava a squirtare copiosa. Sandro, in ginocchio e con i pantaloni ancora chiusi, si accontentò di leccare le mani della compagna.
Valeria si distese su di un lato, indicandomi un ennesimo oggetto, una piccola mazza da baseball di plastica rigida, della dimensione di circa 30 centimetri di lunghezza per una decina di diametro nella sua parte più larga.
“La vuole nel culo!” intervenne Sando, che si alzò spostandosi in bagno, per tornare dopo qualche istante con un tubetto bianco. Valeria intanto era a carponi, con le due mani che allargavano il più possibile le natiche, presentando un culetto ben tornito, ed un buchino che sembrava assai stretto. Sandro con maestria e pazienza spalmò il liquido tra le natiche della ragazza, che gemette quando il fidanzato infilò due dita compiendo una mezza rotazione della mano.
“Scatta” mi disse. Io eseguii.
Passò poi alla mazza da baseball, che cosparse di quel liquido trasparente, aiutandosi con il palmo della mano. Poco dopo poggiò la parte in mezzo al culetto della ragazza, che iniziò a mugugnare…
“Fai piano ti prego… sento male…”
“Zitta troia, zitta ed apri il culo con le mani, altrimenti te lo sfondo”.
Continuai a scattare.
“CAZZO!!!” esclamò la ragazza quando, e fu ora evidente, la mazza da baseball le entrò nel culetto. Cosa che aumentò vorticosamente il respiro di Valeria, che strizzò gli occhi e digrignò i denti.
Sandro la prese per 5 minuti buoni, estraendo e infilando l’arnese per una dozzina di centimetri nel culetto ormai sfondato di lei, che giaceva poggiata su una guancia al pavimento, priva di ogni resistena.
“La troia va lavata ora… “ disse il ragazzo.
Valeria si sollevò toccandosi il culetto dolorante, camminando a carponi sino ad un basso armadietto, dal quale estrasse un piccolo fucile ad acqua. Si spostò poi nel piccolo bagno adiacente facendo cenno di seguirla, per poi mettersi in ginocchio nel piatto doccia. Sandro prese il giocattolo, caricò il serbatoio dell’acqua e mandò in pressione il liquido. La ragazza, in ginocchio e con le gambe aperte, spalancò la bocca ed estrasse la lingua. Il fidanzato si portò il fucile ad acqua all’altezza del pene, iniziando a spruzzare il liquido sul viso di Valeria, che spostandosi provò ad intercettare con la bocca aperta il getto, cosa che le riuscì causando quasi uno strozzamento per la quantità d’acqua ingerita. Fu poi la volta dei seni, verso i quali il getto venne indirizzato a distanza ravvicinata, cosa che piacque parecchio alla ragazza che riprese a masturbarsi.
“Alzati” sentenziò Sandro.
La ragazza si pose in piedi, divaricando le gambe con il culetto rivolto al compagno, poggiando i palmi delle mani alle piastrelle del rivestimento. Sandro pose la punta del fucile ad acqua nel buchino del culetto, azionando il getto, che fece inarcare la schiena di lei. Il gioco la eccitò a tal punto da venire per la seconda volta, ancora in maniera copiosa anche se meno visibile della precedente.
Aiutai Valeria ad asciugarsi, mentre Sandro mi chiese la macchina fotografica domandandomi di mostrare l’anteprima degli scatti. Rimase in bagno e dallo specchio potei notare che si stava masturbando, osservando le foto appena scattate.
Ci salutammo dopo esserci ripresi da quella sessione di foto decisamente particolare.

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